La riscossa del Sud

Sono trascorsi 153 anni dal quel fatidico 1861, quando dopo un plebiscita falso e corrotto l'antico Regno delle Due Sicilie fu annesso alla nuova Italiella. Ferro e fuoco fu portato dagli invasori in tutto il nostro territorio, e la nostra gente depredata, spogliata, uccisa. Fummo pivati non solo della libertà, ma insieme della dignità, dell'onore e del benessere. Da quell'ora fatale la nostra terra e la nostra gente è diventata preda degli avvoltoi del potere politico, del potere massonico, del potere mafioso. Dopo 152 anni nulla è cambiato, anzi le cose peggiorano, e continuiamo ad essere la terra dei rapaci. Ancora oggi gli eredi di quei "piemontesi" e "garibaldeschi" che ci conquistarono, insieme agli eredi di quei traditori del Sud, i nuovi ascari del nord, continuano a toglierci dignità, onore, benessere e libertà. Donna e Uomo del Sud... Giovane e Ragazzo del Sud... Anziano del Sud... non abbatterti e non perdere il tuo coraggio, questo è il tempo della RISCOSSA. Non scegliere più il potere del nord, è tempo di scegliere la tua TERRA.

 

GARIBALDI UN MITO CHE CROLLA

           

Per conoscere la verità potete andare anche a leggere il saggio storico scritto dal prof. Gennaro  De Crescenzo, proprio sul crollo del mito di Garibaldi

 Gennaro De Crescenzo,

Contro Garibaldi. Il mito in frantumi

- Casa editrice Il Giglio

               

Sulla figura di Garibaldi e del suo ruolo nella vicenda risorgimentale sono state date interpretazioni non sempre omogenee che, pur riconoscendolo sempre come eroe dell’unificazione italiana, hanno proposto sfumature diverse del personaggio, illuminandone alcuni tratti piuttosto che altri. Chi fu, dunque Garibaldi? L’eroe che dedicò la vita a combattere per ideali di libertà e di giustizia? Oppure lo strumento inconsapevole di una trama di potere ordita da massoni e liberali per impossessarsi dell’intera Penisola? O ancora, il rivoluzionario che collaborò attivamente alla conquista del Regno delle Due Sicilie, condividendo pienamente gli scopi e i mezzi delle forze unitariste? La risposta a queste domande sarà la chiave per rileggere l’impresa risorgimentale e le sue conseguenze che giungono fino ai nostri giorni.

  

 

LA FAVOLA DELL'UNITà

ECCO COME CI LIBERARONO

TG DOSSIER VERITA'

SU RAI 2

Se hai voglia di conoscere la verità sulla spedizione dei mille e sull'occupazione del Regno delle Due Sicilie puoi andare a leggere i seguenti testi:

Il Regno delle Due Sicilie

Tutta la verità

Gustavo Rinaldi     Editore: ControCorrente

Il libro racconta la storia del Regno delle Due Sicilie stroncando tutti i luoghi comuni e le menzogne che si ripetono da duecento anni. È un viaggio della memoria con testimonianze al di sopra delle parti per le nuove generazioni di meridionali alla conquista del presente: il futuro del Sud ha un cuore antico.

Garibaldi, Fauchè e i predatori del Regno del Sud

La vera storia dei piroscafi "Piemonte" e "Lombardo" nella spedizione dei Mille

Luciano Salera           Editore: ControCorrente

La Storia Proibita.

Quando i piemontesi invasero il Sud.

Autori Vari   

 Editore: ControCorrente

 

INNO DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

Alla Reale Casa dei  Borbone

del Regno delle Due Sicilie

onore nei secoli

 

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Borbone - Regno delle due Sicilie

com'era e come finì

Lotta per la Libertà

per tenere sempre nel cuore la nostra Patria, e rispolverare dalla polvere e dal fango, con il quale i vincitori hanno coperto la nostra antica gloria, la verità nascosta

 

 

Torino 7-8 maggio: per commemorare i nostri caduti delle Due Sicilie

Post n°50 pubblicato il 05 Maggio 2010 da massimo.c58
 

Mentre aspettiamo la data del 7 maggio, giorno in cui nel lager sabaudo di Fenestrelle in Torino, saranno commemorate le vittime dell'0ccupazione piemontese dell'antico Regno delle Due Sicilie, specialmente le migliaia di soldati e ufficiali che non vollero tradire e che furono internati in quella prigione, dove tra stenti e fame perirono, e dove furono consumati i loro corpi nella calce viva.

 

              

Inoltre ancora più attesa la data dell'8 maggio, quando a Torino si raduneranno tutti i meridionali, quelli rimasti nella Patria del Sud, e quelli emigrati al Nord, per opporsi alla riapertura del museo lombrosiano, orrore del razzismo e della spietatezza degli occupanti piemontesi e del loro Re Vittorio Emanuele II, vero macellaio e criminale di guerra.

Il museo suddetto è dedicato a Cesare Lombrosi, pseudo psicologo, che con le sue teorie ha alimentato la razzista teoria di popoli superiori e popoli inferiori, anticipando quelle che furono le teorie del nazismo.

Questi personaggi, veri criminali da processare in una novella Norimberga, ancora sono onorati e celebrati da questo Stato italiano, che continua ad essere per le regioni meridionali un tiranno e un'occupante. Le prossime celebrazioni del 150 anniversario dell'unità d'Italia, altro non sono che la celebrazione di una ingiusta colonizzazione, della guerra di conquista del sud da parte del nord, che si perpetua nella scelta politica attuale, sono una esaltazione del razzismo nordico.

Noi meridionali non vogliamo celebrare, ma solo ricordare, per opporci ad uno stato nemico del popolo meridionale.

Qundi meditiamo mentre attendiamo di incontrarci a Torino, quello che è stato il genocidio del Sud, un genocidio mai raccontato.

 

     

    

    

 
 
 

7 Febbraio 2010: 132° anniversario della morte e X anniversario della Beatificazione del Beato Pio IX, Papa

Post n°49 pubblicato il 12 Febbraio 2010 da massimo.c58
 

           Il grande Pontefice il Beato Pio IX

 

Quel tramonto del 7 febbraio 1878, dopo aver benedetto il mondo cattolico, e l'umanità, che ingannata dagli errori della rivoluzione risorgimentale si avviava a tempi bui, <>, l'Augusta Immacolata già contemplata in visione nella sua permanenza a Gaeta, chiudeva la sua vita terrena colui che San Giovanni Bosco descrive come <>.
Il suo fu un pontificato lunghissimo, di ben trentadue anni, nei quali <>.
Difese con dignità e coraggio la fede cattolic e l'unità e libertà della Chiesa, messa in pericolo dalla massoneria e dal liberalismo, che con il loro veleno volevano affondare la navicella di San Pietro.
La presa di Roma e la forzata e innaturale unità d'Italia, furono il rpogramma assurdo ed oscuro dei rivoluzionari del risorgimento e delle società segrete, che non volevano solo abbattere il potere temporale della Chiesa e il primato di Pietro, ma la stessa religione cristiana e la libertà della Chiesa, e sradicare dll'uomo la fede in Cristo Gesù.
Le prime tappe di questo demoniaco esercito furono la conquista infame, attraverso la corruzione, l'inganno e la rivoluzione, degli altri stati indipendenti della penisola italica, in particolare dell'antichissimo Regno delle Due Sicilie, da sempre cattolicissimo e sostenitore del Sommo Pontefice. L'opera satanica fu completata con la presa di Roma, quel 20 settembre 1870, con la breccia di Porta Pia.
La rivoluzione era riuscita nel suo intento, ed i tempi presenti, avvelenati dalle ideee mortali che quella rivoluzione predicava, sono il reale frutto che il Beato Pontefice, all'indomani della rpesa di Roma, predisse: il <>, che avrebbe portato all'umanità ogni sorte di male.
I frutti del male si videro immanentemente, con la promulgazione di leggi antireligiose e la soppressione degli Istituti religiosi, con l'arresto0 di centinaia di Vescovi, Sacerdoti e Religiosi, con il massacro di tante vittime innocenti, che volevano solamente difendere la loro indipendenza e la propria fede.
Una cosa è comunque certa, che coloro che perpetrarono tali abomini ed eccessi, non hannop goduto mai eternamente della loro vana vittoria. Il giusto, come dice il salmista, <>,  mentre al contrario l'empio <>.
Ed è ancora forte ed infallibile la voce del Beato Pontefice Pio IX, che quasi al termine della sua vita, a questi nemici dei popoli e della fede proclamò: <>. 
In questo tempo, mentre i governanti e i massoni si organizzano per celebrare i 150 anni di questa ignobile rivoluzione che vide capovolgere la giustizia e la religione ed innalzare l'anarchia, ed organizzeranno pellegrinaggi alla tomba dei perfidi e scomunicati padri della patria e all'altare di una patria sconosciuta, noi ci recheremo volentieri pellegrini alla Basilica di san Lorenzo al Verano, dove si trova la tomba del Beato Pio IX, e alla gloriosa Basilica di San Pietro, dov'è l'Altare della Confessione, eretto sulla tomba del principe degli Apostoli, e con fede pronunceremo il nostro Credo all'Unico e Trino Signore Iddio e alla sua Chiesa, Una, Santa Cattolica, Apostolica e Romana, e professeremo il nostro amore e la nostra devozione all'augusto Vicario di Gesù Cristo, Benedetto XVI.

 

 
 
 

20 GIUGNO 2009

Post n°48 pubblicato il 24 Giugno 2009 da massimo.c58
 

CI SIAMO RADUNATI A LARGO DI PALAZZO

 

PER UNA NUOVA STORIA DA SCRIVERE

 

  Se è vero, come è vero, che questa Italia è nata male, gli studi e la     scoperta di documenti di archivio, in questo ultimo ventennio, hanno trovato largo spazio con la pubblicazione di tanti libri e la realizzazione di altrettanti convegni e interviste, che ci permettono sempre più di venire a conoscenza della vera storia del risorgimento e della cattiva riuscita di questa Nazione.

  

Mai come in questo tempo studiosi, giornalisti e gente comune, anche di differenti tendenze ideologiche e politiche, si ritrovano ad approfondire sulla stessa sintonia la storia del processo unitario italiano, e rifuggendo le banali mitologie risorgimentali, l'adulazione e l'insincerità di certi storici di regime, che negli ultimi 150 anni hanno fatto da padrone nella storiografia ufficiale, con sincerità stanno rivisitando la storia dandogli un volto più veritiero.

Oggi ormai è da tutti risaputo che questa "rivoluzione" risorgimentale, altro non è stato che un gioco di potere della massoneria internazionale, per asservire a sé i popoli, attraverso l'abbattimento di quei valori antichi, trasmessi alla gente dalla fede cattolica, portando al potere quei fantocci corrotti e antireligiosi, che ancora, nonostante i capovolgimenti delle due guerre mondiali e la costituzione della Repubblica Italiana, si vogliono considerare padri della patria.

Ma di quale Patria? Seppure è mai esistita una patria italiana.

Sappiamo bene che questa "Patria" , costruita sul sangue innocente, sull'ingiustizia sociale e per dare potere a pochi privilegiati, altro non è stata per la nostra gente del sud che una tirannia, non diversa da altre tirannie di cui conosciamo l'esistenza.

"Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri, che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti. " (Antonio Gramsci in l' Ordine nuovo)

Uno stato nato dalla corruzione e dal tradimento, e che oggi, dopo 150 anni di storia, continua sulla stessa scia. Non poche volte, tutt'oggi, ci troviamo difronte a situazioni di corruzione politica e di ingiustizia sociale, dove il sud continua ad essere vittima sacrificata, colonia di un potere nordista, che diventa sempre più forte e più ricco.

Noi, che 150 anni fa, abbiamo subito una unificazione violenta e forzata, canonizzata da un falso plebiscita e dall’omertà internazionale, oggi rischiamo di subire un federalismo, che non porterà il sud alla riscossa, ma ad un peggiore decadimento.

Quello stato tiranno, che per conquistarci si alleò alla mafia e alla camorra, oggi, dopo averci spemuto fino all'osso, vuole abbandonarci nelle mani di questi poteri oscuri.

Questa verità amara da molti meridionali vuole essere non considerata, continuando ad asservire, nella politica e nel sociale, uno stato nemico e antimeridionalista; ma questo non deve impedire ai pochi che sanno di manifestarlo apertamente e ad ogni occas


Per questo ci siamo ritrovati il 20 giugno a Largo di Palazzo, Per questo tanti si sono ritrovati negli scorsi anni a Gaeta, a Messina, a Civitella del Tronto. Per far memoria della verità e per scrivere una nuova storia per il Sud.

Non importa il numero, ciò che conta è la verità che portiamo nel cuore e sui nostri volti. Il desiderio di riportare alle nostre genti quella dignità e quella libertà, di cui sono state defraudate dal 1860 ad oggi.

Tanti i giovani presenti, essi sono la voce che maggiormente si amplificherà per il futuro.

Diversi amici dei tanti gruppi e movimenti meridionalisti duosiciliani, venuti da ogni dove, per confermare la loro volontà di lottare per la nostra Nazione Duosiciliana.

Un segno di speranza quella graziosa bambina, apparentemente debole, ma forte e determinata, e che con amore innalza quella Bandiera delle Due Sicilie, simbolo della nostra dignità e indipendenza.

Come anche quei due bambini, che corrono per la piazza, alzando in alto il vessillo della Patria Napoletana, e che già preannunciano un nuovo futuro che si sta scrivendo.


Un incontro voluto da un gruppo di giovani, e che tanti di noi abbiamo condiviso e collaborato.

Sarà stato improvvisato, così spontaneo nella sua semplicità, ma proprio per questo ha un valore maggiore. Perché ad esso tutti hanno partecipato da protagonisti. Sull'antica Piazza della nostra amata Napoli Capitale, ciascuno ha fatto sentire la sua voce, dal bambino che alzava la bandiera, all'anziano e intrepido compatriota di vecchia data.

Da qui, ora, è necessario partire per altre e numerose manifestazioni di piazza... per uscire ormai dalle nostre "stantie sacrestie", e andare incontro alla gente che cammina, che lavora, che piange o ride, che giosce o soffre, per stringere la mano ai tanti giovani disoccupati, ai numerosi emigrati, ai tanti emarginati, e dire loro finalmente di chi è la colpa di tutto questo.

E' tempo di creare per la nostra gente una Speranza, oltre la piaga di questo momento, oltre le mafie e le camorre di un potere assurdo, oltre la paura del domani, oltre questo Stato che ci sta portando alla morte.

E' tempo che tutti i movimenti meridionalisti, culturali, sociali, economici e politici, trovino il coraggio di mettere da parte i personali interessi e le proprie ambizioni, e di mettere al centro del loro interesse la nostra Nazione Meridionale, il bene della nostra gente, la nostra determinata autonomia.

Per questo dobbiamo unirci, e contro una politica nemica del sud e che continua ad affossarci e a renderci colonia, dobbiamo creare un'unico comune soggetto politico, che porti alla riscossa della nostra Gente.

Un grazie a tutti quelli che erano a Largo di Palazzo. Un grazie a quelli che vi erano con il cuore e la mente. Un grazie ai tanti che da anni si stanno impegnando a portare avanti la lotta, e non è necessario farne il nome, perché essi sono nel cuore di tutti; essi ogni giorno mettono cuore e volto per il recupero della nostra memoria storica e per risvegliare il desiderio di riscossa. Un grazie commosso a quegli eroi che non ci sono più, e che hanno aperto la strada anni addietro, pagando anche di persona, perché oggi giungessimo a quest’incontro.

Grazie alla nostra meravigliosa terra del Sud, che speriamo rivedere ancora rigogliosa e viva.

Grazie a tutti quelli che da oggi in poi vorranno stare con noi, a viso aperto, con cuore forte, nella nostra lotta di liberazione.

Noi che siamo figli della Magna Grecia, navigatori e terroni insieme, figli di uomini e donne coraggiosi che hanno saputo morire per l'indipendenza della propria Patria, figli del glorioso Regno delle Due Sicilie, non possiamo non rispondere coerentemente alla voce della coscienza.

Non perdiamo l'occasione che la storia ci sta dando, oggi, in questo tempo che la crisi culturale, economica, sociale, politica e morale sta facendo crollare i falsi miti, di prendere in mano il nostro futuro.

Le campane del Sud stanno suonando, e noi siamo chiamati a raccolta.... rispondiamo tutti, con fedeltà e coerenza, uniti per la nuova storia da scrivere.

 

 
 
 

20 GIUGNO TUTTI NUMEROSI A LARGO DI PALAZZO DI NAPOLI

Post n°47 pubblicato il 15 Giugno 2009 da massimo.c58

 

 

 
 
 

20 giugno 2009 I FIGLI DEL SUD A LARGO DI PALAZZO

Post n°46 pubblicato il 07 Giugno 2009 da massimo.c58
 

150 ANNI FA LO STATO DEL PIEMONTE ERA LO STATO PIU INDEBITATO D'EUROPA, LA LORO MONETA ERA CARTA STRACCIA, MENTRE IL REGNO DELLE DUE SICILIE ERA ALL'EPOCA UNA DELLE PIU GRANDI POTENZE MONDIALI, IL BANCO DI NAPOLI POSSEDEVA RISORSE AURIFERE, L'ENORME RICCHEZZA DEL SUD E' STATA L'UNICA VERA MOTIVAZIONE DELL'UNITA' D'ITALIA

 

LE POPOLAZIONI DEL SUD SUBIVANO UNA TASSAZIONE BEN MAGGIORE DI QUELLE DEL NORD E GLI EX SUDDITI DEL REGNO DI NAPOLI CHE SI RIBELLARONO FURONO CHIAMATI "BRIGANTI" DA QUI IL SENTIMENTO DI UNO STATO CHE NON TUTELA MA SFRUTTA, CHE VIDE SORGERE E RAFFORZARSI I FENOMENI MAFIOSI

 

AL SUD FURONO SMANTELLATE TUTTE LE ATTIVITA', ANCHE LE PIU' PICCOLE.

FURONO, TRA LE ALTRE, SMANTELLATE LA CARTIERA DI SULMONA, LE FERRIERE DI MONGIANA I CANTIERI NAVALI DI TORREANNUNZIATA... I MATERIALI FURONO TRASFERITI IN LOMBARDIA E IN TUTTO IL NORD.

 

GLI APPALTI PER I LAVORI PUBBLICI NEL SUD FURONO AFFIDATI AD IMPRESE LOMBARDO-PIEMONTESI...PAGATE COL DRENAGGIO FISCALE LOCALE OPERATO DAI PIEMONTESI.

 

IL NORD CI HA DEFRAUDATO DELLA GLORIA, DELLA RICCHEZZA E DELLA STORIA! SONO PASSATI SOLO 150 ANNI POSSIAMO TORNARE INDIETRO POSSIAMO RISORGERE, PERCHE' NOI SIAMO FIGLI DEL MARE DELLA CULTURA ELLENICA SIAMO I DISCENDENTI DEL GLORIOSO REGNO DELLE DUE SICILIE!

 

DALLE CENERI DI UN GLORIOSO REGNO RIVENDICHIAMO L'APPARTENENZA ALLA NOSTRA STORIA

 

ONORE AI NOSTRI PARTIGIANI DEPORTATI E MASSACRATI DALL'ESERCITO PIEMONTESE

 

ONORE ALLE GENTI DEL SUD VITTIME DI GENOCIDIO!

 

CHE I VIVI ABBIANO MEMORIA DEI MORTI

 

LA NOSTRA  PATRIA CONTINUERÀ  A VIVERE IN NOI, LA PROTEGGEREMO SEMPRE  

NONOSTANTE TUTTO, TUTTI LO DOBBIAMO  FARE, CERCHIAMO  LE VERITÀ

SEPOLTE E RIPORTIAMOLE  ALLA LUCE, DIVULGHIAMOLE A CHI IGNORA.

 



20 GIUGNO 2009 DALLE ORE 18 ALLE ORE 21 TUTTI I FIGLI DEL SUD SI RADUNANO A LARGO DI PALAZZO, GIÀ PIAZZA DEL FALSO PLEBISCITO, A NAPOLI, PER UN MOMENTO DI INCONTRO, DI CONOSCENZA, PER FAR CONOSCERE LA STORIA DELLA NOSTRA NAZIONE DELLE DUE SICILIE, PER CANTARE LA NOSTRA LIBERTÀ, PER SVEGLIARE IL NOSTRO POPOLO....

 

 

 
 
 

Commemorazione S.M. Ferdinando II di Borbone Re delle Due Sicilie

Post n°45 pubblicato il 21 Aprile 2009 da massimo.c58
 

1859 – 2009

 

150 anni dalla morte di Ferdinando II di Borbone

 

Un grande Re, un grande Napoletano

 

22 - 23 maggio

Esattamente il 22 maggio 1859 moriva Ferdinando II, in circostanze poco chiare, nella reggia di Caserta.

Tutti i meridionali-duosiciliani sono invitati a partecipare a questa manifestazione organizzata dall’Editoriale Il Giglio e  dal Movimento Neoborbonico per rendere onore ad un grande Napoletano che seppe fare grandi Napoli e il Sud.

Venerdì 22 maggio 2009 , ore 18.00
a Villa San Gennariello, nell’antica fagianeria della Reggia di Portici, la figura del Sovrano Ferdinando II, “grande Re, grande Napoletano”, sarà commemorata da Gennaro De Crescenzo, presidente del Movimento Neoborbonico

Un concerto ed una cena-buffet concluderanno la serata.

Concerto

La musica del Re ed esecuzione dell’Inno delle Due Sicilie

Stefania Tedesco (soprano)

M°. Ida Tramontano (pianoforte)

Prof.ssa Concetta di Somma (pianoforte)

Sabato 23 maggio 2009, ore 16.30

Napoli, Palazzo Reale

Cambio della Guardia e Picchetto d'Onore

 ore 18.00 Chiesa di San Ferdinando di Palazzo

Missa de Angelis in suffragio di S.M. il Re Ferdinando II

S. Messa in rito romano antico accompagnata da canto gregoriano  M° Giuseppe Perucatti (organo)

Esecuzione dell’ Inno del Re

Stefania Tedesco (soprano)

M°. Ida Tramontano (pianoforte)

Prof.ssa Concetta di Somma (pianoforte)

 
 
 

Convegno su Ferdinando II

Post n°44 pubblicato il 17 Aprile 2009 da massimo.c58
 

29 maggio 2009 - ore 17,30 Basilica di Santa Chiara - Napoli

Santa Messa in suffragio di S.A.  Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie

nel centocinquantesimo della sua morte

 

Convegno e dibattito sempre a Santa Chiara alle ore 18,30 dopo la celebrazione della Santa Messa

Ferdinando II il Regno delle Due Sicilie e il Suo Popolo


 
 
 

XXXIX° INCONTRO TRADIZIONALISTA DI CIVITELLA DEL TRONTO

Post n°43 pubblicato il 11 Aprile 2009 da massimo.c58
 

il 28 e 29 marzo siamo saliti in tanti a Civitella Del Tronto,  in Abruzzo,  per il tradizionale incontro, e per commemorare quegli eroi che con fedeltà resistettero all'usurpazione dell'esercito sabaudo.

Due giorni pieni di ricordi e di riflessioni, che ci hanno dato la possibilità di condividere con tanti amici momenti di profonda emozione.

Vedere quei luoghi, toccare quelle pietre, guardare la Bandiera posta in alto sulla Fortezza, stringersi intorno all'altare di Dio per commemorare i martiri, tutto ci ha maggiormente uniti in una simpiosi di azioni e pensieri, perchè alimenti in noi il proposito di costruire per la nostra terra del Sud, un nuovo futuro.

Che queti  momenti diventino sempre più un tempo di grande riflessione, al quale possano partecipare molti altri ancora, consapevoli che solo dalla Verità della storia, potrà costruirsi il futuro.

 In questi giorni, che assistiamo alle terribili conseguenze del terremoto che si è abbattuto in quei cari territori abruzzesi, stringiamoci ancora di più a questi fratelli e sorelle della terra d'Abruzzo, che hanno tenuto sempre in alto la dignità della Nazione Napolitana.

     

 

 
 
 

13 marzo del 1861 la Real Cittadella di Messina si arrendeva

Post n°42 pubblicato il 22 Marzo 2009 da massimo.c58
 

Messina, bella citta della Sicilia, è stata, insieme con quelle di Gaeta e di Civitella del Tronto, l’estrema  resistenza del millenario Regno delle Due Sicilie, dove i soldati  meridionali pur sapendo della inutilità di ogni sforzo cercarono di  difendere la propria Patria esprimendo fedeltà a Francesco II di  Borbone.

A  difesa dell'indipendenza, i circa 5000 soldati della Fortezza della Reale Cittadella di Messina, che risultò imprendibile ai garibaldeschi invasori, decisero di continuare   con coraggio e determinazione la difesa della nostra Patria, l'Indipendenza del nostro Popolo, la Libertà e la Dignità della nostra Gente. Furono sostenuti dal loro ufficiale, il generale Fergola che comanda il forte, e che ha un cuore patriottico perfettamente corrispondente a quello dei suoi uomini.

Caduta Gaeta, dopo ben sette lunghi mesi di isolamento, gli eroi di Messina sentono che è il momento della loro prova, e con coraggio continuano a difendere la loro fortezza, senza temere le minaccie e le angarie del vile criminale Cialdini, generale piemontese, che già come a Gaeta, così a Messina, usa ogni mezzo, seppure illecito e ignominioso, per vincere la battaglia, e non furono risparmiate cannonate dal vile  piemontese, non soltanto contro i valorosi soldati, ma anche sui tanti civili ricoverati nella Fortezza, donne e bambini, che vedevano in quei giorni finire tragicamenta l'indipendenza della loro Patria.

Dopo una eroica, ma impossibile resistenza, il 13 marzo del 1861 la Real Cittadella di Messina si arrendeva alle truppe piemontesi del Gen. Cialdini, il quale boriosamente entrando nella cittadella proferisce novelle minacce facendo arrestare immediatamente gli ufficiali rei di aver difeso l'onore della loro Patria e dichiarando prigionieri i bravi soldati duosiciliani.

L'ottuso e poco galantuomo ufficiale piemontese

 non concesse neppure l'onore delle armi ai vinti che avevano fatto il loro dovere fino alla fine ed anzi al momento della resa respinse sdegnosamente la spada dell'anziano Gen. Fergola e gli disse in francese: ´Vous n'ètès pas des italiens, Je vous cracherais sour le visage ...! (Vi sputerei in faccia). Un comportamento degno di una belva criminale, qual'era il bomardatore di Gaeta, da lì a poco il mandante dell'eccidio di Pontelandolfo e Casalduni, e di tanti altri paesi del Regno conquistato con la violenza e  il terrorismo.

Ai nostri eroi silenzio e oblio, mentre al criminale Cialdini onore e strade intitolate, e ora ancora si vogliono tributargli onori al suo paese natale, Castelvetro di Modena, invece di riflettere che è una vergogna aver dato i natali ad una simile belva, bisognerebbe sentire la stessa vergogna di quelle città dove nacquero i criminali di guerra nazisti.

Ma a 148 anni dall'eroica resistenza molti compatrioti si sono ritrovati a Messina il 14 e 15 marzo per commemorare i nostri eroi, per ricordare la vergognosa azione dell'usurpazione piemontese, per dire ancora che a questa unità italiana raggiunta con la violenza, l'ingiustizia  e la corruzione noi diciamo no.

E' stata una bellissima manifestazione, dove non è mancato un tributo anche a Re Ferdinando II, nel 150° anniversario della sua morte . A tutti i compatrioti sicialiani un grazie per queste bellissime giornate, che ancora ci danno la possibilità di far memoria della nostra storia, ma anche per riflettere sul nostro futuro. E ritrovarci sempre uniti attorno a quell'ideale che fu dei padri nostri, per riscatatre dall'usurpazione la nostra libertà.

Discorso del generale Fergola alla truppa

"Uffiziali, Sottouffiziali e Soldati,

è questo l'ultimo ordine che io vi rivolgo, e la mano mi trema nel vergarlo. Allorchè presi il comando di questa Fortezza e di voi tutti, sacro giurammo di difendere fino agli estremi questo interessante sito fortificato che la Maestà del Re (N.S.) aveva affidato al nostro onore e alla nostra fedeltà. Avete ben veduto che tutti abbiamo mantenuto il giuramento, serbando fedeltà, attaccamento e devozione al nostro amatissimo sovrano Francesco II. Immensi sono stati gli sforzi che per lo spazio di cinque giorni si son fatti colle nostre artiglierie per distruggere i lavori di attacco che il nemico costruiva sulle alture della città di Messina ed in altri siti ancora, ma poco effetto à provocato il nostro fuoco, sí perché quasi tutti i lavori erano al di là della portata delle nostre artiglierie, sí perché altri trovavansi mascherati da casamenti ed oggetti occasionali. Quindi l'inimico profittando di tali suoi vantaggi à compiuto inosservato la maggior parte dei suoi lavori. Poco dopo il mezzo giorno di oggi e precisamente quando estenuati di forze prendevate un po' di ristoro, à aperto simultaneamente un fuoco formidabile contro questa Real Cittadella, che l'à ridotta in poche ore nello stato in cui si ravvisa, ad onta di quella resistenza che si è potuta fare colle nostre artiglierie di una portata molto inferiore a quella delle sue. Veduto dunque che inutile si rendeva qualunque altro nostro mezzo di difesa, e che eravamo a causa dello incendio sviluppatosi minacciati da una sicura esplosione della gran polveriera Norimbergh e suo magazzino attiguo anche pieno di polvere, se non vi si apportava un pronto rimedio, è chiesta per ben due volte per mezzo di parlamentari una tregua al nemico per la durata di 24 ore. Ma vedendo egli di quanto aveva col suo fuoco prodotto di danno e della trista posizione in cui eravamo, à rigettato la mia domanda, e mi ha fatto sentire che dovevamo renderci a discrezione, e che se a tanto non divenivamo e non gli si dava risposta decisiva per le ore 9 della sera, avrebbe riaperto il fuoco con l'aggiunta di altre batterie che ancora non erano punto a vista della fortezza. In tale stato di cose, riunito il consiglio di difesa e sentitone anche il parere, è stato forza sottoporci a quanto il nemico imponeva. Quindi mio malgrado e vostro, domani la Piazza sarà resa. Cosí non avrei giammai ceduto, ma gli incendi che seco noi minacciavano 1000 e piú tra donne e fanciulli mal ricoverati, e che vi si appartengono, e la nostra eccezionale posizione, perché le potenze europee àn permesso una aggressione non mai letta nelle istorie, e noi da chicchessia sperar non potevamo soccorso di sorte, mi ànno obbligato a cedere. Cediamo alla forza perché sopraffatti dalla superiorità dei mezzi e non dal valore dei vincitori. Certo che la nostra resistenza non avrebbe salvata la Monarchia, sagrificata con la resa di Gaeta; non ci restava che salvar solo l'onore militare e nazionale: e mi lusingo che lo stesso nemico ci farà giustizia di concedercene l'orgoglio, come spero che voi me la farete: nel convenire d'aver visto con voi fino all'ultimo i disagi, le privazioni, ed i pericoli. Un dovere però mi resta a compiere ed è quello di esternare a voi tutti i miei sentiti e distinti ringraziamenti per aver saputo ognuno cosí bene secondare le mie vedute nel difendere questa Real Cittadella, ove rinchiusi per circa 8 mesi abbiamo dato le piú grandi prove di abnegazione e di fedeltà al nostro Augusto Sovrano Francesco II. Se l'abbiano particolarmente però i signori generali De Martino, Combianchi ed Anguissola, Ten. Col. Recco, Capitani Lamonica, Di Gennaro e Lauria; e fra tutti il mio capo di stato maggiore ed Uffiziali dello stesso signor Ten. Col. Guillamat, Capitano Cavalieri e Subalterni Gaeta e Brath. Io vi ringrazio tutti di cuore, poichè tutti avete gareggiato nella difesa della rocca. Accettate tutti vi prego tali miei ringraziamenti che partono da un cuore leale e riconoscente. Miei bravi compagni d'armi, nella mia lunga carriera militare di 47 anni ò veduto diverse peripezie non dissimili alla presente, ma però la provvidenza o presto o tardi ha fatto sempre rilucere la sua giustizia quando meno si attendeva, per cui non ci perdiamo d'animo, e confidando in essa auguriamoci giorni piú felici, i quali compenseranno i tristi e dolorosi che abbiamo sofferti. Mi avevo prefisso di porre ai piedi del Real Trono le mie umili suppliche per chiedere alla munificenza Sovrana un compenso speciale al vostro attaccamento, alla vostra sperimentata fedeltà, ma la sorte avversa delle armi me lo à impedito e con dolore mi divido da voi tutti, ma porterò scolpito profondamente nell'anima mia la rimembranza di voi, della vostra fede. Della vostra lealtà, del vostro militare coraggio. Non so quale sarà il mio destino ed il vostro in avvenire, ma se la mia età mi permetterà in seguito potervi rivedere, sarà sempre una vera gioia per me poter stringere la mano a qualcuno dei difensori di questa Real Fortezza, ai quali nè le minacce, nè i pericoli, nè le lusinghe, nè i pravi esempi, nè men la morte seppe far declinare da quella via d'onore che solo è sprone e ricompensa al prode che pel suo Re combatte per vincere o morire. Addio miei bravi camerati! Addio! La sventura ci divide, fede e lealtà fu la nostra divisa, e questa non si spogli giammai da noi, ciascuno di voi porti scolpita in core la nobile parola, che l'univa con nodo indissolubile al nostro sventurato, ma eroico sovrano.

                             Gen. Fergola 12 MARZO 1861

    ALLA FORTEZZA DI MESSINA

           

 
 
 

Congresso a Civitella del Tronto

Post n°41 pubblicato il 09 Marzo 2009 da massimo.c58
 
Foto di massimo.c58

XXXIX° INCONTRO TRADIZIONALISTA

DI CIVITELLA DEL TRONTO 

28 – 29 MARZO 2009

Con l’aiuto di Dio, ci accingiamo a salire per il trentanovesimo anno consecutivo la rocca di Civitella del Tronto per incontrarci in una terra che è per noi sacra perché bagnata dal sangue di uomini, donne, fanciulli e soldati i quali respinsero il processo demolitore delle società tradizionali introdotto dalla Rivoluzione che si materializzò attraverso l’omologazione liberale.   

Il Tradizionalismo ha raccolto a Civitella del Tronto, anno dopo anno,  tutte le persone di buona volontà senza chiedere loro null’altro che la disponibilità a volersi ricollegare alla propria memoria storica. Ad esse ha offerto il proprio modo di sentire la storia ed  il tempo presente. Sono stati affrontati tanti temi, sempre al fine di recuperare la memoria storica quale premessa indispensabile per risvegliare nei più l’identità smarrita.   

Ed ancora, abbiamo cercato di diffondere lo spirito della milizia cristiana basato sull’onestà di intenti, sulla lealtà reciproca, sull’annientamento dei personalismi e sulla fedeltà ai principii dei nostri avi. Di anno in anno abbiamo offerto nuovi contributi alla riflessione dei presenti. Abbiamo sempre conservato la purezza di intenti dei primi Incontri e non abbiamo mai cercato finanziatori che avrebbero snaturato, se non condizionato, il nostro modo di agire. Ogni iniziativa fatta nel corso degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto è stata finanziata con le offerte dei partecipanti.  Intendiamo andare avanti con questo spirito e per tale motivo già da più anni abbiamo posto gli Incontri sotto la protezione di San Benedetto Giuseppe Labre, uomo di Dio, che della povertà fece l’arma per convertire i miscredenti. 

In questi ultimi anni abbiamo inserito nel Devozionario degli Incontri Tradizionalisti figure venerate dalla Chiesa ed a noi vicine per affinità e sensibilità. Quest’anno inseriamo un sacerdote canonizzato nel giugno scorso, Gaetano Errico (1791 - 1860) fondatore dei missionari dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Era amico di Ferdinando II e nella vita terrena subì la violenza fisica dai Galantuomini, prima, e dai garibaldini dopo per conservare la fede. E come San Gaetano Errico (1791 – 1860) riuscì ad edificare un Santuario a Secondigliano, pur avendo contro la camorra, così noi oggi chiediamo al Signore, tramite la sua intercessione, di essere liberati dalla malavita organizzata che affligge il nostro tempo e le nostre contrade.

Anno dopo anno cerchiamo di contribuire all’edificazione della città cristiana seguendo l’insegnamento di don Francisco Elias de Tejada, ultimo poeta della Napoli ispanica, che, salendo a Civitella del Tronto nel corso di uno dei primi Incontri, sintetizzò l’agire comune con queste parole: “Per il resto, le imprese non si misurano col successo. Dio non abbandonerà i suoi. E nel peggiore dei casi, se ci nega di vedere il trionfo col metro del successo, pur sempre ci dona quella pace della coscienza del dovere compiuto, che si sintetizza nel motto per cui caddero i nostri predecessori: Senza cedere”.  

Sulla base di questi presupposti, il comitato promotore degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto ha il piacere di invitare la S.V. Ill.ma al XXXIX° appuntamento annuale che si terrà nei giorni  28 e 29 marzo 2009 per sviluppare il tema

LA LEGITTIMITA’ DEL POTERE 

 Nell’ambito dell’Incontro saranno ricordati i Martiri della Tradizione e verrà celebrata la Giornata in ricordo del Soldato Napolitano. 

Per Il Comitato promotore degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto

Francesco  Maurizio Di Giovine

Cavaliere dell’Ordine de la Legitimidad Proscrita

Programma:


Sabato 28 marzo
Sala riunioni dell’Hotel Zunica
Ore 16,00 Ore 16,15 Messaggio di saluto di S.A.R. don Sisto Enrico di Borbone, Abanderado de la Tradicion.
Ore 16,30 Il dott. Giuseppe Catenacci presenta l’opuscolo “Il maresciallo di campo Luigi Scotti Douglas e la mancata difesa della frontiera molisana nell’ottobre del 1860” contenente la riproduzione di due rari opuscoli di quel tempo, che l’Associazione ex Allievi della Nunziatella, sempre attenta a ricordare i propri Allievi di ogni tempo, offre in omaggio ai presenti.
Ore 16,45 – Inizio dei lavori. Le relazioni avranno il seguente svolgimento:
- Mons. Ignacio Barreiro Carambula. Il diritto naturale e il regno sociale di Dio.
- Prof. Giovanni Turco. Legittimità e bene comune.
- Prof. Luis Infante. La monarchia tradizionale nel pensiero ispanico.
- Dott. Edoardo Vitale. Ferdinando II re e padre dei popoli delle due Sicilie nel centocinquantesimo anniversario della morte.
- Dott. Giovanni Salemi. Urraca di Borbone due Sicilie, una principessa al servizio della Patria nel decimo anniversario della morte.
- Dott. Francesco Maurizio Di Giovine. La vita ed il testamento politico di Carlo VII, re legittimo delle Spagne, nel centenario della morte.
Nel corso dell’Incontro saranno presentate le ultime novità librarie di comune interesse.
Ore 20,00 cena negli alberghi di Civitella.
Dopo cena, per concludere la serata, il Duo Santa Lucia allieterà l’incontro con canti e tammurriate della Tradizione Napoletana.
Domenica 29 marzo
Ore 09,30 Concentramento dei convenuti a Porta Napoli e corteo verso il monumento a Matteo Wade per deporre una corona. Il dott. Francesco Maurizo Di Giovine commemora i Martiri della Tradizione.
Ore 10,15 Salita alla reale fortezza ed alzabandiera nella piazza d’armi a cura del raggruppamento storico militare delle Due Sicilie.
Ore 10,30 Commemorazione del Soldato delle Due Sicilie tenuta dal dott. Ubaldo Sterlicchio.
Ore 11,00 Celebrazione della Santa Messa in memoria dei Martiri della Tradizione e dei caduti Napoletani. Celebra la Santa Messa Mons. Ignacio Barreiro Carambula.
Ore 13,30 Colazione a conclusione dell’Incontro presso l’Hotel Zunica ( prezzo per partecipante €. 30).
Sistemazione alberghiera
A Civitella: Hotel Zunica, Tel. 0861/91319 – fax 0861/918150.
Camera singola: €. 50; doppia €. 65; tripla €. 75
Hotel Fortezza, Tel. 0861/91321 – fax 0861/918221.
Camera singola: €. 35; doppia €. 45; tripla €. 55.
A Ponzano (frazione a 3,5 km. da Civitella):
Hotel Ermocolle, Tel. 0861/91120 – fax stesso numero
A Sant’Egidio alla Vibrata (paese a 5 km. da Civitella):
Hotel Concorde, Tel. 0861/842406 – fax stesso numero
Hotel Scacco Rosso, Tel. 0861/843139
Ad Ancarano (paese a 4 km. da Civitella):
Parkhotel, Tel. 0861/87
Per la cena di sabato all’hotel Zunica €. 25; all’hotel Fortezza €. 16.

 
 
 

COMMEMORAZIONE A MESSINA * SABATO 14 MARZO 2009

Post n°40 pubblicato il 03 Marzo 2009 da massimo.c58
 
Tag: Borbone

148° Anniversario dell’eroica difesa

della Real Cittadella di Messina

Il 13 marzo del 1861 la Real Cittadella di Messina si arrendeva a discrezione alle truppe piemontesi del Gen. Cialdini. Inutilmente le reali milizie duosiciliane della 13º Direzione Artiglieria, del 2º Battaglione del Genio, del 3º, 5º e 6º Reggimento di linea avevano cercato di controbattere il micidiale fuoco dei 43 nuovissimi cannoni rigati e dei 12 mortai delle truppe savoiarde.

La guarnigione della Cittadella (più di 4.000 uomini) non subì un trattamento migliore di quello del suo Comandante: venne infatti internata sotto buona scorta nei fortilizi di Scilla, Reggio Calabria e Milazzo. Alcuni suoi ufficiali come il Col. Guillamat, il Ten. Gaeta ed il Ten. Brath vennero addirittura imprigionati a Messina e quindi processati sotto l'accusa di aver fomentato la resistenza nella Cittadella, cioè di aver fatto il loro dovere di ufficiali fedeli alla Patria e al Re Francesco II. Accusa dalla quale, naturalmente, con gran vergogna per i piemontesi, vennero assolti con formula piena.

Da allora ad oggi si sono sempre onorati i garibaldini conquistatori della Sicilia e gli oltre 10.000 piemontesi che espugnarono la Cittadella di Messina; mentre i poveri soldati napoletani e siciliani che la difesero eroicamente, sacrificando la loro vita in difesa della Patria, furono vilipesi da tutti come soldati della "tirannide borbonica". Perché, fu forse meno censurabile il malgoverno piemontese che segui a quello borbonico? Certamente no. Ma ormai siamo abituati sin dai banchi di scuola ad adorare questi ´eroi del "risorgimento", dimenticandoci spesso che forse tra i valorosi e non ricompensati difensori dell'ultimo baluardo patrio in Sicilia ci fu un nostro avo.

A 148 anni di distanza, il ricordare quest'ultima battaglia costituisce un dovere verso la nostra radice da non dimenticare mai. Oggi i resti della Real Cittadella di Messina, abbandonati ai vandali ed alle costruzioni abusive, attendono pazientemente chi li restauri e voglio fermamente sperare che la nostra indifferenza non ci faccia perdere irrimediabilmente questo inestimabile patrimonio storico e che finalmente le autorità competenti, dopo tante belle ma inutili parole, facciano seriamente qualcosa di concreto.

La Cittadella di Messina rappresentò l'estrema resistenza duosiciliana in Sicilia, dove i nostri soldati, pur sapendo della inutilità di ogni loro sforzo, cercarono di difendere la Patria, e dimostrare la loro fedeltà al Re Francesco II contro gli invasori piemontesi. Dimostrarono, infatti, con le loro gesta che il soldato duosiciliano sapeva combattere e morire per un ideale, in contrapposizione ai tanti tradimenti e vili defezioni.

                     PROGRAMMA

Ore 10.30, Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria

Santa Messa in suffragio dei Caduti della Real Cittadella

celebrata da Mons. Mario Di Pietro,

Canonico del Protometropolitano Capitolo della Basilica Cattedrale.

 

Ore 11.30, Real Cittadella, Bastione Santo Stefano

Commemorazione dei fatti d’arme e deposizione di una corona d’alloro.

 

Ore 12.30, Monumento a Ferdinando II di Borbone

Omaggio al Re per il 150° anniversario della morte.

 

Ore 17.00, Palazzo dei Leoni, Salone degli Specchi

 

CONVEGNO 

Diversità negli interventi governativi

a seguito dei terremoti

del 1783 e del 1908

 

Interventi di:

 Dott. Antonino Di Janni

Vice Delegato per la Sicilia del Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio

 

Prof. Vincenzo Gulì

Vice Presidente Associazione Culturale Neoborbonica 

Dott. Franz Riccobono

Presidente Associazione Amici del Museo di Messina

 

Prof. Mariolina Spadaro

Università degli Studi Federico II, Napoli

 

Prof. Dario Tomasello

Università degli Studi di Messina

Tutti gli amici e i compatrioti sono inviatti a partecipare.

 

 
 
 

Gaeta, una memoria da ritrovare

Post n°39 pubblicato il 21 Febbraio 2009 da massimo.c58
 
Foto di massimo.c58

 

Il 13 febbraio 1861 cadeva Gaeta, sotto il fuoco continuo e imperterrito del conquistatore, e il giovane Re delle Due Sicilie, Francesco II, abbandonato e tradito dalla politica internazionale alla triste sorte dei vinti, che insieme a pochi coraggiosi stava difendendo l’indipendenza del Sud, dovette soccombere e firmare la resa.

Terminava così l’indipendenza di una Nazione, quella meridionale, con quasi un millennio di storia, e terminava in modo cruento.  La storia  post-unitaria, falsificata dal nuovo regime,  si è adoperata per sradicare dalla coscienza e dalla memoria il modo violento con il quale l'unità si ottenne, ammantando di leggende quei criminali che conquistarono il meridione, nascondendo le vicende della guerra civile, nonostante la formale, ma falsa annessione al Regno di Piemonte, e tacendo, soprattutto la circostanza che le popolazioni del sud, salvo una minoranza di latifondisti ed intellettuali liberalisti-massoni, che vedevano nella conquista del sud la possibilità di arricchirsi,  non avevano nessuna voglia di essere "liberate", e anzi reagirono violentemente contro coloro i quali, a ragione, erano considerati invasori.

Nei giorni scorsi proprio a Gaeta si sono ritrovate molte  persone, tra cui tanti giovani meridionali, per ricordare quest’avvenimento e per commemorare i caduti, specialmente i cadetti della Nunziatella, che scappati dalla Napoli ormai garibaldina, si recarono a Gaeta per unirsi al Re nella difesa del Regno, e che dopo che era stato firmato l’armistizio, persero la vita insieme  a tanti civili, perché il criminale generale Cialdini, ordinò ancora di bombardare la città.

La caduta di Gaeta, epilogo della caduta del Regno stesso,  ha segnato per il popolo meridionale quella condizione conosciuta ormai come “Questione Meridionale”, che resta una delle grandi contraddizioni della società italiana; da questa infatti trae origine il divario socio-economico esistente tra  nord e sud, la grande disoccupazione meridionale, lo spreco delle energie intellettuali, il decadimento nell'agricoltura, e la grande diaspora di emigrazioni.

E oggi le condizioni non sono diverse, ancora assistiamo nel meridione a un vero degrado: la mala sanità, il problema dei rifiuti, il malaffare politico, la criminalità organizzata.

Da quel fatidico giorno ad oggi stiamo assistendo ad una mistificazione della storia, volendo addossare la gravità del degrado meridionale alla stessa popolazione del sud, ritenendola parassitaria, ed endemicamente corrotta. Non manca chi ancora confonde il cosiddetto brigantaggio, che fu una spontanea insorgenza del popolo meridionale contro la colonizzazione del proprio paese e l’imposizione della piemontesizzazione delle proprie tradizioni e origini, come antefatto di quella realtà negativa che è mafia e camorra. Volendo nascondere che tali negatività, nella Nazione meridionale preunitaria, erano limitate e circoscritte. Solamente dopo l’unificazione esse trovarono quel terreno fertile, dovuto alla corruzione e al potere latifondista, nonché agli accordi segreti con il governo sabaudo, per trasformarsi da una pura e circoscritta sfera delinquenziale comune, ad una vera impresa parastatale.

Questa mistificazione, poi, ha voluto allargarsi fino a creare una leggenda nera risorgimentale sui Borbone di Napoli, i cattivi e tiranni, opponendo i grandi e preinventati padri della patria italiana, i galantuomini, che avevano portato al sud povero e tiranneggiato, pane e libertà.

Ma proprio questa era la realtà? Realmente quello Stato, che abbracciava quasi due terzi della penisola italiana, era arretrato, povero e intellettualmente degradato? Il sud della penisola era realmente una terra di terribili delinquenti?

Eppure oggi i diversi documenti venuti alla luce e tenuti per circa un secolo e mezzo rinchiusi in archivi segreti, come le diverse pubblicazioni di storici e giornalisti, ci parlano di un’altra storia, così diversa da quella mistificata e falsa di uno Stato italiano, che, come diceva lo storico Gramsci, era stato per le isole e per le popolazioni meridionali, una vera tirannia.

Essi ci parlano di una Nazione, quella del regno borbonico, illuminista e socialmente progredito. Una Nazione all’avanguardia in Europa e nel mondo nei diversi settori della scienza, della cultura, dell’istruzione, dell’industria, dell’economia, del commercio, della sanità, della marina, dell’esercito. Una Nazione dove c’era libertà d’opinione e nella quale il Re, da buon Padre di Famiglia, si faceva prossimo al popolo, ne conosceva le esigenze, lo difendeva nel fabbisogno. Una Nazione dove l’ideale e la fede cattolica, che indirizzavano la vita morale dell’uomo, erano alla base della sua esistenza. Una Nazione all’avanguardia nel Diritto Civile e Penale, tanto è vero che lo stesso imperatore francese Napoleone III, manda alcuni osservatori perché possano apprendere dalle leggi napoletane l’equo modo di applicare la giustizia. In questo Stato borbonico, che per anni la falsità storica ha voluto tacciare come negazione di Dio, facendo propria la calunnia di un massone inglese, venne abolita la tortura, furono riformati i carceri, la pena di morte era una rarità, mentre nella civile Inghilterra, nella riformata Francia e nello sviluppato Piemonte, vi erano carceri tetri, e ancora la tortura era la massima espressione dell’interrogatorio dei prigionieri, e la pena di morte una corrente abitudine.

In questa nazione la donna era rispettata e difesa, i bambini ricevevano attenzione ed istruzione, c’era per tutti lavoro e rispetto. Mai si assistevano a quelle scene di diaspora migratoria, conosciuta solamente dopo l’unità d’Italia, anzi nell’antica seteria di San Leucio, come nelle tanti antiche o nuove industrie che si andavano sviluppando, trovavano lavoro tanti che emigravano dagli Stati del nord, verso il sud.

Non mancavano, poi, tanti dall’estero, che attratti dal buon governo borbonico, venivano al sud per investire i loro capitali, rassicurati dal patrimonio dello Stato, che, come testimoniava lo stesso Francesco Saverio Nitti, era pari al 66 % di tutta la penisola italica.

Tutto questo finì con il crollo del Regno, e quella che fu tra le più grandi nazioni europee, divenne una colonia del Piemonte, spogliata del suo patrimonio economico, storico, culturale, industriale. La più bella capitale, terza in Europa, Napoli, divenne meno di una sottoprovincia.

Depredate le banche, fatte fallire le industrie, chiuse le scuole, iniziò quel genocidio, peggiore di quello fisico, il genocidio della memoria, spogliando il popolo meridionale della sua storia, della sua dignità, del suo valore. Ancora oggi siamo incatenati a questa maledizione, e tanti meridionali, costretti al duro esilio “sui fiumi di Babilonia”, provano gratitudine verso coloro che li hanno depredati persino della dignità. Tanti, anche nel nostro sud, si sentono inferiori e non amano la loro terra, le loro belle città, anch’essi prigionieri di quella leggenda che fa del meridione la terra dei briganti. È tempo, ormai, di rialzarci dal sonno. Abbiamo bisogno di politici nuovi, e che facciano il bene del sud. Abbiamo bisogno di fare verità sulla nostra storia, e che questa verità non resti solamente un rimpianto, ma diventi azione concreta di rinascita, di sviluppo, di presa di coscienza. Solamente così possiamo riuscire a rialzarci e risolvere quella questione meridionale impostaci come marchio indelebile di una colonizzazione che dura ormai da quasi 150 anni.

Che il prossimo incontro di Gaeta non sia solamente ricettacolo di poche centinaia di persone, ma veda affluire in quella città martire e redentrice, migliaia di meridionali, e si possa finalmente costruire un altare per quei martiri, che sia un altare di vera memoria da opporre ai falsi altari della libertà, simboli di una verità corrotta.  (M.C. 2009)

 

            

 

 

 

 
 
 

XVII CONVEGNO TRADIZIONALISTA DELLA FEDELISSIMA CITTA’ DI GAETA

Post n°38 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da massimo.c58
 
Tag: Borbone

A tutti gli amici il programma del Convegno di Gaeta:

    XVII CONVEGNO TRADIZIONALISTA DI GAETA

                 13 - 14 - 15  FEBBRAIO 2009

Invito chi può a partecipare

 

 
 
 

In memoria di un coraggioso giovane meridionale d'oggi: Giuseppe Gatì....Per non dimenticare

Post n°37 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da massimo.c58
 

"Stamattina Giuseppe Gatì (il ragazzo che contestò Vittorio Sgarbi ad Agrigento , lo straniero liberal-massone e [....],  che si sono permessi di fare sindaco in Sicilia, a Salemi -  NdR) è morto.

Incredibile, vero? Noi l’abbiamo visto con i nostri occhi e ancora non ci crediamo.

Giuseppe è morto mentre lavorava: era andato a prendere il latte da un pastore ed è morto fulminato mentre apriva il rubinetto della vasca refrigerante del latte. E’ morto dentro una bettola di legno, sporca.
E’ morto un amico, una persona pulita, con sani principi. Chi ha avuto modo di conoscerlo sa che raro fiore fosse.

Voleva difendere la sua terra, non voleva abbandonarla, era rimasto a Campobello di Licata, un paesino nella provincia di Agrigento che offre poco e dal quale è facile scappare. Lavorava nel caseificio di suo padre, con le sue “signorine”, le sue capre girgentane, che portava al pascolo. Era un ragazzo ONESTO, con saldi principi volti alla legalità e alla giustizia. Aveva fatto di tutto per coinvolgere i dormienti giovani Campobellesi, affinchè si ribellassero contro questa società sporca e meschina.

Era troppo pulito per vivere in mezzo a questo fetore e a questo schifo.

Aveva urlato “VIVA CASELLI! VIVA IL POOL ANTIMAFIA!” era stato anche criticato per questo, ma aveva smosso queste acque putride e stagnanti che ci stanno soffocando.
Era un ragazzo dolcissimo, dava amore, desiderava amore.

Suo padre oggi ha detto, distrutto dal dolore, in lacrime: “Sono sempre stato orgoglioso di mio figlio, anche se a volte ho dovuto rimproverarlo, solo perchè mi preoccupavo per lui. Ma sono orgoglioso di lui per tutto quello che ha fatto”. Giuseppe questo lo sapeva.

Anche noi, Alessia, Alice e tutti i suoi amici siamo orgogliosi di lui. Non sappiamo come esprimere il nostro dolore. Ancora non riusciamo a crederci.

Vi lasciamo con le sue parole:

“E’ arrivato il nostro momento, il momento dei siciliani onesti, che vogliono lottare per un cambiamento vero, contro chi ha ridotto e continua a ridurre la nostra terra in un deserto, abbiamo l’obbligo morale di ribellarci”.

 

QUESTA E’ LA MIA TERRA ED IO LA DIFENDO E TU?”

 
 
 

MARIA CRISTINA DELLE DUE SICILIE, LA REGINA SANTA

Post n°36 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da massimo.c58
 
Tag: Borbone

Oggi 31 gennaio, ricorre l’anniversario della morte della Venerabile Maria Cristina, Regina delle Due Sicilie. Affascinante e perfetta, come la definivano i suoi contemporanei. Ultima figlia di Vittorio Emanuele I,  re di Sardegna, penultimo reale della famiglia Savoia originaria, che lascerà poi la successione dinastica ai Carignano. Sua nonna era Maria Antonietta infante di Spagna, sorella del grande e illuminista Carlo III, primo Re Borbone delle Due Sicilie e restauratore dell’antico Regno, liberato da lui dalla dominazione austriaca.

Sposa di Ferdinando II di Borbone Re delle due Sicilie, ha attraversato la scena del mondo per soli ventitrè anni, morendo, cosa non eccezionale per quei tempi, nel dare alla luce il principe ereditario Francesco II, il "figlio della santa", come veniva chiamato a Napoli

Venerabile per la Chiesa dal 1859,.venerata dal Re e dal popolo delle Due Sicilie fin dal momento della sua morte, dopo che avevano ammirato da viva  la sua tanto virtuosa e intelligente capacità, che aveva  segnato positivamente le storie personali dei suoi sudditi, mettendo tutte le sue doti e il suo impegno al servizio del benessere materiale e spirituale del popolo.

Maria Cristina, è stata una donna simpatica, gioiosa, sostanzialmente felice nella vita matrimoniale, condizionata ovviamente dalla cultura del suo tempo, ma per certi versi, decisamente moderna, attiva e contemplativa, impegnata in famiglia e fuori dalla famiglia, dedita alla promozione umana, spirituale e materiale dei suoi sudditi.

Dopo che era vissuta distaccata dalla corte piemontese dei Savoia-Carignano, così mondana e lontana  dalla Chiesa, invisa di massoneria e laicità,  ella trova nella corte napoletana e nel marito Ferdinando II, profondo cattolico, la possibilità di esprimere la propria fede e il proprio impegno di carità.

Ella stessa si fece collaboratrice prima del Re nello sviluppo e nella promozione della Nazione, e prima di qualsiasi impegno pubblico si ritirava insieme al marito per un momento di preghiera e raccoglimento. Questo è l’esempio che dovrebbero prendere coloro che pretendono di essere i legislatori del mondo.

Tanti calunniatori e traditori, che hanno trovato sfogo alla loro cattivera nella storiografia dei vincitori risorgimentalisti, hanno cercato di sporcare con le loro illazioni l’amore e l’affetto di Ferdinando per Maria Cristina, ma la storia, quella vera, sta portando sempre più alla luce la verità su un amore tenero e sulla devozione della Regina per questo Re, così umanamente napoletano e teneramente dolce.

Maria Cristina di Savoia ci dà un esempio di santità nella normalità e fedeltà della vita quotidiana, che trova la massima espressione nel dono della sua vita, che offre per la santità del suo popolo duosiciliano, per il suo amato marito e il tenero virgulto appena nato. Che continui ad essere per ciascuno di noi un fulgido esempio, e ci aiuti a ritrovare dignità per il nostro popolo delle Due Sicilie, quella dignità per la quale lei si impegnò nella sua breve vita di Regina e di Madre della Nazione.

Questa Nazione che  prega e che spera di vederla presto glorificata dalla Chiesa.

Maria Cristina prega per noi e intercedi per questo popolo delle Due Sicilie, insieme al tuo dolce sposo Ferdinando e al tuo tenero  figlio Francesco, guardaci dal cielo.

VIDEO: Maria Cristina delle  Due Sicilie, la Reginella Santa

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: massimo.c58
Data di creazione: 09/12/2007
 

UN AVVISO PER I VISITATORI DEL BLOG

Per avere un quadro più completo delle tematiche affrontate in questo blog vi consiglio di leggere i diversi post, i vari box  e di vedere i video inseriti, dove tratto sulla storia e le vicende del Regno delle Due Sicilie, della sua arbitraria occupazione e sulle vicende nere del risorgimento italiano.

Inoltre chi desidera saperne di più può visitare i seguenti siti web

Reale Casa dei Borbone delle Due Sicilie

 Associazione dei neoborbonici

Casa editrice Il Giglio

http://www.comintatiduesicilie.it/ 

 

o ad  altri link che ho inserito nella lista apposita

e raccomando l'iscrizione alla Rete di Informazione delle Due Sicilie, diretta da Alessandro Romano, per farlo basta inviare una mail a 

 alessandro.romano19@tin.it  

 

UNA PROPOSTA PER TE

Se ami questa nostra terra e ti senti figlio di questa Nazione e vuoi veramente riprendere la tua identità storica, allora è necessario che tu ti informa.... vengo a proporti, oltre i libri che di tanto in tanto inserisco, di abbonarti alle seguenti riviste:

L'Alfiere, Pubblicazione Napoletana Tradizionalista, fondata nel 1960 da Silvio Vitale. Esce ogni quattro mesi, 24 pagine. Per sottoscrivere l'abbonamento o per richiedere gli arretrati disponibili, scrivete ad Edoardo Vitale: edoardo.vitale@tele2.it

visitate il sito:   http://www.lalfiere.it/ 

Per sottoscrivere un abbonamento annuo alla rivista Nazione Napoletana, tiratura quadrimestrale, basta versare 10 € sul CCP N° 31972805, intestato a Gabriele Marzocco, corso Chiaiano 28 - 80145 Napoli - Na.

  http://www.nazionenapulitana.org

        

Due Sicilie, periodico per l'indipendenza dei Popoli delle Due Sicilie, diretto da Antonio Pagano.

Si pubblica ogni due mesi, quaranta pagine a colori. 

Per informazioni: anpagano@alice.it oppure due.sicilie@alice.it

    

Riscossa Meridionale, organo del Movimento Politico "Terra e Libertà"

www.terraelibertasud.it

  

 mensile “Il Nuovo Sud” periodico  di opinione  ilnuovosud@libero.it

 

ANDIAMO A LEGGERE CHI SONO I SAVOIA

 

Lo stato italiano (leggasi piemontese) è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'italia meridionale e le isole uccidendo, crocifiggendo, squartando vivi i contadini poveri che gli scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti (Antonio Gramsci)

Antonio Ciano: 

I SAVOIA E IL MASSACRO DEL SUD Editore Grandmelò( Prefazione di Lucio Barone )

Davanti alla perseverante politica antimeridionale  l'autore, senza peli sulla lingua, stila un atto d'accusa forte e determinato nei confronti delle classi dirigenti passate e presenti.

Il fraseggio è volutamente pesante  come a significare che la pazienza è finita e che non è più tempo di plagi, di arrotondamenti, di bugie artatamente costruite ai fini della mistificazione più becera della verità che è e resta sacra in quanto tale.

Il lettore potrà in un primo momento risentirsi per gli epiteti indirizzati alla volta degli "assassini" del Sud, ma proseguendo nella lettura si accorgerà che essi sono utili ad esternare lo stato d'animo dell'autore che desidera sopra ogni cosa risvegliare l'orgoglio dei meridionali per  troppo tempo oppressi da una montagna di falsità.  

Non ci sono dubbi. L'inizio dei guai economici del meridione è da ricondurre al momento della cruenta conquista da parte del Piemonte, così come la condizione di continuo sbando delle popolazioni del Sud è frutto di una gestione discriminante dei governi unitari che si sono succeduti dal 1861 al giorno d'oggi.

Antonio Ciano racconta gli eventi della barbara conquista savoiarda rimarcando più e più volte le figure dei cosiddetti "eroi nazionali", cui sono state dedicate strade e piazze in tutt' Italia, evidenziandone la crudeltà e la ferocia con la quale essi  hanno spento nel sangue tutti i tentativi di insorgenza che vanno dal 1861 al 1870.

Per l'autore il tempo della menzogna è finito, la coscienza del Sud riemerge giorno dopo giorno e per i criminali di guerra piemontesi sta giungendo il giorno del giudizio.

La convinzione più che la speranza è che, in concomitanza con il recupero della verità storica, le popolazioni del Sud potranno finalmente riscattare l'autonomia, l'autodeterminazione, la libertà.      

 

Le Loro Altezze Reali

i Principi Carlo e Camilla di Borbone delle Due Sicilie,

Duca e Duchessa di Castro

 

 

 

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OMAGGIO AI RE DELLE DUE SICILIE

                         

 

 ONORE AI NOSTRI

AUGUSTI SOVRANI

ONORE AI RE E ALLE REGINE

 DI BORBONE

 DELLE DUE SICILIE

 

    sempre nei nostri cuori

 

AI DIFENSORI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

Ormai tutti sanno che l'occupazione del Regno di Napoli fu un sorpruso da parte del Piemonte, che attraverso intrighi politici e la complicità della massoneria, corrompendo ufficiali e ministri e provocando scontri interni attraverso la collaborazione di mafiosi e camorristi, con lo sbarco dei mille iniziò l'usurpazione della nostra terra. Ma contro quest'usurpazione lottarono fino alla fine gli eroici soldati del Regno, il popolo duosiciliano,  uomini e donne che furono poi chiamati briganti, ma che si opposero a quest'ingiustizia. Con questi,  quegli eroici soldati del Volturno, e quelli che insieme ai  cittadini di Gaeta, di Civitella del Tronto e di Messina,  co il loro  Re Francesco II e la Regina Maria Sofia, continuarono a lottare per il Regno e la libertà.

         Onore  agli eroici

        difensori del Regno

         delle Due Sicilie

        

I libri che parlano dei nostri eroi:

       

AA. VV.  La difesa del Regno

Gaeta  Messina  Civitella del TrontoEd. Il Giglio

         

Non mi arrendo. Romanzo storico.

Da Gaeta a Civitella, l'eroica difesa del Regno delle Due Sicilie.

Gianandrea De Antonellis  Editore Contro Corrente

 
 

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