In particolari situazioni, gli atomi di carbonio compongono delle strutture ordinate di forma sferica. La struttura, dopo un successivo rilassamento, tende ad arrotolarsi su se stessa, ottenendo la tipica struttura cilindrica: questi sono i nanotubi al carbonio. Ultimamente, questo materiale è utlizzato nelle memorie, nelle batterie e anche in alcuni dissipatori di calore ad elevata efficienza.
La NASA nel corso del 2004 ha condotto una ricerca presso il Johnston Space Center nel corso della quale è stato dimostrato come i nanotubi di carbonio, una volta raggiunti i polmoni, risultano più tossici di elementi come il carbone e il quarzo a parità di peso. Nel 2005 i ricercatori presso l' University of Texas a El Paso hanno invece registrato per i nanotubi di carbonio una tossicità paragonabile a quella del crisotilo, o amianto bianco (responsabile di malattie quali l'asbestosi).
L'ultima indagine è dello scorso mese di marzo ed è stata condotta dai ricercatori della Tottori University che hanno fotografato come i nanotubi di carbonio, una volta entrati nel flusso sanguigno per via alveolare dopo un breve contatto con i polmoni, sono in grado, data la carica elettrica negativa, di legarsi ai globuli rossi e quindi rappresentare una fonte di possibili complicazioni future.
Di contro i nanotubi di carbonio possono rappresentare una struttura ideale per la crescita ossea in particolare per il recupero di fratture a seguito di incidenti. Vi sarebbero inoltre altre nanoparticelle, costituite da ossidi di Cerio e Ittirio, con proprietà antiossidanti e potenzialmente benefiche per la sopravvivenza delle cellule.
La vera domanda è se il pericolo constatato da queste ricerche è circoscritto solo a coloro che per motivi di lavoro sono esposti a queste nanoparticelle, o anche chi utilizza prodotti costruiti con esse. La risposta c'è la daranno a breve la Commissione Europea e il NIOSH(National Institute for Occupational Safety and Health).
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