Post n°1004 pubblicato il
30 Gennaio 2007 da
maxsof1
Il 9 maggio del 1997 Marta Russo, ventunenne studentessa dell’Università La Sapienza di Roma, viene sparata alla testa da un colpo di pistola. Trasportata d’urgenza al vicino Policlinico Umberto I morirà quattro giorni dopo.
Dopo anni di indagini e processi il 15 dicembre 2003 la V Sezione Penale della Corte di Cassazione condannò in via definitiva per l'omicidio Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro che, al momento dell'omicidio, erano stati visti sparare da una finestra dell'edificio dalla segretaria dell'edificio, Gabriella Alletto.
Giovanni Scattone è tornato ad insegnare. A tal proposito Aureliana Iacoboni Russo, madre di Marta, in un intervista a “Il Messaggero” ha dichiarato “Penso che la giustizia abbia fatto il suo corso. Ma quello che manca nel nostro paese è la certezza della pena. Prenda Giovanni Scattone, ad esempio. E' tornato a insegnare. E allora io mi chiedo: cosa può insegnare una persona del genere? Che educatore può essere mai per i ragazzi?”.
Il tipo forse potrà spiegare ai propri studenti che si prova ad ammazzare un altro essere. Mi domando ma che senso ha la giustizia in un paese dove uno che scarica musica illegalmente da internet rischia più anni di galera di un assassino?
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