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Messaggi del 25/04/2006
Il 26 aprile del 1986, alcuni tecnici venuti da Mosca fecero delle prove sperimentali sul reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, nell’attuale Ucraina. Inspiegabilmente, non rispettarono nessuna delle procedure di salvaguardia e, anzi, commisero una serie di errori che portarono ad un esplosione alle ore 01:30 di notte. Dopo l’esplosione si sviluppò un incendio furioso che provocò la fuoriuscita di materiale radioattivo dal tetto. Tra le altre cose, mentre le centrali nucleari sono chiuse da una cupola di cemento, quella aveva un semplice rivestimento di laterizio, che non ha fornito alcuna protezione. Radiazioni e polveri micidiali si sono così liberate nell’aria. Si cercò di spegnere l’incendio gettandovi sopra argilla, sabbia, piombo: è la fase nella quale si conta il maggior numero di vittime. Per 36 ore le autorità sovietiche cercarono di mettere a tacere l’incidente. Per un giorno e mezzo, la gente che viveva tranquillamente nei dintorni della centrale, ha continuato ad assorbire radiazioni mortali. Si calcola che 4.000 bambini abbiano sviluppato un tumore alla tiroide, ma che, tranne 9 di loro che non ce l’hanno fatta, siano poi guariti. A scoprire la tragedia furono gli svedesi che notarono un aumento della radioattività durante i controlli di routine nelle loro centrali. Il vento portò questa nube radioattività in Svezia, Norvegia e Finlandia. Nei mesi seguenti alla tragedia si costruì un tetto di metallo, che però non si riuscì a sigillare. Ancora oggi, ci sono piccole fuoriuscite di radiazioni e il cuore del reattore è incandescente. Lo rimarrà per qualche decennio a causa di reazioni disordinate non più controllabili. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha condotto uno studio per le Nazioni Unite e il risultato è che i morti accertati sono stati solo 59, mentre 9.000 sono le persone che nel corso della vita svilupperanno un tumore in seguito alle radiazioni ricevute. Ogni giorno, alla manutenzione e ai controlli della centrale di Chernobyl, lavorano 3.500 persone, che arrivano la mattina e se ne vanno la sera, nessuno dorme più lì. Vivono quasi tutti a circa 60 chilometri, a Sluvotich, una cittadina costruita a tempo di record dopo lo sgombero di Prypiat. Ora zero, apocalisse a Chernobyl |
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