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Vatti a fidare dei santi

Post n°176 pubblicato il 30 Luglio 2008 da middlemarch_g
 

Ci sono occasioni in cui la Chiesa ti provoca volontariamente. E occasioni in cui lo fa suo malgrado. Oggi è andata proprio così. Mentre ero in cerca del santo del giorno mi salta agli occhi un altro dei festeggiati odierni: Arnaldo Amalrico.

Sapete come funziona per i santi in calendario, no? Siccome ce ne sono molti di più dei 365 giorni disponibili, a parte quelli coi superpoteri tipo Francesco d’Assisi, oppure le feste canoniche come l’Assunzione della Vergine, che sono inamovibili, tutti gli altri vanno a rotazione. Che è un po’ come gli sfigati che nascono il 29 febbraio. Si festeggiano una volta ogni tanto.

Insomma l’Amalrico non era di turno quest’anno, ma c’era comunque tra quelli non festeggiati, e  mi è saltato subito agli occhi perché quando lo incontri una volta nella vita, non te lo dimentichi più.

Il santo Amalrico è stato uno dei più celebri abati di Cîteux, il monastero che ha dato il nome alla riforma cistercense, e che oggi è pressochè scomparso perché saccheggiato durante la Rivoluzione Francese. I rivoluzionari, in fondo cari ragazzi, forse su certe questioni peccavano di eccesso di zelo. Sta di fatto che quando decidevano di fare una cosa, la facevano bene. E infatti oggi del complesso non rimane praticamente nulla.

All’epoca di Amalrico invece, Cîteux era un signor monastero, e l’epoca di Amalrico è quella della massima diffusione delle eresie. Non perché fossero tempi particolarmente irreligiosi ed empi, ma perché la discrepanza tra l’invito diffuso all’imitatio Christi sbandierato da tutti i pulpiti, e lo stile di vita del canonico medio, risultavano in lieve conflitto, perfino per un popolo di Dio come quello dell’epoca, che era poco propenso a farsi domande e meno che mai a rimestare nel torbido – i sindacalisti del resto erano ancora parecchio di là da venire. Certe contraddizioni saltavano agli occhi.

Da qui a farsi eretici il passo era breve. Se è per questo era breve anche il percorso necessario a beccarsi un’accusa di eresia non appena si osava alimentare il venticello delle polemiche. Malgrado questo, alla metà del ‘200 buona parte della Francia meridionale era ormai passata al nemico. La Chiesa affrontò la questione con la consueta mansuetudine che sempre la caratterizza quando sente di rischiare la carega: armò un esercito e bandì una crociata che gli storici poi hanno chiamato contro gli albigesi – perché le crociate sono talmente tante che se non le distingui in qualche modo, come i cicloni tropicali del Pacifico, poi è un casino fare un minimo di ordine.

L’abate Amalrico fu il capo spirituale di questa simpatica combriccola di pendagli da forca che massacravano in nome di Dio. Le cronache dell’epoca lo ricordano in particolare per un episodio. Alla caduta di una delle tante cittadine tenute sotto assedio dall’esercito ortodosso, richiesto di un consiglio su come distinguere tra quelli che avevano aderito all’eresia da quelli che erano rimasti fedeli alla Chiesa di Roma – visto che, essendo i primi condannati a morte, era ragionevole supporre che tutti o quasi avrebbero negato ogni addebito – Amalrico rispose così: uccideteli tutti. Dio riconoscerà i suoi.

Che dire? Magari in termini di carità cristiana è un po’ lacunoso. Ma dal punto di vista logico non fa una grinza. 

 
 
 
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