Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
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Incontri da trenoPer tornare a casa ho viaggiato su un Intercity. E’ una cosa che non mi capitava da anni, perché ormai, a meno che non prenda un treno da pendolari per andare in città, l’alternativa è solo l’Eurostar. Un mezzo più comodo, ma meno poetico, ed è uno dei rari casi in cui della poesia faccio a meno volentieri. L’unica cosa che mi dispiace è che un Intercity ha quella dimensione da microcosmo che nelle carrozze di un Eurostar si perde. Nel mio scompartimento, seduta di fronte a me, c’era una ragazza infelicemente brutta. Infelicemente brutta è diverso da tragicamente brutta. Il tragico ha una modalità oggettiva che all’infelice manca, un po’ come nella vita. Nell’infelicità c’è un margine di scelta, di correità con il destino. Magari ti capitano determinati eventi esteticamente tristi, poi la natura si rifiuta di inviare soccorsi, e alla fine di un assedio che può essere più o meno lungo, l’infelicemente brutta si arrende. Decide che non c’è più niente da fare e smette di combattere. In realtà non è vero, non è come per quelle rare e tragiche bruttezze improponibili da cui davvero non ti puoi difendere. In questo caso sarebbe bastato evitare di indossare stracci raccattati a caso dall’armadio, andare da un parrucchiere due volte l’anno, prendere in considerazione una cosmetica minima, e lavorandoci sopra con un po’ di amorevoli attenzioni credo davvero che avrebbe potuto portare a casa un dignitoso pareggio. Essere una donna che non noti, che non attrae l’attenzione. Cosa che, come molte donne sanno, è già un risultato tutto sommato non disprezzabile. Perché anche la bruttezza fa girare la testa per strada, ed è un potere che possiede in forma molto amplificata rispetto al suo contrario. Lei invece collaborava col suo destino con l’entusiasmo di certe martiri cristiane in orgasmo all’idea di farsi spolpare da un leone. E va bene. Sono scelte. La bellezza o la decenza estetica non sono obblighi, e costano energia. Non solo in termini empirici. Ci vuole anche il coraggio di sapersi vedere diverse con gli occhi della mente prima che questa diventi una percezione condivisa. C’è chi preferisce dedicarsi ad altro, e non ci trovo niente di male. Però ho sempre la sensazione che quando la strada della negazione di se’ prende questa velocità in una donna ancora relativamente giovane, alle sue spalle deve esserci necessariamente una condizione di solitudine estrema. La felicità è sempre frutto di coraggio. Il coraggio in casi eccezionali può venire con un atto eroico, ma onestamente questa è una cosa che càpita quasi solo nella letteratura per ragazzi o nelle storie di guerra. Nella vita ha a che fare con altre cose. Con l’amore più di tutto, direi. Con la presenza. Con la compagnia che qualcuno sceglie di offrirti in certe lunghe notti molto desolate. Se nella vita non hai avuto niente di tutto questo, il coraggio della felicità non è un'opportunità alla portata di tutti. |
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