Nel 1996 sono stato per un paio di settimane in un campeggio nudista a l'Hospitalet de l'Infant, nella comarca del Baix Camp. Ci si stava bene, c'era gente da tutta l'Europa, con prevalenza del Nord (una nutrita comitiva dal Belgio!), ma con presenze anche mediterranee e locali. Si stava nudi molto serenamente, belli e brutti, giovani e vecchi, magri e grassi. C'erano splendide ragazze da guardare (e ragazzi, ovviamente) e, insieme, signore e signori con tripla pancia, e tutto andava bene, con armonia. Si stava nudi come se fosse la cosa più naturale del mondo, e in effetti lo era; ma si era certo consapevoli che la cosa era possibile soltanto lì, in quella specie di «riserva», fra la spiaggia e le tende. Non era possibile ovunque.
In un certo senso è strano, no? Stare nudo è una cosa che, tranne magari dentro casa tua, o in altre occasioni speciali, normalmente non fai, e non la fai per tanti motivi: per le svariate sfumature di quella bizzarra cosa che chiamano pudicizia; perché non ti senti bene con il tuo corpo nudo; perché temi lo sguardo e il giudizio degli altri; perché ti arresterebbero per oltraggio al comune (comune a chi?) senso del pudore; perché ti senti brutto; perché da bambino hai imparato che non si fa; eccetera eccetera. Poi vai (se ci vai, certo: c'è chi non ci andrebbe mai) in un campeggio naturista, su una spiaggia nudista, e stai nudo benissimo, in mezzo a perfetti sconosciuti, e guardi e sei guardato senza nessun problema, chiacchierando, facendo amicizia, senza neanche uno straccetto addosso.
Stamattina pensavo: e se fosse lo stesso con l'anima? Mettere la tua anima a nudo è una cosa che normalmente non fai, e non la fai per tanti motivi che, curiosamente, in buona misura coincidono con quelli che ho elencato nel paragrafo precedente riferito al corpo: per le svariate sfumature di quella bizzarra cosa che chiamano pudicizia; perché non ti senti bene con la tua anima nuda; perché temi lo sguardo e il giudizio degli altri; perché ti arresterebbero per ciò che diresti o faresti con l'anima nuda; perché ti senti brutto nell'anima; perché da bambino hai imparato che non si fa; eccetera eccetera.
E dunque: potrebbero funzionare campeggi naturisti per l'anima? In fondo, che cos'è che ti tranquillizza, in un campeggio naturista (quelli per il corpo, intendo)? Credo sia il fatto che, lì, stare nudi è permesso, è previsto, e tutti lo fanno, non sei solo tu. E allora, potrebbe esistere un luogo, una «riserva» dove si decide che tutti stanno con l'anima nuda? Dove non si nasconde più nulla di sé, nemmeno gli angoli più oscuri e torbidi, perché si sa di poterli rivelare senza ansia né paura, dato che tutti lo fanno, e sicuramente di angoli oscuri e torbidi, nell'anima, nessuno è privo? Così come nessuno è privo di angoli meravigliosi, io credo.
Sicuramente non è semplice. Già non è semplice mettere a nudo il corpo: se fosse semplice, non esisterebbero spiagge nudiste, perché tutte le spiagge del mondo sarebbero nudiste, dato che, se ci pensi bene, è abbastanza assurdo indossare qualcosa fra mare e spiaggia, al caldo, nell'acqua... Nel Medioevo, nonostante i vari fulmini delle varie religioni, chi faceva il bagno in un fiume o nel mare lo faceva nudo, anche perché non esistevano tessuti adatti all'acqua, e il vestiario era prezioso e certo nessuno voleva rovinarlo bagnandolo. La Laura del Petrarca, anche se a scuola non ce lo fanno mai notare, nelle chiare fresche dolci acque si immergeva come mamma l'aveva fatta.
Per mettere a nudo l'anima non basta un gesto, non basta togliersi maglietta e mutande. Eppure chissà. Forse servirebbero solo piccoli scatti, piccoli avvicinamenti. Capire che (come per il corpo in un campeggio nudista) anche l'altro non tiene veli sull'anima, e quindi si può andare tranquilli, con reciprocità. Già, ma come fai a saperlo? Se l'altro ha il corpo nudo lo sai in un attimo, con uno sguardo degli occhi. Ma l'anima, come fai a essere certo che lui non si sta coprendo pezzi d'anima? L'anima è una faccenda troppo complessa. Non sappiamo mai bene se è davvero nuda - neppure la nostra, intendo.
Quindi forse campeggi naturisti per l'anima non si possono fare. Già è difficile farne per il corpo: in Italia ce ne sono? Mi sa di no, o davvero pochissimi. Però l'idea è suggestiva: un luogo dove tutti decidono di svelare la propria anima, a chiunque, anche agli sconosciuti. Di mettere a nudo, con chiunque, tutto ciò che, del proprio spirito, riescono a mettere a nudo. Difficile, magari impossibile, ma suggestivo.
Suggestivo, sì. Poi so che c'è chi dirà che sarebbe invece brutto, che toglierebbe fascino, che non ci sarebbe più mistero, se tutti mettessero l'anima a nudo davanti a tutti. Lo dicono anche del corpo, l'ho sentito dire da alcuni ragazzi e uomini: eh già, sì, ma la spiaggia nudista, conosci una ragazza già nuda, che gusto c'è? A me sembrano stronzate: ho conosciuto una ragazza una volta su una spiaggia naturista, l'ho conosciuta nuda, abbiamo fatto un po' amicizia, poi la sera ci siamo ritrovati in paese in un locale dove si beveva e si ballava, lei aveva una camicetta sbottonata tipo "ti vedo non ti vedo" ed era molto seducente: averla vista nuda prima non cambiava assolutamente nulla.
Il problema di sapere o vedere troppo e quindi perderci in fascino e gusto è un falso problema. Perché poi, alla fine, diciamolo: in un corpo completamente nudo resta comunque un mistero infinito. Figuriamoci in un'anima.
Il problema, piuttosto, è la paura di essere sé stessi davanti agli altri.
Più semplicemente, la paura di essere sé stessi.
Più semplicemente, la paura di essere.
Più semplicemente, la paura.
Più semplicemente.
[Nell'immagine in alto a destra, particolare di un dipinto di Graziella Vercellotti Molinaro, del 2010. Vercelli, collezione privata.]
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