ONE MAN TELENOVELA
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L'oro, la bacchetta e gli elefanti
Post n°919 pubblicato il 20 Luglio 2010 da molinaro
In una fiaba o favola o storiella orientale di raffinata crudeltà (come quasi tutte le storielle orientali) uno di quei soliti genietti che di mestiere fanno gli esauditori di desideri (ma questo è un genietto veramente stronzo, come si vedrà) incontra il tipo fortunato di passaggio (in realtà sfortunato) e lo abborda: «Ahà! Tocca a te! Vedo - io vedo tutto, eh! - che sei una brava persona e guadagni poco e hai il mutuo da pagare. Ti regalo questa bacchetta magica: ogni cosa cha toccherai con la punta di questa bacchetta, si trasformerà in oro! Che culo che hai!» Il tipo è un po' sospettoso (ne ha ben donde) e chiede: «Mah, così, senza nessuna condizione?» E il geniaccio bastardo dapprima risponde: «Nessuna condizione! Né astruse formule magiche, né strane imprese da compiere. Prendi semplicemente in mano la bacchetta, scegli un oggetto, lo tocchi e diventa oro all'istante». Il tipo allora prende la bacchetta e fa per andarsene per i cazzi suoi, a produrre oro. Ma quella merda del genietto lo ferma: «Ah, senti, solo una cosetta: mentre usi la bacchetta per fare l'oro, non devi mai pensare agli elefanti». A questo punto avrete già capito: il poveraccio non riuscirà a trasformare in oro un accidenti di niente. È ovvio: se sai che non devi pensare a una cosa, ci pensi; oppure pensi di non pensarla, che è lo stesso come pensarla, uguale. Fregato! La storiella orientale finisce qui e non so che minchia di morale abbia (avrete capito che non ho eccessiva simpatia per la saggezza orientale, pur rispettandola). Mi sembra una storiella sadica e basta. Però stamattina mi è venuto in mente un seguito, un completamento, che forse una morale ce l'ha (per quanto anch'essa stronza: non esiste nessuna morale che non sia stronza). Eh! Mi permetto di completare una storiella orientale? Certo che mi permetto! Sono un poeta, cara (come dice Guido Catalano). Ecco, io il seguito lo immagino così. Il tipo, dopo alcuni velleitari e inutili tentativi di non pensare agli elefanti mentre usa la bacchetta, disperato, stizzito, scazzato, manda in cuor suo affanculissimo il genietto, prende la bacchetta e la getta nella rumenta (che vuol dire spazzatura, in genovese: non so perché, ma immagino la storia nei vicoli di Genova). E se ne torna alla sua vita, a guadagnarsi il pane, se non l'oro, con il suo modesto impiego al catasto (poniamo). Nel vicolo, presso il mucchio di rumenta, passa un pusher, un tossico spacciatore di eroina un po' in crisi perché ormai l'eroina è fuori moda, ci sono le varie pasticche che sono più comode. Lo spacciatore nota la bacchetta, la raccoglie e comincia a giocherellarci. Poi gli viene in mente una canzone e comincia a canticchiarla, battendo il tempo con la bacchetta sui sassi dell'acciottolato (facciamo che in quel punto il vicolo è acciottolato). E toc, toc, toc, ogni ciottolo toccato si trasforma in oro. Il tossico vede luccicare i ciottoli, nella penombra, ma pensa: «Minchia sono strafatto, meglio che vado a buttarmi sulla branda». E va nel suo tugurio e s'addormenta. Fra l'altro nel frattempo c'è stata una soffiata da una banda rivale e passa la polizia e lo arrestano e lo processano e gli danno dieci anni di galera, dato che non è un politico né un finanziere né un mafioso. La bacchetta resta per terra accanto ai ciottoli d'oro. Poco dopo passa nel vicolo un usuraio, uno famoso nell'angiporto perché è capace di far picchiare dagli scagnozzi persino una madre di cinque figli, se le manca un euro da restituirgli. Vede la bacchetta, vede i ciottoli d'oro (lui l'oro lo conosce), gli viene l'idea, prova, scopre che la bacchetta trasforma tutto in oro. Se la porta a casa, si mette a produrre oro a tonnellate, compra catene di negozi, industrie, azioni di multinazionali, raccoglie al suo servizio parlamentari e ministri. E basta, fine. Morale mia stronza: le cose preziose, se te le offrono c'è il trucco; se ci inciampi per caso non te ne accorgi; ma se sei un gran pezzo di merda le trovi e le sfrutti. Naturalmente, erano possibili altri completamenti. Per esempio questo, molto positivista: il tipo ha un'idea luminosa: si mette in società con un amico e fa usare a lui la bacchetta (senza dirgli degli elefanti, s'intende). L'amico tocca le cose con la bacchetta, ovviamente non pensa a nessun elefante (perché mai dovrebbe?), le cose diventano oro e i due amici vivono a lungo felici e contenti. Ma è un po' troppo zuccheroso, no? |
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