Un blog creato da molinaro il 04/06/2007

Carlo Molinaro

Pensieri sparsi, poesie e qualsiasi cosa

 
 
 
 
 
 

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« LA MANO CHE NON MORDIUn sabato sera in casa da solo »

Poetry slam al «Circolo dei lettori»

Post n°10 pubblicato il 09 Giugno 2007 da molinaro

Ieri sera ho partecipato a un poetry slam organizzato al «Circolo del lettori», a Torino in un palazzo sontuoso, del Seicento, mi pare, che mette soggezione. È un palazzo dove abita anche della gente, certo gente un po’ particolare, non credo precari da 700 euro al mese. C’è pure un portinaio che sembra un ammiraglio (ma non è sempre il medesimo: anche lì, ormai, cooperative sparse di ammiragli a tempo determinato e senza pensione). Quindi è un condominio, e funziona come tutti i condomìni: i condòmini si lamentano del viavai del «Circolo dei lettori», benché tale circolo sia aristocraticissimo. È nella natura del condomino lamentarsi: dove c’è una discoteca si lamenta della discoteca, dove c’è un bar si lamenta del bar, dove ci sono bambini che giocano si lamenta dei bambini che giocano, dove non c’è nulla si lamenta che il quartiere è abbandonato.

Comunque: ho partecipato al poetry slam e sono arrivato terzo su sette. Non male, anche se come al solito (è almeno la terza volta che mi succede) dopo la partenza lanciata con un componimento classico di sicuro effetto (il Recitativo contro i treni rapidi), mi sono fregato al secondo giro con una poesia che stavo ancora scrivendo, nuova, neppure ancora finita, e per di più vagamente d’amore. Poco adatta. È un errore che commetto spesso, ma non importa. Mi rifiuto di scegliere sempre i pezzi più adatti alla competizione, altrimenti la poesia poi comincia a sembrarmi un mestiere e se mi sembra un mestiere poi rischio di odiarla come si odiano tutti i mestieri: come si odia, naturalmente, ogni cosa che deve essere fatta in cambio di qualcosa.

La poesia in questione avevo cominciato a scriverla il pomeriggio all’Imbarchino, un posto affacciato sul Po che vi consiglio vivamente (è al Valentino, più o meno sotto il castello della facoltà di Architettura, un po’ a valle, mi pare, delle società di canottieri Armida e Cerea ­– o un po’ a monte, adesso non riesco a focalizzare, comunque nelle vicinanze) perché è bellissimo, è gestito da una cooperativa di ragazzi e puoi passarci tutto il pomeriggio prendendo un caffè (80 centesimi) o anche prendendo niente, ma qualcosa prendi, dai, se no finisce che fallisce e chiude e sarebbe un vero peccato. Poi avevo continuato a scriverla cenando con un’insalata al Brek di piazza Carlo Felice. Quando l’ho letta al poetry slam non era proprio finita, ma quasi; adesso è finita e ve la offro qui. La copertina di libro a cui è ispirata la potete comodamente vedere: è l’immagine attaccata al messaggio che precede questo. Bene. Va così.

 

 

 

LE ALI DI CHIARA

 

Osservando una fotografia intitolata appunto Le ali di Chiara, sulla copertina del libro di Ornela Vorpsi La mano che non mordi, nell’edizione Einaudi, collana L’Arcipelago Einaudi, 110, Torino, febbraio 2007.

 

 

Il fiume s’è alzato, ha coperto i tre gradini

più bassi. Le ali di Chiara

sono dipinte sulla schiena. Hanno tolto i tavolini

dalla terrazza inferiore. Le ali di Chiara

sono dipinte sulla schiena in color sangue.

Si resta a bere sul terrazzo più alto. Le ali

di Chiara, color sangue, non sono per volare.

Si servono caffè in tazze di plastica. Le ali

vere sono nascoste. Gli studenti sfogliano

dispense in fotocopie rilegate con spirali.

Le ali scendono sulla schiena come sangue.

Squilla un telefono. Bisogna cancellare

le ali di sangue perché possano schiudersi

le ali vere. Quattro canottieri spingono un armo

nella corrente. Come cancelli il sangue?

È giugno, è tempo d’esami, due ragazze

s’interrogano di biologia. Non lo cancelli

ma seccherà, e si distaccherà. Il fiume è gonfio,

dopo la siccità prende respiro. Le ali di Chiara

si apriranno leggere, invisibili, frantumeranno

il sangue. Un ragazzo si toglie gli occhiali.

Asciugate dal sangue le ali di Chiara

la porteranno in volo, via dall’amore in eccesso,

via dallo stringere di braccia senza garbo,

via dalla nostalgia carnivora, da tutte

le trappole del tempo. Un cameriere

prepara per la sera. Osserveremo

il volo libero, non alzeremo il braccio

per fare segni, non racconteremo

come si svela il suo mistero. Il fiume

trascina tronchi grigi. Eviteremo

di fare chiasso, d’innamorarci troppo

o di esternare chissà che sciocchezze.

S’accende qualche luce dietro il banco,

un uomo indossa il grembiule e risciacqua

i boccali. Le ali di Chiara

non saranno più argomento per discorsi

quando Chiara, ordinata una birra,

sorriderà come dovrebbero sorridere

tutte le donne, in piedi, fra gli amici.

 

 

                                               Torino, 8-9 giugno 2007

 

Commenti al Post:
squadernata
squadernata il 09/06/07 alle 19:55 via WEB
bella poesia... ho letto il libro della Vorpsi e mi accorgo che la tua poesia oltre che alla foto di copertina è ispirata all'aria che si respira nel libro, giustamente! ma come al solito tu la metti dentro la tua vita, è questa la cosa bella...
 
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