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LEGGERE E STUDIARE: COSA HANNO IN COMUNE?

Post n°2040 pubblicato il 30 Gennaio 2017 da monellaccio19
 
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E' veramente uno strano paese il nostro: ci vantiamo di essere un popolo di santi, poeti e navigatori e poi, sul piano della cultura, diamo i numeri e siamo contraddittori. Per il 2016 gli editori parlano di aumenti delle vendite, poi analizzando i dati dei sondaggi, si scopre che si legge sempre meno; allora se effettivamente i dati sono questi, v'è una sola spiegazione: i libri si vendono ma non si leggono e ancora, si vendono molti libri per regalarli e i beneficiari li gradiscono, ma non li leggono. E come ebbe a dire un vecchio saggio : "Le biblioteche non si costruiscono, crescono". Gli ultimi dati raccolti indicano un exploit di libri classici, ossia la gente ha comprato più libri di letteratura classica, evitando le nuove uscite e i grandi nomi del momento che occupano generalmente le prime posizioni. Insomma, come si spiega  che il libro "L'arte di essere fragili" di Alessandro D'Avenia, sia un un richiamo per tanti lettori e indichi chiaramente come "salvarsi la vita" indicando Giacomo Leopardi? E come non meravigliarsi della particolare attenzione per il fascino del latino e per la rinnovata attrazione verso il greco? Autori come Gardini, Rovelli, Marcolongo vedono premiati i loro saggi e c'è da essere contenti. Ma nel contempo accade qualcosa per cui molti hanno tirato un sospiro di sollievo: la revisione degli esami di maturità relegando le lingue morte all'oblio. C'è la volontà di superare da parte dei burocrati,  impedimenti e ostacoli facilitando esami che poi saranno più semplici da affrontare a sfavore del sapere e della cultura in generale. Concludendo: non sarà il caso di porsi delle domande sull'argomento? Coloro che hanno in mano le sorti della scuola, forse dovranno porsi domande fondamentali e nello stesso tempo interessarsi, un domani molto vicino, alla comparazione dell'italiano dei ragazzi (figli compresi) con il loro italiano e con l'italiano dei loro padri. Molto spesso nelle decisioni che contano,  per essere pronti e disponibili con chi si oppone e richiede radicali cambiamenti, i burocrati si servono di una sola materia: la demagogia. Così saremmo bravi tutti a prendere decisioni che alla distanza potremmo pentirci di aver preso. Meditiamo.

 
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