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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Non ho pregiudizi affinché si stringano accordi commerciali con l'estero: frontiere aperte e globalizzazione è anche questo. Tuttavia, siamo passati dalla "Cina è vicina" di alcuni decenni fa, alla Cina che ci sta troppo stretta e addosso, per quanto sia invadente. Ho già detto quanto sia stata travolgente e ostinata la Repubblica Popolare con le sue scelte economiche e finanziarie dopo la morte di Mao Tse Tung: una giusta apertura totale per essere competitiva e alla pari delle grandi nazioni mondiali. Hanno capito come funzionava il giocattolo e voilà copia di qua, copia di là, il mercato è servito. Su un punto dobbiamo tuttavia insistere: la qualità! Sappiamo tutto dei loro prezzi, dei loro spaventosi assortimenti e oggi, possiamo sostenere senza tema di smentita, che posseggono tutti gli articoli che servono, i cibi e l'alta tecnologia. Ma se possiamo essere poco prudenti con tutto ciò che loro esportano, non possiamo farlo con gli alimenti in genere. A molti italiani continua ad interessare il mercato cinese: i prezzi bassi, specialmente in tempi di congiuntura e di cinghie strette, possono indurre agli acquisti. Sappiamo che un prezzo basso, spesso e volentieri, corrisponde a una qualità che non arriva alla sufficienza. Nel caso alimentare poi, dobbiamo preoccuparci molto perché le loro regole produttive non sono esaustive come le nostre e queste gravi mancanze, consentono l'invio nelle varie nazioni europee, di prodotti che costano poco ma sono molto carenti nella qualità alla quale siamo abituati. La nostra confederazione CIA agricoltori italiani, ci sta avvisando proprio in questi giorni, sull'invasione di grandi quantità di miele proveniente dalla Cina. Molto interessante il prezzo: un vasetto che da noi costa quattro euro circa, la stessa quantità prodotta laggiù, costa un euro! I nostri apicoltori sono già in crisi per le api che subiscono i mutamenti climatici, ora con il miele cinese siamo al disastro. Il motivo di questa differenza è dato dalla produzione: quello cinese non è di api! O meglio, nel corso della produzione, la base viene adulterata con prodotti sconosciuti e il gusto, il sapore, è uguale a quello che conosciamo molto bene. La denuncia della CIA è molto chiara: innanzi tutto alle frontiere è molto improbabile che venga riconosciuto per falso, inoltre il processo produttivo cinese non prevede le stesse norme europee perché il miele venga essiccato e maturato nell'alveare; quindi loro con l'aggiunta di sostanze estranee, approntano un prodotto simile ma non uguale e sono nel pieno rispetto della loro legge, ma no delle nostre regole europee. Pertanto, a parte la ricaduta sulla filiera e sugli agricoltori italiani che dipendono al 70% dalle api nella loro piena funzione di impollinatori, rischiamo un tracollo per questo infiltrazione cinese che al prezzo basso e conveniente, unisce una qualità da fare inorridire le api stesse! Concludo con una semplice domanda: "Quanti di voi sarebbero disposti a rinunciare alla qualità del miele italiano, per risparmiare e quindi addolcirsi la bocca con un miele che sappia di miele, ma che inoltre non sappia nemmeno cosa sia un ape, il suo lavoro, il suo alveare e la sua...regina?
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