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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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E dopo il sostantivo donna, siamo a impegnarci su un aggettivo tanto per non farci mancare nulla. Questa volta la questione, per come sia stata dimostrata, è viva, pungente e bisognosa di risoluzione. Tutto nasce sul sito di un "influencer" piuttosto noto, Stefano Guerrera messosi in luce con il libro "Se i quadri potessero parlare", e grazie a una segnalazione giunta da parte di un suo follower. Si gioca una strana partita sull'aggettivo "DIVERSO" e quasi per magia, nella discussione vengono praticamente coinvolte due testate giornalistiche "Repubblica" e "Corriere", e la nota enciclopedia Treccani. Vediamo di comprendere i punti focali della discussione:
*Treccani: “s. m. (f. –a) Persona che, per qualche aspetto, carattere o manifestazione, esce da quella che è tradizionalmente considerata la condizione «normale», cioè omosessuali, disabili fisici o psichici“.
*Repubblica: “D s.m. (f. -sa) Chi ha un comportamento o una condizione che differiscono da quelli considerati normali dalla maggioranza || eufem. Omosessuale“.
*Corriere: “s.m. (non com. f. -sa) Persona differente dalla maggioranza, spec. handicappato o eufem., omosessuale“.
Ora passiamo ai sinonimi e contrari:
*Repubblica scrive così: “omosessuale, gay“.
Sul "Corriere" possiamo trovare: “differente, dissimile, disuguale, disparato, discorde; strano, insolito, inconsueto, straordinario, difforme”.
Nel nuovo Zanichelli 2021 Diverso viene definito senza nominare gli omosessuali.
Allora, "Repubblica" è stata lesta nel replicare a Stefano Guerrera: "L’utilizzo della parola "diverso" come eufemismo per omosessuale, riportato nel dizionario Hoepli che ospitiamo sul nostro sito è, come spiega la stessa casa editrice, un’accezione che non usa quasi più nessuno, dunque desueta“.
Desueta? Vabbè, se è tale, perché lasciarla lì? A questo punto credo che i termini della questione siano molto chiari e precisi: la civiltà di un popolo nasce dal linguaggio e la sua cultura civica si basa sulle parole, pertanto, queste derive linguistiche con i tempi che viviamo e con la pressione mediatica del "tutto e subito" che mette in agitazione la Boldrini per il sostantivo donna, e dove tra le altre definizioni, compaiono correlati termini come cagna e mignotta; su "diverso" c'è l'impegno di tutti a modificare e cambiare le aberranti definizioni scritte sia per il dizionario che per i sinonimi. Ma occorre del tempo forse? A ieri nulla era cambiato e non vorremmo che per modificare queste brutture si debbano riunire commissioni di esperti e professori della Crusca. Coraggio, quando i problemi ci sono e si avvertono, si procede immediatamente. Sappiamo e non v'è tema di smentita che oggi si parte dai dizionari, vocabolari e enciclopedie: sono perno della dialettica, della lingua italiana e poiché sono letti da tutti, affrettiamoci prima che qualcuno si faccia idee sbagliate sui significati inappropriati.
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