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VEGANI: RELIGIONE E FEDE

Post n°3436 pubblicato il 04 Gennaio 2020 da monellaccio19
 

 

 

C'è stato un piccolo segnale che dovrebbe indurci a valutare e considerare, da una angolazione più allargata, la pratica vegana. Una sentenza epocale, emessa da un corte inglese, indica e mette sotto tutela la persona vegana, poiché trattasi di una professione di fede e come tale chiunque la professi, è protetto, garantito nel suo diritto, dalla "Equality Act" che sin dal 2010 è in vigore nel Regno Unito per eguagliare i trattamenti su materie ben specifiche: maternità, sesso, matrimonio, razza, orientamento sessuale, disabilità e religione. Ecco appunto, la religione che chiunque liberamente può professare e nessuno può contrastare. Questo è il motivo per cui potrebbe accadere che altre corti, tribunali e giudici, possano etichettare il veganismo come religione praticata e rispettabilissima. Tutto è accaduto per un processo intentato da un tale Jordi Casamitjana di 55 anni, vegano genuino e dipendente della "League Against Cruel Sports". Jordi ha scoperto casualmente che la sua Associazione molto attiva per la difesa degli animali,  investe parte dei suoi fondi pensione, in un'azienda che  compie esperimenti sugli animali. Apriti cielo: ha contestato la scelta, ha protestato vivacemente con i suoi superiori ed è stato licenziato.  Non si è demoralizzato, ha portato avanti la sua battaglia davanti al giudice e ha argomentato dettagliatamente le sue ragioni. Jordi è un vegano etico, la sua fede non coinvolge solo la vita degli animali per cui nulla nella sua alimentazione deriva da carne e pesce, bensì tutto è regolarmente proveniente da alimenti generati dalla terra. Pensate che si muove a piedi perché bus e altri mezzi di trasporto pubblico, possono schiacciare, uccidere insetti, volatili e animali in genere sotto le ruote. Non indossa capi in pelle, di lana e/o tutto ciò che potrebbe essere di natura animale. Lui è felice per questa sentenza che pone sotto tutela il veganesimo, peraltro non è ovviamente di valore per la giurisprudenza, poiché emessa da un giudice del lavoro quindi non crea un precedente, tuttavia, un capitolo nuovo si è aperto e una strada percorribile potrebbe aprire nuovi fronti per costoro e per la loro professione di fede. Ormai non è più un problema di cibo e di alimentazione, come avete letto e se si esasperassero le loro pretese, sarebbe un bel guaio. Io rispetto loro fino a quando non venga compromesso il limite della mia libertà. Tengano conto gli amici vegani, che quando si viaggia in macchina per esempio, si suicidano, si schiantano centinaia e centinaia di insetti sul parabrezza e al contrario delle loro scelte, io non mi fermo per fare funerali e versare qualche lacrima. Mi piacerebbe vedere come dovrebbero comportarsi se per lavoro dovessero viaggiare in treno? Cosa deciderebbero? Di evitarlo perché comunque inquina? Mah, con tutto il rispetto, mi sa che vi siano molti limiti per loro e superarli, non sarà facile. In bocca al...lupo! Ops...pardon!

 
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monellaccio19
monellaccio19 il 05/01/20 alle 08:16 via WEB
E' filosofia, magari poco condivisibile, ma resta tale. Ora se un giudice pone in evidenza il tutto con un il sostantivo religione, potrebbe cambiare la loro posizione. Staremo a vedere, certo è che la libertà degli altri viene compromessa poiché questi non si limitano alle loro scelte legittime, ma sono soliti "attaccare" quelli che non la pensano come loro: gli animali per loro sono sacri e inviolabili, quindi guai a chi li...mangia!!!!! Buona domenica Laura.
 
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