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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Se pensiamo che in Svezia i ragazzi lasciano casa a poco più di diciassette anni e in Italia i giovani vanno via a 30 anni o poco più, c'è evidentemente qualcosa che non funziona a livello sociale: sbocchi e presupposti mancano, occasioni e risposte attendibili da parte del paese latitano e 'sti ragazzi non se ne vogliono andare. Il problema è grave e le responsabilità, sono a carico della società che inibisce e aliena fortemente i nostri giovani. Pensate che dopo l'Italia, a chiudere la classifica europea dei paesi ove tardano a salutare i genitori per "volare" da soli, vi sono nazioni come Bulgaria, Malta, Spagna, Portogallo e Grecia. Non è piacevole leggere questi dati, i numeri sono molto netti: siamo oltre i trenta anni contro un fazzoletto che racchiude giovani dai 17 anni della Svezia, ai 23 di Germania e Olanda. I peggiori che chiudono definitivamente la lista generale, sono Croazia e Slovacchia. Ebbene, la novità che molto probabilmente potrà scuotere questa situazione insostenibile sotto il profilo sociale e demografico, è la sentenza appena emanata dalla nostra Cassazione: "I genitori manterranno i figli fino a quando non sarà autonomi e capaci di trovarsi un lavoro dopo gli studi". Ovviamente senza perdere tempo e dandosi molto da fare. Pertanto finisce il tempo del temporeggiare, il tempo della pazienza (nonostante l'amore e l'affetto per i figli) e a prescindere dal titolo di studio, i giovanni dovranno attivarsi per cercare un qualsiasi tipo di impiego per cominciare, fermo restando l'impegno a migliorare secondo le proprie possibilità e aspirazioni. Finirà anche il versamento dell'assegno di mantenimento poiché la sua valenza è molto chiara: esso ha una funzione educativa e no una rendita perpetua. Questo è un fondamentale punto di inizio, o meglio è la fine degli eterni bamboccioni e l'inizio di una svolta decisa e marcata, per avviarsi con estrema celerità, verso il mondo del lavoro e verso la vita del single in attesa di nuovi sviluppi positivi. Vedremo come sarà il prossimo futuro di costoro che comodamente e con estrema leggerezza, vivacchiano sapendo di poter contare sui genitori. Ora dovranno sentire il fiato sul collo, la giurisprudenza in tal senso non li proteggerà più e le sentenze saranno contro di loro se non si ravviseranno ragioni fondate per non lasciare il tetto natio. Se posso essere sincero, non la vedo facile e realizzabile la questione, il punto focale è il mercato del lavoro: in nazioni europee più a nord di noi si marcia meglio e le occasioni per distaccarsi dal cordone ombelicale, sono più numerose e pronte. Siamo troppo indietro, le politiche per il lavoro sono sempre più rade e mancano presupposti concreti per aiutare i giovani. La legge potrà impedire il ristagno dei giovani in famiglia, ma se non si creano i nuovi fronti, nuove infrastrutture, per loro sarà durissima avventurarsi nella società italiana non definitivamente pronta per l'occasione. Spero che non finiscano a percepire il reddito di cittadinanza: una piaga che come droga, ha annebbiato la mente e la vita dei nostri giovani mettendoli in una culla con tanta bambagia da stare comodi e senza pensieri. Noi siamo così: meglio dare paghette e tenerli a campare e pascere che non investire per aiutarli nel mondo del lavoro. Era questa l'anima del reddito di cittadinanza, ma come sapete il reddito lo diamo anche a chi non ne abbia bisogno e gli uffici nati apposta per sistemarli, non sono mai partiti con il piede giusto. Bambocioni o no, non possiamo buttarli in strada...per legge!
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