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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Ci si può ammazzare per tante ragioni, ma per il colore della pelle e per il maledetto pregiudizio che ormai aleggia subdolamente in questa società marcia e ipocrita, no...non lo possiamo accettare. Seid Visin era un giovane "ITALIANO" di Nocera Inferiore (SA). Di etnia etiope, all'età di sette anni era stato adottato da una famiglia della città campana. Una vita serena, tranquilla, accettato da tutti, il ragazzo si era fatto notare per le sue doti calcistiche, se la cavava bene, tanto era bravo che il Milan lo scelse per farlo giocare nelle sue squadre giovanili. Animo sensibile e pronto a farsi largo, era grande amico del portiere Donnarumma attuale titolare della nostra nazionale, aveva ricevuto una bella accoglienza su al nord dove si è trattenuto un paio di stagioni per poi passare al Benevento, più vicino a casa. Seid sognava, progettava il suo futuro e desiderava inserirsi nella società andando oltre un semplice pallone. Lasciò il calcio professionale e passò nella squadra "Atletico Vitalica" dove praticava il calcio a cinque e quindi meno impegno per iniziare a studiare e procurarsi i titoli necessari per affrontare il mondo del lavoro. Queste diverse esperienze tuttavia, cominciarono a procurargli fastidio, portava sulle sue spalle il grave fardello degli sguardi della gente, di chi lo guardava stranamente, di chi evidentemente con letale pregiudizio, magari manifestava la sua avversione: entrava in un supermercato e subito pensavano che avrebbe rubato qualcosa, le donne anziane si stringevano la borse addosso per paura di essere scippate da quel ragazzo che era sicuramente un clandestino giunto come tanti altri nel nostro paese. Una vita che cominciava a pesare troppo, un sentirsi a disagio anche se saliva su un mezzo pubblico: tutti a guardarlo con occhi torvi, tutti ad aspettarsi atti violenti e/o di disturbo! Aveva anche provato a lavorare, ma la gente non voleva farsi servire da un "negro". Insomma, lentamente e sempre più gravosamente, Seid ha dovuto fare i conti con il mondo che lo circondava ovunque fosse. Il ragazzo, ha lasciato una lettera prima di suicidarsi, ha compreso che non avrebbe potuto lasciare questo mondo senza spiegare ai suoi cari il perché del suo insano gesto. Una lettera che lascia l'amaro in bocca, un pezzo di carta dove c'è la storia di un italiano con la pelle scura, quelle pelle che non poteva cambiare assolutamente, ma che poteva essere "vista" dagli altri in un modo diverso, il guardare un ragazzo al di là della sua origine, un bravo giovane con tanti sogni e voglia di vivere. "Dentro di me è cambiato qualcosa, come se mi vergognassi di essere nero, come se temessi di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare a chi non mi conoscesse, di essere come loro, un italiano...bianco". Questo è stato il saluto di Seid Visin, la sua giustificazione per essersi tolto la vita. Almeno qualcuno lo sta piangendo!
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