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NON SPRECHIAMO L'ACQUA
Ecco 12 regole per risparmiare il consumo di acqua potabile. Rispettare queste regole significa imparare a considerare l’acqua come un bene prezioso che non deve essere sprecato
REGOLA 1 - Far riparare tempestivamente le perdite dell’impianto interno. Un rubinetto che gocciola al ritmo di 90 gocce al minuto spreca 4.000 litri di acqua all’anno.
REGOLA 2 - Non fare uso eccessivo di prodotti chimici per la pulizia della casa.
REGOLA 3 - Non usare la toilette come discarica di sostanze tossiche (vernici, lacche, prodotti chimici, sigarette, solventi) altrimenti si riduce la funzionalità del sistema fognario.
REGOLA 4 - Contenere i lavaggi delle autovetture con un secchio piuttosto che con acqua corrente consente un risparmio di 130 litri ogni lavaggio.
REGOLA 5 - Innaffiare l’orto con acqua piovana raccolta precedentemente.
REGOLA 6 - Far funzionare la lavatrice o la lavastoviglie a pieno carico; si ottiene cosi’ un risparmio pari a 8.000 / 11.000 litri di acqua potabile all’anno per famiglia.
REGOLA 7 - Pulire i piatti subito dopo i pasti, togliere lo sporco più grossolano, condire la pasta nel tegame ancora caldo evitando di sporcare un’altra terrina.
REGOLA 8 - Usare l’acqua di cottura della pasta per lavare i piatti e le stoviglie.
REGOLA 9 - Fare la doccia la posto del bagno in vasca, ciò consente un risparmio di 1.200 litri di acqua potabile all’anno.
REGOLA 10 - Chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti e tappare il lavandino al momento di farsi la barba; questo permette di risparmiare fino a 7.500 litri l’anno per una famiglia di tre persone.
REGOLA 11 - Applicare un frangiflutto a un rubinetto per arricchire d’aria il getto d’acqua.
REGOLA 12 - Utilizzare per lo scarico del water un sistema a rubinetto o a manovella al posto di quello a sciacquone; si risparmiano così circa 26.00 litri all’anno.
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Storia e leggende di Benevento
Post n°47 pubblicato il 27 Aprile 2008 da Akire28
“Essendo tu Graffia di Polidoro Campagna dela terra dela Torre dela diocese di Benevento d’anni quindici incirca figliola stata denunciata in questo santo officio che avevi fatto l’attioni che fanno le janare e streghe, essendo stata esaminata, hai di tua bocca propria spontaneamente confessato”. Regina del folklore beneventano, la Janara, o strega, era (ed è?) considerata l’insidiatrice delle porte delle case. Una delle derivazioni, infatti, del termine janara la si fa comunemente risalire dal latino “ianua”, “porta”, e proprio dinanzi alle porte, secondo la tradizione-superstizione, era necessario collocare una scopa, piuttosto che un sacchetto con grani di sale, perché lei, costretta a contare i fili della scopa, o i grani di sale, indugiasse fino al sorgere del sole, la cui luce pare fosse sua “mortale” nemica. La scopa ha una forte valenza fallica; il simbolo maschile e fertile si oppone a quello femminile e sterile della strega. Il sale, invece, è sempre stato connesso con la dea Salute, da cui una falsa etimologia ne faceva discendere il nome. Alla figura di strega si associa sempre quella di voli notturni, di riunioni che avvenivano durante la notte. Il termine “strega”, infatti, deriva dal latino strinx, un uccello rapace notturno a cui si attribuivano poteri malefici. Capace di volare, di scatenare terribili tempeste, di provocare l’aborto nelle giovani mamme, ma anche negli animali, di tramutarsi in questi ultimi, o, addirittura, di render folli i bambini, la janara, dopo aver compiuto il rito in cui ungeva il proprio corpo, partiva alla volta di avventure notturne in cui, in compagnia delle sue “amiche” e di compagni demonj, ballava e banchettava sotto lo sguardo vigile di Belzebuch, principe del demonio.
Sin dal 1273 si registra nella città di Benevento la presenza di un NOCE sotto il quale avveniva un convegno di streghe piuttosto noto, a quel tempo, non solo nel nostro paese ma anche nel resto d’Europa. Il noce dove si svolgeva il convegno sorgeva in un luogo imprecisato, forse lungo il fiume Sabato. La tradizione ci riporta anche le parole che le streghe pronunciavano prima del magico volo: "Sott'all'acqua e sott'u viento, sott'a u noce e Beneviento". La leggendaria riunione beneventana divenne, dunque, così celebre che nei processi per stregoneria i giudici ritenevano la partecipazione ad essa una prova irrefutabile di colpevolezza da parte delle inquisite, spesso costrette ad ammettere tale fantastica partecipazione sotto tortura. E noti sono anche gli strumenti attraverso i quali si estorceva loro una confessione di apostasia dala fede Catholica. Poiché, infatti, le confessioni erano il presupposto indispensabile delle esecuzioni, molti inquisitori affinarono le tecniche coercitive per estorcerle. Paragonete a queste torture la tragedia della Shoah è cosa di poco conto… I diabolici strumenti (perché se esiste al mondo qualcosa di diabolico si tratta proprio di questo…), erano utilizzati per estorcere confessioni, in molti casi false, di donne ed uomini spesso innocenti. Continua....con le più violente e sanguinose torture!
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