noingiustizie

Qualunque cosa si dica in giro, parole ed idee possono cambiare il mondo.

 

MAPPA DEI INCENERITORI ITALIANI

 

MA CHI È MORTO?..È MORTA LA GIUSTIZIA!

 

 

IL LAZIO E I SUOI INCENERITORI

 

NO INCENERITORE ALBANO

 

 

PENISOLA AVVELENATA

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

FACEBOOK

 
 

NON SPRECHIAMO L'ACQUA

Ecco 12 regole per risparmiare il consumo di acqua potabile. Rispettare queste regole significa imparare a considerare l’acqua come un bene prezioso che non deve essere sprecato

REGOLA 1 - Far riparare tempestivamente le perdite dell’impianto interno. Un rubinetto che gocciola al ritmo di 90 gocce al minuto spreca 4.000 litri di acqua all’anno.

REGOLA 2 - Non fare uso eccessivo di prodotti chimici per la pulizia della casa.

REGOLA 3 - Non usare la toilette come discarica di sostanze tossiche (vernici, lacche, prodotti chimici, sigarette, solventi) altrimenti si riduce la funzionalità del sistema fognario.

REGOLA 4 -  Contenere i lavaggi delle autovetture con un secchio piuttosto che con acqua corrente consente un risparmio di 130 litri ogni lavaggio.

REGOLA 5 - Innaffiare l’orto con acqua piovana raccolta precedentemente.

REGOLA 6 - Far funzionare la lavatrice o la lavastoviglie a pieno carico; si ottiene cosi’ un risparmio pari a 8.000 / 11.000 litri di acqua potabile all’anno per famiglia.

REGOLA 7 - Pulire i piatti subito dopo i pasti, togliere lo sporco più grossolano, condire la pasta nel tegame ancora caldo evitando di sporcare un’altra terrina.

REGOLA 8 - Usare l’acqua di cottura della pasta per lavare i piatti e le stoviglie.

REGOLA 9 - Fare la doccia la posto del bagno in vasca, ciò consente un risparmio di 1.200 litri di acqua potabile all’anno.

REGOLA 10 - Chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti e tappare il lavandino al momento di farsi la barba; questo permette di risparmiare fino a 7.500 litri l’anno per una famiglia di tre persone.

REGOLA 11 - Applicare un frangiflutto a un rubinetto per arricchire d’aria il getto d’acqua.

REGOLA 12 - Utilizzare per lo scarico del water un sistema a rubinetto o a manovella al posto di quello a sciacquone; si risparmiano così circa 26.00 litri all’anno.

 
Citazioni nei Blog Amici: 9
 

AREA PERSONALE

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi e commenti in questo Blog.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Messaggio #122Messaggio #124 »

Post N° 123

Post n°123 pubblicato il 18 Luglio 2008 da Akire28

Chernobyl: I DANNI DEL NUCLEARE

(2 Parte)

L'aria risuona del canto degli uccelli. Le api si posano sui fiori. Il bosco emana un piacevolealito di frescura. Non ci sono macchine in giro. Rari i passanti. Un piccolo paradiso risparmiato dagli abusi della civiltà, si direbbe a prima vista. Invece è l'inferno che vorremmo cancellare dalla nostra mente. Quattordici anni dopo il disastro più grave nella storia dell'energia nucleare, entriamo - non senza patemi – nella centrale di Chernobyl ormai segnata da un annuncio di morte. Il reattore numero 3, il solo rimasto in funzione, dei quattro che componevano l'impianto, sarà spento il 15 dicembre prossimo (n.d.r. quando fu scritto il reportage il reattore era ancora funzionante; verrà spento, come descritto in altro articolo, il15/12/2000). La centrale, diventata il simbolo di una sconfitta,sarà messa in disuso. Mal'incubo non si dissolverà in quella data.

"Il peggio - sento ripetere lungo il viaggio versoChernobyl - deve ancora venire".

Cosa ci può essere di peggio rispetto alle decine di migliaia di morti, di invalidi, di ammalatiprovocati dall'esplosione?

Rispetto alle centinaia di migliaia d'ettari di terreno contaminati, ai fiumi avvelenati, ai boschipietrificati?

Rispetto all'evacuazio ne d’ intere città, allo sradicamento di milioni di persone condannateall'impoverimento, all'alienazione della speranza, alla perdita dell'identità?

"Il peggio - dicono gli esperti delle Nazioni Unite che con pochi mezzi tengono sottoosservazione gli effetti della catastrofe - verrà tra il 2006 e il 2010 quando le conseguenzesulla salute di tre milioni e mezzo di persone raggiungeranno il picco più alto".

 Basta vedere ildato sui casi di cancro alla tiroide che colpisce i bambini di Chernobyl. Entro l'inizio del millennio erano stati previsti 1500 casi, 6600 entro il 2006. Oggi, invece, superano già gli undicimila.

"Il peggio - ammonisce il professor Anatolij Romanenko, direttore del Centro di ricerca per la Medicina delle Radiazioni - verrà, se verrà, quando i bambini che erano in fasce o nella pancia della mamma al tempo dell'esplosione cominceranno a loro volta a procreare. Solo allora si potrà sapere se oltre al cancro, all'abbassamento del livello immunologico della popolazione e a tutte le patologie sviluppatesi dopo l'incidente, l'esplosione ha provocato anche alterazioni genetiche".

La strada per Chernobyl corre diritta fra due quinte d' alberi che allafine dovranno essere abbattuti, i tronchi sepolti nei cimiteri di scorie radioattive. Questi castagni giganteschi, questi pini altissimi rappresentano una bomba innescata. Se dovesse svilupparsi un incendio, con la cenere e il fumo, si propagherebbero anche le sostanze radioattive su cui riposano le loro radici.

"Attenzione, evitare di accendere fuochi", gridano i cartelli sulla strada.

 Sotto lo sguardo a untempo gelido e solidale di alcuni poliziotti, attraversiamo la barriera che delimita la "zona dei dieci chilometri", il cuore dell'area contaminata.

Chernobyl sembra una di quelle città di retrovia che si incontrano in prossimità di una guerra: scuole trasformate in dormitori, case sbarrate, uomini in tuta mimetica, donne alle mense. Degli undicimila abitanti che vivevano a Chernobyl prima della tragedia, ne sono rimasti poche centinaia, soprattutto anziani che non ce l'hanno fatta a lasciare la loro casa. Il resto della popolazione è costituita da pendolari, addetti ai servizi creati dopo la catastrofe, burocrati e manovali dell'emergenza per i quali è stata costruita un'altra città, Slavutich, a 50 chilometri didistanza.

 Vanno e vengono ogni giorno.

La centrale si raggiunge in un baleno, attraversandodue luoghi simbolici. A sinistra c'è il campo degli elicotteri con la lapide in onore dell'equipaggioche perì per la troppa improvvisazione prima ancora che per le conseguenze del disastro.

Nel tentativo di spegnere le fiamme che si sprigionarono dal reattore numero Quattro fumandato un elicottero che avrebbe dovuto far cadere dall'alto una certaquantità di sabbia. Se non che gli strateghi dei soccorsi pensarono che era il caso di proteggere l'equipaggio con una pesante lastra di cemento posta sotto la fusoliera.L'elicottero riuscì ad alzarsi e a compiere alcune missioni ma al ritorno, per il peso eccessivo,urtò contro un cavo elettrico è precipitò. Tutti morti.

Sul lato destro della strada, un altro monumento ricorda il sacrificio dei 14 vigili del fuoco (solo quattordici) che si opposero, in sostanza a mani nude, all'urto di un' esplosione considerata cento volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima.

 Due morirono subito.

Gli altri nell'arco di pochi giorni.

"Se oggi siete vivi - reca la scritta - in parte lo dovete alnostro sacrificio".

Imponente come un tempio dedicato a una divinità del male, tutto a gradoni che sembrano sfidare il cielo, grigio come un'immensa bara di granito, ecco il "sarcofago" costruitointorno al reattore esploso. Non potendo avvicinarsi al nucleo ormai incontrollabile, non potendo liberare la zona dalle macerie contaminate, si decise di rinchiudere il tutto in una sorta di possente armatura di ferro e cemento. Furono i robot telecomandati a fare il grosso del lavoro.

Il risultato è che il sarcofago, ultimato nel novembre del '86, e infinite volte riparato, fa acqua da tutte le parti. Bisognerà costruircene sopra un altro.

 Costo dell'operazioneoltre 700 milioni di dollari, appena metà dei quali raccolti, gli altri ancora da raccogliere.

Aleksandr Usaev, un medico originario degli Urali, capo del servizio ecologico della protezione civile, che ci accompagna in questa visita, tiene d'occhio un piccolo contatore geigerportatile che ha tirato fuori dalla tasca della giacca mentre ci avvicinavamo alla centrale. A cinque chilometri di distanza il display del contatore segnava cinquantatre micro Roentgenl'ora e l'apparecchio emetteva un bip ritmato lento come quello di un videogioco tarato per un principiante. Adesso, a cinquanta metri dal "sarcofago", il contatore è una mitraglia, novanta,cento, duecento. Entriamo negli uffici riservati ai visitatori protetti da una lastra di vetro e piombo (400, 500). Ascoltiamo la spiegazione di una portavoce della centrale sul lavoro già fatto e su quello da fare (800,900, 950).

Aleksandr spegne il contatore: "Non vi preoccupate - dice – è un livello di radiazioni continue,non si attaccano alle scarpe". Ma tutti quelli che lavorano qui portano registratori individuali delle radiazioni appuntati al petto.

Sotto gli occhi spiritati di un Lenin di bronzo tecnici e operai della centrale si affrettano all'ingresso del Terzo blocco per l'inizio di un nuovo turno di lavoro. Hanno faccetese. Non vediamo sorrisi in giro. Sono i forzati di Chernobyl, costretti non solo a lavorare in quest’ ambiente contaminato, ma, oggi, persino a difendere il loro impiego.

"Che ne sarà di noi e delle nostre famiglie - si chiede Stanislav Shetkelov - una volta spento il reattore?

Si fa presto a dire chiudiamo Chernobyl, ma come vivranno le trentamila persone chedipendono della centrale?

Anche voi in Europa dovreste pensare e pensare prima di farvi prendere dalle passioni".

Passioni? Pripiat’, la città morta dista appena sei chilometri.

Quando all'1,24 di quel sabato 26 aprile 1986 esplose il reattore, la cittadina che ospitava cinquanta mila persone, i dipendenti della centrale e le loro famiglie furono investiti in pieno dalla nube tossica. Ma la gente venne messa in allarme solo 36 ore dopo,l'evacuazione cominciò domenica sera.

Nel frattempo si celebrarono due matrimoni con tanto di feste all'aperto, una maestra portò la scolaresca sul ponte per mostrare ai bambini i vigili del fuoco al lavoro, si ultimarono i preparativi per la festa del primo maggio compresa la prova generale della parata.

Solo quando squillò il telefono nelle case dei 34 tecnici del turno di notte al reattore numero Quattro si cominciarono a capire le dimensioni della tragedia. Di quegli uomini, due morirono subito e i loro corpi non vennero mai recuperati, fra questi il tecnico che quella notte diede il via all'esperimento che scatenò la catastrofe.

Gli altri cessarono di vivere nell'arco di un mese.

In ventiquattr' ore Pripiat' venne evacuata, come anche i villaggi della zona.

"La gente fu costretta a partire così come si trovava, in pigiama e camicia da notte", racconta Aleksandr. Per organizzare l'esodo vennero mobilitati i soldati di vari reparti che a loro volta sarebbero caduti vittime delle radiazioni.

Gli effetti dell'esplosione si moltiplicarono estendendosi ai soccorritori che qui, con una parola dal suono orribile, chiamano "liquidatori". In totale si calcola che sia stato impiegato un esercito di 600 mila"liquidatori" che, nel tempo, avrebbe subito 150 mila perdite.

Oggi Pripiat' è una città fantasma, l'ideale scenografia di un horror, tutta costruita attorno a una piazza sommersa dalle erbacce: l'albergo, il palazzo del Comitato centrale cittadino con la falce e il martello sulla facciata, la lavanderia con l'insegnagialla che fino a poche settimane funzionava per gli addetti alla centrale, la scuola, le cabine telefoniche sventrate. E giro, giro. Come sguardi spenti, migliaia di finestre aperte sul nulla.

Dicono che Pripiat' era costata all'Urss 200 milioni di dollari.

Riprendiamo la via del ritorno non senza sollievo. La natura a Chernobyl ha trovato il modo disopravvivere. Dietro la cortina invisibile della radioattività che tiene lontano gli uomini sono comparsi i lupi, i cervi, gli orsi e ogni sorta di uccelli rari.

Sul canale che raccoglie l'acqua per raffreddare i reattori,un gruppo di operai getta enormi bocconi di pane a pesci mostruosamente grossi.

Fonte: quotidiano “la Repubblica” (17/6/2000)

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

INFO


Un blog di: Akire28
Data di creazione: 19/03/2008
 

COME ERA CONTRADA NOCECCHIE UNA VOLTA

 

LAVORI ALLA DISCARICA DI SANT'ARCANGELO

 

DISCARICHE INQUINATE

 

 

ULTIMI COMMENTI

Una piccola curiosità riguardante "Arike 28"......
Inviato da: LUIGI
il 25/11/2010 alle 20:48
 
Mi scusi, parla pure???? Non ha neanche il coraggio di...
Inviato da: Luigi
il 29/10/2010 alle 16:03
 
lavatevi la bocca nn siete neanche i peli del c...o di...
Inviato da: 1973
il 22/10/2010 alle 23:05
 
Bravo Nicola!!! Concordo perfettamnete con te, non mi...
Inviato da: Luigi
il 14/09/2010 alle 12:08
 
peccato che a distanza di un anno dalle elezioni...
Inviato da: nicolatucci66
il 17/05/2010 alle 14:56
 
 

BLOG di una

STREGA D.O.B.:

Di Origine Beneventana!!

 

ULTIME VISITE AL BLOG

mariomancino.mapungi1950_2carmensacrestanovanto06lagabbianellaeigattigianpiero_71claudio_leoncinifabry791AlexxGordonmaripi83piero.boarettirobertamonteleone90tecnoitalia.scarlAkire28vanna.ianna
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963