Post n°12 pubblicato il 15 Aprile 2011 da francoceravola
Giorno di Gennaio 1967 PAGINA
Giorno di Agosto 1974
I suoni della sera riportano a volte Ho abbracciato vele di libertà Ho misurato il nastro dell'asfalto grigio Mi sono immerso nel vuoto del tempo Amo l'ombra dei calmi cipressi |
Post n°10 pubblicato il 17 Marzo 2011 da francoceravola
Giorno di Aprile 2010
Sempre uguale rapidamente precipita il giorno Scomparendo nel cammino già percorso Intanto il buio nasconde i fiori Nel mio giardino senza voce Sotto lo sguardo delle finestre addormentate Mentre un indecifrabile messaggio Cade dai tetti acuminati E si perde negli angoli delle linee luminose Vorrei che tutto pendesse dagli alberi Come frutti seccati sui rami Dalla impietosa calura estiva Ascoltando un rantolo di fuoco Che muore per la caduta dell'acqua Nella quale scivola la vita Che corre dove precipita il giorno. |
Post n°9 pubblicato il 11 Marzo 2011 da francoceravola
Giorno di luglio 2010 Guardavamo le bianche vele rigonfie Scivolare sul piano brillante dell'acqua Noi a riva tra scogli trapunti di ricami Affascinati dal nostro incerto futuro Sotto un sole che pioveva raggi d'arsura Poi ancora negli anfratti delle vaschette Con gli occhi puntati sulle buie tane Dei granchi curiosi e sospettosi Delle improvvise increspature sull'acqua Che complicavano la fulminea cattura Non siamo più sull'alga in putrefazione Alla ricerca di bruno-rosso vermicelli Per la pesca delle ghiotte variopinte donzelle Il divenire ci ha rubato i giorni felici E noi li conserviamo nel cuore incantato. |
Post n°8 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da francoceravola
Giorno di dicembre 2010
Siamo ancora qui noi Sul divano stropicciato del soggiorno Con il grande schermo del televisore al plasma Stracarichi di abulica noia Consapevoli del vuoto delle parole ammaestrate Che lo schermo ruffiano ci porge Con la malsana voglia di farci partigiani Delle malcelate intenzioni di chi tiene il ladruncolo potere E noi scettici a rincorrere l'indifferenza Che ci protegge da ogni salda convinzione. Non vogliamo niente da chi non sa dare Né vogliamo dare niente a chi non sa dare E restiamo immobili sulla soglia del tutto Stupiti e angosciati mentre lo schermo Commosso dalla sua anima ci ripropone il patetico Che già rifiutammo in quanto tortura della mente. Come gomme insolitamente lisce ci avvolgiamo Sui nastri d'asfalto grigio umido di pioggia Nell'attesa di travolgere i giorni vicini Che cancellano con noncuranza il nostro essere Ah la memoria ingrata non ricorda la storia Dei nostri momenti di gioia di festa e di felicità Caduti nel pozzo del rumore lontano Con le nostre mani bianche che strappano il nulla Che non ha nulla perché è un inspiegabile nulla.
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Post n°7 pubblicato il 22 Febbraio 2011 da francoceravola
Giorno di novembre 2010
Camminate sulle scogliere della Luna Menzogne putrescenti della Terra Incrostate poi la vostra anima Con gusci di patelle per farvi un carapace Ed avere gli uncinati artigli liberi Di arpionare fra le voci delle finanziarie Le cascate di denaro pubblico Per i Grandi e meno grandi del potere.
Adagiatevi sulla linda sabbia Marosi impazziti dalla furia dell'anima Sconvolta da una menzogna esistenziale Che piange sulle candele dl crepuscolo Spargendo intorno petali di rosa Come i nostri anni sparsi sulla scia del divenire Su di un crepuscolo amareggiato dai rintocchi delle bronzee campane E la sera che l'inghiotte avida il buio Fa scempio delle nostre illusorie speranze Cariche del dolore del disinganno
Oh dei e Santi anche voi non ritrovate il sentiero del Paradiso Confusi come siete dai millenni inconcludenti e vani Abbiate l'umiltà della coscienza dell'assoluta ignoranza Della vostra creazione dalla paura del primate schizofrenico Unitevi a noi per procedere verso il cammino del nulla Magari a passo di danza al suono delle launeddas Come nel più fantastico giorno del nostro trionfo senza gara. |
Post n°5 pubblicato il 29 Gennaio 2011 da francoceravola
Il lago di Baratz LA LEGGENDA DI BARATZ Quando ero bambino mio padre mi raccontava questa leggenda. Mi diceva che nel luogo dove oggi c'è un lago, c'era un paese. Ma i suoi abitanti con il loro comportamento si attirarono le ire del cielo per cui vennero messi alla prova. Solo una donna fu generosa con il povero viandante e solo lei ebbe la possibilità di salvarsi. Ma mentre scappava insieme alla figlia sentì che a Baratz stava accadendo qualcosa di terribile. Si voltò disubbidendo all'ordine del viandante e diventò una statua insieme alla sua bambina. Ho scritto questa canzone in ricordo di quell'antico racconto. Il testo è in algherese e questa è la traduzione letterale in italiano. Ritornello Baratz è caduta / nel fondo del lago / la donna di pietra è ancora là / voi se andate / di giorno o di notte tenete presente / ciò che è successo.
Baratz è caduta / nel fondo del lago / la donna di pietra è ancora là / con la bambina / stretta abbracciata la notte di luna / quando l'acqua / è più chiara. Il sole tramonta / dove finisce il mare / di giorno l'abbagliava sino a quando era stanco. / La notte il chiarore / della stella più grande colorava le case / di un velo grande e bianco.
Ritornello Baratz è caduta ...
Ogni uomo al mattino / Andava al lavoro / e ogni vicolo era pieno di chiasso / le donne lavavano / i panni al ruscello la vita passava / in maniera normale. / Ma il cuore della gente era pieno di veleno / per l'odio nessuno / faceva all'altro del bene vinceva l'invidia / il rancore, il peccato. / Era ora che fossero dal cielo castigati.
Ritornello Baratz è caduta ...
Da terra straniera / un povero è venuto / vestito di stracci un giorno di pioggia / un pezzo di pane nero / ha chiesto ad ognuno non c'è persona / che gliene abbia dato./ Una giovane madre che tornava a casa / sopra la testa / portava un canestro pieno di pane ben caldo / gliene ha dato uno solo / per farlo contento.
Ritornello Baratz è caduta ...
Solo tu figlia mia / hai avuto pietà / e questo bel regalo ti sia restituito / ora corri signora / più che puoi lontano da Baratz / più in fretta che puoi / e non girarti mai per vedere nessuno / e non fermarti mai / per sentire qualcuno La donna stringendosi / la figlia al petto / getta il canestro che l'uomo ha insistito.
Ritornello Baratz è caduta ...
Mentre lei fugge / dietro la schiena / sente suoni di passi che schiacciano la sabbia / rumori di mare / pianti di gente suoni di campane / disastro di vento / Un tuono grande pauroso e grida vicino / si gira e di pietra / diventa di colpo è l'acqua di Baratz / che tutto ha coperto / e più nessuno là si è trovato.
Ritornello Baratz è caduta ... |
Post n°4 pubblicato il 29 Gennaio 2011 da francoceravola
Il lago di Baratz Questo è il testo in algherese con grafia catalana LU CONTA DE BALCIA Ritornello Balcia és calgura / nel fondu del gliac la dona de perra / ès ancara anaglià vusaltrus si anau / a de dia o a de nit tangheu prasent / lu ch'ès sussait. Balcia ès calgura / nel fondu del gliac la dona de perra / ès ancara anaglià ama la creatura / astretta abrassara la nit de gliuna / quant l'algua ès mès crara. /Lu sol che tramonta ont acaba la mar / de dia l'agliuinava finzas che era astrac / la nit 'l craror de l'astreglia mès gran / tigniva las casas de un vel gran i branc Ritornello / Balcia ès calgura... Cara oma al maitì / s'an anava al traball i cara vaì / era prè del buldell las donas rantavan / la roba nel riu la vira passava / an manera normal. Ma 'l cor de ra gent / era prè de varè pe l'odiu ningù / feva a l'altru del bè vinsiva l'anviria / 'l rancor, lu pecat era ora che fossin / del sel castigaz. Ritornello / Balcia ès calgura... De terra astraniera / un proba ès vangut vistit de straccius / un dia che ha prugut un tros de pà negra /a cara'u ha damanat i no hi ha palsona / che n'hi agi dunat. Una giova mara / che an casa tunava damunt del cap / 'l canistru pultava iscint del fol / prè de pà ben carent n'hi ha dat sol 'u / pe'l felu cuntent. Ritornello / Balcia ès calgura... Sol tu figlia mia / has tangut pietat i achesc bel ragaru / ta sighi tunat ara curri signora / de mès che poz agliunt de Balcia / mès legu che poz. I mai no ta giris / pe' vera ningù i mai no ta felmis / pe' antrenda calchi u La dona astrigninsa / la figlia nel pit gita 'l canistru / che l'oma ha ansistit. Ritornello / Balcia ès calgura... Mentras eglia fugi / rarera la schena anten so' de passus / che aschician la rena ramols de mar / prols de gent sons de campanas / dastrossas de vent. Un trò gran pauros / i tichirrius a prop sa gira i de perra / diventa de cop ès l'algua de Balcia / che tot ha tapat i mès ningù / anaglì s'es trubat. Ritornello / Balcia ès calgura... |
Post n°3 pubblicato il 23 Settembre 2010 da francoceravola
Giorno di Novembre 2008
Non vedo la luce Navigo intristito fra la gente Che conta gli spiccioli della spesa quotidiana Come fossero gocce di sangue Poi guardo nel profondo la realtà E scopro un mondo pauroso Pieno di miseria e d'indigenza Poi l'impossibilità del problema Senza soluzione accantonato a marcire Lontano dalle feste e dallo spettacolo Che ad altri procura gioia e divertimento La mia attenzione poi si rivolge là dove c'è la guerra La guerra la maledetta guerra Con la falce che miete senza sosta Le vite degli adolescenti Come fossero fili d'erba calpestati E rimango indifferente in silenzio E penso che forse non è vero che è solo un incubo E vorrei che non fosse vero ma soltanto un incubo In me non soffre il cuore ma la mente E non mi chiedo il perché perché non voglio sapere E mi nascondo il viso fra le mani Stupito di accettare questa cruda realtà
Giorno di Dicembre 2009
Noi giovani anziani viviamo una rabbiosa confusione In questa società di squali ed avvoltoi famelici ed insaziati dal denaro. Le promesse dell'infanzia sono appannaggio di pochi lupi Astuti ed amorali accaparratori di tutti i poteri palesi ed occulti. E' rimasto per noi indistinti tra la massa derubata dei più naturali diritti Un Everest di leggi e regolamenti a strenua difesa dei privilegi dei potenti. |
Post n°2 pubblicato il 25 Maggio 2010 da francoceravola
Ultimo giorno di Maggio 2002 Che strano respiro ha oggi la mente nasce da dentro ed è grave e affannoso e urla nel silenzio soffocando il dolore. E' la sera avvolta dal lutto che riempie le case dove le oscurità attenuate dalla luce degli schermi si riempiono di immagini terribili adagiate sui piatti della cena inghiottite poi con noncuranza che vanno ad incollarsi nelle vene in compagnia di sorrisi estorti da pietose comicità confezionate dal digitale con altre opache gioie di glorie sportive e mondanità. Veniamo a toccarle quelle tragedie che restano per sempre appiccicate al cuore con lo stucchevole sogno dell'esistenza. Mentre l'età si fa di giorno in giorno più tarda riemerge dagli anfratti della coscienza quella fanciullezza senza tempo che ci fa corrotti innocenti. Come allora sarebbe opportuno il pianto per lavare con i sali delle lacrime i lati oscuri dell' imbrattata coscienza. Corriamo ancora negli spazi cosmici con il nostro carico d'odio per una realtà che ci distrugge incapaci di capire e di accettare. Giorno di Febbraio 2004 Ho visto il Sole pallido e pensoso mentre s'adagiava sulla groppa della fronte di pietra che nasconde l'orizzonte. "Ho fatto i miei figli" diceva " su quella sfera tanto amata dove i cavalli galoppano nitrendo con vigore e le balene cantano nel mar glaciale quando esplode la mia luce. Quanta pena provo nel ripensare all'uomo autore delle inarrestabili stragi che la sua mente turbata concede alle ragioni della violenza. Ho costruito la creatura perfetta Perché godesse di tutto il tempo del mio calore Anche dopo la naturale morte della terra E di me stesso. Ora con la bramosia del Dio Danaro Sfida la natura per sconvolgerla Provocando inconsolabili lutti. Ha contrabbandato la mia luce Per misteriose e magiche divinità Che ingoiano preghiere e implorazioni E stanno lì negli anfratti della psiche Mute e indifferenti Mentre il sangue scorre Compagno del dolore Rendendo l'esistenza un'insopportabile macigno Che schiaccia la vita Ora diventata inutile da preferire anzitempo il nulla." Così pensava il sole Mentre il suo triste colore Non tingeva di rosso Le nubi dell'ultimo orizzonte. La notte in agguato Spalancava le sue fauci lentamente Per inghiottire con sublime golosità L'immonda sciagura dell'uomo. Giorno di ottobre 2008
Ancora ti parlo amico della strada Raccontami ancora la tua allucinazione Mentre ti aggrappi alla speranza della fede Perché la fede è una sana follia che t'inganna Tutto ti fa vedere bello e giusto Quando ti acceca precipitandoti nel buio La verità è che non c'è una verità Ma mille e poi ancora mille e mille E mille ancora che si rincorrono nel vuoto Che le inghiotte disfacendole nel nulla Il segreto è svelato ma restano segreti i significati E noi corriamo agitando nella luce i pugni vuoti Prede della menzogna che si manifesta cura efficace Senza guarire tutte le nostre piaghe dell'inconscio Il vortice dell'ingiustizia ci trascina in un girone infernale., E non siamo noi a volerlo ma questa incapacità ad essere natura.
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Inviato da: francoceravola
il 12/12/2010 alle 18:26
Inviato da: noarell
il 23/09/2010 alle 20:57