Creato da francoceravola il 04/05/2010

poesia&altro

rime e versi

 

In ricordo di Angelino

Post n°13 pubblicato il 23 Aprile 2011 da francoceravola
 
Foto di francoceravola

Giorno di Luglio 2010

Angelo Ceravola

 

Serena notte d'Estate con le stelle

La premurosa Luna rischiara a giorno

La liquida pianura argentata del mare

Faticano i remi della scialuppa di legno

Azzurra e bianca barchetta timida

Carica di lunghi palamiti a trecento ami

Innescati a  calamaro e sardine spezzettate

Per catturare gli innocenti pesci del golfo

Io e Angelino poco più che adolescenti

Parliamo della nostra totalizzante passione

La musica la nostra appagante felicità

Lontano la meta da raggiungere

Si perde nei meandri del pensiero

Stracolmo di melodie e armonie

E versi e parole e musica di un tema

Che fa vibrare il cuore dei giovani ragazzi

" Sei come una stella del cielo

che dona luce nella notte....."

così sono le donne da amare e prendere

accompagnati dall'imprevedibile Dea

Ora Angelino amico e compagno di una vita

La natura ti ha preso portandoti nel nulla

Quella natura insensibile ed incosciente

Che senza sapere elabora la vita nel presente

Inseguita dalla spietata legge del divenire

E noi alienati animali coscienti e intelligenti

Pieni di lutto di dolore e di memoria

Portiamo nella mente ciò che rimane

Per poco

 
 
 

Giorno di agosto 1974

Post n°12 pubblicato il 15 Aprile 2011 da francoceravola
 
Foto di francoceravola

Giorno di Gennaio 1967

 PAGINA


C'è un'illusione nell'aria
Che riflette i miei versi mai scritti.
Le parole del domani
Riempiono altri giorni
Allontanando l'angoscia.
Una chitarra con il suono del mare.
Canta di una terra lontana
E piange il suo deserto di pietra.
Pallide ombre senza luce
Mormorano dolci preghiere
Per rendere gioia alla vita.
Nella favola del bosco
Ricoperto fra gli alberi
Il vellutato muschio
Mostra con orgoglio
I suoi colori caldi di luce.
Le farfalle con le impalpabili ali
Danzano il ballo tondo
Rose dai petali azzurri
Erbe colorate a festa
Rami verdi di venate foglie
Cinguettio romantico di usignoli.
Ammirata sorridi al piacere
E muovi passi di danza in punta di piedi
Leggera mentre onduli le braccia
Come ali bianche nell'aria ossigenata
Immagine di fata
Specchio della vita
Avvolta da vane illusioni.
Questo canto si perde nella valle
E nelle alture imbrunite
Conosci il tuo passato.
Le schiere gagliarde
Il cuore intrepido di un Re.
Esili danzatrici dalle cosce bianche
Spargono celesti veli trasparenti
nella fresca aria mattutina
al canto delle brune sirene di monte.
Immagini da film corrono lontane all'orizzonte
Con la poesia che nasce nell'ombra triste della Luna
Quando tutti i cuori della terra
Palpitano al nuovo gioco dell'amore
Nelle pianure levigate come lastre di marmo
Che inghiottono tutto il sangue dei fanciulli innamorati.
Ninna nanna
Azzurro fiocco
Sopra il lettino
Del mio bambino
Nastro d'argento
Nel firmamento
Trapunto di stelle
Tutte sorelle
Fiocco rosso
Rosso fiocco
Delle tue gioie
A me solo un poco
Ogni dolore
A me tutte le ore
Di ogni bene
A me sol le pene
Bravo bambino
Ti sono vicino
Dormi tesoro
Nel letto d'oro.

Giorno di Agosto 1974
Giorno di Gennaio 1993


Ho cercato nel paradiso delle parole
Il sentiero che conduce alle stelle

I suoni della sera riportano a volte
I pensieri sepolti nell'inconscio

Ho abbracciato vele di libertà
Accostando il cuore alla solitudine

Ho misurato il nastro dell'asfalto grigio
Di corsa per fuggire la realtà sensibile

Mi sono immerso nel vuoto del tempo
E nel silenzio ho percepito il nulla

Amo l'ombra dei calmi cipressi
Sotto i quali mi nasconderò alla vita

 
 
 

Pani Mundu

Post n°11 pubblicato il 27 Marzo 2011 da francoceravola
 
Foto di francoceravola

Giorno di maggio 2001

 

PANI MUNDU

"Angelo bell'angelo

alza su le ali e vieni qui da me"

"Ma non posso!... Il demonio mi tenta..."

I giuochi dell'infanzia

 Restano aggrappati all'involucro del passato.

Angeli con il musetto sporco di moccio

Balbettavamo le formule del gioco

Nel cortile del caseggiato

Di via Cagliari numero uno.

Nel mezzo la vasca per lavare i panni

Con il vecchio rubinetto gocciolante

Monumento alla fatica

 Dove giovani madri

Cariche di figli e di miseria

Senza risparmio

Sfregavano la roba

Per ripulirla da quell'orrenda guerra

 Che da lontano

Rendeva grigio il nostro cielo.

Non eravamo tristi

Anche se affamati

E i pianti erano dovuti

Al ginocchio sbucciato nella caduta

Ed al pugno ricevuto dal compagno.

Chi sa perché il cuore

Ha conservato soltanto il sole

Sempre infuocato

Nella campagna arida

Con le verdi lucertole

Sui muretti a secco

Curiose e pronte alla fuga.

E cavallette piovevano

In quel quarantaquattro

Quando tutto era sparito

Il pane, l'acqua, la vita.

Le nostre piccole pance

A malapena si riempivano

Con le erbe dei prati

Che noi ignari botanici

Conoscevamo con un solo nome:

Pani Mundu ... Pane del Mondo

 
 
 

Sempre uguale rapidamente ...

Post n°10 pubblicato il 17 Marzo 2011 da francoceravola
Foto di francoceravola

Giorno di Aprile 2010

 

Sempre uguale rapidamente precipita il giorno

Scomparendo nel cammino già percorso

Intanto il buio nasconde i fiori

Nel mio giardino senza voce

Sotto lo sguardo delle finestre addormentate

Mentre un indecifrabile messaggio

Cade dai tetti acuminati

E si perde negli angoli delle linee luminose

Vorrei che tutto pendesse dagli alberi

Come frutti seccati sui rami

Dalla impietosa calura estiva

Ascoltando un rantolo di fuoco

Che muore per la caduta dell'acqua

Nella quale scivola la vita

Che corre dove precipita il giorno.

 
 
 

Guardavamo le bianche vele rigonfie

Post n°9 pubblicato il 11 Marzo 2011 da francoceravola
Foto di francoceravola

Giorno di luglio 2010

Guardavamo le bianche vele rigonfie

Scivolare sul piano brillante dell'acqua

Noi a riva tra scogli trapunti di ricami

Affascinati dal nostro incerto futuro

Sotto un sole che pioveva raggi d'arsura

Poi ancora negli anfratti delle vaschette

Con gli occhi puntati sulle buie tane

Dei granchi curiosi e sospettosi

Delle improvvise increspature sull'acqua

Che complicavano la fulminea cattura

Non siamo più sull'alga in putrefazione

Alla ricerca di bruno-rosso vermicelli

Per la pesca delle ghiotte variopinte donzelle

Il divenire ci ha rubato i giorni felici

E noi li conserviamo nel cuore incantato.

 
 
 

Siamo ancora qui noi

Post n°8 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da francoceravola
Foto di francoceravola

Giorno di dicembre 2010

 

Siamo ancora qui noi

Sul divano stropicciato del soggiorno

Con il grande schermo del televisore al plasma

Stracarichi di abulica noia

Consapevoli del vuoto delle parole ammaestrate

Che lo schermo ruffiano ci porge

Con la malsana voglia di farci partigiani

Delle malcelate intenzioni di chi tiene il ladruncolo potere

E noi scettici a rincorrere l'indifferenza

Che ci protegge da ogni salda convinzione.

Non vogliamo niente da chi non sa dare

Né vogliamo dare niente a chi non sa dare

E restiamo immobili sulla soglia del tutto

Stupiti e angosciati mentre lo schermo

Commosso dalla sua anima ci ripropone il patetico

Che già rifiutammo in quanto tortura della mente.

Come gomme insolitamente lisce ci avvolgiamo

Sui nastri d'asfalto grigio umido di pioggia

Nell'attesa di travolgere i giorni vicini

Che cancellano con noncuranza il nostro essere

Ah la memoria ingrata non ricorda la storia

Dei nostri momenti di gioia di festa e di felicità

Caduti nel pozzo del rumore lontano

Con le nostre mani bianche che strappano il nulla

Che non ha nulla perché è un inspiegabile nulla.

 

 
 
 

Camminate sulle scogliere della luna

Post n°7 pubblicato il 22 Febbraio 2011 da francoceravola
Foto di francoceravola

Giorno di novembre 2010

 

Camminate sulle scogliere della Luna

Menzogne putrescenti della Terra

Incrostate poi la vostra anima

Con gusci di patelle per farvi un carapace

Ed avere gli uncinati artigli liberi

Di arpionare fra le voci delle finanziarie

 Le cascate di denaro pubblico

 Per i Grandi e meno grandi del potere.

 

Adagiatevi sulla linda sabbia

 Marosi impazziti dalla furia dell'anima

Sconvolta da una menzogna esistenziale

Che piange sulle candele dl crepuscolo

Spargendo intorno petali di rosa

Come i nostri anni sparsi sulla scia del divenire

Su di un crepuscolo amareggiato dai rintocchi delle bronzee campane

 E la sera che l'inghiotte avida il buio

Fa scempio delle nostre illusorie speranze

Cariche del dolore del disinganno

 

Oh dei e Santi anche voi non ritrovate il sentiero del Paradiso

Confusi come siete dai millenni inconcludenti e vani

Abbiate l'umiltà della coscienza dell'assoluta ignoranza

Della vostra creazione dalla paura del primate schizofrenico

Unitevi a noi per procedere verso il cammino del nulla

Magari a passo di danza al suono delle launeddas

Come nel più fantastico giorno del nostro trionfo senza gara.

 
 
 

Il pensiero impigliato in un amo da pesca

Post n°6 pubblicato il 22 Febbraio 2011 da francoceravola
 
Foto di francoceravola

Giorno di febbraio 2011

 

Il pensiero impigliato in un amo da pesca

Si dibatte nelle arie ammorbate della vita

Solo nel deserto di ciò che non accade

Incontra i giorni passati vuoti di significato

E implora il desiderio che si traduca in realtà

Assente di contenuti che fuggono nell'attimo

Per calpestare sentieri senza curve addolcite

forse è più sensato non avere sguardi di sgomento

E valutare ciò che riempie i giorni una dolce condanna

Che reprime le gioie senza farci capire che sempre

Ci alterniamo nel volo del mistero

Eppure la promessa che feci a me stesso

Non aveva possibilità razionali

Alternativa era il sogno che mi ha spinto nel mito

Dove la verità è una fiamma in esaurimento

Autunno soffia sul mare che si intristisce all'imbrunire

E allaga l'abisso inconoscibile

Intanto la mia deriva scuffia e le mie vele intrise d'acqua

Si adagiano in un fondale di melma

Tacete tacete fratelli primati

Anche i nostri Dei sono di ugual natura

Mostrano la loro indifferenza

Smarriti nelle foreste del bene e del male

Tanto non torna più niente dal precipizio del nulla

GIORNO DI FEBBRAIO 2011

Sciogliamo l'incanto del mistero
Che crea inquietudine nelle notti stellate
Sapendo che la magia del mistero
Nasce dalla sconosciuta attrazione
Di quanto non vogliamo sapere
Muoiono le cose dell'universo
Lasciandoci la trasparenza del nulla
Che ci trascina senza una meta sensibile
Dove tutto non ha possibilità di essere
Nascosto dalla nostra danza pomeridiana
Vicino all'irraggiungibile orizzonte
Che si fa sempre più lontano
Mentre si proietta con una velocità
Pari alla nostra voglia di raggiungerlo
Lo guardiamo lontano sempre più lontano
Perché l'orizzonte nasconde tutta la realtà
Che sta oltre e scivola sempre più oltre
Mostrandoci ciò che siamo e non sappiamo
Riprendiamo la strada che non conduce alla meta

Così ci trascina il mistero incontro al sole

 
 
 

Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 29 Gennaio 2011 da francoceravola
Foto di francoceravola

Il lago di Baratz

 LA LEGGENDA DI BARATZ

Quando ero bambino mio padre mi raccontava questa leggenda. Mi diceva che nel luogo dove oggi c'è un lago, c'era un paese. Ma i suoi abitanti con il loro comportamento si attirarono le ire del cielo per cui vennero messi alla prova. Solo una donna fu generosa con il povero viandante e solo lei ebbe la possibilità di salvarsi. Ma mentre scappava insieme alla figlia sentì che a Baratz stava accadendo qualcosa di terribile. Si voltò disubbidendo all'ordine del viandante e diventò una statua insieme alla sua bambina.

Ho scritto questa canzone in ricordo di quell'antico racconto. Il testo è in algherese e  questa è la traduzione letterale in italiano.

Ritornello

Baratz è caduta / nel fondo del lago / la donna di pietra 

è ancora là / voi se andate / di giorno o di notte

tenete presente / ciò che è successo.

 

Baratz è caduta / nel fondo del lago / la donna di pietra

è ancora là / con la bambina / stretta abbracciata

la notte di luna / quando l'acqua / è più chiara.

Il sole tramonta / dove finisce il mare / di giorno l'abbagliava

sino a quando era stanco. / La notte il chiarore / della stella più grande

colorava le case / di un velo grande e bianco.

 

Ritornello

Baratz è caduta ...

 

Ogni uomo al mattino / Andava al lavoro / e ogni vicolo

era pieno di chiasso / le donne lavavano  / i panni al ruscello

la vita passava / in maniera normale. / Ma il cuore della gente

era pieno di veleno / per l'odio nessuno / faceva all'altro del bene

vinceva l'invidia / il rancore, il peccato. / Era ora che fossero

dal cielo castigati.

 

Ritornello

Baratz è caduta ...

 

Da terra straniera / un povero è venuto / vestito di stracci

un giorno di pioggia / un pezzo di pane nero / ha chiesto ad ognuno

non c'è persona  / che gliene abbia dato./ Una giovane madre

che tornava a casa / sopra la testa / portava un canestro

pieno di pane ben caldo / gliene ha dato uno solo / per farlo contento.

 

Ritornello

Baratz è caduta ...

 

Solo tu figlia mia / hai avuto pietà / e questo bel regalo

ti sia restituito / ora corri signora / più che puoi

lontano da Baratz / più in fretta che puoi / e non girarti mai

per vedere nessuno / e non fermarti mai / per sentire qualcuno

La donna stringendosi / la figlia al petto / getta il canestro

che l'uomo ha insistito.

 

Ritornello

Baratz è caduta ...

 

Mentre lei fugge / dietro la schiena / sente suoni di passi

che schiacciano la sabbia / rumori di mare / pianti di gente  

suoni di campane / disastro di vento / Un tuono grande pauroso

e grida vicino / si gira e di pietra / diventa di colpo

è l'acqua di Baratz / che tutto ha coperto / e più nessuno

là si è trovato.

 

Ritornello

Baratz è caduta ...

 
 
 

La leggenda di Baratz

Post n°4 pubblicato il 29 Gennaio 2011 da francoceravola
Foto di francoceravola

 

Il lago di Baratz

Questo è il testo in algherese con grafia catalana

LU CONTA DE BALCIA

            Ritornello

Balcia és calgura / nel fondu del gliac

la dona de perra / ès ancara anaglià

vusaltrus si anau / a de dia o a de nit

tangheu prasent / lu ch'ès sussait.

 

Balcia ès calgura / nel fondu del gliac

la dona de perra / ès ancara anaglià

ama la creatura / astretta abrassara

la nit de gliuna / quant l'algua

ès mès crara. /Lu sol che tramonta

ont acaba la mar / de dia l'agliuinava

finzas che era astrac / la nit 'l craror

de l'astreglia mès gran / tigniva las casas

de un vel gran i branc

 

Ritornello / Balcia ès calgura...

 

Cara oma al maitì / s'an anava al traball

i cara vaì / era prè del buldell

las donas rantavan / la roba nel riu

la vira passava / an manera normal.

Ma 'l cor de ra gent / era prè de varè

pe l'odiu ningù / feva a l'altru del bè

vinsiva l'anviria / 'l rancor, lu pecat

era ora che fossin / del sel castigaz.

 

Ritornello / Balcia ès calgura...

 

De terra astraniera / un proba ès vangut

vistit de straccius / un dia che ha prugut

un tros de pà negra  /a cara'u ha damanat

i no hi ha palsona / che n'hi agi dunat.

Una giova mara / che an casa tunava

damunt del cap / 'l canistru pultava

iscint del fol  / prè de pà ben carent

n'hi ha dat sol 'u / pe'l felu cuntent.

 

Ritornello / Balcia ès calgura...

 

Sol tu figlia mia / has tangut pietat

i achesc bel ragaru / ta sighi tunat

ara curri signora / de mès che poz

agliunt de Balcia  / mès legu che poz.

I mai no ta giris / pe' vera ningù

i mai no ta felmis / pe' antrenda calchi u

La dona astrigninsa / la figlia nel pit

gita 'l canistru / che l'oma ha ansistit.

 

Ritornello / Balcia ès calgura...

 

Mentras eglia fugi / rarera la schena

anten so' de passus / che aschician la rena

ramols de mar / prols de gent

sons de campanas / dastrossas de vent.

Un trò gran pauros /  i tichirrius a prop

sa gira i de perra / diventa de cop

ès l'algua de Balcia / che tot ha tapat

i mès ningù / anaglì s'es trubat.

 

Ritornello / Balcia ès calgura...

 

 
 
 

La luce

Post n°3 pubblicato il 23 Settembre 2010 da francoceravola
Foto di francoceravola

Giorno di Novembre 2008

 

 

Non vedo la luce

Navigo intristito fra la gente

Che conta gli spiccioli della spesa quotidiana

Come fossero gocce di sangue

Poi guardo nel profondo la realtà

E scopro un mondo pauroso

Pieno di miseria e d'indigenza

Poi l'impossibilità del problema

Senza soluzione accantonato a marcire

Lontano dalle feste e dallo spettacolo

Che ad altri procura gioia e divertimento

La mia attenzione poi si rivolge là dove c'è la guerra

La guerra la maledetta guerra

Con la falce che miete senza sosta

Le vite degli adolescenti

Come fossero fili d'erba calpestati

E rimango indifferente in silenzio

E penso che forse non è vero che è solo un incubo

E vorrei che non fosse vero ma soltanto un incubo

In me non soffre il cuore ma la mente

E non mi chiedo il perché perché non voglio sapere

E mi nascondo il viso fra le mani

Stupito di accettare questa cruda realtà

 

 

 

 

 

 

 

Giorno di Dicembre  2009

 

Noi giovani anziani viviamo una rabbiosa confusione

In questa società di squali ed avvoltoi famelici ed insaziati dal denaro.

Le promesse dell'infanzia sono appannaggio di pochi lupi

Astuti ed amorali accaparratori di tutti i poteri palesi ed occulti.

E' rimasto per noi indistinti tra la massa derubata dei più naturali diritti

Un Everest di leggi e regolamenti a strenua difesa dei privilegi dei potenti.

 
 
 

Poesie

Post n°2 pubblicato il 25 Maggio 2010 da francoceravola
Foto di francoceravola

                     Ultimo giorno di Maggio 2002

 

Che strano respiro ha oggi la mente

nasce da dentro

ed è grave e affannoso

e urla nel silenzio

soffocando il dolore.

E' la sera avvolta dal lutto

che riempie le case

dove le oscurità

attenuate dalla luce degli schermi

si riempiono di immagini terribili

 adagiate sui piatti della cena

inghiottite poi con noncuranza

che vanno ad incollarsi

nelle vene in compagnia

di sorrisi estorti da pietose comicità

confezionate dal digitale

con altre opache gioie

di glorie sportive e mondanità.

Veniamo a toccarle quelle tragedie

che restano per sempre

appiccicate al cuore

con lo stucchevole sogno dell'esistenza.

Mentre l'età si fa di giorno in giorno più tarda

riemerge dagli anfratti della coscienza

quella fanciullezza senza tempo

che ci fa corrotti innocenti.

Come allora sarebbe opportuno il pianto

per lavare con i sali delle lacrime

i lati oscuri dell' imbrattata coscienza.

Corriamo ancora negli spazi cosmici

con il nostro carico d'odio

per una realtà che ci distrugge

incapaci di capire e di accettare.

 

Giorno di Febbraio 2004

 

Ho visto il Sole pallido e pensoso

mentre s'adagiava sulla groppa

della fronte di pietra

che nasconde l'orizzonte.

"Ho fatto i miei figli" diceva

" su quella sfera tanto amata

dove i cavalli galoppano

nitrendo con vigore

e le balene cantano

nel mar glaciale

quando esplode la mia luce.

Quanta pena provo

nel ripensare all'uomo

autore delle inarrestabili stragi 

che la sua mente turbata

concede alle ragioni della violenza.

Ho costruito la creatura perfetta

Perché godesse di tutto il tempo del mio calore

Anche dopo la naturale morte della terra

E di me stesso.

Ora con la bramosia del Dio Danaro

Sfida la natura per sconvolgerla

Provocando inconsolabili lutti.

Ha contrabbandato la mia luce

Per misteriose e magiche divinità

Che ingoiano preghiere e implorazioni

E stanno lì negli anfratti della psiche

Mute e indifferenti

Mentre il sangue scorre

Compagno del dolore

Rendendo l'esistenza un'insopportabile macigno

Che schiaccia la vita

 Ora diventata inutile

da preferire anzitempo il nulla."

Così pensava il sole

Mentre il suo triste colore

Non tingeva di rosso

Le nubi dell'ultimo orizzonte.

La notte in agguato

Spalancava le sue fauci lentamente

Per inghiottire con sublime golosità

L'immonda sciagura dell'uomo.

 

 

Giorno di ottobre  2008

 

 Ancora ti parlo amico della strada

Raccontami ancora la tua allucinazione

Mentre ti aggrappi alla speranza della fede

Perché la fede è una sana follia che t'inganna

Tutto ti fa vedere bello e giusto

Quando ti acceca precipitandoti nel buio

La verità è che non c'è una verità

Ma mille e poi ancora mille e mille

E mille ancora che si rincorrono nel vuoto

Che le inghiotte disfacendole nel nulla

Il segreto è svelato ma restano segreti i significati

E noi corriamo agitando nella luce i pugni vuoti

Prede della menzogna che si manifesta cura efficace

Senza guarire tutte le nostre piaghe dell'inconscio

Il vortice dell'ingiustizia ci trascina in un girone infernale.,

E non siamo noi a volerlo ma questa incapacità ad essere natura.

 

 
 
 

Non basta

Post n°1 pubblicato il 05 Maggio 2010 da francoceravola
 
Foto di francoceravola

Ultimo giorno di agosto 2003

Eccoci eroi del buio

dove teniamo nascosta la nostra coscienza

e fingiamo amicizia e fratellanza.

Nei nostri prati

vegeta corrosa dal vizio

l'erba del profitto.

Dobbiamo togliere il denaro agli altri

il nostro è poco

non basta non basta non basta non basta

anche la nostra terra è poca

dobbiamo toglierla agli altri

non basta non basta non basta non basta

abbiamo poca energia

dobbiamo toglierla agli altri

non basta non basta non basta non basta

abbiamo poco cibo

dobbiamo toglierlo agli altri

non basta non basta non basta non basta

e l'acqua? è poca!

dobiamo toglierla agli altri

Non basta non basta non basta non basta!

E la vita?

Quanto è poca la vita

se la rubassimo tutta

per consumarla da soli?

Non serve rubarla agli altri

dura comunque un soffio di vento.

 
 
 
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