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Il tuo ricordo di Padre Aldo

Post n°1 pubblicato il 17 Marzo 2008 da amici.padrealdo

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Commenti al Post:
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Anonimo il 17/03/08 alle 19:10 via WEB
... il più grande uomo che abbia conosciuto nella mia vita. Grazie Aldo. Ti mando un abraccio forte forte. Ed un abbraccio anche a Efrem e Mariarosa, esemplari nel gestire la sofferenza e gli ultimi giorni di Aldo. A presto. Andrea Patrizia e Riccardo.
(Rispondi)
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 18/03/08 alle 18:29 via WEB
Io ho perso un grande Amico che mi manca moltissimo ma che sarà sempre con me. Il Kenia e l\\\'Umanità hanno perso un grande Uomo. Egli vivrà per sempre in tutte le opere che ha realizzato. Per me l\\\'orgoglio di aver contribuito a costruire con Lui la scuola di Porot.
(Rispondi)
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 20/03/08 alle 11:56 via WEB
Alcuni anni ho fa ho avuto il grande privilegio di conoscere Padre Aldo Vettori in un mio viaggio verso il Nord del Kenya. Il ricordo di questa grande persona è ancora vivo nella mia mente nonostante siano passati diversi anni, la sua grande energia, la grande umanità e soprattutto l’intelligenza di capire il prossimo. Aveva a cuore la pacificazione di tre tribù del Kenya, i Pokot, i Samburu e i Turkana e a tale progetto aveva dedicato i suoi ultimi anni di vita. Partecipai ad un raduno con gli anziani delle tre tribù e ricordo come il suo rapporto con la gente locale fosse così profondo, tale da meritarsi grande rispetto. Aveva ottenuto risultati ove il governo aveva fallito ed era arrivato perfino ad ottenere rispetto dalla comunità musulmana e questo la dice tutta sulla sua immensa capacità di capire e rispettare l’altrui pensiero. Grazie Aldo per quello che ci hai insegnato. P.S. Per chi volesse saperne di più sul mio incontro a Morijio con Padre Aldo può visitare il sito www.kenyacolors.com
(Rispondi)
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 20/03/08 alle 23:20 via WEB
Ho avuto la grazia di conoscere padre Aldo purtroppo solo negli ultimi tempi della Sua esistenza. E' stato un incontro fin dal primo istante con un Uomo di un'umanità e una tenerezza straordinarie. Di certo l'incontro spirituale e umano più importante di tutta la mia vita. Ho vissuto l'emozione di un cristiano che ha incontrato Gesù e ha assaporato la dolcezza del Suo amore e della Sua carità valori che purtroppo molte volte anche la Chiesa di oggi non sa offrire e che la gente anela.
(Rispondi)
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Anonimo il 21/03/08 alle 16:04 via WEB
Io e la mia famiglia, abbiamo sostenuto Padre Aldo dal 1995 con adozioni e progetti, tenendo un contatto epistolare costante. Durante un suo soggiorno in Italia, accompagnato da suo fratello e sua cognata, venne a trovarci in azienda. Fu subito facile stabilire un contatto umano, data la sua particolare sensibilità e apertura di cuore, ma io rimasi colpito dal seguente particolare. Nel visitare il nostro stabilimento, notò subito che insieme a tanti italiani c’erano uomini di altre nazionalità, senegalesi, albanesi e rumeni, mi fece notare come era importante che imparassero a lavorare insieme rispettandosi e che ognuno richiedeva un approccio diverso data la loro cultura diversa.
(Rispondi)
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Anonimo il 21/03/08 alle 21:36 via WEB
Ricordo di averlo conosciuto molti anni fa quando un suo grande amico Padre Sandro Signorelli ci porto' a conoscerlo in quelle terre sconfinate di Barsaloi.Mi sembrava di essere entrato in un nuovo mondo e qui ho scoperto una persona i cui valori principali sono l'umanità e l'amore verso gli altri.Sei il simbolo vivente della pace sulla terra e sarai per sempre un esempio da seguire per tutta la nostra famiglia. A padre Aldo. Marco, Cristina, Jessica e Ylenia
(Rispondi)
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Anonimo il 23/03/08 alle 15:13 via WEB
Un granello di Sabbia. Karibu Bwana “Benvenuto nella mia casa” queste erano le parola che ho più sentito nei quasi 7 mesi trascorsi con te tra le tue genti. Accoglievi tutti, non hai mai fatto distinzione di Etnia, religione, provenienza o ceto sociale. Chi ti ha conosciuto li, proprio li a Morijo nel cuore di uno stato il Kenya (pieno di contrasti A volte crudeli) non ti potrà mai dimenticare. Lo dimostrano tutti gli amici che oggi, da tutta Italia sono venuti a darti il loro saluto, consapevoli che quell’uomo che ogni mattina alle sei accendeva assieme alle macchine della falegnameria anche un cuore malandato, rimarrà per sempre una luce guida inesauribile. Il tuo curriculum, che rimane l’unico tuo scritto autobiografico, inviato all’ amministrazione Comunale per il Prestigioso Premio Totila lo scorso settembre, termina cosi: “Ho visto i capi predoni dei Samburu, dei Turkana e dei Pokot trasformati in agenti di pace; li ho visti mangiare nello stesso piatto; ho sentito cantare la pace: mi sembra di godere la gioia della mia prima infanzia. Come un bambino vorrei ricominciare: la pace deve trasformarsi rapidamente in progresso, economico e sociale; le comunicazioni tra questi uomini devono diventare moderne, con strade e telefoni cellulari. Così deve andare la vita. Una vita spesa per amore e solo per amore! Magari vale un granello di sabbia. Sono già vissuto 76 anni, ma nonostante tutto mi sento ancora giovane.” Lo spirito che ti ha pervaso fino all’ultimo momento è stato quello di colui che ogni giorno aprendo la finestra inspira tutta l’energia del creato, per poi dispensarla con amore assoluto a chi ne ha bisogno dando tutto ma proprio tutto anche qualche pedata sul sedere ma solo per poi riaprire le braccia come un padre per un figlio. Dopo neppure un’ora dal tuo decesso, un giornalista mi ha chiesto di raccontare chi tu fossi. Questa domanda mi ha trovato completamente spiazzato perché a descriverti Caro Zio, non possono essere le innumerevoli opere: dighe, pozzi, strade, scuole, canali per l’acqua di cui tu non ti sei mai vantato, non amavi infatti sfarzi o celebrazioni perché dicevi di fare solo il tuo dovere, ma il modo con cui hai dato dignità a qualunque essere umano. Dicevi sempre che c’è del buono in tutti e chi non si commuove non è un uomo. Così al Giornalista ho raccontato di quel uomo incontrato a 150km dalla tua missione, nel deserto di pietre che unisce South HOr al Loyangali (e chi c’è stato sa di che inferno parlo) + di 50 gradi che ti tolgono la ragione. Camminava vestito solo di una coperta e un bastone e appena ci incrociò si inginocchiò dinanzi alla vecchia Toyota urlando Magi Magi (acqua Acqua) Antony il mio compagno di viaggio versandogli la poca acqua in nostro possesso gli chiese:” Cosa ti spinge a camminare di giorno con questo sole aspetta almeno il tramonto” “ Devo raggiungere Morijo il prima possibile rispose ansimando. E Antony ancora: “Ma ci sono altre missioni prima di Morijo fermati li” e lui abbassando lo sguardo disse a bassissima voce: “ Non sono una bella persona; ho ammazzato ingannato fatto cose orribili, ora sono solo e senza niente. Solo Padre Aldo so che mi darà qualcosa magari un lavoro; lui non guarda la tua storia ma solo chi sei veramente.” Lo so per chi non ti ha conosciuto bene ciò sembra impossibile, sembra qualcosa di fiabesco o mitologico, ma è il tuo grande amico Padre ramponi a definirti nel suo saluto arrivato Giovedì in questo modo:” Padre Aldo era tutto di tutti e il suo cuore viveva i battiti di tutti quanti. La sua missione era certamente atipica anche nella carità. Non chiedeva mai: ‘’cosa vuoi?’’ ma la domanda immancabilmente era: ‘’cosa posso darti?’’. E nella sua tenda o nella sua capanna non c’era solo un cuore aperto pronto ad ascoltare ma era disponibile anche la dispensa, anche la scansia del pane, anche il portamonete. Ci vorrà tempo per rimettere in ordine i dettagli numerosissimi di tutto quello che hai fatto e volevi fare nella tua vita letteralmente esemplare di missionario, sacerdote, apostolo, pioniere, iniziatore, sociologo, stratega e antropologo. Avresti diritto a tutti i titoli che indicano relazione con la vita umana e sociale, organizzativa e ecclesiale. Sei stato un comunicatore nato e la tua missione è cominciata così: comunicando con la gente, ascoltando, aspettando di capire e accompagnando nello sforzo di entrare in contatto per essere utile, per aiutare, per servire. Soprattutto sei stato un uomo di pace e le tue ultime opere avevano questo scopo, creare la pace tra i popoli. Mikitanapa nKai, che Dio ti porti come la mamma porta il proprio bambino. Amen. Grazie aldo
(Rispondi)
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Anonimo il 23/03/08 alle 17:19 via WEB
P. ALDO L'UOMO DELL'ENTUSIASMO. Sono onorato di parlare di P. Aldo. Si', perche' si parla sempre volentieri di un amico. Aldo e' stato un dono di Dio per la mia vita personale e anche per la mia diocesi di Maralal. E' una di quelle persone che quando la incontri ti lascia un segno positivo indelebile. Appena io ero arrivato nella missione di Wamba nel 1973, andavo spesso e volentieri in moto a trovare P. Aldo a Barsaloi dove lui stava iniziando una esperienza originale di pastorale nomade. Mi piaceva ascoltarlo perche' aveva il dono della parola e ti trasmetteva sempre il suo entusiasmo. Non era un uomo della noia e della abitudine. Ci credeva veramente a quello che faceva e a quello che sognava di fare e per me giovanissimo missionario lui era un esempio di missionario antico stampo, come avevo letto nelle riviste missionarie della mia giovinezza quando ero nel Seminario di Belluno. E poi, detto tra parentesi, sapeva anche cucinarmi dei buoni piatti di galline faraone e cinghiali che i suoi pastori gli portavano. Aldo era un uomo pratico, un operaio idraulico e saldatore, con i calli nelle mani e che sapeva costruire pozzi, dighe per l'acqua piovana, scuolette e chiese di cedro per i suoi pastori Samburu che lottavano contro una perenne siccita'. Gli piaceva pero' anche leggere e studiare alla sera al lume di candela e si teneva aggiornato su questioni attuali di teologia e di politica. Un prete operaio che si esprimeva benissimo su tutti gli argomenti, con il suo inglese e swahili da autodidatta. Poi quando ti incontrava ti faceva una testa e ti bombardava di domande impegantive: "Hai sentito l'ultima...? Cosa ne pensi tu...?". C'era P. Giuseppe Ramponi che lo stuzzicava spesso per avere informazioni di antropologia e etnografia sui costumi dei pastori samburu che Aldo conosceva molto bene. Parliamo ora della pace. Quando nel luglio 2001 io dovevo scegliermi un motto per il mio stemma di novello vescovo, andai da P. Aldo. Ci confessammo a vicenda e poi io gli diedi una penitenza strana: "Consigliami un motto e uno stemma episcopale adatto per la nostra nuova diocesi di Maralal." Mi disse: "In questa diocesi il problema numero uno che ci interpella seriamente come Chiesa e' la Pace tra le tribu' ". Sapeva benissimo quello di cui parlava. Infatti il distretto samburu negli ultimi anni stava ritornando indietro anziche' avanzare nel progresso. Scuole, chiesette e villaggi interi venivano chiusi a motivo della insicurezza provocata dalle continue lotte tribali e razzie di bestiame. Una volta i pastori usavano le lance ma ora usano i mitra. Aprimmo la bibbia e ci venne a tiro il versetto del profeta Isaia, al capitolo undici, dove si parla del Salvatore unto da Dio che porta la riconciliazione: anche il leone e la pantera vivranno pacificamente insieme all'agnello e alla vacca. Questo divento' il mio disegno e il mio motto episcopale. Ci mettemmo subito al lavoro insieme per organizzare incontri, preghiere e feste per la pace tra Samburu, Turkana e Pokot. Qui si potrebbe parlare a lungo sulla pace che divento' un assillo continuo per P. Aldo. La pace non si conquista in un solo giorno ma e' un lungo cammino, fatto di tantissime sconfitte. Ultimamente Aldo mi confidava: "La pace costa, costa molto (anche in soldi). In questi 20 anni che sono qui' a Morijo, piu' di venti volte ho sentito le pallottole fischiare sul mio tetto... Ma io non mi arrendo." Quando la malattia gli toglieva il respiro negli ultimi anni, io gli dicevo: "Io, tuo vescovo, non ti do ancora il permesso di morire perche' c'e' ancora bisogno di te per lavorare per la pace". E lui rideva. Gli ricordavo spesso la frase di S. Martino sul letto di morte: "Signore, se il mio popolo ha ancora bisogno di me, io non rifiuto il lavoro. Sia fatta la tua volonta'". Si', P. Aldo non ha mai voluto andare in pensione, anche se i suoi superiori cercavano di convincerlo. E' morto sfinito, perche' avendo amato i suoi li amo' sino alla fine (Gv. 13,1) proprio come Gesu'. Caro Aldo, ogni mattina quando dico la Messa uso ancora il tuo calice di Betlemme. Tu non potrai piu' uscire dalla mia vita, tu l'uomo dell'entusiasmo. (vescovo Pante)
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Anonimo il 23/04/08 alle 19:03 via WEB
Una fantastica esperienza. 8/11/2006 Non penso di riuscire a descrivere con le parole la mia esperienza in Kenya e soprattutto a Morijo! Forse perché più che il cervello, quest’esperienza ha colpito il cuore!E nel cuore non ci sono parole ma i sentimenti e le emozioni! Non ero mai stata nel continente africano prima di quest’estate e non sapevo proprio come sarebbe avvenuto il confronto/ scontro tra me e questa madre imponente! Beh l’impatto è stato violento e accogliente allo stesso tempo! Tutto si può dire dell’Africa tranne il fatto che sia coerente perché, ciò che la rende unica, ciò che senti e che si vede, sono proprio le sue mille contraddizioni! Se penso al mio viaggio, vedo i colori, i mille colori dell’umanità che si scatenano in una luce brillante che quasi ti acceca e non ti permette di vedere bene, di capirci bene e soprattutto di dare spiegazioni ai tuoi perché, quei perché che ti assalgono la mente e che fondamentalmente ti fanno sentire inutile e impotente! Ma per l’africano - ed è questo che è sconvolgente più dei tuoi perché - tu non sei mai inutile, tu puoi sempre, anche con un banalissimo sorriso cambiare qualcosa, qualcuno! La cosa straordinaria è proprio la gente, che ti stupisce ogni giorno e che anche se non ti conosce ti fa sentire importante, no, non perché sei bianco (e quindi sponsor) ma perché sei lì con loro! La missione di Padre Aldo mi è piaciuta molta è incredibile che la missione esista e che Aldo sia riuscito a fare ciò! Lì non ci sarebbe nessuno! C’è un super villaggio invece, addirittura con il campo da calcio (vicino ad uno strapiombo ma c’è)! Le giornate in missione sono state educative e divertenti, non sai mai cosa ti possa accadere! La missione è come una grande impresa di cui Aldo ne è il dirigente!E’ lui che gestisce e supervisiona tutto nei minimi particolari non gli sfugge niente non so come faccia! Il laboratorio di sartoria procede bene, era bello passare del tempo lì e personalmente di imparare qualcosa! Anche la falegnameria è stata una sorpresa: sono veramente molto bravi! Direi che quest’esperienza è stata più utile a me, non penso di essere stata d’aiuto alla missione in sé perché non c’è paragone con quello che ti dà stare li rispetto a quello che puoi dare tu! Quello che ti dà la missione è unico e inestimabile già solo stare vicino a Padre Aldo ti arricchisci! La sua presenza è stata importante per la mia vita! Le chiacchierate in macchina, i suoi consigli per me! La mia fortuna è stata proprio il poter salir davanti, per questioni di fisicità, accanto a lui. Cosi ho potuto godermelo e soprattutto ho potuto imparare da lui! Aldo è incredibile deve veramente avere amicizie strette lassù perché altrimenti non te lo spieghi un uomo come lui!E’ cosi carismatico che ti infonde pace anche quando vuoi stare arrabbiato! Sono stata veramente fortunata a poterlo incontrare e spero di rivederlo presto perché ho voglia di ascoltare le sue avventure le sue storie, tutte provate sulla sua pelle e lo si capisce dall’enfasi e dalle emozioni che ci mette dentro per farti capire bene ciò che gli è capitato! Sono molto felice di portare nel cuore i sapori, le voci, i canti, i sorrisi, le strette di mano, le mille strette di mano e gli infiniti rituali di saluto che erano la cosa più bella quando incontravi una persona! Ogni giorno penso all’Africa e alla sua gente, a tutti gli africani, a quelli che si danno da fare per cambiare le cose che lavorano e che hanno un sorriso per te, te che ti senti piccola in una realtà che a volte ti soffoca per la sua crudeltà! Penso anche a quelli che credono meno nel cambiamento, a quelli che a volte spengono le tue speranze e ti fanno pensare che sarebbe meglio mollare e lasciare tutto cosi e prego per loro perché so che la speranza non si è spenta e che ancora qualcosa di buono può nascere! Avrei molte cose da dire ma voglio finire con una frase che Padre Aldo diceva a tutti noi e ai suoi africani: “ L’uomo è libero e non sta a noi decidere per lui, sii un padrone fedele di te stesso.” Vorrei tanto che sentiste pronunciare “l’uomo è libero!” da lui perché vi assicuro che tutto d’un tratto vi ricordereste di essere liberi o perlomeno di poterlo essere e di conseguenza di poter raggiungere la felicità come ha fatto lui! (Elisa)
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mariaelena76
mariaelena76 il 29/05/08 alle 12:57 via WEB
Rimini 1 Maggio 2008 All’Associazione Amici di Padre Aldo E’ sera a Morjio, la tavola è sparecchiata ed è tempo delle ultime attività, quelle piacevoli e quelle riflessive, prima di andare a letto. Aldo inforca gli occhiali, ha una pila di buste accanto a sé. E poi ce ne è una di plastica ripiegata su se stessa. La srotola divertito e sparge il contenuto a mucchietti sul tavolo. Mi incuriosisce, mi avvicino. Francobolli, tanti francobolli di tutte le dimensioni e colori. Mi siedo lì a fianco, la mia curiosità aumenta, un mio parente era un commerciante di francobolli…iniziamo a visionarli. Cartelle su cartelle come quando si deve scegliere quella che ha la virtù magica per vincere la tombola. Disegnati con sorprendente maestria ci sono tutti gli animali della savana: uccelli, antilopi, giraffe elefanti leoni…un’arca di Noè inizia a prender vita. Aldo sorride appassionato.. aspetto che mi spieghi: “Questi francobolli è da anni che li prendo, ma ormai solo Padre Quattrocchio me li riesce a rimediare. Sono un appassionato e mi piace spedirci le lettere agli amici…invio le bellezze di questa terra meravigliosa”..guarda quanti uccelli.. “Lilli consigliami un po’ anche tu …quale gli mettiamo su questa lettera? Sai è per… e sono un po’ in ritardo con la risposta. Dobbiamo cercarne uno proprio bello: che ne dici un agile leopardo o questa delicata gru?” Passammo la serata: le lettere erano tante ma i francobolli di più, e uno più bello dell’altro. Ci siamo proprio divertiti. C’era davvero l’imbarazzo della scelta ma con gli occhiali sul naso e un po’ di gusto per il bello.. Aldo conosceva bene i suoi mittenti, io un po’ meglio gli animali, così in base all’affetto, all’urgenza, alla situazione raccontata o in risposta e al tipo di persona…con affetto appiccicava il daimon giusto alla persona giusta. Aldo era così: riusciva a vedere dentro alle persone..ne innaffiava i talenti, sorvolando sui difetti. “Ognuno deve essere ciò che può essere..non ciò che è”..dobbiamo sempre mirare a raggiungere il nostro potenziale, le virtù. Allora la potenza si trasforma in atto, si manifesta l’io cosciente, l’io che agisce secondo coscienza. E’ un percorso continuo, giornaliero. Mi spiegava. Ogni giorno i primi venti minuti da sveglio, Aldo risceglieva la sua vocazione ed era pronto a ripartire. In Kenya, si sa, le vie per raggiungere un obiettivo sono come gli sterrati percorsi in jeep: a volte ci si impantana, una pietra troppo spigolosa si può situare proprio sotto il motore della macchina e romperlo oppure uno scroscio repentino di pioggia occupa l’unico accesso ghiaioso alle quattro ruote..poi ci sono i chiodi sparsi in terra e a volte anche i banditi…se finisce il gasolio si aspetta o si scende tutti per spingere la jeep…non si sa bene quando, pole pole si arriva… E 30 anni di Africa sono una lunga strada…fanno ritarare i tempi ed acquistare una immensa umile comprensione di quella terra, dei suoi sterrati e dei suoi abitanti. Terra che rinvigorisce la Fede grande e quella forza virtuosa che abbatte i pregiudizi prima manifesti e poi più sottili, il manto delle bugie, del dipolo illusione delusione, della solitudine..del bianco e del nero, dell’Italiano e del Samburu… Solo dopo che si sperimenta tutto nelle profondità e nella libertà più totale, solo dopo l’antitesi che sconvolge e confonde, arriva la sintesi. Quasi come il figliol prodigo che ritorna, Padre Aldo lo ripeteva sempre: il regalo più grande che Dio offre all’uomo è la sua libertà e lo premia se la sperimenta, se si distacca dal Padre per viverla perché essa è il Suo regalo..Aldo ha scelto liberamente la sua vocazione. Vissuta come un safari. E ha scelto i suoi compagni di viaggio perché accanto alle difficoltà, alla rabbia, alla frustrazione ci sono anche gioia, allegria, sorrisi, risate e storielle da condividere. Che siano ubriaconi furfanti o Lokop troppo svegli, ognuno ha una sua qualità che lui amava…una piantina verde nasce anche nel deserto se nGai, la Pioggia, l’innaffia.. Gli abitanti di Morijo sono quelli che Aldo ha chiamato la sua gente, senza troppe gerarchie, infatti la sua missione era sempre aperta a chiunque. Quando si abbattono le barriere e si vive in capanna si cercano amici e si incontrano compagni di viaggio. Non si sa perché proprio quelli..con essi si condividono successi insuccessi, ci si litiga, non ci si capisce, ci si incoraggia, ci si prende cura, si scalfisce il muro coloniale e istituzionale, ci si impara a prendere con pregi e difetti per una qualche sintonia speciale poco comprensibile agli esterni…si sperimenta un rapporto che va al di là del Missionario e gli Africani…evanescente, sfuggente, repentino, instabile ma forte…legame affettivo che corre lungo gli anni e che intreccia vite condivise, un vitigno che cresce, a volte avvizzisce in alcuni rami, infine fruttifica. Ma oggi la collana si è sciolta, mancando il filo le perle si sono sparse. Lucy, la perpetua di Aldo, silenziosa, disponibile, efficace, puntuale accogliente…p. Aldo l’aveva accolta che era spaventata, tumefatta da quegli accidenti che capitano a volte alle donne. Alla Missione si è rimessa in sesto, custodita e protetta è diventata la miglior cuoca dei padri missionari. Lei si che sapeva prendere Aldo e tutti i suoi ospiti.. Poi c’è Anthony, Anthony Lemeteki…un nome noto tanto quanto la sua fama. Il braccio destro di Aldo: Anthony driver, meccanico, leader, stregone, operatore logistico, traduttore durante le funzioni, mediatore nei meeting di anziani e di pace, quello che rimedia il materiale e salva la pelle nei momenti difficili. Il figlio che viene e che va, che strappa i sorrisi con le sue storielle e che frega, che fa arrabbiare, che si gode la vita e taglia il largo ma che sa anche tornare.. Queste persone, lo sanno tutti quelli che si sono recati a Morijo, sono parte degli affetti più grandi che Padre Aldo aveva costruito in terra africana e di cui lui in Italia parlava sempre. Erano i suoi collaboratori a cui più si affidava e per cui nutriva più affetto. Un affetto approfondito e condiviso da più di 10 anni di collaborazione, anni in cui le vite di ognuno si sono adattate vicendevolmente. Voglio e ho voluto, ancora mi confondo con i tempi verbali, molto bene ad Aldo. Penso a lui ogni giorno. E penso anche a loro. C’ero quando è mancato, è stato un momento molto intenso e ringrazio tutti i familiari per avermi permesso di salutarlo. La morte, sia per chi crede che per chi non crede, è un momento molto toccante. Ci si sente abbandonati, si soffre. Il rito funebre ci permette in qualche modo di confortare questo senso di solitudine, di abbandonarci alla sofferenza, di sentirci vicini e ringraziare riconoscenti il nostro caro. Partecipare alla funzione religiosa segna un passaggio tra l’esterno e l’interiorizzazione della persona amata. L’ultimo saluto alla carne e l’apertura totale al cuore. Da fuori P. Aldo entra ancora più dentro di noi. Ciò attenua quel cambiamento con cui dobbiamo fare i conti, sentendoci abbandonati. Ci si potrebbe soffermare sul concetto di morte per i Samburu e dei riti funebri. Ma non ora. Parlando di persone care mi sto chiedendo, in questi giorni, quanto possa essere importante permettere a Lucy e Anthony il loro commiato a P. Aldo. Da un mese un interrogativo mi assilla: se un figlio scellerato caro ad un Padre fosse in America e non potesse partecipare al funerale perché non avesse i soldi per tornare a casa…quanto si farebbe, quanto farebbero gli amici, i parenti del defunto per permettergli di tornare? Questo interrogativo mi sollecita. Insieme alle richieste di questi due cari amici. A lungo ho riflettuto sulle implicazioni positive e negative di tale opportunità. Non parto dall’idea che sia opportuno fare venire in Italia qualche Samburu capo né che se vengono due allora dovrebbero venire tutti. O che l’occidente costituirebbe un impatto troppo forte…credo che non dobbiamo perdere di vista l’insegnamento di Aldo. Padre Aldo sapeva orchestrare i gruppi ma valorizzava anche i singoli. E in questo caso si tratta di persone affettivamente legate ad Aldo, a doppio filo. Credo che sarebbe eticamente corretto offrire a queste due persone la possibilità di porgere un saluto ad Aldo, al di là della nostra opinione personale nei loro confronti. Lui li ha scelti e ha seminato continuamente in loro. Parlando di loro fino alla fine. A volte mi chiedo come è ora la vita di Lucy che passava intere giornate intelaiando la sua vita a quella della missione, godeva di benefici e si barcamenava risolvendo diverse grane: allontanava gli ubriaconi, aveva il compito difficile di dire si e no a chi chiedeva, interponendosi tra la tranquillità di Aldo e alcuni invadenti più o meno effettivi bisognosi …. Ora è sola, ha la sua famiglia ma che ne è rimasto del suo mondo? Chi la protegge se gli scocciatori rivalgono? Se Lucy risolve questo vuoto e questi problemi quotidianamente non penso che l’Italia potrà mai spaventarla. Per Anthony, invece, è più facile, Aldo lo ha sollecitato alla vita politica..Aldo era molto lungimirante. Chissà che significato avrebbe per loro salutarlo, vedere i posti in cui P.Aldo è cresciuto, ed è diventato quello che è stato, vedere l’Italia, Paese tanto udito ed esperito con i suoi strani ospiti… Dare loro l’opportunità di realizzare questa preghiera, diventa una questione di coscienza, e di riconoscenza, di presa a carico degli affetti del caro Padre Aldo. Può essere un’opportunità grande per penetrare il suo insegnamento fondamentale: quello di considerare l’altro alla pari, riconoscendone la dignità e la reciprocità. La ricaduta potrebbe aprire nuovi mondi relazionali, veri. Non si tratta di una visita ufficiale dei Samburu a P.Aldo ma si tratta di un ricongiungimento intimo di affetti, magari silenzioso lontano da riflettori e giornali. Questo Anthony e Lucy vorrebbero. Con tutto ciò vi invito a pensarci. Sono disponibile a progettare e a coprire parte o tutte le spese del viaggio e permanenza perché credo sia importante non perdere questa possibilità. La possibilità di rendere omaggio all’affettività, quella che Aldo faceva brillare così ardentemente in ognuno di noi. M. Elena Flamigni (Lilli)
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Anonimo il 29/09/08 alle 14:02 via WEB
Aldo vive. Lo sentiamo vicino tutti i giorni.... E' una "cosa strana", unica...ma... per noi è così. Aldo vive. Un abbraccio a tutti coloro che lo ricordano. Andrea, Patrizia e Riccardo.
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Anonimo il 16/01/09 alle 19:28 via WEB
Ricordare appartiene al passato. Vivere è quello che conta. Vivere Padre Aldo è ciò che acquista un significato. Non si può parlarne al passato. Dall'alto della sua semplicità egli è un illuminato. Essere illuminato significa portare luce agli altri, perché la luce che egli riceve prontamente la distribuisce. Dall'alto della sua umiltà egli è un ispirato. Essere ispirato significa avere il dono di saper toccare il cuore della gente, con una Sapienza, un Amore, una Dolcezza e una Passione che non è di questo mondo. Padre Aldo porta luce ogni giorno, ogni istante ad ognuno di noi, quella luce che è la chiave, come egli stesso la definisce. "E ho fatto ancora il discorso della chiave: se uno ha la luce, ha la chiave per scoprire tutte le cose misteriose: scopre Dio negli altri, scopre i programmi di pace, di amore per gli uomini, scopre di avere una forza, un’intelligenza enorme. Apre, vede l’universo tutto insieme. Non dimenticate: la chiave è il vostro cuore quando è illuminato da Dio! Non è bello? Non so come mi vengono queste immagini." Ma più di ogni parola è vivo il suo sorriso, la sua genuinità, la sua franchezza, il suo essere al servizio degli altri sempre in punta di piedi, semplicità ed umiltà sempre a braccetto, in pieno spirito francescano. E' viva la sua passione contagiosa, è viva la fiamma che illumina di fuoco i suoi occhi. Ecco come lo descrivo utilizzando alcuni frammenti della nostra corrispondenza: “…quando cerco l’onda oltre il mio quotidiano, al di là dei confini comuni del nostro vivere, sempre aggravati da tante miserie, compio uno sforzo non comune, e quando lo faccio mi sembra di rubare la mia presenza, la mia attenzione e solidarietà verso gli ultimi. Questi sono sempre tanti come le stelle del cielo e tutti piccoli, e alzando il capo verso l’alto temo di calpestarli; i loro occhi brillano più di tutte le stelle dell’universo e solo per questi piccoli, le stelle e la natura continuano a brillare. Contemplando l’Amore in questi piccoli affamati, nudi, sporchi, qualsiasi trascendenza mi sembra solo uno sforzo filosofico, per evadere dalla realtà della storia a cui Dio ci chiama essere i protagonisti, per il suo regno di Giustizia e di Amore. La storia della Pace continua in questa fase di preparazione, con riflessioni e scelte quotidiane per gli ultimi. Lo sforzo ormai è oltre alle nostre capacità fisiche e mentali, ma la Provvidenza ci sprona ad andare avanti e non fermarsi e sembra che non tenga conto di tutte le nostre deficienze, anzi trova sempre vie nuove per spingerci oltre e tirarci fuori da ogni titubanza. “ “…sono in forte travaglio perché la Missione si è bloccata per una rottura dei nostri generatori e tutto Morijo è in attesa, senza acqua e senza laboratori. Quello che più mi sta a cuore è ripristinare la pompa dell’acqua perché se la gente è costretta dalla sete a bere l’acqua delle pozzanghere, quanti bambini perderemo per la dissenteria!! In questi frangenti bisogna non perdere la calma e continuare a sperare e credere con la certezza che la Provvidenza è sempre dalla nostra parte e di sicuro non ci abbandonerà. Proprio oggi sopra Morijo è arrivato un grosso temporale che ci ha riempito il grosso vascone di raccolta.” “..purtroppo la mia vita immersa tra gente che lotta per sopravvivere mi impegna non poco per aiutarli a liberarsi dalla fame, schiacciati e oppressi da un mondo egoista e ladro il quale non crede all’Amore. Mi ha fatto piacere sollevarmi un po’ anche per non (far) perdere il filo della Fede in Gesù, l’unica speranza per questa povera gente, amata e protetta dal Cielo come il tesoro più prezioso. Sono gli unici che credono all’Amore, gli unici che hanno un cuore, capace di accogliere l’Amore, la Gioia e la Libertà vera. L’Amore è il dono per eccellenza che scende dal Cielo, gratuito per tutti senza distinzione; non tutti sono preparati ad accoglierlo, ma coloro che lo rifiutano saranno bruciati dal suo fuoco, affinché diventeranno nuove creature, “se uno non nasce di nuovo non può ricevere la vera Vita”. L’Amore è il fuoco vero che fa vivere, nascere, crescere, ed il suo nido naturale in questo mondo è nell’amore sponsale, che quando è vissuto come dono reciproco è la più reale testimonianza dell’Amore Divino.” “…ho ricevuto il tuo augurio di Natale che mi ha riempito il cuore di gioia, quando pensi e vedi Morijo un presepio vivente 365 giorni all’anno e immagini la via lattea come la stella cometa e tutto il resto. L’hai proprio indovinata, anche se la povertà è oltre ogni limite, ma anche la gioia, perché stiamo vivendo il trionfo della pace nel cuore della gente e nelle loro culture. Non più con la giustizia della vendetta, ma con la giustizia della pace, trovando insieme tutele vie di accordo e di perdono reciproco. Dopo due anni di lavoro per la pace, in questi giorni, stiamo raccogliendo dei frutti, oltre ogni immaginazione, che ci dimostrano come la pace, con la forza della fede e l’impegno nel costruirla da parte di tutti, non è più un’utopia: quella che hanno sempre voluto farcelo intendere i razzisti, i signori della guerra e i venditori di armi e gli uccisori di bambini e tutti quelli che hanno una fede slavata, individualistica e borghese.” E’ un uomo piccolo, minuto, curvo, con un sorriso meraviglioso stampato perennemente sul viso, le braccia sempre aperte in segno di accoglienza. E’ un uomo, un uomo come tanti altri, come a dire che non è un’eccezione, non è un qualcosa di irraggiungibile, è semplicemente un esempio, ma noi tutti abbiamo le potenzialità per essere e per dare ciò che lui ha dato e continua a dare. Lui semplicemente non si è fermato al potenziale, al teorico, al si potrebbe fare o dire: ha fatto il passo successivo: l’essere che si trasforma in azione, la potenza che si trasforma in atto, la parola e il verbo che si materializza e non resta solo su un pezzo di carta. Cosa ci impedisce di fare altrettanto? E’ un uomo piccolo, fisicamente, indice di umiltà, semplicità, pazienza, eppure perseverante, paziente, forte, tenace, ostinato quando serve, deciso e duro all’occorrenza, fermo e allo stesso tempo dolce compassionevole, caritatevole, a seconda delle circostanze, con una profonda comprensione per le altrui esigenze, sofferenze, miserie, e sempre con una parola, un gesto, un atto per alleviarle, un azione d’aiuto, un dare al prossimo nel segno del a lui tanto caro agape o amore cristiano e caritatevole. E’ minuto, ad indicare che la forza interiore è notevolmente più grande di quella esteriore, è la forza dell’amore e della parola di Gesù, è la forza più grande che ci sia, ed è questa quella che è essenziale e sufficiente a tutti noi nella vita. E’ un uomo curvo: il corso della vita, degli anni, le sofferenze e vari acciacchi fisici lo hanno provato, piegato, però non spezzato: come una betulla si piega al vento ma non si rompe, egli mostra l’elasticità di un ventenne in ogni sua caratteristica: nel pensiero, nelle parole, nelle azioni, nei gesti, nell’entusiasmo e passione in ogni cosa che fa. Ha un sorriso meraviglioso stampato perennemente sul viso: anche quando si arrabbia, anche quando gli imprevisti gli fanno girare le scatole, le rughe sulla sua fronte sorridono, gli occhi vispi e spalancati, energici e severi conservano una benevolenza e un amore che vengono solo da Dio, e le labbra tornano dopo pochi istanti a sorridere magnificamente. Le braccia sempre aperte in segno di accoglienza: come nel presepio del Natale il Gesù bambino ci saluta nascendo acccogliendoci a braccia aperte nel regno di Dio, come nella croce il Cristo ci osserva e ci guida a lui a braccia aperte, così anche Aldo, ha nella sua spontaneità, nella sua indole, nella naturalezza dei suoi gesti queste braccia sempre aperte: per tutta la durata di ogni messa o celebrazione, in ogni incontro di pace assumendosi l’onore di introdurre e presentare i convenuti, in ogni appassionata omelia quando i suoi occhi ardono di fuoco, e le fiamme di Gesù e del vangelo si sprigionano amorevolmente, dolcemente, nonché severamente, con passione, nonché con ammonimento, e il suo sorriso accarezza i volti di chi è venuto ad ascoltarlo. Ado
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un amico il 05/04/10 alle 13:05 via WEB
Maledetto lavoro che mi prosciuga quasi tutto il tempo a disposizione, che mi tiene lontano dalla mia città per gran parte della giornata. E poi ci aggiungo anche la mia pigrizia, oltre alla stanchezza. Mescolato tutto questo, viene fuori che perdo contatto con quello mi accade attorno. Ad esempio ho scoperto solo oggi che, la scorsa settimana, è morto padre Aldo Vettori. Un missionario trevigiano che, per decenni, ha operato in Kenya portando la pace tra due tribù separate da un odio che si perde nella notte dei tempi. Padre Aldo ha avuto la pazienza e la caparbietà nel dimostrare che i rapporti umani possono essere anche diversi. Ha contribuito a costruire scuole e pozzi, ha portato tranquillità. Non era un santo, ma un uomo. Un bravissmo uomo. Una figura carismatica. Conosco suo nipote, per qualche anno è stato anche mio collega. Ha fatto il giornalista per passione e per hobby lavorando soprattutto per la radio. Poi, un giorno, prima di una partita di basket al Palaverde, mi dice: “Ti saluto, la prossima settimana vado in Kenya da mio zio. Ho deciso di aiutarlo”. Mollato tutto, è partito. Mi sarebbe piaciuto salutarlo, come mi sarebbe piaciuto salutare padre Aldo anche se non l’ho mai conosciuto: altra grossissima pecca tutta mia.
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paola repetto il 09/07/10 alle 13:00 via WEB
Io ho avuto il privilegio di conoscere padre Vettori. Sono stata sua ospite due o tre volte in Kenya presso le sue missioni, prima a Baragoi poi a Barsaloi e anche al Morigiu e sono state esperienze di vita che mi hanno maturato e hanno cambiato il mio modo di sentire la vita.E' stato anche ospite a casa mia in uno dei suoi brevi viaggi in Italia. L'ho presentato ai miei amici e tutti indistintamente hanno provato un senso di serenita ma insieme di responsabilità per quei popoli dimenticati dall'egoismo del mondo occidentale, che prima li ha sfruttati e poi abbandonati. Sarà sempre vivo nel mio cuore e una guida per la mia vita
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paola repetto il 09/07/10 alle 09:43 via WEB
ho conosciuto padre Aldo nel 1984 allora era nella missione di Baragoi. Per me è stato un incontro importante nella mia vita. Mi ha dato la dimensione giusta delle cose e un ottimismo sano per ridimensionare i fatti spiacevoli della vita. Ero con un caro amico che ora non c\\\'è più anche lui e ho trascorso un mese nella sua missione a contatto con la realtà africana quotidianamente, Tutti i problemi che sorgono in un tarritorio desolato e abbandanonato, dove anche la cosa più semplice diventa un problema, venivano risolti o ridimensionati da padre Aldo con il suo sorriso e il suo entusisamo. Non era una persona superficiale, era profondamnente umano e sensibile. in quanche occasione l\\\'ho visto anche molto arrabbiato, ma sempre tutto si risolveva oer il meglio. Gli anziani avevano per lui una grande considerazione, e quando si dice anziani in Africa, si dice la classe dirigente. Tutto dipende da loro e tutto è gestito da loro.Il rapporto di Aldo con gli anziani era paritario e questo si respirava dal primo momento. Sono felice di aver trovato questo sito che mi ha dato l\\\'opportunità di poter scrivere queste poche righe in memoria di un gande uomo che ha dato la parte migliore della sua vita per un ideale di pace, collaborazione, umilta e coraggio a delle popolazioni abbandonate dall\\\'umanita e dimenticate nel nostro immenso egoismo. Ti ricordo sempre padre Aldo sei stato una guida per la mia vita.
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