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CONTROLLO DI GESTIONE: COME CONSIDERARE LA CAPACITA' PRODUTTIVA INUTILIZZATA?

Post n°722 pubblicato il 03 Febbraio 2015 da paghe_contributi
 

Circa una settimana fa ero presso il Consaf per insegnare Controllo di Gestione ai direttori socio-sanitari. 

Mentre si discuteva del concetto di saturazione della capacità produttiva, è saltato fuori un quesito molto interessante, che non riguarda esclusivamente l'ambiente socio-sanitario.

Infatti, durante la lezione - mentre spiegavo utilizzando materiale estratto dal mio ebook "Le basi del controllo di gestione" - in particolare una studentessa ha ipotizzato che la mancata saturazione della capacità produttiva possa essere vista come una risorsa e non come una disgrazia.

Mi spiego meglio: tutti sanno che è sicuramente opportuno saturare la capacità produttiva, ad es. se uno stabilimento è in grado di produrre 100000 pezzi all'anno, deve produrre esattamente quella quantità, poichè sostiene costi fissi per quella dimensione di impresa. Produrre meno del massimo, cioè meno di 100000 pezzi, significa non saturare la capacità produttiva, e ciò implica avere costi di produzione più alti rispetto a quei concorrenti che invece lavorano a pieno ritmo.

Ciò capita perché - detto alla buona - il totale dei costi fissi (es. affitti, canoni fissi utenze ecc.) non cambia, ma può essere diviso per 100000 oppure per (ad esempio) 80000: in questo secondo caso il costo fisso unitario (che incide su ogni pezzo prodotto) sarà maggiore. 

Tuttavia può capitare che un'azienda non produca 100000 pezzi, semplicemente perché non riesce a venderli (in quanto ha dei concorrenti, o comunque la sua dimensione non è ottimizzata rispetto ad un periodo di crisi economica). Questa situazione può essere più grave per quelle imprese che hanno una capacità produttiva che non può essere facilmente adattata alle fluttuazioni del mercato.

Mi riferisco, ad esempio, ad un'aereo semivuoto oppure ad un albergo semideserto. Nel corso presso il Consaf, il problema riguardava le strutture per anziani, che possono essere anche sature in un certo momento, ma poi - purtroppo - le persone muoiono, e i posti letto restano vuoti. E i costi unitari salgono. Quindi si tratta di un problema di controllo di gestione.

Questa situazione, normalmente, viene considerata un "disgrazia" e si cerca di fare il possibile (e l'impossibile) per saturare la capacità produttiva. Però, a livello di budget, la capacità produttiva non utilizzata (es. il valore economico dei posti letto vuoti) potrebbe essere calcolata come una risorsa economica utilizzabile (un po' come viene fatto per le rimanenze di prodotti finiti, ovvero prodotti invenduti il 31/12, ma vendibili l'anno successivo).

Quindi, se vediamo la capacità produttiva non utilizzata come una risorsa economica, essa dovrebbe essere valorizzata sia nel budget patrimoniale come "rimanenza di capacità produttiva", sia nel budget economico, come "variazione di rimanenza di capacità produttiva". 

Cosa ne pensate?

Walter Caputo

 
 
 
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L'AUTORE DEL BLOG: CHI E' WALTER CAPUTO ?

Ha un diploma universitario in Amministrazione Aziendale, con specializzazione in Finanza. E’ laureato in Economia e Commercio e in Scienze Statistiche. Insegna sia materie matematico - fisico – statistiche che economico - giuridico - fiscali. Su questi temi: contabilità, controllo di gestione, paghe e contributi, divulgazione scientifica ha scritto decine di libri. Inoltre ha pubblicato più di 300 articoli di divulgazione scientifica. Da giugno 2016 è coautore del blog Cibo al microscopio. Da novembre 2012 è cofondatore di Risparmiare Fare Guadagnare. Da novembre 2008 è science writer per Gravità Zero, corporate blog di divulgazione scientifica. Da giugno 2007 è autore di un Blog di Scienze naturali ed economiche.

I suoi articoli si leggono qui.

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