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Un blog creato da Ganimede.76 il 14/05/2007

Parole non dette...

"la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!" (Forrest Gump)

 
 

PREGHIERA DELL’OMOSESSUALE

di Fr. Angelo (Sud  Italia) 

il discepolo che gesù amava

Padre dell’umanità, come figlio mi rivolgo a te con fiducia: aiutami a sentirmi amato da Te, dalla Tua Chiesa, dalle persone a  me care e da tutti coloro che mi circondano. Non mi facciano sentire un verme, un errore della natura, un mostro da nascondere. Donami la forza di accettarmi  per come mi hai creato, di non vivere da ipocrita, nascondendo a me e agli altri  la mia tendenza sessuale. Aiutami a capire che sono anche io Tuo figlio prediletto, che Gesù è morto in croce anche per me. Metti davanti al mio cammino persone sagge che sappiano consigliarmi, che sappiano aiutarmi ad accettarmi. Molte volte, a causa dei pregiudizi e delle paure, sono tentato di  farla finita su questa terra, ma poi sapendo che “tu ami tutte le cose esistenti  e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l`avresti  neppure creata”(Sapienza 11,24) mi riprendo e vado avanti. Dona ai miei  genitori la rassegnazione e la serenità che sono sempre loro figlio, anche se  non potrò mai dargli la gioia di essere nonni, potrò donargli l’affetto di un figlio  che sa amare e vuole essere amato. Aiutami a non fare scelte sbagliate, matrimonio o vocazione di copertura, ma a fare scelte vere e libere. Se qualche volta ho bisogno di essere abbracciato e amato da uno del mio stesso  sesso…. Stammi vicino e abbracciami forte e fammi sentire la tua infinita misericordia e le tue lacrime che scendono sul mio capo, per dirmi che mi comprendi e mi ami per quello che sono. Ti voglio bene Gesù.

 

BIBBIA E OMOSESSUALITÀ

Nel tentativo di approfondire tale tematica e, soprattutto, di individuare con esattezza i testi della Bibbia ed interpretarne correttamente il contenuto, ho ritenuto opportuno leggere due libri che affrontano l'argomento sul piano esegetico e che hanno come punto di riferimento la Bibbia nella sua interezza.

I libri che ho provveduto a leggere e ai quali mi riferirò nella presente trattazione sono:

- Bibbia e Omosessualità, Ed. Claudiana

- l'Omosessualità nella Bibbia, Ed. San Paolo

bibbia

 Introduzione (>)

I testi nei loro contesti antichi

Antico Testamento:

1) Genesi (>)

I resoconti della Teologia della Creazione

2) Sodoma e Gomorra (>)

C'è Omosessualità in questi racconti?

3) Gionata e Davide (>)

Si può parlare di Omosessualità?

(continua)

 

UN PÒ DI ME...

volto

"Omosessuale e credente"  di Alessandra Del Re:

LiberoBlog/Storie

MI RACCONTO...

"Essere o non essere..."

Una pagina del mio Diario su: Gionata.org

UNA MIA ESPERIENZA...

"Non guaritemi in nome di Cristo"

sul Blog: 1, 2, 3... Liberi tutti dell'Unità di Delia Vaccarello

"Una cristoterapia per guarire dai pregiudizi" su: gaynews

 

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AGEDO

AGEDO

L’A.GE.D.O. è costituita da genitori, parenti e amici di uomini e donne omosessuali, bisessuali e transessuali che si impegnano per l’affermazione dei loro diritti civili e per l’affermazione del diritto alla identità personale.

Vogliamo essere di aiuto e sostegno a quei genitori che hanno saputo dell’omosessualità della propria figlia o figlio e ne soffrono perché per loro è difficile comprendere e accettare. Pensiamo di poter condividere il loro disagio offrendoci come interlocutori per un dialogo su una situazione che noi abbiamo vissuto e superato.

 

DISCLAIMER

Questo Blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Pertanto, non puo' essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001. Gli articoli e le immagini inseriti in questo Blog sono tratte in massima parte da Internet; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarmelo e saranno subito rimossi.

 

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Messaggi di Novembre 2007

I Padri della Chiesa e l'Omosessualità

Post n°101 pubblicato il 27 Novembre 2007 da Ganimede.76
 

Fin dalle origini la Chiesa, facendo eco alla presunta "maledizione" delle Sacre Scritture, ha condannato la pratica omosessuale per bocca dei santi Padri, scrittori ecclesiastici antichi riconosciuti come testimoni della Tradizione Divina. D'altra parte, non in tutto i Padri della Chiesa sono strumenti sicuri delle verità rivelate. Prescindendo dalle dottrine che rientrano nel dominio della ragione, pure in ciò che riguarda la fede e la morale molte espressioni e detti loro valgono solo come punti di passaggio, non già come formulazione definitiva della dottrina. Più di una volta infatti hanno corretto se stessi, e, non di rado, solo dopo un severo esame e vivaci dispute sono giunti a una più esatta esposizione della dottrina tramandata. Occorre inoltre tenere presente che i loro talenti intellettuali sono assai diversi; che sono anelli nella trasmissione della dottrina, non il termine; che non sono ispirati ed esenti da errori; che i loro scritti sono per lo più occasionali, di circostanza e non esposizioni sistematiche delle verità di fede; che prima delle controversie parlano spesso senza precauzioni. Quindi, secondo il detto di S. Agostino, "bisogna pesare le loro voci e non contarle" (Contra Iul., 2, 35). Ciò fa distinguere in essi un duplice aspetto : quello di teste della Tradizione, su cui si estende la garanzia della Chiesa, e quello di dottore privato, che non ha quella garanzia, ma tanto è attendibile quanto sono la sua eccellenza intellettuale, la santità, e, soprattutto, le ragioni che adduce.

Sant'Agostino: "i delitti compiuti dai sodomiti devono essere condannati ovunque e sempre". Fra i primi a pronunciarsi, fu il sommo sant’Agostino (354-430), vescovo d’Ippona e Dottore della Chiesa: “I delitti che vanno contro natura, ad esempio quelli compiuti dai sodomiti, devono essere condannati e puniti ovunque e sempre. Quand’anche tutti gli uomini li commettessero, verrebbero tutti coinvolti nella stessa condanna divina: Dio infatti non ha creato gli uomini perché commettessero un tale abuso di loro stessi. Quando, mossi da una perversa passione, si profana la natura stessa che Dio ha creato, è la stessa unione che deve esistere fra Dio e noi a venire violata” (Sant’Agostino, Confessioni, c. III, p. 8).

San Gregorio Magno: “era giusto che i sodomiti perissero per mezzo del fuoco e dello zolfo”      San Gregorio I Papa (540-604) detto “Magno”, Dottore della Chiesa, ravvisa nello zolfo, che si rovesciò su Sodoma il peccato della carne degli omosessuali. “Che lo zolfo evochi i fetori della carne, lo conferma la storia stessa della Sacra Scrittura, quando parla della pioggia di fuoco e zolfo versata su Sodoma dal Signore. Egli aveva deciso di punire in essa i crimini della carne, e il tipo stesso del suo castigo metteva in risalto l’onta di quel crimine. Perché lo zolfo emana fetore, il fuoco arde. Era quindi giusto che i Sodomiti, ardendo di desideri perversi originati dal fetore della carne, perissero ad un tempo per mezzo del fuoco e dello zolfo, affinché dal giusto castigo si rendessero conto del male compiuto sotto la spinta di un desiderio perverso” (San Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe, XIV, 23, vol. II, p. 371).

San Giovanni Crisostomo: la passione omosessuale è diabolica. Il Padre della Chiesa che condannò con maggior frequenza l’abuso contro natura fu san Giovanni Crisostomo (344 ca.-407), Patriarca di Costantinopoli e Dottore della Chiesa, di cui riportiamo passi di un’omelia di commento all’epistola di san Paolo ai Romani: “Le passioni sono tutte disonorevoli, perché l’anima viene più danneggiata e degradata dai peccati di quanto il corpo lo venga dalle malattie; ma la peggiore fra tutte le passioni è la bramosia fra maschi. (…) I peccati contro natura sono più difficili e meno remunerativi, tanto che non si può nemmeno affermare che essi procurino piacere, perché il vero piacere è solo quello che si accorda con la natura. Ma quando Dio ha abbandonato qualcuno, tutto è invertito! Perciò non solo le loro (degli omosessuali, n.d.r.) passioni sono sataniche, ma le loro vite sono diaboliche. (…) Perciò io ti dico che costoro sono anche peggiori degli omicidi, e che sarebbe meglio morire che vivere disonorati in questo modo. L’omicida separa solo l’anima del corpo, mentre costoro distruggono l’anima all’interno del corpo. Qualsiasi peccato tu nomini, non ne nominerai nessuno che sia uguale a questo, e se quelli che lo patiscono si accorgessero veramente di quello che sta loro accadendo, preferirebbero morire mille volte piuttosto che sottostarvi. Non c’è nulla, assolutamente nulla di più folle o dannoso di questa perversità” (San Giovanni Crisostomo, Homilia IV in Epistula Pauli ad Romanos; cfr. Patrologia Graeca, vol. 47, coll. 360-362).

San Pier Damiani: “Questo vizio supera per gravità tutti gli altri vizi…” Durante tutto il Medioevo, ossia nel periodo di formazione della civiltà cristiana occidentale, la Chiesa non ha mai smesso di promuovere la virtù della temperanza e di rinnovare la condanna del vizio contro natura; in tal modo riuscì a ridurlo ad un fenomeno rarissimo e marginale. Fra i santi che combatterono il vizio omosessuale nel Medioevo, uno dei più grandi fu san Pier Damiani (1007-1072), Dottore della Chiesa, riformatore dell’ordine benedettino e sommo scrittore e predicatore. Nel suo Liber Gomorhanus, scritto verso il 1051 per Papa san Leone IX, egli denuncia con grande vigore la rovina spirituale alla quale si condanna chi pratica tale vizio. (…) “Questo vizio non va affatto considerato come un vizio ordinario, perché supera per gravità tutti gli altri vizi. Esso infatti, uccide il corpo, rovina l’anima, contamina la carne, estingue la luce dell’intelletto, caccia lo Spirito Santo dal tempio dell’anima. (…)” (op. cit., in Patrologia Latina, vol. 145, coll. 159-190).

San Tommaso d’Aquino: l’omosessualità “offende Dio stesso come ordinatore della natura”

San Tommaso d’Aquino (1224-1274), il grande teologo domenicano proclamato dalla Chiesa “Dottore comune” della Cristianità, descrive nella sua eccelsa Summa Theologica l’omosessualità come il vizio contro natura più grave, equiparandolo al cannibalismo e alla bestialità. “L’intemperanza è sommamente riprovevole, per due ragioni. Innanzitutto perché ripugna sommamente all’umana eccellenza, trattandosi di piaceri che abbiamo in comune coi bruti. (…) Secondariamente perché ripugna sommamente alla nobiltà ed al decoro, in quanto cioè nei piaceri riguardanti l’intemperanza viene offuscata la luce della ragione, dalla quale deriva tutta la nobiltà e la bellezza della virtù. (…) I vizi della carne che riguardano l’intemperanza, benché siano meno gravi quanto alla colpa, sono però più gravi quanto all’infamia. Infatti la gravità della colpa riguarda il traviamento dal fine, mentre l’infamia riguarda la turpitudine, che viene valutata soprattutto quanto all’indecenza del peccato. (…) Ma i vizi che violano la regola dell’umana natura sono ancor più riprovevoli. Essi vanno ricondotti a quel tipo di intemperanza che ne costituisce in un certo modo l’eccesso – è questo il caso di coloro che godono nel cibarsi di carne umana, o nell’accoppiamento con bestie, o in quello sodomitico” (San Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, II-II, q. 142, a. 4). Insomma, se l’ordine della retta ragione viene dall’uomo, invece l’ordine della natura proviene direttamente da Dio stesso. Pertanto, “nei peccati contro natura in cui viene violato l’ordine naturale, viene offeso Dio stesso in qualità di ordinatore della natura” (San Tommaso d’Aquino, Summa Theologica, II-II, q. 154, a. 12).

(PRIMA PARTE)

 
 
 

I Padri della Chiesa e l'Omosessualità 2

Post n°100 pubblicato il 27 Novembre 2007 da Ganimede.76
 

Santa Caterina da Siena: vizio maledetto schifato dagli stessi demoni.

Anche la grande santa Caterina da Siena (1347-1380), maestra di spiritualità e Dottore della Chiesa, condannò in maniera veemente l’omosessualità. Nel suo Dialogo della divina Provvidenza, in cui riferisce gli insegnamenti ricevuti da Gesù stesso, ella così si esprime sul vizio contro natura: “Non solo essi hanno quell’immondezza e fragilità, alla quale siete inclinati per la vostra fragile natura (benché la ragione, quando lo vuole il libero arbitrio, faccia star quieta questa ribellione), ma quei miseri non raffrenano quella fragilità: anzi fanno peggio, commettendo il maledetto peccato contro natura. Quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono; poiché non solo essa fa schifo a Me, che sono somma ed eterna purità (a cui è tanto abominevole, che per questo solo peccato cinque città sprofondarono per mio divino giudizio, non volendo più oltre sopportarle la mia giustizia), ma dispiace anche ai demoni, che di quei miseri si sono fatti signori. Non è che ai demoni dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perché la loro natura è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder commettere quell’enorme peccato” (S. Caterina da Siena, op. cit., cap. 124).

San Bonaventura: nella notte di Natale “tutti i sodomiti morirono su tutta la terra”

Il francescano san Bonaventura (1217-1274), Dottore della Chiesa con il titolo di Doctor Seraphicus, illustrando alcuni fatti miracolosi accaduti nel momento del Santo Natale afferma che: ”Tutti i sodomiti, uomini e donne, morirono su tutta la terra, secondo quanto ricordò san Gerolamo commentando il salmo ‘È nata una luce per il giusto’, per evidenziare che Colui che stava nascendo veniva a riformare la natura e a promuovere la castità” (San Bonaventura, Sermone XXI, In Nativitate Domini, pronunciato nella chiesa di Santa Maria della Porziuncola, in Opera Omnia, vol. IX, p. 123).

San Bernardino da Siena: “la sodomia maledetta … sconvolge l’intelletto”

Fra coloro che in quell’epoca parlarono e scrissero contro il risorgere di questo vizio, il più importante è forse il francescano san Bernardino da Siena (1380-1444), celebre predicatore insigne per dottrina e per santità. Egli proclamò nella sua Predica XXXIX: “Non è peccato al mondo che più tenga l’anima, che quello de la sodomia maledetta; il quale peccato è stato detestato sempre da tutti quelli che so’ vissuti secondo Iddio, (…) ‘La passione per delle forme indebite è prossima alla pazzia; questo vizio sconvolge l’intelletto, spezza l’animo elevato e generoso, trascina dai grandi pensieri agli infimi, rende pusillanimi, iracondi, ostinati e induriti, servilmente blandi e incapaci di tutto; inoltre, essendo l’animo agitato da insaziabile bramosia di godere, non segue la ragione ma il furore’. (…) La cagione si è perché ellino so’ accecati, e dove arebbono i pensieri loro alle cose alte e grandi, come quelle che hanno l’animo magno, gli rompe e gli fracassa e riduceli a vili cose a disutili e fracide e putride, e mai questi tali non si possono contentare. (…) Come de la gloria di Dio ne partecipa più uno che un altro, così in inferno vi so’ luoghi dove v’è più pene, e più ne sente uno che un altro. Più pena sente uno che sia vissuto con questo vizio de la sodomia che un altro, perocché questo è maggior peccato che sia” (San Bernardino da Siena, Predica XXXIX in Prediche volgari, pp. 896-897 e 915).

San Pietro Canisio: i sodomiti violano la legge naturale e divina.

Nel suo celebre Catechismo, il gesuita san Pietro Canisio (1521-1597), Dottore della Chiesa, così sintetizzava l’insegnamento della Chiesa: “Come dice la Sacra Scrittura, i sodomiti erano pessima gente e fin troppo peccatori. San Pietro e san Paolo condannano questo nefasto e turpe peccato. Difatti la Scrittura denuncia l’enormità di una tale sconcezza con queste parole: ‘Lo scandalo dei sodomiti e dei gomorrani si è moltiplicato e il loro peccato si è troppo aggravato’. Pertanto gli angeli dissero al giusto Loth, che aborriva massimamente le turpitudini dei sodomiti: ‘Abbandoniamo questa città, etc.’ (…) La Sacra Scrittura non tace le cause che spinsero i sodomiti a questo gravissimo peccato e che possono spingere anche altri. Leggiamo infatti nel libro di Ezechiele: ‘Questa fu l’iniquità di Sodoma: la superbia, la sazietà di cibo ed abbondanza di beni, e l’ozio loro e delle loro figlie; non aiutarono il povero e il bisognoso, ma insuperbirono e fecero ciò che è abominevole al mio cospetto; per questo Io la distrussi’ (Ez. 16, 49-50). Di questa turpitudine mai abbastanza esecrata sono schiavi coloro che non si vergognano di violare la legge divina e naturale” (San Pietro Canisio, Summa Doctrina Christianae, III a/b, p. 455).

San Pio V: “l’esecrabile vizio libidinoso contro natura”Se lo spirito dell’Umanesimo e del Rinascimento aveva risuscitato le pratiche omosessuali, la riforma della Chiesa promossa dal Papato nel secolo XVI (più nota come Controriforma) provocò una tale riscossa delle virtù di fede e di purezza da risanare quasi dovunque gli ambienti, sia ecclesiastici che laici, che ne erano stati pervasi. Fra gli interventi del Magistero ecclesiastico al riguardo, il più solenne è quello di san Pio V (1504-1572), il grande Papa domenicano che in due Costituzioni condannò solennemente e proibì severamente il peccato contro natura. “Avendo noi rivolto il nostro animo a rimuovere tutto quanto può offendere in qualche modo la divina maestà, abbiamo stabilito di punire innanzitutto e senza indugi quelle cose che, sia con l’autorità delle Sacre Scritture che con gravissimi esempi, risultano essere spiacenti a Dio più di ogni altro e che lo spingono all’ira: ossia la trascuratezza del culto divino, la rovinosa simonia, il crimine della bestemmia e l’esecrabile vizio libidinoso contro natura; colpe per le quali i popoli e le nazioni vengono flagellati da Dio, a giusta condanna, con sciagure, guerre, fame e pestilenze. (…) Sappiano i magistrati che, se anche dopo questa nostra Costituzione saranno negligenti nel punire questi delitti, ne saranno colpevoli al cospetto del giudizio divino, e incorreranno anche nella nostra indignazione. (…) Se qualcuno compirà quel nefando crimine contro natura, per colpa del quale l’ira divina piombò su figli dell’iniquità, verrà consegnato per punizione al braccio secolare, e se chierico, verrà sottoposto ad analoga pena dopo essere stato privato di ogni grado” (San Pio V, Costituzione Cum primum, del 1° aprile 1566, in Bullarium Romanum, t. IV, c. II, pp. 284-286).   …”reprimere tale crimine col massimo zelo possibile”   “Quell’orrendo crimine, per colpa del quale le città corrotte e oscene (di Sodoma e Gomorra, n.d.r.) vennero bruciate dalla divina condanna, marchia di acerbissimo dolore e scuote fortemente il nostro animo, spingendoci a reprimere tale crimine col massimo zelo possibile. A buon diritto il Concilio Lateranense V (1512-1517) stabilisce per decreto che qualunque membro del clero, che sia stato sorpreso in quel vizio contro natura per via del quale l’ira divina cadde sui figli dell’empietà, venga allontanato dall’ordine clericale, oppure venga costretto a far penitenza in un monastero (c. 4, X, V, 31). Affinché il contagio di un così grave flagello non progredisca con maggior audacia approfittandosi di quell’impunità che è il massimo incitamento al peccato, e per castigare più severamente i chierici colpevoli di questo nefasto crimine che non sono atterriti dalla morte dell’anima, abbiamo deciso che vengano atterriti dall’autorità secolare, vindice della legge civile. Pertanto, volendo proseguire con maggior vigore quanto abbiamo decretato fin dal principio del Nostro Pontificato (Costituzione Cum primum, cit.), stabiliamo che qualunque sacerdote o membro del clero sia secolare che regolare, di qualunque grado e dignità, che pratichi un così orribile crimine, in forza della presente legge venga privato di ogni privilegio clericale, di ogni incarico, dignità e beneficio ecclesiastico, e poi, una volta degradato dal Giudice ecclesiastico, venga subito consegnato all’autorità secolare, affinché lo destini a quel supplizio, previsto dalla legge come opportuna punizione, che colpisce i laici scivolati in questo abisso” (San Pio V, Costituzione Horrendum illud scelus, del 30 agosto 1568, in Bullarium Romanum, t. IV, c. III, p. 33).

San Pio X: il peccato contro natura grida vendetta al cospetto di Dio

Durante l’Ottocento, la sensibilità esasperatamente sentimentale ed erotica, diffusa prima dal Romanticismo e poi più gravemente dal decadentismo, contribuì ad un certo risorgere dell’omosessualità, che però sembrava tenuto a freno da una convenzionale “morale laica” e si diffondeva nascondendosi ipocritamente sotto il velo dell’arte e della moda sensuali. Con l’inizio del nostro secolo, gli argini di questa “morale”, ben presto destinati a crollare, cominciarono a cedere sotto il crescente impatto delle passioni sregolate, che influenzavano sempre più le classi colte e ricche e cominciavano a pretendere una legittimazione pubblica. La Chiesa pertanto ritenne necessario ribadire la condanna dei peccati risorgenti, compreso quello omosessuale. Segnaliamo al riguardo due fondamentali documenti promossi dal grande Pontefice san Pio X. Nel suo Catechismo del 1910, infatti, il “peccato impuro contro natura” è classificato per gravità come secondo, dopo l’omicidio volontario, fra i peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio” (Catechismo maggiore, n. 966). “Questi peccati – spiega il Catechismo – si dicono gridare al cospetto di Dio, perché lo dice lo Spirito Santo e perché la loro iniquità è così grave e manifesta che provoca Dio a punire con più severi castighi” (n. 967).

 
 
 

L'Omosessualità negli animali

Post n°99 pubblicato il 25 Novembre 2007 da Ganimede.76
 

L'Amore in natura, la "diversità" non esiste

Corteggiamento, coccole, pratiche sessuali che vanno dalla masturbazione all'accoppiamento, fino alla formazione di un legame stabile e monogamo che può durare tutta la vita. Normale quando si tratta di un lui e di una lei, ma anomalo e raro, quasi uno scherzo di natura, quando riguarda due animali dello stesso sesso. Così, fino a pochi anni fa, pensavano etologi e zoologi. Che oggi stanno cambiando opinione: il comportamento omosessuale, come dimostra un numero crescente di ricerche, è molto diffuso fra gli animali e in certe specie è addirittura la norma.

'Per secoli gli scienziati hanno fatto finta che l'omosessualità animale non esistesse. Non se ne sono occupati per paura di essere considerati gay, o per pregiudizi omofobici' osserva Bruce Bagemihl, biologo e ricercatore della British Columbia university. Solo da quando, l'1 agosto 1995, la 24a Conferenza etologica internazionale ha solennemente dichiarato l'omosessualità animale un legittimo campo di ricerca, le cose hanno iniziato a cambiare, e sono stati avviati molti studi sul campo. 'Ma siamo solo agli inizi' avverte Bagemihl 'e molti studi sono ancora viziati da pregiudizi'.

Bagemihl ha appena pubblicato Biological Exuberance (Animal Homosexuality and Natural Diversity), un volume di 750 pagine che considera un 'primo passo'. Il libro dà spazio solo a studi documentati, pubblicati su riviste scientifiche, e a osservazioni sul campo non ancora diffuse ma attendibili. Per ragioni di tempo e spazio, l'analisi è limitata a mammiferi e uccelli, per oltre 300 specie. Biological Exuberance è diviso in due parti. La prima, Un mondo polisessuale e poligenere, è un'esplorazione a vasto raggio di tutti gli aspetti del comportamento omosessuale animale: diversità, storia e significato. La seconda, Un meraviglioso bestiario, presenta profili di singole specie animali omosessuali, transessuali e bisessuali.



Bagemihl respinge la convinzione diffusa che omosessualità significhi esclusivamente sesso. I rapporti fra maschi e maschi e fra femmine e femmine, dice, possono coprire un vasto arco di comportamenti, che vanno dal corteggiamento alla formazione di un legame di coppia e di una famiglia. La stessa definizione vale per l'eterosessualità, solo che in questo caso il rapporto è fra animali di sesso diverso.

Le fasi del corteggiamento e della stimolazione genitale variano da specie a specie. In alcune (orangutan, macachi, bisonti, giraffe) è frequente la penetrazione fra maschi, mentre le femmine di orangutan, bonobo e delfini usano introdurre in vagina dita, clitoride e la parte terminale della coda. Sfregamenti pelvici e dei genitali sono diffusi sia nei rapporti omosessuali tra maschi sia tra femmine di scimmie, leoni e foche; questa pratica è presente anche nei rapporti eterosessuali di specie in cui il maschio non ha il pene, come in molti uccelli. Balene e delfini, maschi e femmine, hanno una cavità in cui sono contenuti gli organi genitali: talvolta un maschio introduce il pene nella cavità di un altro maschio. Molte specie infine ricorrono al sesso orale: bonobo, orangutan, macachi, scimpanzè, antilopi. 'Se stai cercando sesso omosessuale in gran quantità pensa ai bonobo, o scimpanzè nani' dice il primatologo Robin Dunbar di Liverpool. 'Lo fanno con chiunque, giovane o vecchio, maschio o femmina che sia, in ogni momento'.

Spesso si formano rapporti omosessuali stabili che possono anche diventare monogami. Queste coppie, quando li hanno, allevano i piccoli con grande cura. In alcuni tipi di gabbiani una femmina si accoppia con un maschio, poi lo lascia usandolo in pratica come donatore di sperma. Grazie a osservazioni compiute su tre specie (gabbiani argentati, oche grigie e pinguini di Humboldt), è stato possibile documentare legami esclusivi durati tutta la vita: 15 anni per le oche e 6 per i pinguini.

Quanto è diffusa l'omosessualità? Difficile dirlo. Complessivamente, quella maschile è più praticata di quella femminile. In alcune specie (delfini) riguarda solo i maschi, in altre (puku, un'antilope africana) solo le femmine. Nei bonobo l'attività omosessuale riguarda tutte le scimmie, mentre nelle ostriche solo il 2-3 per cento, il 50 per cento tra giraffe e orche.

C'è qualcun altro che sostiene ancora la tesi del 'contro natura'?

 
 
 

Gesù Cristo Re dell'Universo

Post n°98 pubblicato il 24 Novembre 2007 da Ganimede.76
 

Venga il tuo regno

Dall'opuscolo «La preghiera» di Origène, sacerdote  (Cap. 25; PG 11, 495-499)
Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l'attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (cfr. Rm 10, 8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell'anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in lui abita. Così l'anima del santo diventa proprio come una città ben governata. Nell'anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell'affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).
Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma l'Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 24. 28). Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del
Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l'iniquità né unione tra la luce e le tenebre né intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2 Cor 6, 14-15).
Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre « membra che appartengono alla terra» ( Col 3, 5). Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale. Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98, 5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso. Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «ultima nemica sarà distrutta la morte» (1 Cor 25, 26). Allora Cristo potrà dire dentro di noi: «Dov'è , o morte, il tuo pungiglione? Dov'è , o morte, la tua vittoria? » ( Os 13, 14; 1 Cor 15, 55). Fin d'ora perciò il nostro «corpo corruttibile» si rivesta di santità e di « incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si ricopra dell'immortalità» del Padre (1 Cor 15, 54). Così regnando Dio in noi, possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.

 
 
 

Eunuchi per il Regno dei Cieli...?

Post n°97 pubblicato il 22 Novembre 2007 da Ganimede.76
 

Le origini storiche della condanna Ecclesiastica dell'Omosessualità

Il 14 maggio 390[1] è stato affisso un decreto imperiale nell'Atrio di Minerva a Roma, un luogo conosciuto come ritrovo di attori, scrittori ed artisti,[2] che per la prima volta ha criminalizzato la pratica sessuale di loro che noi chiamiamo uomini "omosessuali" -- cosa che non è mai prima successo nella storia delle leggi mondiale. La pena prescritta era morte per l'incendio. L'imperatore che ha promulgato la legge stava al momento sotto una penitenza assegnata da Ambrogio, il vescovo di Milano,[3] e la legge è stata emanata nel contesto della persecuzione delle eresie. Omosessuali alla corte imperiale erano stati potenti avversari alla dottrina nicena durante i conflitti nel quarto secolo sulla natura di Gesù Cristo, conosciuti come le controversie ariane.

Prima di 390, le leggi sia religiose sia secolari avevano per oggetto solo una forma particolare dell'omosessualità: quando un uomo o un giovane, che inoltre dimostrava un'attrazione virile alle donne, ciò nonostante consentiva o era forzato a giocare un ruolo femminile in un atto di sesso con altri uomini. Per esempio, le leggi bibliche contro gli atti omosessuali chiamano come abominazione e prescrivano la pena di morte quando "un uomo giaca con un maschio come si giaca con una donna."[4] Intanto, solo uomini attirati alle donne sarebbero stati chiamati propriamente "virili" o "maschi," poiché la potenza colle donne era la prova principale della mascolinità. La legge di Cesare Augusto contro l'adulterio proibisce nello stesso modo il stuprare di "maschi,"[5] e può avere fornito la spinta per un'ondata molto attestata di evirazioni di ragazzi nel primo impero -- allo scopo di fornire compagni passivi che non erano "maschi."[6] Ancora nel 342, Costanzio II ha emanato un decreto che imponeva una "pena squisita" per il delitto che è commesso "quando un virile si sposa con un effeminato [latino: femina] e quello che cerca è che l'effeminato faccia il ruolo maschile [literalmente 'proietta gli organi maschili']," perciò che lui stesso faccia il ruolo femminile.[7] 

Gli uomini che mancavano di desiderio o di potenza colle donne, come gli omosessuali di oggi, non erano mai intesi per queste leggi -- non sarebbero stati considerati in complesso come "maschi." La maschiezza implicava fare il penetratore e procreatore. Chi non lo faceva, mancava ai criteri antichi per essere chiamato maschio. Si potrebbe dire che il concetto stesso della mascolinità o della virilità era definito per tutto il mediterraneo antico in confronto non tanto alle donne quanto agli omosessuali. Si possono addurre innumerevole luoghi a dimostrare che gli omosessuali esclusivi erano chiamati non-maschi, semivirili, né virili né femminili, androgini, o terzo sesso -- però mai maschi.

È un fatto oggi poco conosciuto che esisteva una categoria di uomini nel Mediterraneo antico che si chiamavano eunuchi "naturali" o "costituzionali."[8] È tanto più sconosciuto che nelle leggi romane del terzo secolo questi eunuchi vengono definiti come non aventi difetti corporali -- al massimo avevano un peculiare orientamento mentale.[9] A quanto pare, erano quelli che noi chiamiamo "gli omosessuali innati." Nelle leggi venivano differenziati dai castrati ed altri che avevano difetti corporali. Gli eunuchi naturali avevano il diritto di sposarsi colle donne, di adottare, e di legare beni, in quanto "non c'è un difetto corporale come impedimento a questo."[10] Tuttavia, Giovenale aveva trovato che "quando un eunuco si sposa con una donna, è difficile non scrivere delle satire."[11] [For a more detailed discussion (in English) of the definition of natural eunuchs, see my article on the subject on this website.]

Dall'inizio di Babilonia al tardo impero romano, gli eunuchi avevano due ruoli principali nelle società antiche -- come preti nei templi pagani, e come domestici nelle case abbienti e nei palazzi reali. Così avevano gli eunuchi le due tradizioni di spiritualità e di stare vicino al potere. Nel quarto secolo, questa combinazione faceva di loro un grande aiuto ai vescovi che sostenevano, ed una minaccia potenta a quelli a che si opponevano. L'eunuco Eusebio, il gran ciambellano del palazzo bizantino sotto Costantino e poi sotto il figlio Costanzio, esercitava un potere quasi imperiale a causa della sua capacità di controllare l'accesso all'imperatore, particolarmente durante il regno del figlio. Eusebio era un sostenitore attivo della dottrina ariana, che riteneva che il Dio Onnipotente non è il Padre di Gesù nel senso procreativo (nonostante la nascita verginale), ma che il Dio ha adottato Gesù come il Suo Figlio per la grazia. Nella sua Storia degli Ariani, Atanasio, un fautore energico della dottrina cattolica, racconta la missione di Eusebio a Roma, secondo quanto si dice a indurre e imporre con minacce il vescovo Liberio ad accettare comunione con cristiani ariani. Dopo ha riassunto:
 
 

                    Erano gli eunuchi che istigavano questi procedimenti contro tutti
                    [cioè, tattiche di pressione su cristiani niceni in diversi municipi].
                    E la circonstanza la più straordinaria della cosa è questa: che
                    l'eresia ariana che nega il Figlio di Dio riceve il suo appoggio
                    dagli eunuchi, i quali, come tanto i loro corpi sono infruttuosi tanto
                    le sue anime sono privi dei semi della virtù, non possono
                    sopportare neanche il sentito del nome figlio...Gli eunuchi di
                    Costanzio non possono tollerare la confessione del Pietro
                    [Matteo 16:16], anzi si girano via quando il Padre rivela il Figlio,
                    ed inveiscono follemente contro di loro che dicono che il Figlio di
                    Dio è il Suo figlio genuino, così affermando come eresia degli
                    eunuchi che non c'è nessun figliolo genuino e vero del Dio.
[12]
 
 

Nonostante quello che potrebbero pensare gli omosessuali cristiani di oggi circa lo stato di Gesù come Dio, è chiaro che nel quarto secolo erano identificati come nemici poderosi della dottrina cattolica. Qui non è il proprio luogo ad esaminare i meriti della dottrina ecclesiastica ufficiale -- a discutere se Gesù era più o meno come gli altri umani, o se il ruolo maschile in un atto procreativo può propriamente essere attribuito a Dio. Basti dire che i primi fautori del credo niceno vedevano gli omosessuali come avversari pericolosi.

Ora, oltre ad essere autorità spirituali e servi di palazzo, gli eunuchi avevano un ruolo tradizionale come passivi sessuali. Poiché non erano "maschi," questo comportamento era legittimo nelle leggi sia pagane sia bibliche per tutta la storia precedente. Uno storico favorevole nel tempo di Costanzio ha notato che l'imperatore stesso era sessualmente devoto ai suoi eunuchi, ai suoi cortigiani, ed alle sue mogli; mentre, "contento di quelli, non era mai contaminato da nessuna lascivia trasversale o ingiusta."[ È stato Costanzio, un cristiano, che ha emanato il suddetto decreto riconoscendo implicitamente lo sposalizio degli omosessuali (purché non comportava un compagno "maschio" nel ruolo passivo). Ricordiamo che questo decreto è stato emanato in un tempo quando gli eunuchi di palazzo avevano molto potere e molta influenza alla corte imperiale. 13]

Il genere degli eunuchi, fino al quarto secolo, era descritto tipicamente come nel dialogo di Luciano intitolato L'Eunuco: "né virile né femminile, ma qualcosa di composito, ibrido, e mostruoso, alieno alla natura umana."[ O come nell'asserzione di Aristotele che gli eunuchi "non mancano che poco dell'idea del femminile."[15] O nella classificazione degli eunuchi da Plinio, accanto ai castrati ed agli ermafroditi, come terzo sesso.[16] Pur tuttavia, presto nel quarto secolo compaiono i primi segni di un allargamento della definizione della mascolinità ad includere gli eunuchi. Secondo Firmico Materno, un astrologo e cristiano convertito, gli eunuchi erano "maschi senza seme che non possono accoppiarsi [coire], turpi, infami, impuri, impudichi cinaedi"[17] -- punto importante poiché li definisce maschi, cosa che gli scrittori dei secoli precedenti non avevano mai fatto. 14]

Al stesso tempo, vediamo che la definizione di eunuco comincia a contrarsi. Presto nel terzo secolo, Clemente d'Alessandria avevo definito l'eunuco come non incapace, ma riluttante di fare sesso.[18] Basilide (citato da Clemente) avevo definito gli eunuchi nati del Matteo 19.12 come persone che "dalla nascita hanno una natura di evitare le donne, e quelli che naturalmente sono costituiti così fanno bene di non sposarsi."[19] Ora, nel quarto secolo, il vescovo niceno Epifanio di Salamina afferma che gli eunuchi nati sono incapaci di fare qualsiasi atto di sesso "perché mancano degli organi creati da Dio per la generazione."[20] E non ricevono il merito né il compenso del cielo per la loro astinenza dal sesso, perché "non hanno fatto la cosa non dovuto al non volere ma dovuto al non potere" e dunque "non hanno nessun'esperienza della lotta" (per loro commettere il peccato è fisicamente impossibile). Nonostante, "hanno sentito desideri." Questo è una netta inversione degli esposti di Clemente e Basilide.

Questa riduzione del stato eunucale ad un difetto corporale non era che solo una tattica (eventualmente superando tutte le altre) nell'ambito di una strategia furba di alcuni sciovinisti ecclesiastici del quarto secolo a privare gli eunuchi intatti naturali, cioè, gli uomini omosessuali, della credibilità religiosa. Gregorio di Nazianzo ha adottato un diverso mezzo retorico allo stesso scopo. Quanto a lui, ha ammesso che gli eunuchi naturale mancavano del desiderio di procreare, però, come Epifanio, anche Gregorio gli negava il merito della loro astinenza perché gli era naturale e non risultava da una intensa lotta interna. Invece di astinersi dalla procreazione, Gregorio ha demandato degli eunuchi naturali cristiani di non prostituirsi, perché non disonorino il Cristo.[21]

E così è nell'ambito di un sforzo concertato dai sostenitori niceni ad abbassare i loro nemici poderosi che dobbiamo valutare la vietazione della pratica degli omosessuali. Nel 389, cioè un anno prima del decreto anti-omosessuale citato all'inizio, l'imperatore aveva tolto agli eunuchi eretici neo-ariani il diritto di fare o beneficiare di testamenti.[22] Ciò esemplifica la persecuzione degli eunuchi per le leggi imperiali allo scopo di combattere l'eresie. Nella primavera successiva, dopo aver commesso un'atrocità contro i abitanti di Tessalonica, l'imperatore Teodosio è stato scomunicato dal vescovo Ambrogio. La sua augusta maestà è venuto strisciandosi al santo governatore, che era teoreticamente un suddito imperiale, ed ha implorato la remissione e la reintegrazione alla Chiesa. Il vescovo si è lasciato commuovere e ha promesso la reintegrazione dopo che l'imperatore avrà completato una penitenza, che durava infine otto mesi. Accade che la legge contro atti di sesso degli omosessuali è stato promulgato durante il primo mese di questa penitenza. Dapprima non riuscito, dovuto al numero inaspettatamente alto dei trasgressori,[23] il decreto veniva emanato di nuovo nell'agosto al Foro Traiano con il testo seguente:

                    Tutti quelli che hanno l'abitudine vergognosa di condannare il corpo
                    maschile a sopportare un sesso alieno nel modo delle femmine, dato
                    che appaiono di non aver niente di diverso dalle femmine, espieranno
                    un tale delitto nelle fiamme vendicatrici davanti al popolo guardante
.
[24]
 
 

Il delitto primitivo dell'omosessualità passiva maschile è stato così sviluppato ad includere l'omosessualità passiva "non-maschile" per l'accento sul "corpo maschile" [virile corpus]. L'universalità della legge è rafforzata dalla parola omnes ["tutti"]. Quelli conosciuti nel diritto come eunuchi naturali non erano mai stati prima considerati come "maschi," pero avevano senza dubbio dei corpi maschili. Il diritto romano precedente aveva già stabilito che, negli eunuchi naturali, "non c'è un difetto corporale" [corporale vitium non est]. Finalmente, l'enfasi sulla cosiddetta effeminatezza degli esecutori rende chiaro che questa legge ha come oggetto quei tipi cosiddetti non-maschili che erano esenti da tutte le leggi precedenti contro l'omosessualità.

Una volta stabilito il loro potere sulla legislazione religiosa dell'impero, le autorità cattoliche non hanno mai riesaminato la nuova interpretazione. Con la esiliazione delle eresie, rinforzata dal potere imperiale, nessuno era in grado di contraddire la dottrina stabilita della Chiesa. Se la Chiesa determinava che Gesù avesse inteso solo le persone con difetti di nascita anatomici nel Matteo 19.12, chi sarebbe stato in grado a protestare? Se la Chiesa già imperiale trovava che un omosessuale praticando la sua sessualità sia reo del peccato di Sodoma, chi si alzarebbe a discutere?

Al contrario, la Chiesa continuava ad usare l'oppressione degli omosessuali (di quelli, come l'acqua vivente di Gesù, c'è provvista interminabile) come strumento per consolidare il suo potere. Quando Giustiniano ha emanato le successive leggi contro l'omosessualità, nel 538 e 544,[25] è ritornato sulla caratterizzazione del delitto come corruzione dei "maschi" (in confronto a "corpi maschili"), ma poiché il termine maschio aveva già cominciato ad essere applicato agli omosessuali nel quarto secolo -- tendenza che sosteneva la Chiesa perché preferiva definire la maschiezza in base agli organi anatomici piuttosto che al libido procreativo -- può essere presupposto che anche le Nuove Costituzioni 77 e 141 contro l'omosessualità erano intese ad includere tutti quelli che avevano un corpo maschile. Caso mai, l'identità dei veri oggetti delle leggi non era ovvia a qualcuno, il N. 77 ha castigato anche la bestemmia. Forse 150 anni non erano stati sufficienti a far tacere i teologi eunuchi che continuavano ad insistere sull'umanità totale di Cristo -- e che perfino Lo qualificavano come Eunuco anche Lui?[26] Cosa significativa nel N. 141 è il suo insistere che quelli che erano stati colpevoli nel passato dovessero "non solo trattenersi dal peccare," ma "confessare i loro peccati nella presenza del Più Beato Patriarca," in questo modo evitando la pena, ma rovinando il loro nome e mettendo fine alla speranza di una carriera ecclesiastica.

Il Codice Visigotico ha appianato definitivamente l'ambiguità intorno agli eunuchi naturali per mezzo di castrazione di ogni uomo reo di un atto omosessuale[27] -- cosa che dà tutta una nuova dimensione alla preoccupazione spagnola con cojones. L'"armadio" era così già costruito, ed inoltre una nuova definizione della mascolinità -- non a base dell'adempimento del ruolo procreativo, ma piuttosto della preservazione dell'integrità corporale. Un maschio era ora identificato solamente da un pene e testicoli intatti. *** 
  

Per inviare commenti ad: aquarius@well.com 

Veda Born Eunuchs Home Page per molti informazioni di più sull'omosessualità nelle culture antiche.

Note

1 Rev. M. Hyamson, red. e trad., Mosaicarum et romanarum legum collatio, London, 1913 (ristampa Buffalo, 1997), pp. 82-83. (Coll. leg. mos. et rom. 5.3.1-2)

2 Columbia Encyclopedia, 5° edizione, New York, 1993, s.v. Minerva, p. 1782.

3 Wilhelm Ensslin, Die Religionspolitik des Kaisers Theodosius des Grossen, Monaco, 1953. In: Sitzungsberichte der Bayerischen Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-historische Klasse, Anno 1953, N. 2.

4 Levitico 18.22, 20.13.

5 Istituti di Giustiniano 4.18.4.

6 Seneca, De ira 1.21; Giovenale 6.371-373, 10.306; Marziale 6.2, 9.6.4, 9.8.5; Stazio, Silvae 4.3.16; Suetonio, Nero 28, Domiziano 7.

7 Codice di Teodosio 9.7.3.

8 Matteo 19.12; Digesto di Giustiniano  50.16.128.

9 Digesto di Giustiniano 21.1.1.9 in combinazione con 21.1.5-6 e 21.1.38.7.

10 Digesto di Giustiniano 1.7.2.1, 1.7.40.1, 23.3.39.1, 28.2.6.

11 Giovenale 1.22.

12 Atanasio, Storia degli Ariani, 5.38.

13 Sesto Aurelio Vittorio, Epitome dei Cesari, 42.19.

14 Luciano, L'Eunuco, 6.

15 Aristotele, Generazione degli Animali, 4.1.

16 Plinio, Storia Naturale, 11.49.

17 Firmico Materno, Mathese, 3.9.1.

18 Clemente d'Alessandria, Il Pedagogista, 3.4.26.

19 Clemente d'Alessandria, Stracci, 3.1.1.

20 Epifanio di Salamina, Paniere delle Eresie, 4.3.2-5.

21 Gregorio di Nazianzo, Orazione 37, 16-17.

22 Codice di Teodosio,16.5.17.

23 Otto Seeck, Geschichte des Untergangs der antiken Welt, Stuttgart, 1920-1922 (ristampa 1966), vol. 5, p. 531, nota rif. alla p. 229, linea 9.

24 Codice di Teodosio, 9.7.6.

25 Nuove Costituzioni di Giustiniano ,77 e 141. Per i dati dipendo su Derrick Sherwin Bailey, Homosexuality and the Western Christian Tradition, London, 1955 (ristampa 1975), pp. 73ff.

26 Come avevo fatto, per esempio, Tertulliano, Monogamia, 3: "Il Signore stesso aprisse il regno dei cieli agli eunuchi e Lui stesso visse come eunuco. Anche l'apostolo [Paolo], seguendo il Suo esempio, si fece eunuco ed indicò che la continenza sia quello che lui stesso preferisca."

27 Codice Visigotico,  3.5.5-6.

 
 
 
 

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Ci incontriamo nell'ascolto reciproco, nella condivisione delle nostre esperienze, nell'accettazione delle nostre umane diversità, con l'amore dei fratelli, mettendo a frutto quei talenti, doni e carismi che Dio ha donato a ciascuno per la crescita del gruppo.

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Vogliamo percorrere un cammino di riconciliazione con la Chiesa, attraverso il dialogo, il confronto e la conoscenza reciproca, nella consapevolezza che la dimensione omoaffettiva è un valore e può ben costituire un percorso di crescita e di approfondimento per vivere, senza pregiudizi, una relazione autentica con l'altro. 

 

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