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Un blog creato da Ganimede.76 il 14/05/2007

Parole non dette...

"la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!" (Forrest Gump)

 
 

PREGHIERA DELL’OMOSESSUALE

di Fr. Angelo (Sud  Italia) 

il discepolo che gesù amava

Padre dell’umanità, come figlio mi rivolgo a te con fiducia: aiutami a sentirmi amato da Te, dalla Tua Chiesa, dalle persone a  me care e da tutti coloro che mi circondano. Non mi facciano sentire un verme, un errore della natura, un mostro da nascondere. Donami la forza di accettarmi  per come mi hai creato, di non vivere da ipocrita, nascondendo a me e agli altri  la mia tendenza sessuale. Aiutami a capire che sono anche io Tuo figlio prediletto, che Gesù è morto in croce anche per me. Metti davanti al mio cammino persone sagge che sappiano consigliarmi, che sappiano aiutarmi ad accettarmi. Molte volte, a causa dei pregiudizi e delle paure, sono tentato di  farla finita su questa terra, ma poi sapendo che “tu ami tutte le cose esistenti  e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l`avresti  neppure creata”(Sapienza 11,24) mi riprendo e vado avanti. Dona ai miei  genitori la rassegnazione e la serenità che sono sempre loro figlio, anche se  non potrò mai dargli la gioia di essere nonni, potrò donargli l’affetto di un figlio  che sa amare e vuole essere amato. Aiutami a non fare scelte sbagliate, matrimonio o vocazione di copertura, ma a fare scelte vere e libere. Se qualche volta ho bisogno di essere abbracciato e amato da uno del mio stesso  sesso…. Stammi vicino e abbracciami forte e fammi sentire la tua infinita misericordia e le tue lacrime che scendono sul mio capo, per dirmi che mi comprendi e mi ami per quello che sono. Ti voglio bene Gesù.

 

BIBBIA E OMOSESSUALITÀ

Nel tentativo di approfondire tale tematica e, soprattutto, di individuare con esattezza i testi della Bibbia ed interpretarne correttamente il contenuto, ho ritenuto opportuno leggere due libri che affrontano l'argomento sul piano esegetico e che hanno come punto di riferimento la Bibbia nella sua interezza.

I libri che ho provveduto a leggere e ai quali mi riferirò nella presente trattazione sono:

- Bibbia e Omosessualità, Ed. Claudiana

- l'Omosessualità nella Bibbia, Ed. San Paolo

bibbia

 Introduzione (>)

I testi nei loro contesti antichi

Antico Testamento:

1) Genesi (>)

I resoconti della Teologia della Creazione

2) Sodoma e Gomorra (>)

C'è Omosessualità in questi racconti?

3) Gionata e Davide (>)

Si può parlare di Omosessualità?

(continua)

 

UN PÒ DI ME...

volto

"Omosessuale e credente"  di Alessandra Del Re:

LiberoBlog/Storie

MI RACCONTO...

"Essere o non essere..."

Una pagina del mio Diario su: Gionata.org

UNA MIA ESPERIENZA...

"Non guaritemi in nome di Cristo"

sul Blog: 1, 2, 3... Liberi tutti dell'Unità di Delia Vaccarello

"Una cristoterapia per guarire dai pregiudizi" su: gaynews

 

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AGEDO

AGEDO

L’A.GE.D.O. è costituita da genitori, parenti e amici di uomini e donne omosessuali, bisessuali e transessuali che si impegnano per l’affermazione dei loro diritti civili e per l’affermazione del diritto alla identità personale.

Vogliamo essere di aiuto e sostegno a quei genitori che hanno saputo dell’omosessualità della propria figlia o figlio e ne soffrono perché per loro è difficile comprendere e accettare. Pensiamo di poter condividere il loro disagio offrendoci come interlocutori per un dialogo su una situazione che noi abbiamo vissuto e superato.

 

DISCLAIMER

Questo Blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Pertanto, non puo' essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001. Gli articoli e le immagini inseriti in questo Blog sono tratte in massima parte da Internet; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarmelo e saranno subito rimossi.

 

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Messaggi di Dicembre 2007

Venditore di Almanacchi...

Post n°113 pubblicato il 31 Dicembre 2007 da Ganimede.76
 

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

(Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere (1832) - di Giacomo Leopardi)

 
 
 

Medico cura te stesso...

Post n°112 pubblicato il 27 Dicembre 2007 da Ganimede.76
 

E’ stato pubblicato qualche giorno fa sulle pagine di Liberazione il reportage di Davide Varì che, fintosi omosessuale, ha passato sei mesi tra medici (di formazione cattolica) desiderosi di “guarirlo“.

La sede delle Edizoni Paoline di Roma è l’anticamera di un percorso sotterraneo in cui operano, autorizzati non si sa bene da chi, i “guaritori” che applicano la teoria riparativa messa a punto da Joseph Nicolosi che ha poi dato vita ad una frotta (dalla mortalità assai elevata) di ex-gay. Tutto questo mondo oscuro gira intorno a Tonino Cantelmi, fondatore dell’Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici e al “Obiettivo Chaire” gruppo ultra-cattolico, che diffonde e applica in Italia le teorie di Nicolosi.

Il percorso di guarigione fa perno su triti luoghi comuni: conflitto materno, padre assente, traumi infantili e la terapia è tutta base di lavaggio del cervello e preghiera.

Negare la mia omosessualità è il primo passo verso la “guarigione”. Probabilmente è una modalità per iniziare a smontare la convinzione del “paziente”. Sentirsi dire, «non sei propriamente omosessuale», forse, significa iniziare a destrutturare la personalità dell’individuo, le sue convinzioni e metterlo di fronte al fatto - un fatto certificato da uno psicologo - che la sua omosessualità non è mai esistita.

Il giornalista viene rimbalzato da un medico ad una dottoressa e poi ad un assistente in una serie di incontri in cui, tra un test e l’altro (tra cui il famigerato “Minnesota”: quello che si faceva ai “3 giorni” del militare), ritornano ossessive le stesse domande e una certa dose di voyeurismo

«Davide, i tuoi rapporti sono stati completi?». «Vuol sapere se l’ho preso nel di dietro dottore? Sì, due volte», rispondo seccato. Lui sorride imbarazzato. Ma in effetti è proprio quello che voleva sapere. Poi si riprende e attacca. «Vorrei anche sapere le sensazioni che hai provato». Sull’orlo dell’esaurimento per quelle domande così ripetitive e di basso livello, attacco un pilotto infinito

Dopo sei mesi di questo trattamento il giornalista, che si era incredibilmente immedesimato nella parte, trae laconicamente le sue conclusioni:

Mi rendo conto che in questo lungo periodo abbiamo solo parlato del mio didietro. Per la prima volta realizzo che nessuno di loro mi ha mai chiesto se mi era capitato di innamorarmi di qualche uomo.

All’indomani dell’articolo di Liberazione giungono le prime dichiarazioni. L’attacco di Aurelio Mancuso, presidente nazionale Arcigay

Denunciamo come in tutto il paese, come più volte evidenziato da nostre comunicazioni e di altre associazioni lgbt, imperversino gruppi di psicologi o sanitari cattolici, che nelle parrocchie e in altri ambiti ecclesiastici propagandino la cura dell’omosessualità, senza che alcuna autorità preposta sia per ora intervenuta a contrastare teorie altamente lesive della dignità delle persone omosessuali

e poi la difesa d’ufficio dell’On. Paola Binetti (Pd) che ribaltà la realtà

Cantelmi svolge un lavoro eccellente. Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario

Le assurde dichiarazioni della Binetti fanno rumore. Ma più di tutto fa rumore, come sottolineato da Cristiana Alicata, il silenzio del Pd nei suoi confronti

La cosa orrenda e scandalosa e insopportabile è il silenzio dei compagni di partito della Binetti di alto livello. Davanti ad una cosa del genere, così offensiva, così falsa, mi aspetto l’intervento del ministro della Salute, di persone del calibro di Finocchiaro, di D’Alema. E ovviamente una replica del segretario Veltroni

Una risposta dal Pd, seppur timida, arriva. E’ quella di Giorgio Tonini

“L’omosessualità è una condizione umana che non può certo essere ridotta ad una patologia. E’ una condizione che merita rispetto e che pone questioni che hanno a che fare coi diritti delle persone a cui la società deve dare risposta e che la politica deve aiutare ad affrontare”

Leggi per approfondire l’articolo di Daniele Varì

 
 
 

Tanti auguri scomodi!

Post n°111 pubblicato il 24 Dicembre 2007 da Ganimede.76
 

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi un'esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini, o il bidone della spazzatura, o l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunziano la pace portino guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna, con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio per fame.

I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere "una gran luce" dovete partire dagli ultimi.

Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili. Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell'edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative. Che il numero 167 non è la cifra di matricola data ai condannati dal sistema.

Che i ricorsi a tutti i T.A.R. della terra sono inammissibili quando a farne le spese sono i diritti sacrosanti di chi non conta mai niente. Che i poveri, i poveri veri, hanno sempre ragione, anche quando hanno torto.

I pastori che vegliano nella notte, "facendo la guardia al gregge" e scrutano l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che è poi l'unico modo per morire da ricchi.

Buon Natale! Sul vostro vecchio mondo che muore nasca la speranza.

Riflessione di mons. Antonio Bello tratte da "Oltre il futuro. Perché sia Natale", editrice La Meridiana, 1995

 
 
 

Lettera a Gesù Bambino

Post n°110 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da Ganimede.76
 

Caro Gesù,
cosa scriverti in occasione del tuo Natale? Come accoglierti ancora una volta in mezzo a noi? Sinceramente, in un momento in cui la Chiesa sembra rappresentare un ostacolo che impedisce, a tante persone omosessuali come me, di avvicinarti e di capire quello che hai da dire a ciascuno di noi, sento forte la mia inadeguatezza e la contemporanea importanza di questo mio scriverti, di questo mio rivolgermi direttamente a te, superando, una volta tanto, la mediazione della Chiesa.

In questi giorni ho ricevuto messaggi di auguri che volevano sottolineare un evidente distacco dal significato religioso delle feste che stiamo iniziando: un amico mi ha augurato una buona festa del sol invictus; un altro mi ha scritto: «Anche se sono sicuro che il tuo Gesù non è mai nato, ti faccio i miei auguri lo stesso»; un altro ancora mi ricordava come i suoi auguri fossero, a scanso di equivoci, dei «laicissimi» auguri.

Cosa può dire uno che, come me, ti vuole bene davvero, a questi amici che sentono il bisogno, proprio nel giorno in cui ricordiamo il tuo compleanno, di prendere le distanze da te? Forse, con il tuo aiuto, in questa lettera, riuscirò a dire la cosa giusta a ciascuno dei miei interlocutori: ai tanti che non ti aspettano più perché credono ormai di essere i legittimi proprietari della tua persona, ai tanti che non vogliono aspettarti perché sono nauseati dall’ipocrisia e dall’arroganza di chi parla in nome tuo, ai tantissimi che, nonostante tutto, ti aspettano ancora, perché sanno che l’intimità con te è molto più importante di tutti i tentativi che impedirci di raggiungerti davvero.

So benissimo che, molto probabilmente, tu non sei nato il giorno di Natale. Così come, molto probabilmente, non sei nato a Betlemme. Al di là delle fantasticherie di alcuni uomini di chiesa e di tanti furbacchioni alla Dan Brown, so bene che, quasi sicuramente, non saremo mai in grado di ricostruire nei dettagli le circostanze della tua nascita. Ma so anche che quello che ci interessa non è tanto uno scoop sulla tua vita privata, ma il modo in cui quelli che hanno creduto in te hanno deciso di ricordare quell’evento. Ecco perché mi piace, al di là del fatto che forse sei nato il 27 aprile, scriverti una lettera di compleanno proprio oggi, nel giorno in cui si è affermata la tradizione che ricorda l’unico fatto certo: che qualcuno, a un certo punto, ha iniziato di dire (forte o meno di un’esperienza diretta di questo fatto, questo non potremo dimostrarlo mai) che: «Il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi».

L’idea che tu abbia abitato in mezzo a noi è una cosa che mi consola. Così come mi consola la tradizione che ti attribuisce una nascita verginale. Caspita! Se i sacerdoti della tua epoca avessero saputo la verità sulla tua nascita ti avrebbero condannato a morte con la tua mamma. D’altra parte è quello che fanno certe autorità religiose islamiche quando decidono di applicare alla lettera la legge del Corano. Ed in parte, è quello che, fino a qualche decina d’anni fa, facevano i preti della tua chiesa quando creavano un clima pieno di ostilità e di diffidenza nei confronti di quelle donne che decidevano di non nascondere la gravidanza che avevano avuto al di fuori di un matrimonio.

Avrebbero potuto farti nascere in circostanze meno «ambigue». E invece hanno deciso di farti nascere da una donna che non era ancora sposata, così come hanno deciso di elencare tra i tuoi antenati una prostituta e una donna straniera. Io credo che non mediteremo mai abbastanza la forza dirompente di questi particolari che accompagnano il racconto della tua incarnazione: se li meditassimo un po’ di più capiremmo che i continui inviti al perbenismo familista, che provengono dai vertici della Chiesa cattolica, non sono altro che la conseguenza di una serie di contaminazioni con il potere che non ha niente a che fare con l’esperienza viva di quanti hanno confessato, fin dai primi decenni della nostra epoca, il fatto che tu fossi davvero il Signore.

Fa una certa impressione vedere che i Vangeli ti attribuiscono fin da subito la macchia originale di una paternità incerta: una macchia che, ai tuoi tempi, costituiva un motivo di discriminazione pesante. Una condizione che, a detta dei tanti esperti di diritto canonico che suggeriscono i loro documenti alla Santa Sede «benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale». Una condizione che assomiglia in maniera impressionante alla mia omosessualità. D’altra parte, non è un caso che le parole che ho appena utilizzato per descrivere la tua condizione di bambino nato al di fuori di una relazione di coppia familiare incentrata sul matrimonio, siano quelle che la Congregazione per la dottrina della Fede, usa per descrivere la condizione omosessuale (cfr. Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1986).

Naturalmente, gli stessi esperti di diritto canonico, di fronte a questa mia affermazione, si straccerebbero le vesti per dire che non è vero, che la tua condizione di bambino nato fuori da un matrimonio regolare, non ha niente a che fare con la mia omosessualità, che mai e in nessun caso si è parlato dei «bastardi» in termini men che rispettosi. Ma questi stessi esperti dimenticano il fatto che, tutti quelli che hanno ormai i capelli bianchi, ricordano l’atteggiamento di discriminazione e di disprezzo con cui le comunità cristiane guardavano coloro che, non a caso, venivano definiti «figli del peccato», un atteggiamento che assomiglia davvero tanto a quello che circonda le persone omosessuali come me.

Ecco Gesù, sapere che anche tu hai sofferto, quasi sicuramente, lo stesso disprezzo e la stessa discriminazione che tanti «figli del peccato» soffrivano fino a qualche decennio fa e che, ancora oggi, noi omosessuali soffriamo nella tua chiesa, ci consola ed è, per dirla con un’espressione troppo spesso contestata, un motivo in più del nostro orgoglio omosessuale.

Il fatto di non essere capiti dai sommi sacerdoti della nostra epoca, infatti, ci rende, in qualche maniera, molto simili a te, che non sei stato capito dai sommi sacerdoti della tua epoca. Molto più simili dei tanti padri di famiglia esemplari che vengono additati dai nostri vescovi come modelli di santità laica.

In questo senso, caro Gesù, credo che le persone omosessuali come me, dovrebbero festeggiare con particolare gioia il ricordo del Natale: perché il Verbo di Dio, che è venuto ad abitare in mezzo a noi, ha accettato che i Vangeli raccontassero il mistero della sua incarnazione, secondo dei modelli narrativi che lo avvicinano in maniera impressionante ai tanti omosessuali che, con un’ostinazione che può addirittura sembrare ossessiva, l’attuale pontefice e i suoi tanti fan, continuano a descrivere come dei «deviati» o dei come dei poveri disgraziati che vanno curati.

Vederti nella mangiatoia tra la tua mamma che ha dovuto affrontare il rischio della lapidazione e il tuo papà che ha dovuto accettare un racconto che ogni marito, forte del proprio diritto e del proprio buon senso, rifiuterebbe, ci fa capire che, al di là della Chiesa che ci condanna e contro questa stessa Chiesa che ha dimenticato la carità, ci sei tu che ci accogli con le tue braccia aperte e che hai deciso di condividere la diffidenza e il disprezzo che ancora ci circondano.

In questo senso io credo che la nostra omosessualità sia davvero una grande grazia, un dono che ci aiuta ad essere più simili a te di chiunque altro, un’opportunità che tu ci offri per essere capaci di amare in maniera diversa.

E allora buon compleanno Gesù. Buon Natale a te e a tutti quelli che hanno ancora bisogno di scoprire questa semplice verità.

(di Gianni Geraci del Gruppo del Guado, omosessuali credenti di Milano)

 
 
 

Quale castità per le persone omosessuali

Post n°109 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da Ganimede.76
 

La castità sui vecchi libri di morale era descritta come 'astinenza sessuale', per cui la nostra buona mamma e il nostro buon padre non si potevano considerare casti, perché, almeno per fare noi, hanno dovuto rompere questa astinenza. Ma la pura astinenza sessuale non coincide con la castità, ho allora provato a formulare una nuova definizione, che mi pare più appropriata: "Sessualità messa al servizio della vita e dell'amore, non solo del piacere".

Ho aggiunto il termine 'vita ' per dare maggiore completezza alla definizione che, in termini più vaghi, ma senz'altro più poetici può essere riassunta nell'espressione: "Essere casti significa essere liberi per amare". Come vedete non ci si chiede anzitutto: astinenza si o astinenza no; sessualità si o sessualità no. Quel che si chiede a chi vuole praticare la castità è di poter avere la libertà dentro, una libertà che si manifesta dicendo anche: "Si! Ti voglio bene!". Poi è logico dire che il comportamento di una persona che vuole bene sarà caratterizzato da alcuni momenti di dedizione sessuale e da alcuni momenti di astinenza sessuale. A questo punto c'è chi conclude che, per le persone non sposate, i momenti di astinenza sessuale sono gli unici, che non c'è niente da fare, che tutte le porte sono chiuse e che qualunque altro discorso è privo di senso. E allora il discorso diventa fin troppo semplice, ma, chiediamoci, è ancora vero questo discorso troppo semplice? Addirittura per gli stessi sposi, siamo praticamente ancora al tempo dei santi padri come San Cesario d'Arles o Sant'Agostino che dicevano: "Come quando tu fai l'agricoltore e semini un campo, non sei così stupido da perdere altro seme prima del raccolto. Così, poiché la sessualità è il seminare, devi attendere il raccolto per poi, un anno dopo, poter inseminare di nuovo". Ecco.

Questo è quello che si diceva allora, ma sono molti i cattolici che sono ancora fermi lì. Ma guardiamo un po' più in profondità i vari problemi che sorgono a questo punto: Un problema, quasi sempre (dico 'quasi' per non sembrare troppo asseverante), è legato al fatto che la morale, per gli omosessuali, risulta essere uguale a quella che si di propone agli eterosessuali (fatte naturalmente i debiti parallelismi). Il fatto è che il tema dell' omosessualità non è percepito come importante. … Il papa, parlando dei rapporti omosessuali li ha definiti: "Incontro corporale fine a se stesso perché infecondo". Ora, io dico: l'incontro corporale non lo si può considerare ancora solo un mezzo per procreare, è una visione parziale (...) invece di dire: "Questi sono al mondo solo per essere bastonati e prendere pedate nel sedere? Non ci può essere una vocazione un po' migliore?".
Ecco quindi portare avanti argomenti come l'infecondità dell'unione. Si è vero c'è infecondità nell'unione omosessuale. Ma c'è anche il matrimonio dei vecchi che sono sterili. C'è anche la sterilità che può venire anche nei giovani e che causa l'infecondità dell'unione. Ma in questi casi nessuno pensa di togliere l'unione, di togliere il matrimonio!. C'è poi un secondo argomento, quello della "non complementarità che c'è in una coppia di omosessuali".
Si tratta di un'affermazione parziale. Infatti, quella che non c'è, è la 'totale complementarità', ma una complementarità c' è sempre, come del resto c'è complementarità tra uomini di generazioni diverse. Tra l'atro c'è una considerazione di San Tommaso che, dopo aver osservato che: "Il Signore ha creato l'uomo, poi ha voluto creare la donna per dargli un aiuto simile a lui (audiutorium silìmilem sibi)", prosegue dicendo che: "In realtà un uomo può farsi aiutare da un altro uomo, molto meglio, in tutto, tranne che per la generazione, per fare cioè dei figli". Come vedete non c'era un grande rispetto per le donne. Ora la complementarità è una cosa da raggiungere quando si può, fin che si può. Ma non può essere tirata fuori per dire: "O c'è una complementarità totale o non c'è niente". Un atteggiamento del genere si chiama 'integrismo', un integrismo che dice: "O tutto, o niente!". Ma tra il niente e il massimo c'è di mezzo l'infinità delle cose che si possono fare. Non tutte le ciambelle riescono col buco. Non solo le relazioni interpersonali feconde sono 'relazioni interpersonali' . Il fatto che la relazione interpersonale ci sia da già una giustificazione molto forte! (...) parlando dei rapporti sessuali, siamo arrivati a metterci dentro l'amore, che era fine in subordine ed è diventato fine collaterale e a volta addirittura superiore rispetto alla procreazione, ed ecco che qui si parla solo di procreazione. Adesso, poi, si stanno studiando altre finalità: la finalità ludica ad esempio, che presuppone una dimensione di gioco che è presente nell'erotismo sano e che può essere vissuta con coscienza sicura. … C'è un primato della coscienza alla luce del quale vanno affrontati i tre principi che ci permettono di parlare, anche per gli omosessuali di una sessualità 'casta'.

Eccone di seguito una breve presentazione.


Il primo il principio è quello dell'amore. Un principio che abbiamo dimenticato, ma che stava a cuore anche ai 'conservatori del sesso' come Sant'Agostino che, poveretto, avendo avuto le sue esperienze di devianza in gioventù, ne è rimasto influenzato in tutta la sua trattazione teologica (e prima di questo secolo, nello studiare il sesso, non siamo andati molto oltre Sant'Agostino). Occorre dire che il principio dell'amore ha una sua ambiguità, perché io potrei chiamare amore quello che amore non è. Ma si tratta pur sempre di un principio evangelico e autentico che necessita solo di essere applicato bene. (...) Secondo la morale tradizionale, per il principio del minor male, è lecito ammazzare in tre casi (pena di morte comminata con giustizia, guerra giusta e legittima difesa). A chi si richiama allo stesso principio per giustificare l'uso del profilattico quando uno dei coniugi è sieropositivo, la morale tradizionale risponde che lì il principio del minor male non si applica e che l'uso del profilattico è sempre 'intrinsecamente' un male. Ma allora è più intrinsecamente un male l' uso del profilattico che l'uccisione di una persona? Non posso crederlo! …


Ma guardiamo ora al secondo principio a cui dobbiamo fare riferimento per parlare di castità. Si tratta del principio della coscienza. Quando si parla di coscienza c'è la coscienza certa, o che si dice certa e poi magari è erronea; c'è la coscienza vera, o che si dice vera e magari non lo è. Papa Giovanni nella Pacem in Terris ha trovato un'espressione molto bella e molto diversa: l'espressione 'coscienza retta', un espressione che ha avuto anche altri significati, ma che nel significato che le ha assegnato papa Roncalli è veramente molto bella. Secondo Giovanni XXIII la coscienza retta è la coscienza, magari erronea (ma ricordiamo che si ha il dovere di seguire la coscienza erronea) che emerge in una persona retta, onesta. Cerchiamo quindi di essere onesti e facciamo quello che ci suggerisce la nostra coscienza onesta: poi possiamo essere nel vero o nel falso; possiamo essere sicuri o cadere nell'errore; non importa, l'importante è che ciascuno di noi abbia agito secondo la coscienza retta del momento in cui si è chiamati a compiere una scelta. Ci sono due principi fondamentali nel De Coscienza. Il primo dice : "Occorre seguire sempre la coscienza".


C'è però il problema delle cose che non si sanno, dell'errore che può portarmi continuamente a fare delle scelte sbagliate. Ecco perché occorre ricordare anche il secondo principio che dice: "Forma sempre la tua coscienza". "Ma come la forma, la mia coscienza?" mi chiederete voi. La risposta ce la dà Bernard Haering che ci risponde senza esitazione: "Col magistero! - e continua osservando - Il magistero di mia madre innanzi tutto, che era una santa donna. Il magistero di mio padre, che era un bravo lavoratore, infaticabile per i suoi figli. Il magistero del mio parroco e così via fino ad arrivare al magistero dei vescovi e del papa". Vedete quanti magisteri ci sono? Il problema è che abbiamo ridotto il magistero a quello che pensano un gruppetto di monsignori ben introdotti e quattro o cinque cardinali che occupano posti importanti. Il De Coscientia ci dice quindi che dobbiamo formare la nostra coscienza, perché potrebbe essere errata, ma ci dice anche che dobbiamo seguirla perché non abbiamo nessun altro mezzo per scegliere se non quello di farci guidare dalla nostra coscienza. Ma la cosa più bella, il principio più bello, che concorre a definire la castità per una persona omosessuale, è quello più nuovo e più dimenticato (hanno incominciato a dimenticarlo prima ancora di formularlo) anche se la sua formulazione precede la sintesi di san Tommaso.
Questo principio ci dice che la nostra legge non è la legge antica, ma la legge nuova.
Ci dice che il Signore non è venuto per abolire quella antica, ma è venuto a portarci un' alleanza nuova. E la nuova legge è la grazia dello Spirito Santo: è lo Spirito Santo che ci parla nel cuore.

(liberamente tratto da una riflessione di Don Leandro Rossi)

Don Leandro nel suo rapporto con la Chiesa è stato dolorosamente conflittuale. Eccellente professore di Teologia morale, conosciuto in tutta Italia, che poi ha deciso di lasciarsi la cattedra alle spalle per realizzare comunità di recupero per tossicodipendenti ed emarginati. Gli voltarono tutti le spalle: la gente aveva paura di vivere gomito a gomito con ragazzi border-line. Lui divenne, suo malgrado, un rivoluzionario: fu vicino ai divorziati e agli omosessuali, scandalo per la stessa curia locale: i punti più delicati sono quelli relativi alla morale sessuale e familiare, rapporti prematrimoniali, aborto, divorzio, omosessualità. Don Leandro vedeva negli ultimi il volto di Gesù; il motto della sua vita è stato "La pietra scartata è divenuta testata d'angolo".

 
 
 
 

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 Email: gruppoalidaquila@libero.it

Chiesa San Francesco Saverio

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Gruppo

Il gruppo "Ali d'Aquila" nasce nel Natale 2008 col desiderio di creare un luogo di accoglienza e di preghiera per le persone omosessuali, per favorire una riconciliazione con se stessi, con Dio e con la Chiesa.

Ci incontriamo nell'ascolto reciproco, nella condivisione delle nostre esperienze, nell'accettazione delle nostre umane diversità, con l'amore dei fratelli, mettendo a frutto quei talenti, doni e carismi che Dio ha donato a ciascuno per la crescita del gruppo.

Poniamo Cristo al centro della nostra stessa esistenza, lasciandoci interrogare dalla Sua Parola per la nostra crescita, umana e spirituale, in una continua e instancabile ricerca della Verità che ci rende liberi.

Vogliamo percorrere un cammino di riconciliazione con la Chiesa, attraverso il dialogo, il confronto e la conoscenza reciproca, nella consapevolezza che la dimensione omoaffettiva è un valore e può ben costituire un percorso di crescita e di approfondimento per vivere, senza pregiudizi, una relazione autentica con l'altro. 

 

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Il video racconta con ironia il percorso sentimentale di un ragazzo diventato uomo, che, dopo aver scoperto di essere Gay, vive la sua identità sessuale benchè vittima di alcune disavventure ... 

 

Criteri di discernimento vocazionale di persone a tendenza omosessuale per l'ammissione al seminario e agli ordini sacri (2005)

Sempre nostri figli Un messaggio pastorale ai genitori di figli omosessuali e suggerimenti ai collaboratori pastorali (1997)

- La Pastorale nei confronti degli omosessuali a Innsbruck (1998)

 

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"Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione." (Art. 2 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - 1948)

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali." (Art. 3 della Costituzione Italiana - 1948)

 

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