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Un blog creato da Ganimede.76 il 14/05/2007

Parole non dette...

"la vita è uguale a una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita!" (Forrest Gump)

 
 

PREGHIERA DELL’OMOSESSUALE

di Fr. Angelo (Sud  Italia) 

il discepolo che gesù amava

Padre dell’umanità, come figlio mi rivolgo a te con fiducia: aiutami a sentirmi amato da Te, dalla Tua Chiesa, dalle persone a  me care e da tutti coloro che mi circondano. Non mi facciano sentire un verme, un errore della natura, un mostro da nascondere. Donami la forza di accettarmi  per come mi hai creato, di non vivere da ipocrita, nascondendo a me e agli altri  la mia tendenza sessuale. Aiutami a capire che sono anche io Tuo figlio prediletto, che Gesù è morto in croce anche per me. Metti davanti al mio cammino persone sagge che sappiano consigliarmi, che sappiano aiutarmi ad accettarmi. Molte volte, a causa dei pregiudizi e delle paure, sono tentato di  farla finita su questa terra, ma poi sapendo che “tu ami tutte le cose esistenti  e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l`avresti  neppure creata”(Sapienza 11,24) mi riprendo e vado avanti. Dona ai miei  genitori la rassegnazione e la serenità che sono sempre loro figlio, anche se  non potrò mai dargli la gioia di essere nonni, potrò donargli l’affetto di un figlio  che sa amare e vuole essere amato. Aiutami a non fare scelte sbagliate, matrimonio o vocazione di copertura, ma a fare scelte vere e libere. Se qualche volta ho bisogno di essere abbracciato e amato da uno del mio stesso  sesso…. Stammi vicino e abbracciami forte e fammi sentire la tua infinita misericordia e le tue lacrime che scendono sul mio capo, per dirmi che mi comprendi e mi ami per quello che sono. Ti voglio bene Gesù.

 

BIBBIA E OMOSESSUALITÀ

Nel tentativo di approfondire tale tematica e, soprattutto, di individuare con esattezza i testi della Bibbia ed interpretarne correttamente il contenuto, ho ritenuto opportuno leggere due libri che affrontano l'argomento sul piano esegetico e che hanno come punto di riferimento la Bibbia nella sua interezza.

I libri che ho provveduto a leggere e ai quali mi riferirò nella presente trattazione sono:

- Bibbia e Omosessualità, Ed. Claudiana

- l'Omosessualità nella Bibbia, Ed. San Paolo

bibbia

 Introduzione (>)

I testi nei loro contesti antichi

Antico Testamento:

1) Genesi (>)

I resoconti della Teologia della Creazione

2) Sodoma e Gomorra (>)

C'è Omosessualità in questi racconti?

3) Gionata e Davide (>)

Si può parlare di Omosessualità?

(continua)

 

UN PÒ DI ME...

volto

"Omosessuale e credente"  di Alessandra Del Re:

LiberoBlog/Storie

MI RACCONTO...

"Essere o non essere..."

Una pagina del mio Diario su: Gionata.org

UNA MIA ESPERIENZA...

"Non guaritemi in nome di Cristo"

sul Blog: 1, 2, 3... Liberi tutti dell'Unità di Delia Vaccarello

"Una cristoterapia per guarire dai pregiudizi" su: gaynews

 

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AGEDO

AGEDO

L’A.GE.D.O. è costituita da genitori, parenti e amici di uomini e donne omosessuali, bisessuali e transessuali che si impegnano per l’affermazione dei loro diritti civili e per l’affermazione del diritto alla identità personale.

Vogliamo essere di aiuto e sostegno a quei genitori che hanno saputo dell’omosessualità della propria figlia o figlio e ne soffrono perché per loro è difficile comprendere e accettare. Pensiamo di poter condividere il loro disagio offrendoci come interlocutori per un dialogo su una situazione che noi abbiamo vissuto e superato.

 

DISCLAIMER

Questo Blog non rappresenta una testata giornalistica e viene aggiornato senza alcuna periodicita'. Pertanto, non puo' essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della L. n. 62 del 7.03.2001. Gli articoli e le immagini inseriti in questo Blog sono tratte in massima parte da Internet; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'autore, vogliate comunicarmelo e saranno subito rimossi.

 

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Messaggi di Marzo 2008

Io, Giuda Iscariota

Post n°137 pubblicato il 17 Marzo 2008 da Ganimede.76
 

Io, Giuda Iscariota, della tribù di Giuda, nato duemila anni fa sotto il dominio dei romani … cominciano gli inganni ed i tradimenti. Ero in fasce quando mi hanno detto che sarebbe arrivato il Messia, che avrebbe liberato il nostro popolo dalla schiavitù, che avrebbe sconfitto i Romani, che avrebbe costruito il regno di Dio.. Fin da bambino mi hanno detto che il Messia era il figlio di Dio che avrebbe ridato splendore al popolo ebreo. Il Messia, però, non era Barabba che pure stava combattendo e dava filo da torcere ai romani; Barabba era sicuramente un duro, un po’ patriota e un po’ bandito; avrebbe pure potuto liberare Israele, ma non si proclamava figlio di Dio … non era lui il Messia. Il Messia non si trovava neppure tra rivoluzionari che si nascondevano sui monti: essi volevano liberare il nostro popolo dai romani, ma nessuno di loro si proclamava figlio di Dio.

Io, però, sapevo chi avrebbe sconfitto i romani: lo conoscevo bene, eravamo amici fin da piccoli, abitavamo vicino, avevo giocato con lui fin da bambino, anche se ora tutti fanno finta di ignorarlo. Il suo nome era Gesù ed aveva scelto anche me per far parte del gruppo che avrebbe costituito il futuro governo del regno di Dio, anzi addirittura sembrava che facesse affidamento su di me. Non avevo dubbi: dovevo impegnarmi per la causa perché il momento della rivincita era vicino.

Gli altri, però, non si impegnavano abbastanza, volavano con la fantasia, volevano la gloria ed il potere senza offrire niente in cambio. Credevano che bastasse qualche moina verso Gesù, adularlo un poco … e così mi sobbarcai un duro lavoro: servivano soldi per mangiare, per vivere, per organizzare la lotta armata … e nessuno se ne preoccupava. Tutti confidavano in Gesù, tutti aspettavano la solita manna dal cielo. L’incarico di tesoriere (tra tutte quelle mani bucate non poteva che essere affidato a me) mi costrinse ad assumere atteggiamenti verso gli altri poco popolari come bandire ogni spreco, fare economie: non è facile amministrare i soldi, specie se sono pochi. Forse fu per questo che il gruppo cominciò ad assumere atteggiamenti ostili verso di me, a mettermi in cattiva luce presso Gesù, ad accusarmi di avarizia, di grettezza (mai di ladrocinio) e via di seguito. A me, però, non importava niente di questi giudizi: sapevo che stava per giungere il tempo della rivincita, della ricostruzione del regno di Israele, della venuta del regno di Dio.

Prima che contro i romani, nel nostro gruppo, però, stava per iniziare la lotta per il potere, quel potere che ancora dovevamo conquistare, ma che tutti volevano: una madre viene a raccomandare i figli a Gesù (credo che abbia chiesto almeno un posto da vicerè); ognuno cerca di entrare nelle grazie di Gesù, di diventarne l’amico più caro, il confidente. Io sono quasi isolato: mi accorgo di essere malvisto, guardato con diffidenza, con sospetto, direi con odio. Non demordo: anche se non avrò nessun posto di comando, sarò soddisfatto e felice della libertà riconquistata dal nostro popolo, dalla nostra potenza futura. Mio figlio vivrà libero in una nazione libera e potrà ambire a cariche e titoli secondo i propri meriti … sarà orgoglioso di essere ebreo.

Vedo, però, che c’è molta apatia, soprattutto in Gesù. Ha perso il mordente? Segue una tattica che non capisco? Quando mostrerà la sua potenza di figlio di Dio? Possibile che tutte le sue capacità si riducono a trucchetti di prestigiatore da circo? Finora non ha fatto grandi cose: alle nozze di Cana ha trasformata l’acqua in vino (c’ero anch’io a quel matrimonio … che bevuta!); ha moltiplicato i pani ed i pesci (mica mi sono accorto come ha fatto, però) … E poi? Ha resuscitato Lazzaro … con questo dimostrò davvero di essere figlio di Dio; Lazzaro era morto davvero, non ho il minimo dubbio … o … ma che vado a pensare? Dalle bende cadevano ancora i vermi …. Se era un trucco quello!

Io, uomo qualunque, mi sono trovato in un mondo che non mi aspettavo. Nessuno mi aveva parlato di corruzione, di raccomandazioni, spintarelle, calcioni, bustarelle, latrocini, tangenti, imbrogli … mi sono trovato davanti a situazioni delle quali nessuno mi aveva parlato. …

Sono passato agli anarchici. Ora mi accusano di aver tradito chi credeva in me.

Io, uomo qualunque, tradito dal mondo.

Io, Giuda Iscariota, ho un grosso dubbio: ho sbagliato qualcosa. Vedo il regno di Dio sempre più lontano: cosa devo fare? Debbo costringere Gesù ad agire, devo spronarlo, devo creare il “casus belli”. Se tenteranno di catturarlo, sicuramente Gesù si difenderà ed il padre suo invierà schiere di angeli e di arcangeli in suo aiuto. Solo così potrà scoccare la scintilla che accenderà il fuoco della rivoluzione …. Devo intervenire.

Io, Giuda Iscariota, mi sono reso conto che il regno di Dio non è stato istaurato; i Romani sono più forti che mai; Gesù è morto sulla croce, Barabba è scomparso ….

… Io mi sono tolto la vita, una vita ormai inutile. Ora mi accusano di aver tradito Gesù, di essere un traditore, il traditore per eccellenza. Mi fanno ridere! Vogliamo parlare seriamente? Mi lasciate parlare? Bene!

Non è vero che io ho tradito. Vero è, invece, che io sono odiato e malvisto soprattutto da chi mi accusa. Per me non c’è stata mai una buona parola. Avrei voluto vendere quel profumo (per altro molto costoso) per dare il ricavato ai poveri. Quante volte Gesù aveva detto questo? Vendete tutto ed il ricavato datelo ai poveri… i miei “amici” subito mi hanno accusato di avarizia, sono stato zittito perché “i poveri li avremo sempre tra noi”. E allora? Significa che non bisogna fare più elemosine visto che non serviranno ad eliminare la povertà? Meglio pensare all’anima e spendere i nostri soldi in messe, incensi e candele ai santi? In ogni modo io sono conosciuto come traditore e non come avaro … Almeno spero! Dunque avrei tradito Gesù … in che modo? Indicandolo agli sgherri che andavano ad arrestarlo? E voi credete a queste sciocchezze? Una persona conosciuta come Gesù, tanto in vista, autore di azioni anche clamorose, aveva bisogno di essere indicato da qualcuno per essere riconosciuto? Siamo seri! E poi … i sommi sacerdoti avevano forse paura di arrestare tutti gli apostoli che si trovavano nell’orto degli ulivi, farli portare davanti a loro e poi trattenere solo Gesù? O qualcuno? O tutti? Quale sarebbe stato dunque il mio tradimento? E come se un ministro della Repubblica si offrisse di segnare a dito il Presidente del Consiglio o un cardinale il Papa. E se pure fosse stato vero? Quale è stato il comportamento degli altri? Pietro lo ha rinnegato tre volte; ha negato perfino di conoscerlo. Si è pentito, mi dite? Anche io mi sono pentito, anzi mi sono accorto di avere sbagliato tutto, di non aver capito cosa stava succedendo. Ero convinto che Gesù, una volta trovatosi davanti ai suoi nemici, si sarebbe finalmente deciso ad agire … era quello che tutti aspettavamo. Invece … o mi ero sbagliato e Gesù non era figlio di Dio, oppure Gesù era figlio di Dio ed io non avevo capito quale erano i suoi obiettivi, la sua strategia … non avevo capito niente.

In ogni modo era morto un mio amico, anche per colpa mia. Il mio amico Gesù (uomo o dio che fosse non importa) era morto ed io non avevo fatto niente per impedirlo: meglio morire quando si è fallito lo scopo della vita. È facile dire: “Sono pentito”; è facile chiedere perdono. Non credo che i migliori sono coloro che si battono il petto e dicono “Signore, Signore”.

Se chi mi accusa di tradimento fosse stato un vero amico, o almeno avesse avuto un poco di bontà, se gli altri fossero stati meno cattivi ed egoisti, tutto ciò che è capitato non sarebbe avvenuto. Quando, durante l’ultima cena, io mi sono alzato per “andare a tradire” cosa è successo? Niente! Mi hanno lasciato andare! Per tutti è stata una liberazione ... io sarei stato il traditore e tutti potevano stare tranquilli. Ora il potere lo avrebbero diviso in 11: il rivale più pericoloso si era auto eliminato.

E loro? Che covo di vipere? Qualcuno ha dimostrato per me un briciolo di amicizia? Un minimo di amore? No! Il loro cuore era pieno di cattiveria e gioivano del mio dramma, della mia rovina. Ama il prossimo tu ... Questo aveva detto Gesù, ma nessuno di loro amava me! Se mi avessero voluto bene, le cose non dovevano andar così. Mi avrebbero dovuto fermare, legarmi alla sedia, impedirmi di uscire. E se in questo modo non si poteva compiere quello che era stato scritto nelle scritture, se non si avveravano le profezie, se non si portavano a termine i piani di Dio, non erano problemi nostri. Il Padreterno avrebbe trovato un’altra soluzione, se ci teneva. In fondo era lui che aveva dei piani da portare a termine, non noi poveri mortali … ed egli aveva le capacità ed i mezzi per fare quel che voleva.

Ora io sono all’Inferno! Mi ci hanno scagliato e tenuto per duemila anni quelli che predicano il perdono, quelli che parlano d’amore … mi ci costringono i figli di Dio, quelli che amano il prossimo. Mi tengono lì quelli che fanno la volontà di Dio. Mi hanno scaraventato all’Inferno a far compagnia a Cassio e Bruto … per questi, però, gli storici hanno già trovato i motivi per una tardiva riabilitazione e di conseguenza fra poco resterò solo, a farmi masticare per sempre da Lucifero.

Io Giuda, apostolo tradito.

 
 
 

Ingresso a Gerusalemme

Post n°136 pubblicato il 15 Marzo 2008 da Ganimede.76
 

Le rappresentazioni iconografiche di questa festa sono molto antiche, risalendo le prime testimonianze alla metà del sec. IV. La stabilità dello schema iconografico di questa festa è stata determinata soprattutto dal fatto che l’elemento ispiratore è stato solo il racconto degli Evangelisti ( Mt 21, 1-15; Mc 11, 1-11; Lc 19,29-44; Gv 12, 12-19). I racconti apocrifi su questo episodio sono pochi e, se eccettuiamo i bambini che distendono i loro mantelli per terra, non apportano elementi tali da essere tradotti in immagine arricchendo lo schema iconografico in modo significativo.

Simbologia dei colori
Gesù indossa una tunica rossa, simbolo dell’umanità assunta con l’Incarnazione, della sua regalità, Egli è il Re dei re, e dell’amore dato con il Suo sacrificio sulla croce.
Il mantello blu appoggiato sulla spalla sinistra è il segno della Sua divinità: Gesù è veramente uomo e veramente Dio.
La stola gialla che porta sulla spalla indica la missione vittoriosa del Cristo sacerdote, che ha dato se stesso per la salvezza del mondo ed è risorto. Il nimbo color oro è simbolo della Sua santità ed i tre bracci della croce dentro di esso sono il segno della salvezza che Egli ha portato con la Sua morte e Risurrezione.
La montagna gialla simboleggia la a luce portata da Cristo all’umanità, mentre la grotta nera indica le tenebre che sono state illuminate dall’Incarnazione di Cristo.
Le mura di Gerusalemme simboleggiano la "città celeste" descritta in Apocalisse 21, che si contrappone a Babilonia.

Il fondo oro è segno della luce divina in cui ogni icona è immersa, perché illuminata, come la Parola, dalla grazia dello Spirito.

Alcuni particolari

La montagna dietro i discepoli rappresenta il monte degli Ulivi ,da cui Gesù scese per entrare a Gerusalemme. E’ la montagna messianica che si ergerà contro quella di Sion. Sta scritto, infatti: "Il monte della casa del Signore sarà stabilito in cima ai monti e si alzerà al di sopra delle colline. Egli alzerà la mano contro il monte della figlia di Sion" (Is 2,2; 10,32). Guardando l’intera rappresentazione, la montagna si contrappone a Gerusalemme, la città chiusa entro le mura. Ai piedi della montagna si apre un antro da cui sembrano uscire al seguito di Cristo gli apostoli.
La grotta è una voragine nera, perché raffigura simbolicamente le tenebre e i discepoli incarnano il popolo che camminava nelle tenebre e vide una grande luce: " su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse" (Is 9,1).Essi sono il popolo nuovo, il corteo del Cristo-Re, sacerdote e vittima, che appare in mezzo ai fedeli.
L’asina rappresenta l’elemento istintivo dell’uomo, una vita che si svolge tutta sul piano terrestre. Lo Spirito cavalca la materia che gli deve essere sottoposta, come Cristo cavalca l’asina.
La palma simboleggia Cristo che colma il vuoto tra il monte di Dio, la Divinità e la città, che rappresenta l’umanità. 

La città chiusa tra alte mura, simbolo della chiusura spirituale, è la città di Gerusalemme, verso la quale Gesù volge il suo sguardo mesto, perché sa che non sarà accolto, ma condannato per essere crocifisso, ma contemporaneamente, prefigura anche la Chiesa come comunità e complessi di edifici, voluta e redenta da Cristo.

Personaggi

Gesù è raffigurato al centro dell’icona , seduto sull’asina, con il corpo rivolto verso i suoi discepoli che rappresentano il popolo nuovo, ma ha lo sguardo diretto verso il popolo di Gerusalemme, dove si sta recando.  

La mano destra di Gesù mostra due dita, rivolte verso se stesso, per indicare la sua doppia natura: Egli è veramente Dio e veramente uomo. Nella mano sinistra regge il rotolo delle Scritture, perché Egli è il Verbo.
Gesù cavalca l’asina di fianco e non a cavalcioni, secondo l’uso regale orientale e dalla sua figura emana una pacata, ma maestosa regalità, piena di autorevolezza.
Alla destra di Gesù si vede il gruppo degli adulti, che sono usciti da Gerusalemme per salutare Cristo.

I personaggi della folla in primo piano sono proprio i farisei , che fanno finta di accoglierlo, ma provano invidia ed odio per lui, mentre gli altri sono accorsi per aver udito la testimonianza dei suoi miracoli.

Significato Teologico

Dalla raffigurazione iconografica dell’icona, traspaiono i significati che la liturgia attribuisce all’evento. La celebrazione è dominata da accenni di esultanza e di trionfo. L’entrata di Gesù in Gerusalemme viene comparata all’entrata dello Sposo nella città santa Sion; negli inni della festività ricorrono allusioni a profezie veterotestamentarie che avrebbero preannunciato l’incontro messianico, come lascia intendere lo stesso testo evangelico: "E Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come è scritto: Non temere ,figlia di Sion: ecco il tuo re viene, sedendo sopra un puledro d’asina".
In questa icona viene messa in risalto la regalità di Cristo. E’ stato osservato come anche gli eventi della vita di Cristo legati alla passione sono interpretati e rappresentati in modo da mettere in evidenza la regalità di Cristo. Tale legame con la passione ha un preciso riscontro nel significato di cui la liturgia investe questa festività, recepita come un segno dell’imminenza della Pasqua: l’entrata trionfale di Gesù è preannuncio del suo trionfo sulla morte e non a caso il Vangelo di Giovanni ricorda in questa occasione la risurrezione di Lazzaro. L’abbinamento al tema di Lazzaro è fortemente sentito nell’iconografia russa, che spesso ama accostare le due immagini .
La presenza dei fanciulli trova riscontro anche nella liturgia della festa, che ne fa un motivo dominante, caricandolo di un pregnante significato: nell’incontro di Gesù con il popolo di Gerusalemme si vede la sintesi del mistero della contraddizione d’Israele. Di fronte al Signore, Israele si lacera e si divide: nelle persone dei suoi capi essa rappresenta la sposa infedele, nelle persone dei fanciulli innocenti è la sposa casta che accoglie il suo re e sposo, dunque tutti coloro che conservano la purezza dell’animo.
La palma raffigurata dietro a Cristo ricorda molto la quercia di Mamre. D’altronde tutta la scena presenta nello sfondo una marcata analogia con l’icona della Trinità. Ritroviamo la montagna, l’albero e l’elemento architettonico. La palma è, come la quercia di Mamre, l’albero della vita: è questo lo sfondo su cui si staglia la figura di Cristo, al quale viene di norma riservata la sola compagnia dei fanciulli.

 
 
 

Perfidis judaeis, nostri fratelli maggiori

Post n°135 pubblicato il 10 Marzo 2008 da Ganimede.76
 

All'interno del "Messale Romanum" (Rito Tridentino) liberalizzato da Papa Benedetto XVI con il recente "motu proprio" Summorum Pontificum il quale è da pochi mesi possibile celebrare la Messa, erano ancora rimasti, nella preghiera del Venerdì Santo, alcuni riferimenti negativi nei confronti degli Ebrei.

Nel vecchio testo, da oggi abolito, si pregava - in latino - per la conversione degli ebrei chiedendo a Dio di sottrarre «quel popolo... alle sue tenebre» e di rimuoverne «l’accecamento» (tra l'altro un termine mutuato da una lettera di San Paolo)

Questa presenza, all'indomani della liberalizzazione del Messale Latino, era stata oggetto di critica e di considerazioni negative non solo da parte di ambienti ebraici.

Questo testo (e solo questo testo) è stato modificato, eliminando questi riferimenti: nella nuova versione, si prega perciò (in latino) per gli ebrei: «Il Signore illumini i loro cuori perché riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini»

Ovviamente è rimasto il riferimento a Cristo, tra l'altro presente anche nel testo del Messale di Paolo VI attraverso il tema della "redenzione".

Ecco il testo dell'attuale Messale (risalente a Papa Paolo VI):

"Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la sua parola, li aiuti a progredire sempre nell'amore del suo nome e nella fedeltà della sua alleanza. Dio onnipotente ed eterno, che hai fatto le tue promesse ad Abramo ed alla sua discendenza,a scolta la preghiera della tua Chiesa, perché il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione".

La comunità ebraica italiana ha espresso, come si è saputo dai giornali, un negativo apprezzamento.

«La nuova versione non è molto diversa dalla precedente - ha osservato il rabbino Giuseppe Laras, presidente dell’Assemblea dei rabbini d’Italia -. Il fatto che si preghi perché Dio “illumini” gli ebrei, significa in sostanza che essi non sono nella luce, dunque accecati, anche se è stata tolta la parola più forte. Ciò che mi preoccupa è però la seconda parte della formula, quella in cui è rimasta la preghiera per il riconoscimento di Gesù da parte degli ebrei. Temo che porterà indietro, se non bloccherà, il dialogo ebraico-cristiano, dato che ci sono alcune componenti del mondo ebraico che temono che il dialogo sia in realtà finalizzato a convertire al cristianesimo».

Forse pochi sanno che la orazione solenne per gli Ebrei del Venerdì Santo ha una corrispondente nella birkat ha-minim (benedizione contro gli eretici) della liturgia giudaica, che è la seguente: "Che per gli apostati non ci sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il regno dell'orgoglio; e periscano in un istante i nazareni (ndr. i giudeo-cristiani) e gli eretici: siano cancellati dal libro dei viventi e con i giusti non siano iscritti. Benedetto sei tu Yahweh che pieghi i superbi".

Così recita la XII benedizione della liturgia sinagogale nella forma primitiva. Mentre in quella del Talmud babilonese più diffusa oggi: "Per i calunniatori e gli eretici non vi sia speranza, e tutti in un istante periscano; tutti i Tuoi nemici prontamente siano distrutti, e Tu umiliali prontamente ai nostri giorni. Benedetto Tu, Signore, che spezzi i nemici e umili i superbi".

Com'è noto, il cristianesimo delle origini, e quindi la liturgia, si è posto in rapporto di continuità e nel contempo di novità rispetto al giudaismo. I nazareni o cristiani avevano frequentato il Tempio (cfr. Atti 2,46), come pure le sinagoghe, finché, due decenni dopo la sua distruzione nel 70, i giudei non introdussero nella Tefillah la XII "benedizione", appunto la birkat ha-minim (diventarono così diciannove ma il nome di Shemonèh Esréh non fu cambiato), ovvero una maledizione contro la setta considerata eretica, dei giudeo-cristiani (cfr. Atti 24,14) sia per tenerli lontani dalla sinagoga, sia per proclamare formalmente la rottura definitiva tra le due religioni. Accanto ai minim (dissidenti) si menzionavano i nozrim, i nazareni, cioè i seguaci di Gesù di Nazareth, perché "spariscano all'istante, cancellati dal libro della vita e non scritti con i giusti. Benedetto sei tu che umili i superbi" (cfr. G. De Rosa, Gesù di Nazareth e l'Ebraismo di ieri e di oggi. Dal rifiuto all'appropriazione esclusiva. "La Civiltà Cattolica", 15, 2000, n. 12). Nel medesimo periodo venne comminata infatti la scomunica contro i giudeo-cristiani, i quali pur pretendendo di rimanere dentro la sinagoga, la dividevano nella fede, proteggevano i "gentili", soprattutto i romani, e distruggevano il principio dommatico della habdàlàh ossia la separazione tra circoncisi e non (cfr. H. Herts, Daily Prayer Book with commentary. Introductions and notes, New York 1971, p. 142 s.). Così nel Medioevo la pensava Maimonide e ai nostri giorni il rabbino americano J. Petuchowski (cfr. S. Ben Chorin, Il giudaismo in preghiera. La liturgia della sinagoga, Cinisello B. 1988, p. 80). Tuttavia oggi non tutti gli ebrei nominano i nazareni e i dissidenti, ma si limitano ai calunniatori, i cattivi e i nemici.

A questo punto si può dedurre che la Oratio pro iudaeis appare in certo senso speculare alla birkat ha-minim giudaica, la maledizione contro gli eretici; quasi una 'risposta', poiché il dato liturgico non è mai astratto, ed entrambe risalgono allo stesso periodo, come abbiamo visto. Alla scomunica comminata ai giudeo-cristiani e all'accusa di "eresia" da parte dei giudei - forse durante il sinodo di Jabne tra 90 e 100 d. C., - che volevano in tal modo sancire la rottura definitiva del Giudaismo ufficiale con i cristiani, questi avrebbero 'risposto' con l'inserzione della "preghiera per i giudei". Al di là di ogni polemica, è "ragionevole ritenere che la storia di entrambe le preghiere, il cui contenuto era certamente noto sia ad ebrei che a cristiani alla fine del I secolo, si sia intrecciata, dando così forma al testo liturgico così come ci è pervenuto, salvo, ovviamente, le inevitabili modifiche che, generalmente, i testi liturgici subiscono nel corso dei secoli" (Annamaria Abrusci, Storia ed evoluzione delle Orazioni solenni. Il caso della preghiera Pro Iudaeis, tesi di magistero presso l'ISSR di Bari, anno 2000-2001, p. 111-112, pro manuscripto). Ciò dimostra ancora una volta l'influsso della liturgia ebraica e giudaica in specie su quella cristiana. La preghiera non può essere modificata in contraddizione con la dottrina cattolica e apostolica. Volentieri, dunque, oggi pregheremo anche con le nuove formule del Messale Romano di Paolo VI dove si supplica il Signore che "il popolo primogenito della tua alleanza possa giungere alla pienezza della redenzione".

Dunque, non è il caso che i nostri 'fratelli maggiori' continuino a scandalizzarsi della preghiera che i cristiani innalzano a Dio per loro, quando dovrebbero agire a modificare la loro, visto che nella prima forma e anche in quella del Talmud babilonese, non è stata tolta la maledizione di Dio che non si concilia col suo amore universale.

 
 
 

Su La7 la Chiesa che cura i Gay

Post n°134 pubblicato il 05 Marzo 2008 da Ganimede.76
 

La Rai non fa più servizio pubblico? Niente paura, c’è La7 che ci riconcilia con il giornalismo e con le inchieste. Paolo Calabresi, nel suo programma Italian Job, smaschera truffe e imbrogli dell’Italia di oggi; e proprio in una di queste inchieste, ha deciso di smascherare i prelati che vogliono curare i gay.
Lo ha fatto travestendosi da uno dei peggiori “santoni” che millantano la cura dell’omosessualità, quel Joseph Nicolosi che ha un discreto seguito negli Usa con il suo Narth, ma è stato smentito e sbugiardato da tutte le autorità scientifiche. Sotto queste spoglie, Calabresi incontra un alto prelato in Vaticano - l’ufficio e il personaggio sono mascherati, ma qui un sospettuccio l’abbiamo - e gli propone le sue (di Nicolosi) teorie sull’omosessualità e la possibile cura.
L’altro non solo lo accoglie con tutti gli onori, ma gli propone un convegno e gli indica uno psicologo cattolico italiano che si muove sulla stessa linea. E poi ammette che la Chiesa, ufficialmente, non può dire che l’omosessualità è una malattia e non può sostenere in modo esplicito le cure e le teorie che ci sono dietro. Però lascia trapelare che le idee coincidono e che, per fortuna, la legge sull’omofobia non è stata approvata.

 
 
 

Chi ha peccato, perchè tu nascessi omosessuale?

Post n°133 pubblicato il 02 Marzo 2008 da Ganimede.76
 

Tu o i tuoi genitori?

Commento al vangelo di Giovanni 9, 1-41  

Potremmo farci anche noi questa domanda. O chiederlo a Gesù. Ci direbbe la stessa cosa che dice al cieco nato che oggi meditiamo nel Vangelo: né tu, nè i tuoi genitori; sei nato così affinché si manifestino in te le opere di Dio. 
Tutti nasciamo ciechi, finchè non riceviamo la luce del battesimo con la quale cominciamo a vedere. Ma quando continuiamo a crescere, la nostra "vista" dipende da ciascuno di noi: potremo vedere meglio, vedere peggio, o semplicemente tornare a essere ciechi. 
    Oggigiorno, vediamo con tristezza molti omosessuali ciechi. Sono nati e hanno visto la luce col battesimo. Ma per le varie circostanze della loro vita, la vista l' hanno persa. Alcuni volontariamente...perchè non furono capaci di "mantenere la vista". Altri involontariamente, perché la vista gliela abbiamo tolta noi. 
Ma Gesù, amico sempre vicino, ci ridà la luce. Può toglierci la cecità. In realtà, ce la toglie....e di sabato!

    Che cosa bisogna lasciarci indietro quando proprio le leggi spacciate per divine alienano l'uomo togliendogli la dignità e accusandolo del suo peccato?  Rompi queste catene! Nessuna legge può cambiare quello che sei! E nessun peccato può essere attribuito a te se non quelli che volontariamente compi. Gesù passa e ti ridà la capacità di vedere cose nuove, la luce della gioia e dell'amore che la legge ci nega.....e soprattuttto guardare Lui....i suoi occhi....e non trovarvi che amore!   
    Vediamo come molte persone che dicono chiamarsi cattolici, attaccano, disprezzano, discriminano ed insultano gli omosessuali, per il semplice fatto che alcuni lo sono. Non vedono in essi persone che vivono e soffrono.  Puntano il dito sul loro peccato.  Proprio loro che sono nati pieni di peccati...puntano il dito contro di me! E ci vogliono insegnare a provare vergogna.   
Ma  il Regno di Dio va al contrario del mondo. E gli ultimi saranno i primi. E l'essere umano prevale sulla Legge. E il peccatore più del "sano" sta vicino a Dio; quel Dio che scelse di morire sulla croce accanto a un assassino....a un delinquente comune... quel Dio che avrebbe potuto anche morire accanto a un "finocchio", promettendogli l'incontro immediato in Paradiso.  
 
Signore! Noi omosessuali credenti soffriamo giorno per giorno il dolore della discriminazione. Qualche volta abbiamo le nostre famiglie ed i nostri amici che ci amano, ma il più delle volte ci sentiamo soli. Quando siamo soli non possiamo vedere bene, e temiamo la notte e la cecità delle tenebre.
    Vogliamo il tuo fango negli occhi, Signore!..
    Vogliamo la tua luce che ci illumini che c'insegni quali sono veramente i nostri peccati,
    vogliamo che ci accompagni in questa Quaresima alla piscina di Siloé per giungere alla pasqua..."mondi!", puliti.
    Il nostro peccato, Tu lo sai, non è la nostra omosessualità, siamo così perché Tu l'hai voluto.. il Nostro peccato è non essere capaci di sopportare  la sofferenza che ci infliggono alcuni "pezzi grossi" della Chiesa, l'incapacità di tacere quando puntano il dito contro di noi e ci condannano a una solitudine così grande...perchè ci vogliono togliere anche la tua amicizia. E noi rispondiamo con odio e rancore. Signore...aiutaci ad amarli, a perdonarli..a chiedere per loro che..."vedano" e possano lodarti mano nella mano con tutti gli uomini e le donne del mondo.  
Aiutaci, Signore!
 
(di Padre Alfonso S.)
 
Traduzione dallo spagnolo di fra Roberto Carrara in "amarecolcuoredidio"

 
 
 
 

no pedofilia

 

IL VANGELO DEL GIORNO

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vangelo

"Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino." (Salmo 118,105)

 

CRISTIANI OMOSESSUALI DI PALERMO

"ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me” (Esodo 19,4)

Gruppo"Ali d'Aquila"

 Email: gruppoalidaquila@libero.it

Chiesa San Francesco Saverio

piazza San Francesco Saverio all'Albergheria

PALERMO

Gruppo

Il gruppo "Ali d'Aquila" nasce nel Natale 2008 col desiderio di creare un luogo di accoglienza e di preghiera per le persone omosessuali, per favorire una riconciliazione con se stessi, con Dio e con la Chiesa.

Ci incontriamo nell'ascolto reciproco, nella condivisione delle nostre esperienze, nell'accettazione delle nostre umane diversità, con l'amore dei fratelli, mettendo a frutto quei talenti, doni e carismi che Dio ha donato a ciascuno per la crescita del gruppo.

Poniamo Cristo al centro della nostra stessa esistenza, lasciandoci interrogare dalla Sua Parola per la nostra crescita, umana e spirituale, in una continua e instancabile ricerca della Verità che ci rende liberi.

Vogliamo percorrere un cammino di riconciliazione con la Chiesa, attraverso il dialogo, il confronto e la conoscenza reciproca, nella consapevolezza che la dimensione omoaffettiva è un valore e può ben costituire un percorso di crescita e di approfondimento per vivere, senza pregiudizi, una relazione autentica con l'altro. 

 

AREA PERSONALE

 

SUGAR BABY LOVE

Il video racconta con ironia il percorso sentimentale di un ragazzo diventato uomo, che, dopo aver scoperto di essere Gay, vive la sua identità sessuale benchè vittima di alcune disavventure ... 

 

Criteri di discernimento vocazionale di persone a tendenza omosessuale per l'ammissione al seminario e agli ordini sacri (2005)

Sempre nostri figli Un messaggio pastorale ai genitori di figli omosessuali e suggerimenti ai collaboratori pastorali (1997)

- La Pastorale nei confronti degli omosessuali a Innsbruck (1998)

 

PUBBLICITÀ PROGRESSO

Dio non odia chi è gay

 

DIRITTI NEGATI

bandiera arcobaleno

"Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione." (Art. 2 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - 1948)

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali." (Art. 3 della Costituzione Italiana - 1948)

 

LIBRI, RIVISTE, OPUSCOLI...

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