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dies natalis solis invicti

Post n°33 pubblicato il 20 Dicembre 2009 da m_de_pasquale
 
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Mentre a Copenhagen le massime autorità mondiali si sono riunite per trovare un accordo sul clima, in tutto il mondo fervono ancora i preparativi per il Natale: addobbi, luci, spostamenti, regali… ma quanto si inquina a Natale? LifeGate, azienda che promuove la eco-cultura, ha calcolato che, nel periodo compreso tra il 25 dicembre e l'Epifania, ogni famiglia italiana consuma in media circa 386 kg di CO2: emissioni generate dagli spostamenti (acquisto regali, visite a parenti ed amici, gite fuori porta), dall'energia elettrica (consumi domestici, luci decorative), dalla produzione di rifiuti (carta da pacco, imballaggi vari), dall'utilizzo di acqua e dal riscaldamento per la maggior presenza in casa. Considerando l'intera popolazione italiana l'impatto ambientale stimato supera i 7,7 milioni di tonnellate di CO2! Il nostro Natale, col suo corredo di pratiche energivore costituenti ormai l’essenza della festa, oltre a costituire una palese dimostrazione di ateismo (ci vuole un po’ di fantasia per scorgere un riferimento religioso tra invasione di luminarie e canzoncine sentimentali, tra gentilezze ostentate ed obbligo al dono … per non dire della chiara contraddizione tra gli sprechi di questi giorni e i tanti Gesù che muoiono per colpa del nostro tenore di vita nel sud del mondo), è in chiaro contrasto con gli obiettivi che si volevano perseguire a Copenhagen: combattere l’innalzamento della temperatura sulla Terra. Esiste un calore “dannoso” che è quello emesso dalle nostre produzioni industriali ed abitudini consumistiche, ed un calore necessario per la vita sulla Terra che è quello del Sole. Afferma il nostro premio nobel Carlo Rubbia che il Sole ha in sé stesso la soluzione del problema che i “grandi” hanno tentato di affrontare a Copenhagen. Immagazzinando la sua energia con una intuizione antica (gli specchi di Archimede) sarebbe possibile risolvere il problema della produzione e del consumo energetico sulla Terra evitando di surriscaldarla utilizzando fonti non rinnovabili (petrolio, gas): “Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia necessaria all'intero pianeta.” Che sogno: abbassamento della temperatura del pianeta, fine delle guerre, combattute, oggi, per il controllo delle fonti energetiche non rinnovabili. Ma il Sole, fin dalle origini della nostra storia, ha avuto a che fare col Natale: la consuetudine di festeggiare la nascita di Gesù il 25 dicembre è recente (a partire dal V secolo), mentre di molto antecedente era la festa del Natale del Sole invincibile (Dies Natalis Solis Invicti) nello stesso giorno. La festa coincideva con i giorni del solstizio d’inverno quando il Sole raggiungeva il minimo della sua forza e la diminuzione della sua luce in cielo costituiva per gli uomini una esperienza tragica che minacciava la stessa vita sulla Terra; bisognava aiutare il Sole ad innalzarsi (questo il senso dei fuochi accesi dagli uomini che con il loro calore e luce dovevano ridare forza al sole indebolito) e ciò avveniva, puntualmente, dopo il solstizio quando, aumentando gradualmente il suo corso in cielo, esso ritornava vitale ed “invincibile” sulle tenebre: il Natale del Sole. Tra le tante testimonianze antiche una delle più interessanti (e che avrà una forte influenza sul cristianesimo) è quella del dio indo-persiano Mitra (rappresentato come colui che inizia il Sole, inginocchiato davanti a lui,  con un braccio steso sul suo capo, affinché esso apprenda il suo corso e lo persegua con regolarità e senza sconvolgimenti) partorito da una vergine, soprannominato il “Salvatore” ed anche lui con dodici discepoli. L’alleanza tra Mitra e il Sole garantisce la regolarità del suo ciclo (scomparendo la sera e risorgendo ogni mattina garantisce la continuità della vita sulla Terra) caratterizzato dalla continua distruzione delle singole forme (la morte è un momento della vita) per consentirne la riproduzione di nuove. Afferma Eliade: “il tramonto non è percepito come morte del sole, bensì come una discesa dell’astro nelle regioni inferiori, nel regno dei morti…. Il Sole ha il privilegio di attraversare l’inferno senza subire la modalità della morte… quantunque immortale, il Sole scende ogni notte nel regno dei morti: di conseguenza può condurre gli uomini con sé e, tramontando, farli morire; d’altra parte, può contemporaneamente guidare le anime attraverso le regioni infernali e ricondurle alla luce l’indomani, col giorno”. E’ l’eterno ritorno dove non c’è rimpianto e non c’è attesa perché la temporalità si esprime nella regolarità del ciclo. Se il Natale è per noi anche un ritorno là dove siamo nati (si dice “Natale con i tuoi” … ritorno a casa … ritorno alla nostra origine) per scoprire il significato della nostra nascita, la ciclicità del tempo attestata dalla regolarità del ciclo solare può costituire un paradigma temporale all’interno del quale collocare il nostro natale luminoso dall’oscurità del ventre materno verso l’oscurità della Madre Terra? O questa è una acquisizione troppo forte da sopportare e pertanto è più rassicurante un tempo progressivo, storico, il tempo dell’attesa di un compimento come quello inaugurato dalla nascita di Cristo che vede nella fine il fine (eschaton)?

 
 
 
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