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"il sapere ha potenza sul dolore" (Eschilo) ______________ "Perchè ci hai dato sguardi profondi?" (Goethe)
 

 

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eternamente corre l'anno dell'essere

Post n°34 pubblicato il 03 Gennaio 2010 da m_de_pasquale
 
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A capodanno ci scambiamo gli auguri: ma che significa “auguri per il nuovo anno”? Nel Dialogo di un Venditore di almanacchi e di un Passeggere, Leopardi fa dire al Passeggere: “Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell’anno nuovo”. Il Passeggere giunge a questa conclusione quando acquisisce il rifiuto del Venditore a rivivere la sua vita così come l’aveva vissuta “con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati”. Questo perché nella vita sperimentata e che conosciamo con certezza, tutti abbiamo provato più male che bene, e pertanto “ciò vuol dire che se noi ci contentiamo ed anche desideriamo di vivere ancora, ciò non è che per l’ignoranza del futuro”. Perché il senso del nostro presente dovrebbe dipendere da un futuro imprevedibile? Non svalutiamo, così, il nostro presente? Se coltiviamo uno sguardo perduto nell’attesa del futuro è forse perché il nostro presente è così brutto? Siamo figli di un tempo che potremmo definire escatologico, quel tempo inaugurato dalla tradizione giudaico-cristiana secondo cui alla fine di esso si svela ciò che all’inizio era stato annunciato. Da questa idea del tempo nasce la “storia” come tempo fornito di “senso”, che la tradizione giudaico-cristiana prefigura nella redenzione e nella salvezza. E’ la temporalità dell’assoluto futuro che irradia sul tempo dell’uomo i tratti della speranza e dell’attesa del senso ultimo della storia. Questo schema che privilegia il futuro rispetto al passato si è mantenuto anche quando si è affievolito il senso religioso: esso ha continuato a vivere nelle figure secolarizzate della salvezza dove il passato appare come male, la scienza, l’utopia, la rivoluzione come redenzione, il progresso come salvezza. Afferma Galimberti: “Lo schema della storia della salvezza ha perso il suo contenuto ma non la sua forma, e il senso che la storia della salvezza aveva conferito al tempo si è trasferito nella teoria del progresso […] In questo modo un fondo soteriologico sopravvive anche nella più radicale desacralizzazione dell’escatologia religiosa, dove il tema della redenzione viene recuperato e ripresentato nella forma della liberazione”. Nella Gaia scienza di Nietzsche si trova una domanda simile a quella del Passeggere al Venditore di almanacchi, ma la risposta è diversa: “Che faresti se un giorno o una notte un demone si introducesse di soppiatto nella tua solitudine più solitaria e ti dicesse: «Questa vita, quale la stai vivendo adesso e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte; e in essa non ci sarà niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e ogni sospiro e ogni cosa incredibilmente piccola e grande della tua vita dovrà per te ritornare, e tutto nello stesso ordine e successione - e così pure questo ragno e questo chiaro di luna tra gli alberi, e così anche questo attimo e io stesso. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta - e tu con essa, granello di polvere!»? […] gli diresti: «Tu sei un dio e mai ho sentito una cosa più divina!»? Se questo pensiero acquistasse potere su di te, avrebbe su di te, quale sei, l’effetto di trasformarti e forse di schiacciarti; la domanda di fronte a tutto e a ogni cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso più grande! O quanto dovresti amare te stesso e la vita per non desiderare nient’altro che quest’ultima eterna conferma e suggello?”. Qui ci si muove in un tempo ciclico che riflette il tempo della natura dove ogni cosa non ha una finalità ma semplicemente una fine. Non c’è futuro che non sia la pura e semplice ripresa del passato che il presente ribadisce. Non c’è nulla da attendere se non ciò che deve ritornare. Non più un futuro che dà senso al presente, ma un eterno presente dove passato e futuro si dissolvono. Bisogna avere un amore sovrumano per la vita (la vita della natura dove il dolore e la morte sono momenti di essa e non contrapposti ad essa) per riuscire ad accettare questo tempo, E’ un tempo per spiriti forti: della dottrina dell’eterno ritorno Nietzsche parla solo a se stesso a differenza delle altre di cui parla a tutti (del superuomo) o a pochi (della morte di Dio e della volontà di potenza). Solo a se stesso perché è estremamente difficile non pensare più per cause e per ragioni (trovando un principio, la spiegazione causale ci rassicura; avere una ragione, un fine dà senso al nostro esistere). Forse per capire questo tempo dobbiamo rivolgerci al fanciullo che gioca (il fanciullo cosmico di Eraclito, il fanciullo delle Tre metamorfosi di Nietzsche) che è “oblio” perché vive in ogni istante completamente nel presente, che è “innocenza” perché il suo gioco non ha ragioni a cui ricondursi, non ha scopi da perseguire, è dominato dal caso. “Tutto va, tutto torna indietro; eternamente  ruota la ruota dell’essere. Tutto muore, tutto torna a fiorire, eternamente corre l’anno dell’essere. Tutto crolla, tutto viene di nuovo connesso; eternamente l’essere si costruisce la medesima abitazione. Tutto si diparte, tutto torna a salutarsi; eternamente fedele a se stesso rimane l’anello dell’essere. In ogni attimo comincia l’essere; […] Ricurvo è il sentiero dell’eternità”.

 
 
 
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