Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
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"aspettami nel lettone di Putin"

Post n°15 pubblicato il 27 Ottobre 2009 da m_de_pasquale
 

Un giovane sarebbe già arrivato in un secondo. Sai, cioè, sarebbe arrivato...I giovani hanno un sacco di pressioni... Sai da quanto tempo non faccio sesso da come ho fatto con te stanotte? Da molti mesi, da quando ho lasciato il mio uomo...E' normale? (Patrizia D’Addario a Silvio Berlusconi). "Stai tranquilla, Natalì, che non c'è nessun video. Ti voglio bene, non parlarne con nessuno" (Piero Marrazzo al trans Natalì). Due stralci di conversazioni, emerse tra le tante possibili, che sollevano la questione del rapporto tra sesso e potere. Un connubio da sempre presente nella storia, anche se per comprensibili ragioni poco manifesto: il politico, l’uomo di potere, deve rappresentare il baluardo dei valori (patria, famiglia, religione) su cui si fonda la stabilità sociale, deve testimoniare con la sua vita il rispetto della legalità. Questi episodi che vengono alla luce (pochi rispetto a ciò che accade) attestano la schizofrenia galoppante del nostro ceto politico: difensori nelle aule del Parlamento e nelle piazze del valore della famiglia (il family day aveva tra i suoi promotori S.B.), cultori del sesso estremo, ovviamente non col proprio partner, nel chiuso delle camere da letto. Non mi interessa la questione dal punto di vista etico (se tradiscono le mogli sono fatti loro), ma mi colpisce la considerazione che quando si praticano le stanze del potere la consapevolezza della relatività delle norme aumenta, influenzando, di conseguenza, il comportamento. Quando si fa politica tenendosi lontani dalla fonte del potere che sono i cittadini si dimenticano le vere questioni che devono essere governate, e la politica diventa conflitto, compromesso, spartizione tra gruppi d’interesse al solo fine di consolidare il potere di chi governa. E se tutto è lecito pur di conservare il potere, come ci insegna Machiavelli, tutto diventa relativo. Tutte le motivazioni, di ordine psicologico, sociologico, antropologico che potremmo addurre per spiegare le pratiche sessuali extra dei politici le potremmo rubricare sotto questa categoria della aumentata relatività della norma manifestantesi nell’arroganza della volontà di potenza che non sopporta alcun limite. Quando la volontà di potenza si appropria della politica non ha più senso il limite – rappresentato dalla norma – che com’è noto è costruito a garanzia dell’uomo. Il dibattito sulla relatività della legge lo troviamo sin dal tempo dei sofisti: nei Ragionamenti doppi (composto nella prima metà del IV secolo a.C.) si dimostra come le stesse cose possano essere buone o cattive, giuste o ingiuste appunto perché produzioni umane e quindi figlie di un certo tempo e un certo spazio geografico. Ed allora gli abusi sessuali dei politici, di cui si fa un gran parlare oggi, non sono altro che l’epifenomeno della deriva della politica, la quale abbandona sempre più il suo orizzonte antropologico (il motivo per cui è nata è quello di regolare le relazioni degli uomini) per tradursi in mero tecnicismo. Gli umani che fanno politica sono sempre più simili ad ingranaggi che fanno funzionare un meccanismo. Probabilmente lo “strappo sessuale”, in alcuni casi (penso alla tenerezza delle dichiarazioni apparse in questi giorni di alcuni trans che hanno avuto a che fare col Presidente della Regione Lazio), lo si potrebbe interpretare come il debole recupero di una umanità che in ciò che è diventata la politica più non si vede. Pertanto sarebbe il caso di spostare lo sguardo dalle camere da letto dove i “membri” dei politici sono sempre più attivi, al fatto che la politica ha dimenticato la sua ragion d’essere, vale a dire l’organizzazione della convivenza civile che si realizza nella rimozione di ogni ostacolo di ordine economico e sociale che limita la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, che impedisce il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3 della Costituzione Repubblicana).

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