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felicità della giusta misura

Post n°51 pubblicato il 18 Maggio 2010 da m_de_pasquale
 

Per Aristotele l’uomo è felice se vive secondo virtù, e la virtù è quello stato abituale che realizza armonicamente l’autentica natura dell’uomo. Armonicamente significa che la virtù deve sempre tendere alla giusta misura: nel secondo libro dell’Etica nicomachea, Aristotele sviluppa molti esempi di come la felicità si realizzi nella misura in cui perseguiamo il giusto mezzo tra due estremi nei nostri comportamenti. Nel post precedente si è parlato di decrescita: ma la decrescita non è forse la giusta misura della crescita? Non è il tentativo di correggere la hybris (= dismisura, prevaricazione) dell’accumulo, del profitto? Perseguire la giusta misura ha una sua intelligenza come si ricava dall’esempio della saggezza della lumaca di cui ci parla Illich: “La lumaca costruisce la delicata architettura del suo guscio aggiungendo una dopo l’altra delle spire sempre più larghe, poi smette bruscamente e comincia a creare delle circonvoluzioni stavolta decrescenti. Una sola spira più larga darebbe al guscio una dimensione  sedici volte più grande. Invece di contribuire al benessere dell’animale, lo graverebbe di un peso eccessivo. A quel punto, qualsiasi aumento della sua produttività servirebbe unicamente a rimediare alle difficoltà create da una dimensione del guscio superiore ai limiti fissati dalla sua finalità. Superato il punto limite dell’ingrandimento delle spire, i problemi della crescita eccessiva si moltiplicano in progressione geometrica, mentre la capacità biologica della lumaca può seguire soltanto, nel migliore dei casi, una progressione aritmetica”.

E’ una lezione che ha capito un piccolo paese asiatico, il Bhutan, che ha sostituito al PIL (ovvero il prodotto interno lordo che misura la ricchezza di un paese dalla produzione di beni e servizi destinati al consumo; pertanto convertendo questa produzione in denaro, è possibile quantificare il benessere del paese che sarà maggiore o minore a seconda dell’aumento o diminuzione del denaro prodotto: insomma il benessere è direttamente proporzionale alla crescita dei consumi) la FIL, cioè la felicità interna lorda: il benessere di un paese non si fonda sulla ricchezza proveniente dall’aumento della produzione per i consumi, ma dal perseguimento della felicità che il Dalai Lama spiega così: “Come buddhista, sono convinto che il fine della nostra vita è quello di superare la sofferenza e di raggiungere la felicità. Per felicità però non intendo solamente il piacere effimero che deriva esclusivamente dai piaceri materiali. Penso ad una felicità duratura che si raggiunge da una completa trasformazione della mente e che può essere ottenuta coltivando la compassione, la pazienza e la saggezza. Allo stesso tempo, a livello nazionale e mondiale abbiamo bisogno di un sistema economico che ci aiuti a perseguire la vera felicità. Il fine dello sviluppo economico dovrebbe essere quello di facilitare e di non ostacolare il raggiungimento della felicità".

A dirla con Pallante la decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; distinguere la qualità dalla quantità; desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi gli uomini dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio”.

Latouche ha compendiato nel circolo delle otto “R” gli otto cambiamenti interdipendenti che si rafforzano reciprocamente in grado di tracciare la grande trasformazione necessaria per la costruzione di una società autonoma di decrescita


Esercizio. Visita la mappa del BIL (benessere interno lordo): inizia a percorrerla, partendo da dove credi, segui la direzione delle frecce e scoprirai come ogni percorso genera un circolo virtuoso orientato al vero benessere. Pensa ad altri effetti positivi del BIL non riportati nella mappa, ipotizza nuovi percorsi, inserisci altri elementi e collegali a quelli già esistenti.

Studia queste pagine tratte da S. Latouche, Breve trattato sulla decrescita serena, familiarizza con i cambiamenti espressi dalle otto “R” cogliendo l’interdipendenza delle azioni proposte al fine di innescare un processo di decrescita serena, conviviale e sostenibile. (Felicità - 4 precedente  successivo)

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