Creato da m_de_pasquale il 05/10/2009
"il sapere ha potenza sul dolore" (Eschilo) ______________ "Perchè ci hai dato sguardi profondi?" (Goethe)
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"La filosofia guarda da un altro livello cose, problemi, sofferenze, desideri, piaceri. E qui cade la solitudine del filosofo che non gode come gli altri, non soffre come gli altri, perchè non guarda le cose al livello dove le vedono gli altri. Per questo il filosofo è solo e incompreso. Della solitudine ringrazia ogni giorno gli dèi che gli tolgono di torno gli abitatori del tempo; dell'incomprensione si rammarica, non per sé ma per gli altri che non sanno quello che dicono e fanno." (Galimberti)
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percorso: ponte 13 archi (41°32'14.76" N, 14°56'47.87" E) - riva orientale lago di Occhito - diga [A 18 km]
Il filosofo americano Thoreau, ad un certo punto della sua vita, decide di andare a vivere da solo in riva al lago di Walden. Il lago diventa, così, non solo il luogo fisico della sua permanenza, ma anche la possibilità di un’esperienza interiore: “Il lago è il tratto più bello ed espressivo del paesaggio. E’ l’occhio della terra, a guardare nel quale l’osservatore misura la profondità della propria natura. La sua superficie sembra vetro fuso, raffreddato ma non ancora coagulatosi, un’acqua liscia ed oscura, separata dal resto come da un’invisibile ragnatela, boa delle ninfee acquatiche che vi si riposano. Sopra questa grande distesa non c’è alcun tumulto, perchè essa è così presto e dolcemente lisciata e mitigata e, come in un vaso d’acqua che sia stato scosso, i cerchi tremanti cercano la riva, e tutto è liscio nuovamente. Non un pesce può saltare, non un insetto può cadere, sul lago, senza che il fatto non venga così riferito da cerchi e increspamenti, con linee aggraziate, quasi fossero il costante zampillare della sua fonte, il dolce pulsare della sua vita, il sollevarsi del suo petto. I brividi di gioia e i brividi di dolore si assomigliano. Quanto pacifico è il fenomeno del lago! … Nulla di tanto bello, puro e insieme tanto ampio, come un lago, forse, giace sulla terra”. Thoreau gode della bellezza, ovvero dell’esperienza soggettiva dell’armonia provocata dall’ordine e dalla proporzione dell’immagine che si presenta ai suoi occhi: i boschi e le montagne che si riflettono nel lago, il silenzio e la calma dell’acqua, la sonnolenta immobilità della superficie. Ma l’armonia è una qualità che appartiene alle cose, o è un’esperienza interiore del soggetto che “inconsapevolmente” viene proiettata sull’oggetto? Se noi vediamo nello specchio d’acqua ciò che proiettiamo, cosa c’è, allora, oltre lo specchio? Racconta Eliade che nelle culture antiche l’acqua è sempre stata considerata il “ricettacolo di tutti i germi, la sostanza primordiale da cui nascono tutte le forme e alle quali tornano, fons ed origo, matrice di tutte le possibilità di esistenza”. Se oltre l’apparente immobilità dell’acqua si nasconde, allora, la vitalità germinativa di tutte le possibilità, non dovremmo considerare le nostre immagini solo una costruzione depurata dagli elementi di disordine e caos che caratterizzano, invece, la nostra esperienza? Il velo dietro cui si nasconde la realtà? E’ vero che ricerchiamo il godimento del bello e che abbiamo bisogno dell’armonia per vivere, ma possiamo vivere continuando ad ignorare volutamente che la realtà è più dell’immagine? Quando ci specchiamo nel lago, fino a che punto l’immagine che ci viene restituita ci rappresenta? Non dovremmo andare oltre il riflesso per capire quello che siamo? Probabilmente Thoreau voleva fornirci questa indicazione quando definiva il lago “l’occhio della terra, nel quale l’osservatore misura la profondità della propria natura”. (camminare - 10 precedente seguente)
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