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Ti ho amato finché non ho dato ascolto al mio amor proprio

Post n°10382 pubblicato il 09 Marzo 2017 da patty1_mah

Ti ho amato finché non ho dato ascolto al mio amor proprio. Ho lasciato cadere le bende dagli occhi, ho tolto le catene del mio cuore e persino i tacchi per mettermi alla tua altezza. Solo allora ho capito: non sei l’amore della mia vita, né di un giorno né di un momento, solo qualcuno che mi ha fatto credere di non valere nulla quando, in realtà, sono tutto.

 

Capire che nessuno è così importante da farci sentire una nullità è, di certo, un atto di rivoluzione personale. Un atto di coraggio e riaffermazione della propria autostima che ci rende degni. Tuttavia, dobbiamo ammettere che non tutti dispongono di questa forza psichica ed emotiva capace di mettere un limite tra l’amor proprio e la dipendenza, tra la dignità e la rinuncia.  

 
“Si ferisce l’amor proprio, non lo si uccide”
-Henry de Montherlant-
 

Sappiamo che la parola “amor proprio” è in auge, che sono molti i libri, i manuali e i corsi che ci ripetono, quasi fosse un mantra, che nessuno può stabilire una relazione sana se non ama prima se stesso. Tuttavia, pur conoscendo bene la formula, non sempre la applichiamo nel modo corretto.

L’amor proprio non si costruisce solo tramite un libro o riflettendo su di esso. Non è un’entità passiva, tutto il contrario. L’amor proprio è uno stato di apprezzamento assoluto per se stesso, il quale cresce a partire dalle azioni e che, a sua volta, edifica la nostra salute fisica ed emotiva. È una dimensione dinamica che spesso vive anche alti e bassi.

Vi invitiamo a riflettere su questo argomento.

 Non valevi tanto, eppure ti ho donato il mio intero universo 

Gli astronomi affermano che nell’universo avvengono fenomeni molti simili alle nostre relazioni affettive. Solo a mo’ di esempio: vi è una nebulosa chiamata Henize 2-428 che vista dal telescopio affascina per la sua singolare bellezza e il suo peculiare mistero. In realtà, questa nebulosa è l’unione di due nane bianche, due vecchie stelle nella loro ultima fase di vita, sul punto di morire.

 

L’aspetto curioso di questa coppia è che orbitano mutuamente l’una attorno all’altra ogni quattro ore. Inscenano un ballo letale, ma incredibilmente bello, durante il quale, prima o poi, finiranno per collassare. In qualche modo, anche noi, senza essere corpi celesti, dispieghiamo questo gioco di forze. Sappiamo che ci sono amori destinati ad essere poco più che polvere di un ricordo e, tuttavia, li alimentiamo. Orbitiamo attorno a questo amore malsano, in queste onde gravitazionali in cui appendere l’autostima con una rondella, affinché se la porti via il vento.

Forse questo amore non valeva tanto, ma fino a quando non ce ne siamo resi conto, finché la dignità non ha pesato più dello zoppicamento, delle lacrime e della dipendenza, permettendoci di aprire gli occhi. Tuttavia, bisogna avere ben chiaro in mente che non bisogna alimentare il culto del sacrifico. Nessun universo può schiacciare la nostra individualità, il nostro amor proprio, la nostra luce unica ed eccezionale.

 La ricetta dell’amor proprio 

Visualizziamo per un momento l’amor proprio in modo molto concreto: come uno scheletro, il nostro. Ci conferisce supporto, forza, resistenza e ci garantisce un movimento armonico e corretto per barcamenarci nella nostra vita quotidiana. Se questo scheletro ha la tibia o il femore rotto, avremo bisogno di un paio di stampelle o di una sedia a rotelle. Dipenderemo.

 

Questa dimensione personale ha bisogno di un eccezionale supporto vitale. Tuttavia, sappiamo che, ogni tanto, ha i suoi alti e bassi, la sua usura e conseguente dolore. Per questo motivo, è importante tenere in considerazione i componenti che integrano questa ricetta per mantenerlo in “buono stato”.

Pilastri per consolidare l’amor proprio 

Il primo pilastro è senza dubbio la coerenza personale. È un altro termine che molti definiamo e pochi applicano, per il quale si ha bisogno, prima di tutto, di coraggio. Con il termine coerenza, ci riferiamo al bisogno di mantenere una correlazione tra quello che proviamo e quello che facciamo; tra quello che pensiamo e quello che esprimiamo.

 
  • A volte è meglio dare la priorità a quello di cui si ha bisogno e non a quello che si vuole. Per esempio: forse proprio adesso avete concluso una relazione di coppia. La solitudine e l’amarezza vi fanno disperare e quello che volete con urgenza è trovare qualcuno che colmi i vostri vuoti emotivi… pensate davvero che è quello di cui avete bisogno in questo momento?
 
  • Mettere dei limiti è sano. In inglese si utilizza un termine curioso frenemies, che si tradurrebbe come amici/nemici. Designa le persone che ci circondano mascherati da amici, ma che, in realtà, sono nocive, sono nemiche. Frenare questi vincoli e queste interazioni è vitale.
  • Vivere in modo intenzionale senza accettare mezzi termini né briciole. L’amor proprio ha bisogno di determinazione, non valgono gli amori a metà, né le risate di giorno e le lacrime di sera. Non valgono nemmeno i “ti amo con condizioni”.
 

Vivere con intenzione vuol dire capire che per essere felice, bisogna prendere delle decisioni e non orbitare intorno agli altri come un corpo celeste che prima o poi finirà collassato per sparire. Dobbiamo imparare a ballare, a brillare di luce propria, ad avere una voce sicura e un cuore degno e coraggioso per attrarre quello che meritiamo davvero.

La mente è meravigliosa11168576_10153217716908176_6821703499167633096_n

 
 
 
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