Creato da patty1_mah il 02/10/2007

Sottouncielodistelle

Ai confini dell’infinito, dove cielo e terra si prendono per mano

 

 

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Post n°11419 pubblicato il 14 Maggio 2022 da patty1_mah
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Tutti ne parlano e tutti la vogliono. Ma cos’è l’amore?
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, scrive Dante nel “V Canto, dell’Inferno”, quello di Paolo e Francesca.
Tutti la suoniamo, la desideriamo, la pretendiamo. Ma cos’è l’amore? E cosa facciamo per darlo e meritarcelo?
Quanti di noi amano solo l’idea dell’amore? Quanti di noi lo vogliono avere con pretesa, e senza impegno?
La mia definizione dell’amore è: “cercare la propria felicità nella felicità dell’altro”. Ossia, io ti amo tanto da essere felice nel vederti felice, dimenticando così la mia felicità. Un amore che si completa nell’Altro, che trascende la finitezza del corpo, il limite dell’Io.
Ma, forse, è l’egoismo che contraddistingue il genere umano. Mi spiego meglio: spesso amiamo solo per la nostra felicità, quindi amiamo noi stessi. Io ti amo se mi farai felice e mi farai stare meglio, ti accetto solo se mi servi per essere più felice. Ma questo non è amore. Questa non è più la servitù d’Amore dei Trovatori occitani, la courtoisie del XII secolo, quando il Poeta cantava le lodi della Donna amata dal suo Mecenate. Questo non è più amore.
L’unico amore sincero e disinteressato che ho visto fino ad oggi è quello di una madre, fatto di sacrifici e altruismo, un amore incondizionato. IO TI AMO E VOGLIO VEDERTI FELICE, e se non riusciamo ad essere felici in due, rinuncio alla mia felicità pur di vederti felice. Una madre annulla sé stessa per la felicità dei figli.
Mentre l’amore di amici e di coppie è fatto di rapporti temporanei ed illusori, evanescenti, una miscela di desiderio, passione e ossessione. Un amore eterno finché dura. Un amore egoista ed egocentrico. Egotista. Con il limite che serve solo ad alimentare la felicità dell’Io, del finito, senza dargli il valore assoluto che merita, ponendo un limite a un’emozione così grande che devrebbe, semplicemente, essere infinita, come lo stesso amore. Così scriveva nel Cinquecento Tullia d’Aragona a Benedetto Varchi nel Dialogo della infinità di Amore. Un amore senza fine.
Un amore ch’a nullo amato amar perdona, e che condusse Paolo e Francesca a una morte. Eros e Thanatos.
Eutanasia di un amore per il quale noi, oggi, non abbiamo più la volontà di sacrificarci, perché a prevalere è il nostro egoismo, il nostro interesse su tutto. Oggi prevale solo il DO UT DES. Finché dura.
Arman Golapyan

 
 
 
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