Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"

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Un nome ecologico allo stabilimento di Taranto forse Acciaio Green

Post n°464 pubblicato il 15 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Dal Corriere della Sera 
La svolta verde, o presunta tale, partirà dal nome: la nuova Ilva di Stato avrà, nella denominazione, la parola green. Acciaio green o Siderurgia green o Sidergreen, il nuovo nome di quella che fu l’Italsider non si discosterà molto da queste ipotesi su cui si sta lavorando. Una scelta precisa del nuovo azionista pubblico che punta, da un lato, a valorizzare la novità dell’utilizzo dei forni elettrici con il pre-ridotto; dall’altra a respingere l’opposizione del territorio, almeno di quella parte (da cui restano fuori i sindacati, contrari alla chiusura dell’area a caldo) che si aspettava la totale decarbonizzazione. Perché se da una parte lo Stato ha motivato l’ingresso nell’Ilva — Invitalia sottoscriverà un aumento di capitale di 400 milioni di Am InvestCo nel 2021 acquisendo una quota del 50%, poi un altro di 680 milioni entro il 2022, salendo al 60% del capitale — con l’obiettivo di farne, nei prossimi 5 anni, la più innovativa e verde centrale siderurgica d’Europa, a Taranto vince lo scetticismo. Non c’è nessuno che festeggia per i fondi europei del Recovery Plan e del Just Transition che promettono la svolta green a tendenza idrogeno, anche se in termini più concreti a regime la riduzione dell’inquinamento dovrebbe arrivare al 93% per l’ossido di zolfo, 90% per la diossina, del 78% per polveri sottili e per la C02), perché la città è abituata alle promesse non mantenute.

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-La protesta del territorio

A cominciare dal sindaco Rinaldo Melucci che, dopo aver listato a lutto del colonne doriche di Taranto, ultime vestigia del Tempio di Poseidone, manda a dire che per lui l’accordo fra Invitalia e Am Investco siglato è «carta straccia». «Noi ancora adesso non conosciamo le carte di dettaglio di questo piano e andiamo avanti con l’accordo di programma. Noi dobbiamo occuparci della salute del tarantini. Dal premier Conte ne abbiamo sentite tante di parole importanti. Ora ci viene chiesto di fare l’ennesimo atto di fede, ma noi non possiamo accettarlo. La prospettiva che il governo pone rispetto al tema dell’idrogeno è una prospettiva molto lunga». Secondo il primo cittadino, «la verità è che prima del 2022 non cambia niente, resta anche l’attuale governance in capo a Lucia Morselli con la presenza dello Stato, che ancora non è in maggioranza. E non ci sono investimenti importanti dal punto di vista tecnologico». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, per cui l’accordo è «anacronistico e assolutamente fuori dal perimetro di decarbonizzazione: la sola idea che il raggiungimento di una produzione industriale vicina alle 6 milioni di tonnellate di acciaio, passi attraverso la ricostruzione degli altiforni, e in particolare di Afo 5, genera sgomento». Parola che, di certo, non fa rima con green.

 
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