Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
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Una Europa unita non solo nella moneta, il sogno di Spinelli

Post n°468 pubblicato il 20 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

 

Anche Luigi Einaudi definì gli stati nazionali “polvere senza sostanza”

Unione non solo finanziaria. Vedo tre obbiettivi: mercato unico, sussidiarietà politicosociale tra gli stati, difesa comune L’Europa cambia registro.

di MARIO BARNABÉ 

L’idea di una Europa Unita, intesa non solo come entità esclusivamente geografica, ma anche come concreta espressione politica di una area umana caratterizzata da comuni radici culturali e storiche è un progetto abbastanza recente. In passato infatti chi ha concepito il concetto di unire i popoli europei ha tentato di realizzarlo con la forza militare come imposizione dei propri valori e volontà di potenza. Era di non lieve impedimento la presenza di nette contrapposizioni: da un punto di vista etnico e linguistico ad una Europa latina si opponevano l’Europa sassone e quella slava, da un punto di vista religioso ad una Europa del Sud in prevalenza cattolica si opponevano quella del centro-nord a prevalenza protestante e quella dell’est a prevalenza ortodossa. Fu solamente durante il diciannovesimo secolo che alle retrive chiusure nazionalistiche della Restaurazione si contrappose l’idea dell’Europa come vera patria dello spirito, per cui i democratici di qualunque nazionalità accorsero a combattere ovunque si lottasse per la libertà. Basti ricordare il sacrificio per la libertà della Grecia di Lord Byron e del conte Santorre di Santarosa e quello successivo di Antonio Fratti. La più lucida espressione di un progetto europeo dell’Ottocento fu tuttavia la Giovine Europa fondata da Giuseppe Mazzini nel 1834 a coordinare la visione democratica di Giovine Italia, Giovine Polonia e Giovine Germania. Tale concezione, in antitesi a Metternich, intendeva l’Europa come equilibrata sintesi di nazionalità liberate da regimi dispotici. In realtà si trattò di un progetto di “élites” intellettuali, mentre tutto il secolo non fu che espressione della rivalità della politica di potenza fra stati dominati da oligarchie che culminò (pochi decenni dopo) nella lacerante tragedia della Prima Guerra Mondiale. Fu alle fine di questa che si alzarono varie voci democratiche a sostenere con pacatezza e fermezza la necessità inderogabile di una Europa Unita ad evitare il ripetersi di tali immani tragedie. Basti ricordare, fra tutte, quella di Luigi Einaudi che definì gli stati nazionali “polvere senza sostanza”. Ancora una volta la razionalità fu travolta dalle esasperazioni nazionalistiche e dalla politica colonialista delle grandi potenze la cui miopia fu pari all’egoismo. Fu così vana la voce del conte Coudenhove-Kalergy che nel 1923 pubblicò il “ Manifesto di PanEuropa” e altrettanto vano il monito dei fratelli Carlo e Nello Rosselli che indicavano la Federazione Europea come unico mezzo possibile per i paesi democratici per sbarrare la strada alle dittature… “ Non esiste altra politica estera: Stati Uniti di Europa… il resto è catastrofe.” E la catastrofe, con la Seconda Guerra Mondiale puntualmente si rinnovò. Fu proprio nel 1943 sul finire della guerra, che Altiero Spinelli, Eugenio Colorni e Ernesto Rossi, confinati nell’Isola di Ventotene, elaborarono il testo “ Problemi della Federazione Europea” che sarà la base ideologica del Movimento Federalista Europeo fondato pochi mesi dopo a Milano nella abitazione di Mario Alberto Rollier. Da allora il tema della unità europea è stato spesso al centro del dibattito politico e solo la pigrizia della burocrazia e il disincantato atteggiamento ostentato dai governi nazionali ne ha rallentato il cammino. Se è vero che il Parlamento Europeo ha da tempo ottenuto la legittimazione della elezione popolare diretta, è anche vero che i poteri conferitigli sono ancora assai ridotti, essendo stati trasferiti al Consiglio dei capi di stato e di governo nazionali. Se i dibattiti al Parlamento Europeo sono non di rado di alto livello, hanno spesso il solo significato della ricerca di ripercussioni all’interno dei rapporti politici nei singoli stati membri in vista delle elezioni nazionali. L’unificazione economica che si è voluta privilegiare senza una parallela unità politica si è rivelata do difficile realizzazione anche per le differenti politiche fiscali dei singoli stati. È invece a questa unità politica che si deve aspirare insieme a una futura unità militare come fattore di equilibrio strategico internazionale. L’impegno degli europeisti, fra le lentezze dei governi nazionali e l’egoismo miope delle regioni più ricche è davvero difficile ma, come scrisse Benedetto Croce nella sua Storia di Europa del secolo decimonono. “L’ideale dell’Europa Unita è uno dei pochi a cui valga la pena di dedicare la propria esistenza”. 

 
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