Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"

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« Non nobis Domine, non no...Un giovane artista conte... »

8 Marzo il nostro pensiero va alla memoria di Nadia Anjuman Poetessa Afgana

Post n°38 pubblicato il 07 Marzo 2009 da AngeloQuaranta
 

8 MARZO  MENO FESTE E PIU' FATTI 

                                                   

 Vi ricordate Nadia Anjuman Herawi? la giovane poetessa afgana morta in maniera misteriosa apparentemente uccisa dal marito (ma ancora le indagini non lo hanno definitivamente accertato).
Nadia Anjuman è una grande poetessa anche se, in occidente, viene quasi il sospetto che abbia suscitato interesse più per la sua morte violenta che per le sue poesie. 
Nadia è morta il 4 Novembre 2005 e il comunicato dice che la causa sono le percosse subite e danni alla testa.La polizia ha arrestato il marito di lei e la madre, l'accusa è di omicidio.
Il movente è la stesura di un libro di poesie, che parla d'amore, Gul-e-dodi' (Fiore rosso scuro). Lei era madre di una bimba di sei mesi.
Il marito, che sostiene il suicidio della giovane poetessa, è laureato in letteratura ed è stato già arrestato insieme alla madre dalla polizia di Herat.
Al di là della nuova Costituzione che dichiara la parità tra uomo e donna in Afghanistan non si è nuovi a simili atti: lo scorso anno è stata uccisa per strada una presentatrice televisiva perchè il suo show è stato giudicato poco onorevole.

 Sono imprigionata in quest'angolo

I am caged in this corner
Full of melancholy and sorrow.
My wings are closed and I cannot fly...
Sono imprigionata in questo angolo
Piena di malinconia e di dispiacere. Le mie ali sono chiuse e non posso volare.

NESSUN DESIDERIO PER APRIRE LA MIA BOCCA

Che cosa dovrei cantare?
Io, che sono odiata dalla vita.
Non c’è nessuna differenza
tra cantare e non cantare.
Perché dovrei parlare di dolcezza?
Quando sento l’amarezza.
L’oppressore si diletta.
Ha battuto la mia bocca.
Non ho un compagno nella vita.
Per chi posso essere dolce?
Non c’è nessuna differenza tra
parlare, ridere,
Morire, esistere.
Soltanto io e la mia forzata solitudine
Insieme al dispiacere e alla tristezza.
Sono nata per il nulla.
La mia bocca dovrebbe essere
sigillata.
Oh, il mio cuore, lo sapete, è la
sorgente.
E il tempo per celebrare.
Cosa dovrei fare con un’ala bloccata?
Che non mi permette di volare.
Sono stata silenziosa troppo a lungo.
Ma non ho dimenticato la melodia,
Perché ogni istante bisbiglio le
canzoni del mio cuore
Ricordando a me stessa il giorno in
cui romperò la gabbia
Per volare via da questa solitudine
E cantare come una persona
malinconica.
Io non sono un debole pioppo
Scosso dal vento
Io sono una donna afgana
E la (mia) sensibilità mi porta a
lamentarmi.

 da Ricordi  di un tenue  azzuro

Oh esiliati dell’anonima montagna,
Oh gioielli dai nomi soffocati nella palude del silenzio,
Oh voi, di cui il ricordo pallido si è smarrito
nell’acqua torbida del mare della dimenticanza,
dov’è finita la limpida origine dei vostri pensieri?
Quale mano devastante si è portata via i vostri volti aurei?

        In questo vortice, artefice del buio,
        dov’è finita la vostra calma lunare? 
       Se, dopo questo tormento, portatore di morte,
       il mare si calmasse,
       se le nuvole si svuotassero di sofferenza, 
       se la luna portasse affetto, 
      giungerebbe il sorriso?

Se il cuore della montagna si intenerisse,
crescerebbe l’erba e ci sarebbe l’abbondanza?
Sulle sue alte vette, uno dei vostri nomi diverrebbe il faro?
La comparsa dei vostri ricordi azzurro – chiari,
darebbe speranza agli occhi stanchi dei pesci spaventati
dal tumulto del torrente?

Autobiografia  Nadia Angjuman
Nacqui a Harat negli anni più agghiaccianti della rivoluzione; portai a termine i miei studi in anticipo, di due anni, nella scuola superiore "Mahbubeh haravi". Attualmente frequento il secondo anno della facoltà di Letterature e Scienze Umanistiche dell'Università di Harat. Da quando ho memoria di me so di aver amato la poesia. L'amore per la poesia e le catene di sei anni di schiavitù dell'era dei Talebani, che mi avevano legato le gambe, hanno fatto sì che appoggiandomi alla penna e zoppicando, componessi passi ed entrassi nel territorio della poesia. Il sostegno dei miei amici e di coloro che condividevano i miei stessi orizzonti mi hanno permesso di continuare su questo sentiero, ma... ahimè... tuttora, ogniqualvolta che compongo un nuovo passo, sento il tremore della mia penna e con essa trema anche la mia anima. Forse perché non mi sento indenne, temo ancora di sdrucciolarmi lungo il percorso; è difficile la strada che ho davanti a me... ed i miei passi non sono ancora, abbastanza, fermi. 

  Considerazioni  personali

Nel Nord Europa, nei paesi Scandinavi, dove la qualità della vita è notoriamente a livelli superiori che nelle altre Nazioni, il potere politico è nelle mani del 90 % delle donne esattamente il contrario di quanto avviene da noi in Italia .... RAGAZZE ...  dove siete ? 

 
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