Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
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Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
Viaggio tra le vittime della sharia dalla stampa
Post n°54 pubblicato il 03 Maggio 2009 da AngeloQuaranta
Una parte dell'intervista di una donna che vive in Italia «Se mi copro la faccia con le mani lui diventa più feroce e colpisce su tutte le parti del corpo ... e parole di Najet richiamano passi del Corano, si legge ai versetti - 4,34: «Gli uomini sono in posizione superiore alle donne». E nella tradizione degli Hadith vengono riportate le parole di Maometto: «Non ho visto nessuno più minorato di voi femmine nell'intelligenza e nella religione; un uomo serio può essere facilmente traviato da alcune di voi... La donna è, insieme al cane e al maiale, uno degli esseri che corrompe la preghiera di un musulmano, se passa alla distanza di un tiro di sasso vicino a lui».(Abu Dauud, Salat 109). " Un'altra vita sacrificata sull'altare della Sharia: Delara Darabi, la pittrice di 23 anni condannata al patibolo per la complicità in un omicidio commesso nel 2003, quando aveva solo 17 anni, è stata giustiziata nella prigione di Rasht, in Iran. Delara è stata impiccata. A nulla sono valsi gli appelli di Amnesty International, di Iran Human Rights e delle altre associazioni che si erano battute per la sua salvezza. Inutili anche tutta mobilitazione internazionale, i gruppi spontanei sorti su Facebook che invitavano a firmare per evitare che questo efferato delitto fosse compiuto. Ha vinto il carnefice, forte di una legge disumana vigente in Iran, la Sharia. E' stata uccisa di mattina presto, di venerdì, giorno sacro per gli islamici. E senza che ne fosse data notizia al suo avvocato né alla sua famiglia, secondo quanto spiega Mohammad Mostafaei un avvocato attivo nel campo dei diritti umani QUESTI SONO I DIPINTI DI DELARA DARABI Delara aveva solo 23 anni e da 5 anni era in carcere per un presunto concorso in omicidio. Delara si era inizialmente addossata le responsabilità per quanto accaduto. Dopo il processo di primo grado, aveva ritrattato la sua confessione e aveva raccontato una nuova verità. Aveva parlato di come, con il suo gesto, avesse cercato di coprire l'allora compagno, di due anni più vecchio di lei, autore materiale dell'omicidio. Ma non è riuscita a convincere i magistrati della sua innocenza e nel febbraio del 2007 la Corte suprema di Teheran, ritenendola comunque coinvolta attivamente nell'assassinio, aveva confermato la sentenza. E' stato lo stesso ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi di Teheran, che le aveva sospeso la pena la settimana scorsa "per un breve periodo di tempo" per dare modo alla famiglia della vittima di riflettere sulla richiesta di perdono avanzata dai genitori di Delara, a ordinarne la morte. Iran Human Rights, Amnesty International e le altre associazioni che si erano battute per la sua salvezza, puntando soprattutto sulla minore età della ragazza all'epoca dei fatti, avevano parlato di possibili violazioni della legge internazionale. Ma la famiglia della donna uccisa ha rifiutato. Delara era un'artista, una pittrice che disegnava con il carboncino. E ci piace pensare che disegnava un mondo diverso da quello che l'ha giusitiziata. Un mondo in cui giusitizia, libertà e amore per la vita regnano sovrane. L' Iran ha ratificato la Convenzione Onu per i diritti dell'infanzia che vieta la pena di morte per i minorenni. Ma di fatto ancora non ne segue le indicazioni: un'ipotesi di normativa per dare applicazione concreta alla Convenzione è stata redatta dalle autorità giudiziarie iraniane e trasformata in un progetto di legge che stabilisce pene più leggere per i minori. Ma il provvedimento è ancora fermo in parlamento. La legge iraniana è basata su una interpretazione della Sharia e prevede che un condannato a morte per omicidio possa avere salva la vita se i familiari della vittima concedono il perdono. Di solito ciò avviene in cambio di un risarcimento in denaro. I genitori di Delara sono benestanti e si erano offerti di "pagare" l'indennizzo ai parenti della vittima, primo passo per arrivare a quel perdono formale che avrebbe permesso di fermare l'esecuzione.
"L'esecuzione di Delara è stata possibile perché l'Iran continua a pensare di poter agire da sola e che le reazioni internazionali siano solo parole e non abbiano conseguenze - ha detto Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights -. "Delara è il simbolo di tutti i minorenni in carcere ed è ora che Teheran paghi le conseguenze per una violazione della convenzione sui diritti dell'infanzia che pure ha sottoscritto. L'Onu deve fare in modo che quei principi trovino attuazione e non siano semplicemente un pezzo di carta". e ancora dalla Repubblica PENA DI MORTE: ORRORE IN IRAN, IMPICCATO 17ENNE Nuova sfida ai diritti umani di Teheran. Un diciassettenne e' stato giustiziato per impiccagione nella prigione della citta' settentrionale di Sanandaj. Mohammad Hassanzadeh, nel 2006, aveva ucciso un ragazzino di 10 anni. Il ragazzo e' stato impiccato nonostante le autorita' giudiziarie iraniane avessero sollecitato il tribunale a cercare un accordo con la famiglia della vittima. Secondo la 'sharia', i parenti possono accettare un risarcimento in denaro, il cosiddetto 'prezzo del sangue', e consentire che il responsabile della morte del loro congiunto sconti l'ergastolo. Amnesty International ha detto che l'esecuzione capitale del 17enne e' "un'altra plateale violazione da parte delle autorita' iraniane dei loro obblighi internazionali". Secondo l'ultimo rapporto di Amnesty, nonostante Teheran abbia ratificato la Convenzione dei diritti del Fanciullo, nel 2007 l'Iran ha giustiziato almeno 8 persone con meno di 18 anni d'eta' al momento del reato.
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