Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento.
È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
Post n°204 pubblicato il 11 Giugno 2010 da AngeloQuaranta
Il perché di una pagina bianca
di EZIO MAURO
Una prima pagina bianca, per testimoniare ai lettori e al Paese che ieri è intervenuta per legge una violenza nel circuito democratico attraverso il quale i giornali informano e i cittadini si rendono consapevoli, dunque giudicano e controllano. Una violenza consumata dal governo, che con il voto di fiducia per evitare sorprese ha approvato al Senato la legge sulle intercettazioni telefoniche, che è in realtà una legge sulla libertà: la libertà di cercare le prove dei reati secondo le procedure di tutti i Paesi civili - nel dovere dello Stato di garantire la legalità e di rendere giustizia - e la libertà dei cittadini di accedere alle informazioni necessarie per conoscere e per sapere, dunque per giudicare.
La violenza di maggioranza è qui: nel voler limitare fino all'ostruzionismo irragionevole l'attività della magistratura nel contrasto al crimine, restringendo la possibilità di usare le intercettazioni per la ricerca delle prove dei reati. E nel voler impedire che i cittadini vengano informati del contenuto delle intercettazioni, impedendo ai giornali la libera valutazione delle notizie, nell'interesse dei lettori. Tutto questo, mentre infuria lo scandalo della Protezione Civile, nato con le risate intercettate ai costruttori legati al "sistema" di governo, felici per le scosse di terremoto che squassavano L'Aquila.
Le piccole modifiche che sono state fatte alla legge (si voleva addirittura tenere il Paese al buio sulle inchieste per quattro anni) non cambiano affatto il carattere illiberale di una norma di salvaguardia della casta di governo, terrorizzata dal rischio che i magistrati indaghino, i giornali raccontino, i cittadini prendano coscienza. Anzi. La proroga dei termini per gli ascolti, di poche ore in poche ore, è proceduralmente più ridicola che macchinosa. E le multe altissime agli editori non sono sanzioni ma inviti espliciti ad espropriare la libertà delle redazioni dei giornali nel decidere ciò che si deve pubblicare.
Ciò che resta, finché potrà durare, è l'atto d'imperio del governo su un diritto fondamentale dei cittadini - quello di sapere - cui è collegato il dovere dei giornalisti di informare. Se questa legge passerà alla Camera, il governo deciderà attraverso di essa la quantità e la qualità delle notizie "sensibili" che potranno essere stampate dai giornali, e quindi conosciute dai lettori. Attenzione: la legge-bavaglio decide per noi, e decide secondo la volontà del governo ciò che noi dobbiamo sapere, ciò che noi possiamo scrivere. Con ogni evidenza, tutto questo non è accettabile: non dai giornalisti soltanto, ma dai cittadini, dal sistema democratico. Ecco perché la prima pagina di "Repubblica" è bianca, per testimoniare ciò che sta accadendo. E per dire che non deve accadere, e non accadrà.
11 giugno 2010 Ezio Mauro
CORSI E RICORSI STORICI SEGUENDO IL LINK ALCUNE RIFLESSIONI E PARALLELISMI
La prima pagina scritta ha come prima parola "rivolta" hai notato? Spesso si scrive dissenso, sfiducia, opposizione....,credo sia arrivato il momento che si scrivano le cose per quelle che sono: dobbiamo cambiare!
Un saluto e complimenti per il post precedente a questo. Mi piace la scena delle due sedie con la porta aperta. Mi fa immaginare il senso di accoglienza che è naturale nel sud Italia.
Intanto i tg, come era fin troppo prevedibile, si fermano alla lettura di un comunicato sindacale. incollo dal sito art.21
I TITOLI DEI TG DI VENERDI' 11 GIUGNO 2010 - In primo piano resta il tema intercettazioni con il provvedimento approvato dal Senato. In rete corre la protesta, giornali di tutto il mondo riprendono le iniziative contro il bavaglio, ma l’informazione televisiva non sembra accorgersene. Trascurano completamente l’argomento Italia Uno, Tg5; Rete 4, invece, con alterco tra Emilio Fede e Roberto Natale, continua la battaglia a favore del testo.
Da segnalare il Tg2 che chiosa l’argomento intercettazioni con un servizio sullo scandalo Globale Service, la sentenza del gup Campoli smonta la tesi accusatoria fondata sugli ascolti. Corre, sotto traccia, una domanda: la dimostrazione dell’inaffidabilità delle intercettazioni come metodo di indagine? Servizio con piccole dimenticanze. La sentenza è la riprova dell’autonomia della magistratura nel giudizio e il pronunciamento contiene anche la condanna di Alfredo Romeo e dell’ex provveditore Mario Mautone, oltre alle assoluzioni per tutti gli altri. Altro tema caldo il lavoro, coperto meritoriamente da tutti i tg, che hanno dato conto della crisi Fiat con la possibile chiusura dello stabilimento a Pomigliano D’Arco e l’aggiornamento sul mancato accordo. Spazio anche alla nuova tragedia sul lavoro, con i due operai morti a Itri.
Notizia che merita una breve sul Tg1 che dedica, invece, un titolo al caldo. Il Tg5 si distingue con un servizio dedicato ad un bando di concorso in un comune veneto. Tra i requisiti, 2 punti previsti, viene richiesta anche la conoscenza del dialetto. Un concorso che viene definito ‘originale’, insomma, un pezzo di costume. Guai a parlare di velato razzismo o di ennesima stupidaggine, provocazione leghista come ha fatto il linguista e professore emerito di storia della Lingua Italiana, Gian Luigi Beccaria. Un’opinione che non ha cittadinanza nella testata guidata da Clemente Mimun.
Caro Angelo, il mondo guarda l'Italia con preoccupazione per questa "legge bavaglio". I brittannici si sono dimostrati i piu' duri. Dichiarano un Italia corrotta, che non è affatto come altri paesi.
Politica e giustizia si sovrappongono..e noi che die?
a te buon sabato..
Kathia