Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"

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La disfida di Barletta Ettore Fieramosca

Post n°455 pubblicato il 11 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 

       

 
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La Taranto che ci piace

Post n°454 pubblicato il 10 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Nonostante le avverse condizioni meteo, le associazioni ambientaliste, consiglieri  comunali, semplici cittadini, nel giorno della conferenza sul tema del nostro stablimento Siderurgico, hanno tenuto un sit in. Anche il Movimento 24 Agosto Equità Territoriale (M24Agosto ET ) era presente con alcuni suoi esponenti. 

  https://movimento24agosto.it/    Movimento Meridionalista 



articolo da " La Ringhiera " 

Una giornata densa. Proteste che si incrociano intorno al totem di sempre. Dalla piazza alle istituzioni. Andiamo per ordine.

Causa assenza Governo, non c’è stato il Tavolo Istituzionale convocato da Comune e Regione. Chiesto e ottenuto da Roma un rinvio.

C’e’ stato il sit-in di associazioni, comitati, organizzazioni, attivisti e singoli cittadini del variegato mondo No ILVA di Taranto, a dispetto della pioggia annunciata (tra le adesioni, anche quelle dei consiglieri comunali Fornaro, Corvace e Battista).La piazza, fatte salve le sfumature, le tonalità e le storie diverse che la compongono, chiede la “chiusura dello stabilimento“, giudicando inutili le prospettive messe in campo da Comune e Regione. E punta il dito contro il Governo che sta riportandolo Stato dentro le acciaierie rilanciando in sostanza la produzione.

Non si è tenuta, dunque, la videoconferenza di Costituzione del Tavolo per la sottoscrizione dell’Accordo di Programma per la bonifica, il risanamento ambientale, la riconversione e lo sviluppo del polo siderurgico di Taranto –che oggi avrebbe dovuto conoscere il debutto istituzionale ma che invece ha registrato una frenata.
L’invito municipale a partecipare all’incontro on line aveva raggiunto Palazzo Chigi, diversi ministri (Sviluppo Economico, Infrastrutture, Economia, Ambiente, Salute, Lavoro e Politiche Sociali, Sud e Coesione Territoriale), quindi il Prefetto di Taranto, il Commissario Straordinario perle Bonifiche, l’Ad di Invitalia, i presidenti della Camera di Commercio di Taranto e dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, i commissari di Ilva in AS, Ispra, Istituto superiore di Sanità, Arpa Puglia, Asl, sindacati, Confindustria Taranto, Magnifico Rettore dell’Università e del Politecnico di Bari. Comune e Regione in sostanza propongono un accordo di programma per la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico tarantino. In alternativa, ci sarebbe la chiusura dell’area a caldo. I manifestanti, stamattina, hanno ribadito la loro posizione contraria ritenendo come la “chiusura totale dello stabilimento” sia la strada percorribile per disegnare un futuro nuovo per Taranto. 
Sin qui, la mattinata, segnata dal mancato avvio del Tavolo dovuto alla indisponibilità odierna del Governo. “A seguito di richiesta di rinvio della riunione, per ragioni organizzative e di agenda da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri – spiegavano infatti alle 11 dal Comune di Taranto – si comunica il rinvio
della stessa che verrà prontamente riaggiornata non appena sarà resa nota la disponibilità della suddetta Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
 



 
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Il Governo Conte scippa 74 miliardi di euro al Sud.

Post n°453 pubblicato il 09 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Il Governo Conte scippa 74 miliardi di euro al Sud. Insorgono contro, testate giornalistiche, partiti, comitati civici ed accademici

Articolo di Salvatore Lucchese  tratto da Vesuniano News  
Indipendentemente delle tue convinzioni politiche aderisci a

https://movimento24agosto.it/

 Movimento Meridionalista 

Sulla base di tre parametri ben precisi, la popolazione residente, il tasso di disoccupazione e il reddito medio pro capite, tramite l’istituzione del Recovery Fund l’Unione Europea assegna 209 miliardi di euro all’Italia, in modo tale da metterla in condizione di recuperare i suoi divari sociali e territoriali, e il Governo Conte bis pensa bene di raggiungere questo obiettivo strategico destinando il 66% delle risorse alle regioni ricche del Centro-Nord e soltanto il 34% a quelle “sottosviluppate” del Sud.

Come dire? La UE dà all’Italia una stampella perché è zoppa della gamba destra e l’Italia usa la stampella per rinforzare la sua gamba sana, quella sinistra. Risultato il corpo dell’intero sistema Paese non regge, cade e va definitivamente in frantumi.

Questi sono gli apparenti paradossi di un Governo che a parole si dice meridionalista, ma che, di fatto, tra micro e macro scippi al Sud, tra frenate e fughe in avanti per la definitiva attuazione del federalismo discriminatorio, è l’espressione del Grande Partito Trasversale del Nord, che, composto da tutte le forze politiche sedicenti nazionali, da decenni attua in Italia una chiara politica etno-liberista: sempre di più alla “meritevole” locomotiva Nord e sempre di meno alla “zavorra” Sud, non a caso rappresentato dalla narrazione tossica dominante come il “paradiso abitato da diavoli” che tutto spreca e sperpera.

Il risultato di questa visione strategica che il Governo giallo-rosso a parole critica e nei fatti perpetua è un’Italia sempre più “divisa e diseguale”.

Ora, contro l’ennesimo scippo di risorse perpetrato nei confronti di un Mezzogiorno palesemente utilizzato come colonia estrattiva interna da un sistema Nord onnivoro e cannibalesco, sono insorti giornali di tiratura nazionale, partiti, comitati civici, movimenti ed accademici.

Diretto da Roberto Napoletano, Il Quotidiano del Sud – l’Altra Voce dell’Italia, accusa il Governo Conte di “alto tradimento”, mentre il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, sottolinea che “mentre il Governo si appresta a riversare i fondi di Mes e Recovery Fund in gran parte al Nord, i debiti contratti li dovranno pagare in egual misura anche i cittadini del Mezzogiorno che in cambio riceveranno solo le briciole”.

Inoltre, se il Comitato “G. Salvemini”, entrato in rete con Il Sud Conta ed altre organizzazioni meridionaliste, rimarca l’ipocrisia del Governo Conte bis ed annuncia il lancio di una campagna di mobilitazione contro l’ennesimo scippo al Sud, dal canto suo Pino Aprile dichiara che “Per evitare che il colpevole divario Nord-Sud divenga socialmente pericoloso per la reazione dei derubati, il Movimento 24 Agosto per l’Equità territoriale chiede all’Europa di non contribuire all’ennesima ingiustizia; e annuncia una serie di azioni di protesta in Italia e a Bruxelles”.

Infine, l’accademico federiciano Giuliano Laccetti, uno dei maggiori protagonisti della mobilitazione contro la “secessione dei ricchi”, dal suo profilo facebook personale osserva: “Alcuni gruppi e movimenti, apparentemente autolesionisti, stanno già formalmente chiedendo alla UE che all’Italia venga destinata la sola quota dovuta per numero di abitanti, 90 di miliardi circa, invece dei 209 stabiliti. Da noi si dice ‘niente pe mme’, niente pe nisciuno’! Oppure – conclude Laccetti – ribaltiamo la visuale e cominciamo a colmare i divari, destinando almeno 165 miliardi del Recovery Fund al Mezzogiorno”.

08/12/2020 – Salvatore Lucchese

 
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SUD DA BORBONE A BRIGANTE

Post n°452 pubblicato il 09 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

 

 
di Michele Eugenio Di Carlo
Carissimi,
analizzo da circa 25 anni le condizioni storiche, economiche, persino sociologiche del nostro popolo: il popolo "meridionale".
Non si capisce nemmeno meridionale di cosa e di chi, se per attimo riflettiamo sul fatto che per millenni siamo stati al centro del mondo: il Mediterraneo.
Posso dire con certezza assoluta, ora che ho acquisito tanti dati, utili e necessari, che Milan Kundera aveva perfetttamente ragione.
È questo il motivo per cui nel mio nuovo testo SUD DA BORBONE A BRIGANTE, prima della prefazione di Pino Aprile, ho citato Kundera, il cui pensiero riassumo:
1 - Per sottomettere un popolo bisogna privarlo
della propria memoria. Con evidenza assoluta questa circostanza è stata in Italia realizzata dopo il processo unitario dai governi liberali sabaudi e dagli intellettuali ad essi legati;
2 - Per privare della memoria un popolo bisogna eliminare i loro libri, sostituire la loro cultura, oscurare la loro storia. E per farlo occorre inoculare una nuova cultura e attraverso nuovi libri fortemente propagandati dal sistema colonizzante occorre scrivere una storia inventata, nuova e falsa.
Ho analizzato la storia di tanti popoli sottomessi sin dall'Impero Romano e posso concludere che privare un popolo della propria storia e della propria cultura ha sempre funzionato. Infatti nel giro di poche generazioni un popolo sottomesso dimentica completamente quello che è stato.
Un popolo senza storia e senza passato non ha futuro. E guardando solo alle politiche governative degli ultimi 30 anni ce ne rendiamo perfettamente conto: una grande e possente manipolazione mediatica che dura da 160 anni ha permesso una situazione paradossale; ha consentito che continuassero ad esistere "due Italie".
Tra gli ultimi episodi sgradevoli, solo a titolo di esempio, la ministra De Micheli che esulta per il terzo valico in Liguria mentre noi non riusciamo a muoverci da un capoluogo all'altro in tutto il Sud.
Ecco perché con il M24A per l'equità territoriale poniamo in primo piano la revisione seria e documentata della storia del Risorgimento.
Nel mio nuovo testo emerge chiaramente, con studi comparati e documenti noti agli studiosi dall'unità ad oggi, i veri fattori che portarono alla fine del Regno e le condizioni politiche che 30 anni più tardi determinarono l'enorme divario tra nord e sud.
Mi aspetto le vostre analisi, le vostre critiche. i vostri suggerimenti. Troverete il testo con disponibilità immediata al seguente link:


 https://www.amazon.it/SUD-BORBONE-BRIGANTE-Sicilie-prefazione/dp/B08LG194QR/ref=asc_df_B08LG194QR/?tag=googshopit-21&linkCode=df0&hvadid=459336259130&hvpos=&hvnetw=g&hvrand=1329889408267150845&hvpone=&hvptwo=&hvqmt=&hvdev=c&hvdvcmdl=&hvlocint=&hvlocphy=20606&hvtargid=pla-989735680486&psc=1

 

 
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EFFETTO SPESA STORICA: IL SUD TRA LE ULTIME IN EUROPA PER POLITICHE SOCIALI.

Post n°451 pubblicato il 09 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

EFFETTO SPESA STORICA: LE REGIONI DEL SUD TRA LE ULTIME IN EUROPA PER POLITICHE SOCIALI.
di Antonio Picariello del Movimento 24 AGOSTO 
L'indice di progresso sociale dell'Ue misura la qualità della vita e il progresso sociale a livello regionale andando oltre il Pil. Utilizza 12 componenti e 45 indicatori sociali e ambientali comparabili, ma esclude intenzionalmente gli aspetti economici.
Ne risulta che sebbene nel complesso, la maggior parte delle Regioni europee soddisfino le necessità base, come l'alimentazione, le cure mediche di base, l'acqua, i servizi igienico-sanitari, un alloggio e la sicurezza personale, le differenze aumentino a dismisura se si considerano gli indicatori di opportunità, ovvero i diritti personali, la tolleranza, l'inclusione sociale, l'accesso all'istruzione avanzata e all'apprendimento permanente.
In Italia sono le regioni del Mezzogiorno ad occupare gli ultimi posti: la Sicilia è ultima, con un indice di 54,37, preceduta da Calabria (54,68) e Puglia (54,97). In testa la Provincia Autonoma di Trento con 66.48, Emilia-Romagna (63,80) e il Friuli-Venezia Giulia (63,38).
Perché sono più efficienti? Vi rispondo con un'altra domanda: riuscireste meglio a risollevare le sorti di una persona bisognosa con 1000 o con 100 euro? Certo, potreste tacciarmi di assistenzialismo, ma se quei soldi vi spettassero di diritto e invece sistematicamente venissero elargiti a chi ne ha già di più attraverso un inganno perverso? Ecco eliminate pure il condizionale ed avrete la certezza del sistema di riparto della spesa pubblica italiana che ogni anno trasferisce 61 miliardi di euro del Sud all'efficiente Nord.
Si chiama spesa storica ed è il perverso inganno di cui vi parlavo. Gli ultimi dati Istat disponibili, relativi al 2017, dicono che la spesa per il welfare in Italia è cresciuta, rispetto al 2016 del 2,5% (177 milioni). Tuttavia se la spesa sociale media pro-capite a livello nazionale si attesta a 119 euro, al Sud raggiunge livelli molto più bassi rispetto al resto del paese: da noi in media il welfare vale 58 euro pro-capite a fronte di valori che superano i 115 euro (annui) in tutte le altre ripartizioni e che toccano il massimo nel Nord-Est: 172 euro. Se poi consideriamo le singole regioni, allora si passa dai 22 euro della Calabria ai 423 del Trentino Alto Adige. E questo è solo uno degli aspetti nell'universo dell'ingiustizia politico-economica-sociale dei governi italiani.
*M24A ET - Campania

Cosimo Mazzeo nacque il 13 gennaio nel 1837 originario di San Marzano di San Giuseppe figlio di Pasquale e Maria Friolo. Aveva servito il Regno delle Due Sicilie come soldato nel 5º Battaglione Cacciatori e, nel 1860, dopo lo scioglimento dell'esercito borbonico, mise sotto il suo comando tre bande di briganti.

 

Cosimo Mazzeo nacque il 13 gennaio nel 1837 originario di San Marzano di San Giuseppe figlio di Pasquale e Maria Friolo. Aveva servito il Regno delle Due Sicilie come soldato nel 5º Battaglione Cacciatori e, nel 1860, dopo lo scioglimento dell'esercito borbonico, mise sotto il suo comando tre bande di briganti.

https://movimento24agosto.it/effetto-spesa-storica-le-regioni-del-sud-tra-le-ultime-in-europa-per-politiche-sociali/

 
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fatti non foste per viver come bruti ...

Post n°450 pubblicato il 08 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 

Il mistero della tomba di Dante che si trova a Ravenna

Un tempietto neoclassico, presso la Basilica di San Francesco di Ravenna, accoglie (ancora) oggi le spoglie del Poeta.

 

Quando si parla di Dante, la mente corre subito a Firenze. Ma se invece volessimo far visita alla sua tomba, dove dovremmo andare?

A dispetto di quel chesi pensa, Dante non è sepolto a Firenze bensì a Ravenna, città in cui morìnella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321. È infatti proprio in EmiliaRomagna, che il Sommo Poeta – esiliato dalla sua città natale – trascorse isuoi ultimi anni. Ed è qui che, ancora oggi, è possibile visitare il sepolcro neoclassico che contiene le sue spoglie.

L’indirizzo in cui andare è la Basilica di San Francesco, nel centro di Ravenna. Qui il tempietto (che è un monumento nazionale) è stato costruito in una zona di silenzio denominata “zona dantesca”, che ospita – oltre alla tomba di Dante – anche il giardino con il Quadrarco e i chiostri francescani col Museo Dantesco. Ma qual è la storia della sua sepoltura?

Il giorno dopo il decesso, Dante fu subito sepolto all’interno del sarcofago in cui ancora oggi giace, ma che era posto all’interno del chiostro di Braccioforte; solamente alla fine del XV secolo, fu spostato sul lato ovest del medesimo. Firenze, però, non stette a guardare: iniziò a reclamare le spoglie del suo illustre cittadino, soprattutto quando furono nominati papi i fiorentini Leone X e Clemente VII.

Leone X, insieme a Michelangelo, inviò una delegazione a Ravenna a recuperare i resti di Dante, ma ebbe una brutta sorpresa: il sarcofago era vuoto. Attraverso un buco che dal chiostro raggiungeva la tomba, i frati francescani li avevano “trafugati” per metterli in salvo e, una volta restituiti al sarcofago, ecco che questo venne spostato all’interno del chiostro così da poter essere costantemente sorvegliato. Anche una seconda volta, i frati tolsero le ossa dall’urna originaria per nasconderle: accadde nel 1810, in pieno periodo napoleonico. La cassetta fu murata nell’oratorio attiguo, e nessuno ne seppe più nulla.

Per anni, chi faceva visita alla Tomba di Dante faceva visita in realtà ad una tomba vuota. Fino a quando, il 27 maggio 1865, un operaio ritrovò quell’urna. Uno studente, tale Anastasio Matteucci, tradusse l’iscrizione che l’urna recitava e gridò allo stupore: le ossa di Dante erano lì, non nella tomba! Ed ecco che la sua salma fu ricomposta, ed esposta al pubblico in una teca di cristallo per poi essere tumulata (di nuovo) nel tempietto che oggi possiamo ammirare.

Firenze? Firenze non poté far altro che arrendersi, costruendo un secondo tempietto neoclassico in Santa Croce, con Dante che – pensoso – è innalzato a gloria dall’Italia. Mentre la Poesia, guardando al sarcofago, piange.

 
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Sulla manipolazione e creazione delle coscienze.

Post n°449 pubblicato il 08 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 
Foto di AngeloQuaranta

Da HUFFPOST di  Antonio Preiti Economista, Sociometrica, Censis

" Facebook ha chiuso qualche giorno fa 23 pagine che incitavano all’odio e alla diffusione di notizie false. La sensazione, prima vaga e poi sempre più convincente, è però che il problema, alla fine, sia proprio Facebook in sé, e non (solo) la patologia delle fake news.

La convinzione è che il dibattito pubblico sia fortemente influenzato da un soggetto totalmente autoreferente, tanto che il punto non è quello che Facebook fa, che già è molto, ma quello che ha il potere di fare, che è immenso (la parola non è esagerata, e lo si vedrà tra poco).

[ ... ] 

Un sintomo diretto lo si vede da come è condotta questa campagna elettorale. I social sono il terreno dove lo scontro politico è più intenso, tanto che televisioni e giornali sembrano più il riverbero dei social che viceversa. È difficile stabilire il livello in cui uno influenza l’altro, ma la sensazione è proprio quella.

C’è qualcosa di politicamente più espressivo, per esempio, di due foto accostate, dove nella prima si vede uno striscione su un balcone e nella seconda i vigili su una gru che lo tolgono? E proprio il fatto che le immagini siano più potenti delle parole aggiunge un altro tassello al cambiamento, confermato, per altro, dalla nuova versione di Repubblica, che gira intorno all’immagine preponderante della prima pagina. Ultimo mattone nel muro dei nuovi codici di comunicazione. Negli Stati Uniti, dove hanno già sperimntato un'elezione presidenziale in cui l'influenza dei social media (se non illegale, certo nn trasperente) ha addirittura meritato un'inchiesta al più alto livello Istituzionale. 

Ha molto colpito in quel Paese la proposta di Chris Hughes, uno dei co-fondatori di Facebook, lanciata sul New York Times del 9 maggio di frammentare (“break up”) Facebook, come fatto in passato per le aziende monopoliste dell’elettricità, in quanto il suo potere è esorbitante, monopolista, e riduce la qualità della democrazia americana.

Hughes, le cui tesi sono state condivise dal NYT con un editoriale, sostiene che l’influenza di Facebook non ha eguali nel settore privato e supera persino quella dello stesso governo americano; questo perché combinando la sua rete con quella di What’s up e di Instagram (entrambe di sua proprietà) è capace di determinare, attraverso i suoi algoritmi, “chi vede che cosa”. Vale a dire che il dibattito pubblico, che oggi si svolge prevalentemente, o con maggiore tempo dedicato, è ampiamente influenzato dal flusso delle “News feed” di Facebook.

Aggiunge Hughes che proprio questo flusso incessante di informazioni, scolpito con l’esattezza degli algoritmi (che sono decisi in pieno e assoluto potere da parte di Facebook), cambia la nostra cultura, influenza le elezioni e seleziona cosa è importante sapere e cosa no. Naturalmente non si tratta di un progetto preordinato da una mente ingannevole, ma è la “unintended consequence”, cioè la conseguenza non intenzionale dello strumento stesso. Nella storia del mondo non c’è stato mai nessun soggetto in grado di monitorare, organizzare e talvolta censurare le conversazioni di due miliardi di persone.

È così pervasivo e influente lo strumento, che nei recenti attentati in Sri-Lanka Facebook è stato chiuso per evitare che l’odio dilagasse e coinvolgesse tutto il Paese. Nel 2017 lo stesso Zuckerberg ha dichiarato di aver personalmente cancellato messaggi di odio tra musulmani e buddisti per l’evidente ragione che avrebbero portato a scontri tra i due gruppi religiosi. Ha fatto benissimo, naturalmente, ma chi al mondo ha un potere analogo?

La chiave di tutto è il modello di business di Facebook, così come degli altri grandi player del digitale, cioè catturare l’attenzione degli utenti. La guerra, leggera e feroce, che si combatte fra social media, televisione, giornali, libri e che coinvolge l’intera vita privata e professionale, è proprio sul tempo, su chi riesce a trattenere di più l’utente sul suo media.

Oggi l’utente medio di Facebook, aggiungendo Instagram, passa oltre un’ora sulla piattaforma: una quantità immensa per un solo attore. Infatti, per superare l’ora media di attenzione dovremmo mettere sull’altro piatto della bilancia tutta la televisione nel suo complesso, perché nessuna singola trasmissione tiene incollata la gente tutti i giorni per almeno un’ora in una percentuale di popolazione così elevata. "   [...]  continua 

 

 
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Auguri in ritardo ad un'artista, che ha avuto il coraggio di essere sempre se stessa

Post n°448 pubblicato il 08 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
 

 

I magnifici 70 di un pettirosso da combattimento

Musica. Ma l'anagrafe conta ben poco per Loredana Bertè che non ha mai seguito le regole del gioco e ha fatto sempre rigorosamente storia a sé nel panorama del pop e del rock italiano

 

 «La mia battaglia è essere se stessi. Questo è il significato di libertà. Può essere presa come trasgressione ma vi assicuro che è l’unica strada da seguire», parole di Loredana Bertè che non a caso alla libertà – anzi con un geniale tocco di ironia alla  Libertè – ci ha perfino intitolato anche il suo ultimo album di inediti. Il pettirosso da combattimento – così come la vedeva De Andrè – compie 70 anni il 20 settembre ma l’anagrafe conta ben poco per lei che non ha mai seguito le regole del gioco e ha fatto sempre rigorosamente storia a sé nel panorama del pop e del rock italiano. Anticipatrice di mode e sperimentatrice – il reggae che si scioglie in puro pop per E la luna bussò, il funky contagioso di In alto mare, la sfortunata ma di gran spessore vacanza brasileira di Carioca  con Djavan– a costo di restare tagliata fuori dal giro che conta. Nella sua carriera ha fatto tutto – o quasi – dal musical Hair all’opera rock Orfeo 9 di Tito Schipa jr – accompagnandosi agli inizi con Renato Zero (anche lui 70 il 30 settembre…) e con la sfortunata sorella Mia Martini. La sua voce è un graffio forte, quasi un urlo strappato con cui ha rivestito brani di culto – Il mare d’inverno di Enrico Ruggeri è un classico indiscusso della canzone d’autore. Ama il Che e ha sostenuto questo giornale nelle sue tante campagne di sopravvivenza, ha avuto i suoi momenti neri ma ne è uscita alla grande. Album celebrativi, tour teatrali – almeno prima del Covid – rigorosamente sold out. Per il compleanno si è regalata una serie di ristampe in vinile dei suoi album storici, mentre sta curando una serie di progetti per i prossimi dodici mesi.

Auguri, Loredana

  

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