Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
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Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
Messaggi del 09/12/2020
Post n°453 pubblicato il 09 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
Il Governo Conte scippa 74 miliardi di euro al Sud. Insorgono contro, testate giornalistiche, partiti, comitati civici ed accademici Articolo di Salvatore Lucchese tratto da Vesuniano News Indipendentemente delle tue convinzioni politiche aderisci a https://movimento24agosto.it/ Movimento Meridionalista Sulla base di tre parametri ben precisi, la popolazione residente, il tasso di disoccupazione e il reddito medio pro capite, tramite l’istituzione del Recovery Fund l’Unione Europea assegna 209 miliardi di euro all’Italia, in modo tale da metterla in condizione di recuperare i suoi divari sociali e territoriali, e il Governo Conte bis pensa bene di raggiungere questo obiettivo strategico destinando il 66% delle risorse alle regioni ricche del Centro-Nord e soltanto il 34% a quelle “sottosviluppate” del Sud. Come dire? La UE dà all’Italia una stampella perché è zoppa della gamba destra e l’Italia usa la stampella per rinforzare la sua gamba sana, quella sinistra. Risultato il corpo dell’intero sistema Paese non regge, cade e va definitivamente in frantumi. Questi sono gli apparenti paradossi di un Governo che a parole si dice meridionalista, ma che, di fatto, tra micro e macro scippi al Sud, tra frenate e fughe in avanti per la definitiva attuazione del federalismo discriminatorio, è l’espressione del Grande Partito Trasversale del Nord, che, composto da tutte le forze politiche sedicenti nazionali, da decenni attua in Italia una chiara politica etno-liberista: sempre di più alla “meritevole” locomotiva Nord e sempre di meno alla “zavorra” Sud, non a caso rappresentato dalla narrazione tossica dominante come il “paradiso abitato da diavoli” che tutto spreca e sperpera. Il risultato di questa visione strategica che il Governo giallo-rosso a parole critica e nei fatti perpetua è un’Italia sempre più “divisa e diseguale”. Ora, contro l’ennesimo scippo di risorse perpetrato nei confronti di un Mezzogiorno palesemente utilizzato come colonia estrattiva interna da un sistema Nord onnivoro e cannibalesco, sono insorti giornali di tiratura nazionale, partiti, comitati civici, movimenti ed accademici. Diretto da Roberto Napoletano, Il Quotidiano del Sud – l’Altra Voce dell’Italia, accusa il Governo Conte di “alto tradimento”, mentre il Presidente del Partito del Sud, Natale Cuccurese, sottolinea che “mentre il Governo si appresta a riversare i fondi di Mes e Recovery Fund in gran parte al Nord, i debiti contratti li dovranno pagare in egual misura anche i cittadini del Mezzogiorno che in cambio riceveranno solo le briciole”. Inoltre, se il Comitato “G. Salvemini”, entrato in rete con Il Sud Conta ed altre organizzazioni meridionaliste, rimarca l’ipocrisia del Governo Conte bis ed annuncia il lancio di una campagna di mobilitazione contro l’ennesimo scippo al Sud, dal canto suo Pino Aprile dichiara che “Per evitare che il colpevole divario Nord-Sud divenga socialmente pericoloso per la reazione dei derubati, il Movimento 24 Agosto per l’Equità territoriale chiede all’Europa di non contribuire all’ennesima ingiustizia; e annuncia una serie di azioni di protesta in Italia e a Bruxelles”. Infine, l’accademico federiciano Giuliano Laccetti, uno dei maggiori protagonisti della mobilitazione contro la “secessione dei ricchi”, dal suo profilo facebook personale osserva: “Alcuni gruppi e movimenti, apparentemente autolesionisti, stanno già formalmente chiedendo alla UE che all’Italia venga destinata la sola quota dovuta per numero di abitanti, 90 di miliardi circa, invece dei 209 stabiliti. Da noi si dice ‘niente pe mme’, niente pe nisciuno’! Oppure – conclude Laccetti – ribaltiamo la visuale e cominciamo a colmare i divari, destinando almeno 165 miliardi del Recovery Fund al Mezzogiorno”. 08/12/2020 – Salvatore Lucchese
Post n°452 pubblicato il 09 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
di Michele Eugenio Di Carlo Carissimi, analizzo da circa 25 anni le condizioni storiche, economiche, persino sociologiche del nostro popolo: il popolo "meridionale". Non si capisce nemmeno meridionale di cosa e di chi, se per attimo riflettiamo sul fatto che per millenni siamo stati al centro del mondo: il Mediterraneo. Posso dire con certezza assoluta, ora che ho acquisito tanti dati, utili e necessari, che Milan Kundera aveva perfetttamente ragione. È questo il motivo per cui nel mio nuovo testo SUD DA BORBONE A BRIGANTE, prima della prefazione di Pino Aprile, ho citato Kundera, il cui pensiero riassumo: 1 - Per sottomettere un popolo bisogna privarlo della propria memoria. Con evidenza assoluta questa circostanza è stata in Italia realizzata dopo il processo unitario dai governi liberali sabaudi e dagli intellettuali ad essi legati; 2 - Per privare della memoria un popolo bisogna eliminare i loro libri, sostituire la loro cultura, oscurare la loro storia. E per farlo occorre inoculare una nuova cultura e attraverso nuovi libri fortemente propagandati dal sistema colonizzante occorre scrivere una storia inventata, nuova e falsa. Ho analizzato la storia di tanti popoli sottomessi sin dall'Impero Romano e posso concludere che privare un popolo della propria storia e della propria cultura ha sempre funzionato. Infatti nel giro di poche generazioni un popolo sottomesso dimentica completamente quello che è stato. Un popolo senza storia e senza passato non ha futuro. E guardando solo alle politiche governative degli ultimi 30 anni ce ne rendiamo perfettamente conto: una grande e possente manipolazione mediatica che dura da 160 anni ha permesso una situazione paradossale; ha consentito che continuassero ad esistere "due Italie". Tra gli ultimi episodi sgradevoli, solo a titolo di esempio, la ministra De Micheli che esulta per il terzo valico in Liguria mentre noi non riusciamo a muoverci da un capoluogo all'altro in tutto il Sud. Ecco perché con il M24A per l'equità territoriale poniamo in primo piano la revisione seria e documentata della storia del Risorgimento. Nel mio nuovo testo emerge chiaramente, con studi comparati e documenti noti agli studiosi dall'unità ad oggi, i veri fattori che portarono alla fine del Regno e le condizioni politiche che 30 anni più tardi determinarono l'enorme divario tra nord e sud. Mi aspetto le vostre analisi, le vostre critiche. i vostri suggerimenti. Troverete il testo con disponibilità immediata al seguente link:
Post n°451 pubblicato il 09 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
EFFETTO SPESA STORICA: LE REGIONI DEL SUD TRA LE ULTIME IN EUROPA PER POLITICHE SOCIALI. di Antonio Picariello del Movimento 24 AGOSTO L'indice di progresso sociale dell'Ue misura la qualità della vita e il progresso sociale a livello regionale andando oltre il Pil. Utilizza 12 componenti e 45 indicatori sociali e ambientali comparabili, ma esclude intenzionalmente gli aspetti economici. Ne risulta che sebbene nel complesso, la maggior parte delle Regioni europee soddisfino le necessità base, come l'alimentazione, le cure mediche di base, l'acqua, i servizi igienico-sanitari, un alloggio e la sicurezza personale, le differenze aumentino a dismisura se si considerano gli indicatori di opportunità, ovvero i diritti personali, la tolleranza, l'inclusione sociale, l'accesso all'istruzione avanzata e all'apprendimento permanente. In Italia sono le regioni del Mezzogiorno ad occupare gli ultimi posti: la Sicilia è ultima, con un indice di 54,37, preceduta da Calabria (54,68) e Puglia (54,97). In testa la Provincia Autonoma di Trento con 66.48, Emilia-Romagna (63,80) e il Friuli-Venezia Giulia (63,38). Perché sono più efficienti? Vi rispondo con un'altra domanda: riuscireste meglio a risollevare le sorti di una persona bisognosa con 1000 o con 100 euro? Certo, potreste tacciarmi di assistenzialismo, ma se quei soldi vi spettassero di diritto e invece sistematicamente venissero elargiti a chi ne ha già di più attraverso un inganno perverso? Ecco eliminate pure il condizionale ed avrete la certezza del sistema di riparto della spesa pubblica italiana che ogni anno trasferisce 61 miliardi di euro del Sud all'efficiente Nord. Si chiama spesa storica ed è il perverso inganno di cui vi parlavo. Gli ultimi dati Istat disponibili, relativi al 2017, dicono che la spesa per il welfare in Italia è cresciuta, rispetto al 2016 del 2,5% (177 milioni). Tuttavia se la spesa sociale media pro-capite a livello nazionale si attesta a 119 euro, al Sud raggiunge livelli molto più bassi rispetto al resto del paese: da noi in media il welfare vale 58 euro pro-capite a fronte di valori che superano i 115 euro (annui) in tutte le altre ripartizioni e che toccano il massimo nel Nord-Est: 172 euro. Se poi consideriamo le singole regioni, allora si passa dai 22 euro della Calabria ai 423 del Trentino Alto Adige. E questo è solo uno degli aspetti nell'universo dell'ingiustizia politico-economica-sociale dei governi italiani. *M24A ET - Campania
Cosimo Mazzeo nacque il 13 gennaio nel 1837 originario di San Marzano di San Giuseppe figlio di Pasquale e Maria Friolo. Aveva servito il Regno delle Due Sicilie come soldato nel 5º Battaglione Cacciatori e, nel 1860, dopo lo scioglimento dell'esercito borbonico, mise sotto il suo comando tre bande di briganti.
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