Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
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Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
Messaggi del 13/12/2020
Post n°461 pubblicato il 13 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
Il galateo del Covid: le 10 regole del virologo Pregliasco per passare il Natale in sicurezza Natale e Covid. Quali sono tutte le regole da seguire per azzerare i rischi di contagio? Quante persone a tavola? Si possono fare i brindisi? Come laviamo le stoviglie utilizzate? Con il virologo Fabrizio Pregliasco abbiamo stilato una lista di dieci regole. "Niente abbracci e non più di sei persone in casa". È questo il primo consiglio del virologo Fabrizio Pregliasco in vista delle feste di Natale. Anche se iniziamo a vedere un miglioramento sul numero dei contagiati e le regioni stanno cambiando colore, il DPCM dicembre è molto chiaro sulle regole e le disposizioni da seguire. I festeggiamenti dovranno essere intimi, preferibilmente soltanto con i conviventi, ed è buona norma comunque rispettare una serie di accorgimenti in casa. Stare a casa vuol dire sentirsi a proprio agio, liberi e per questo è più facile venire meno a quelle regole che tutti conosciamo a memoria. Ci sentiamo in un posto sicuro e per questo è più facile distrarci. Fermo restando che chiunque manifesti qualche sintomo deve assolutamente restare in casa e avvertire il proprio medico, il limite delle sei persone e il fatto che è meglio proteggere gli anziani ed evitare di fare grandi tavolate, abbiamo ipotizzato tutte le fasi di un giornata tipo durante le feste (dall'ingresso fino ai saluti) e abbiamo stilato un decalogo di regole da seguire. 1. L'ingresso in casa: niente abbracci Partiamo proprio da quando si entra in casa. "La prima regola è ovviamente salutarsi senza abbracci e baci". Niente dimostrazioni di affetto, per i saluti basta darsi il gomito. "Appena arriviamo in casa laviamoci subito le mani: possiamo utilizzare un gel disinfettante oppure acqua e detergente liquido, assolutamente vietate le saponette". Per asciugarci le mani meglio evitare asciugamani in comune. "Utilizziamo salviette monouso, come quelle che si trovano nei bar o nei ristoranti, per stare più sicuri" conclude il virologo Pregliasco. 2. Cappotti, sciarpe e cappelli Non tutte le case hanno uno spazio appositamente dedicato ai cappotti degli ospiti o un attaccapanni particolarmente grande. E per questo molto spesso le giacche e le sciarpe si lasciano appoggiate sul letto nella stanza dei padroni di casa. "Direi che è meglio evitare – consiglia il dottor Matteo Fadenti, specialista in tecniche della prevenzione degli ambienti e dei luoghi di lavoro – Sappiamo che sui tessuti il virus è in grado di resistere per un periodo di tempo abbastanza lungo, per questo lasciarli sul letto dove poi andiamo a dormire non è il massimo della sicurezza". Meglio lasciare giacche, cappotti e sciarpe su una sedia oppure se proprio non abbiamo alternative copriamo il letto con un ulteriore lenzuolo. 3. Non più di sei persone a tavola e distanza di un metro e mezzo L'ora di cena si avvicina. Prima di prendere posto a tavola assicuriamoci che i posti siano almeno a un metro e mezzo di distanza. Non c'è bisogno di prendere il metro, basta contare due ampi passi. Ed è meglio cercare di apparecchiare anche più tavoli, anziché la solita tavolata. "Quando si sta a tavola e si sta mangiando non è possibile ovviamente tenere la mascherina. – spiega il virologo Pregliasco – Per questo è meglio apparecchiare i posti ad almeno un metro e mezzo di distanza". 4. Lavarsi le mani (la seconda volta) Ok avete già lavato o sanificato le mani. Ma in questo caso le precauzioni non sono mai troppe. "Pochissime persone hanno l'abitudine di lavarsi le mani prima di sedersi a tavola quando stanno in casa – spiega il dottor Fadenti – Invece è importantissimo mettersi a tavola con le mani pulite, anche se le abbiamo lavate appena entrati". 5. Vietato toccare i piatti da portata Una volta a tavola gli ospiti dovranno evitare di passarsi le portate da mano a mano. Sconsigliatissimi il buffet e i piatti da cui servirsi da soli. "Meglio che ci sia una sola persona ad occuparsi di preparare i piatti e di servire a tavola" suggerisce il virologo. E ovviamente è vietato anche condividere posate, piatti e bicchieri. 6. No a brindisi e calici che tintinnano Di brindisi, ça va sans dire, manco a parlarne. "Assolutamente vietati" è categorico Pregliasco. Il rischio è infatti che con lo scontro dei vetri i virus ‘saltino' da un bicchiere all'altro. Quest'anno dunque niente cin cin 7. Arieggiare i locali Anche se le temperature sono basse cerchiamo di tenere quanto più possibile le finestre aperte. "I locali devono essere arieggiati – spiega Pregliasco – e ventilati". Il ricircolo d'aria è fondamentale per scongiurare la presenza del Coronavirus. 8. Niente candele natalizie Sulle tavole imbandite non mancano mai candelabri e decorazioni con al centro candele profumate. Va bene accenderle, ma che a nessuno salti in mente di spegnerle soffiandoci su. 9. Lo scambio dei doni Non c'è Natale senza regali. Scambiarseli non è vietato ma bisogna seguire alcune regole: "Meglio evitare troppi passaggi di mani, esattamente come con i piatti da portata" spiega Pregliasco. E massima accortezza anche ai bambini che di solito toccano i pacchi sotto l'albero alla ricerca dei loro doni. "Non dobbiamo perdere di vista i più piccoli. Anche loro devono essere attenti". 10. Niente telefonate È un'abitudine in quasi tutte le case, soprattutto il 31 dicembre, telefonare a tutti i parenti lontani per fare un giro di auguri. "È meglio evitare di passarsi il telefono per scambiarsi gli auguri. Il telefono è infatti un magnifico veicolo di virus, sia quello fisso che lo smartphone – ricorda il professor Pregliasco – Sono a strettissimo contatto con la nostra faccia e per questo è meglio che ognuno usi il suo, al massimo si può parlare in vivavoce". Se vogliamo essere ancora più sicuri possiamo comunque sanificarlo: "Possiamo utilizzare delle salviette igienizzanti" suggerisce il dottor Fadenti. Extra: pulizie finali Una volta finito il pranzo o la cena è tempo di pulire. Non abbiamo chiesto agli invitati di togliersi le scarpe e per questo è necessario innanzitutto una pulizia dei pavimenti: "Per questo tipo di superfici, ma questo vale a prescindere dal Covid – chiarisce Fadenti – Scegliamo disinfettanti a base di alcol e cloro". Veniamo invece a tutte le stoviglie utilizzate in cucina e a tavola: "Se abbiamo la lavastoviglie non abbiamo bisogno di alcuna particolare attenzione – spiega ancora Fadenti – Se invece dobbiamo lavare i piatti a mano utilizziamo dei prodotti con proprietà disinfettanti e non i soliti detersivi". tratto da: https://donna.fanpage.it/
Post n°460 pubblicato il 13 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
Miguel de Cervantes - Don Chisciotte della Mancia (1605) Capitolo Ottavo introduzione " Ed ecco intanto scoprirsi da trenta o quaranta mulini da vento, che si trovavano in quella campagna; e tosto che don Chisciotte li vide, disse al suo scudiere: «La fortuna va guidando le cose nostre meglio che noi non oseremmo desiderare. Vedi là, amico Sancio, come si vengono manifestando trenta, o poco più smisurati giganti? Io penso di azzuffarmi con essi, e levandoli di vita cominciare ad arricchirmi colle loro spoglie; perciocché questa è guerra onorata, ed è un servire Iddio il togliere dalla faccia della terra sì trista semente. — Dove, sono i giganti? disse Sancio Pancia. — Quelli che vedi laggiù, rispose il padrone, con quelle braccia sì lunghe, che taluno d'essi le ha come di due leghe. — Guardi bene la signoria vostra, soggiunse Sancio, che quelli che colà si discoprono non sono altrimenti giganti, ma mulini da vento, e quelle che le paiono braccia sono le pale delle ruote, che percosse dal vento, fanno girare la macina del mulino. — Ben si conosce, disse don Chisciotte, che non sei pratico di avventure; quelli sono giganti, e se ne temi, fatti in disparte e mettiti in orazione mentre io vado ad entrar con essi in fiera e disugual tenzone.» Detto questo, diede de' sproni a Ronzinante, senza badare al suo scudiere, il quale continuava ad avvertirlo che erano mulini da vento e non giganti, quelli che andava ad assaltare. Ma tanto s'era egli fitto in capo che fossero giganti, che non udiva più le parole di Sancio, né per avvicinarsi arrivava a discernere che cosa fossero realmente; anzi gridava a gran voce: «Non fuggite, codarde e vili creature, che un solo è il cavaliere che viene con voi a battaglia.» In questo levossi un po' di vento per cui le grandi pale delle ruote cominciarono a moversi; don Chisciotte soggiunse: «Potreste agitar più braccia del gigante Briareo, che me l'avete pur da pagare.» Ciò detto, e raccomandandosi di tutto cuore alla Dulcinea sua signora affinché lo assistesse in quello scontro, ben coperto colla rotella, e posta la lancia in resta, galoppando quanto poteva, investì il primo mulino in cui si incontrò e diede della lancia in una pala. Il vento in quel mentre la rivoltò con sì gran furia che ridusse in pezzi la lancia...Il vento in quel mentre la rivoltò con sì gran furia che ridusse in pezzi la lancia, e si tirò dietro impigliati cavallo e cavaliere, il quale andò a rotolare buon tratto per la campagna. S'affrettò Sancio Pancia a soccorrerlo quanto camminava il suo asino, e quando il raggiunse lo trovò che non si poteva movere; così fieramente era stramazzato con Ronzinante. «Dio buono! proruppe Sancio, non diss'io alla signoria vostra che ponesse mente a ciò che faceva, e che quelli erano mulini da vento? Li avrebbe riconosciuti ognuno che non ne avesse degli altri per la testa. "
I mostri di Calenda
Post n°459 pubblicato il 13 Dicembre 2020 da AngeloQuaranta
La teoria del deputato di Italia Viva: “Meridionali resistono al Covid perché sono africani bianchi” Gianfranco Librandi, deputato di Italia Viva, ha spiegato alla trasmissione radiofonica La Zanzara la sua teoria sul fatto che gli immigrati siano “più resistenti al Covid”. E non solo. Secondo il parlamentare questa caratteristica sarebbe estesa anche alla popolazione meridionale, in quanto “africani bianchi”. continua su:
Quando ancora molti popoli, non conoscevano l'uso delle posate, a Taranto 500 anni prima della venuta di Cristo si producevano, questi gioielli. Ma alcuni parlamentari non hanno studiato la storia. un particolare. Lo splendore della Magna Grecia. Indipendentemente delle tue convinzioni politiche aderisci a https://movimento24agosto.it/ Movimento Meridionalista
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