Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"

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Messaggi del 04/02/2021

 

La strage di Bronte

Post n°518 pubblicato il 04 Febbraio 2021 da AngeloQuaranta
 

La vera storia dell’impresa dei Mille. La strage di Bronte: Nino Bixio fucila cinque innocenti per ingraziarsi gli inglesi.
Nella strage di Bronte gli elementi segnati dall’ingiustizia e dalla prepotenza sono tanti. Ci sono gli inglesi, per la precisione gli eredi di Orazio Nelson, che si mettono sotto i piedi gli usi civici. Ci sono gli agricoltori ridotti alla fame. Ci sono le false promesse di Garibaldi. C’è un delinquente incallito che scatena la rivolta e scompare. E c’è soprattutto Nino Bixio, che era il più delinquente di tutti, degno rappresentante dell’Italia appena nata…
di Giuseppe Scianò
Stato d’assedio a Bronte, tassa di guerra e… fucilazioni d’innocenti.
Massacrate quindici persone al grido di «Viva Garibaldi!».
A Bronte, il 31 luglio 1860, era esplosa una violenta sommossa che si sarebbe conclusa il 5 agosto con il massacro di 15 persone, fra cui donne e bambini, in un contesto di violenze, saccheggi, devastazioni ed incendi mai visti in quella cittadina. Quella vicenda tragica fu ben descritta dallo scrittore siciliano Giovanni Verga, che si guardò bene, tuttavia, dall’indicarne i veri responsabili ed i veri esecutori.
Anche perché la sommossa ed il massacro si erano svolte al grido di
«Viva Garibaldi!», di «Viva la libertà!» e di «Viva l’Italia!». Anche i nomi di alcuni protagonisti verrà alterato. Il tutto è contenuto nella novella «La Libertà» che il Verga ebbe il coraggio di scrivere soltanto dopo venti anni dai fatti narrati.
Per capire bene la storia, occorre fare una premessa.
Per aggregare volontari alla propria impresa e per far intendere all’opinione pubblica internazionale che in Sicilia è già divampata una inarrestabile rivoluzione contro Francesco II Re delle Due Sicilie ed a favore di Vittorio Emanuele di Savoia (che qui nessuno conosceva) e dell’annessione della Sicilia al Regno Sabaudo, gli agenti Inglesi, gli agitatori ed i propagandisti locali, presentabili e no, della invasione garibaldina avevano (fin da prima dello sbarco) incoraggiato bande, banditi, sbandati e picciotti di mafia a compiere qualsiasi tipo di nefandezze, purché i rispettivi reati apparissero come atti rivoluzionari. Il che era molto facile, perché le truppe Duosiciliane erano state fatte ritirare dagli alti ufficiali Borbonici traditori.
I 16 trucidati dai rivoltosi
  1. Mastro Carmelo Luca (detto Curchiarella, di anni 36, guardia rurale);
  2. Dott. don Ignazio Cannata (di anni 70, notaio del­la Ducea Nelson);
  3. Don Antonino Cannata (di anni 34, figlio del no­taio Ignazio);
  4. Don Giacomo Mariano Zappia (di anni 36) figlio di Don Giuseppe;
  5. Dott. Don Mariano Mauro (di anni 22, avvocato, cugino di Mariano Zappia) figlio di Don Salvatore;
  6. I fratelli Don Nunzio Battaglia (di anni 38) e Don Giacomo Battaglia (di anni 33) figli di don Giu­seppe;
  7. Don Francesco Aidala (di anni 48, cassiere co­munale);
  8. Don Vito Margaglio di don Ferdinando (di anni 22);
  9. Don Vincenzo Lo Turco (di anni 40, impiegato del Catasto) figlio di Don Illuminato;
  10. I fratelli mastro Nunzio Lupo (di anni 40, falegna­me) e mastro Antonino Lupo (di anni 54), figli di mastro Nunzio;
  11. Don Giovanni Spitaleri (di anni 40, impiegato del Catasto) figlio di Don Gaetano;
  12. Don Rosario Leotta (di anni 45, segretario della Ducea Nelson);
  13. Don Giuseppe Martinez (di anni 43, usciere);
  14. Don Vincenzo Saitta (Mò, di anni 18, chierico) fi­glio di Don Vincenzo.

 
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