Creato da: AngeloQuaranta il 10/02/2009
"fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
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Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo
Il Quarto Stato è un celebre dipinto realizzato dal pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901. Opera simbolo del XX secolo, rappresenta lo sciopero dei lavoratori ed è stata eseguita secondo la tecnica divisionista. Non solo raffigura una scena di vita sociale, lo sciopero, ma costituisce un simbolo: il popolo, in cui trova spazio paritario anche una donna con il bambino in braccio, sta avanzando verso la luce, lasciandosi un tramonto alle spalle. Il dipinto è lo sviluppo completo di questo tema, già affrontato dall'artista in dipinti come Ambasciatori della fame, Fiumana e un bozzetto preparatorio del 1898, Il cammino dei lavoratori. La composizione del dipinto è bilanciata nelle forme e movimentata nelle luci, rendendo perfettamente l'idea di una massa in movimento. È conservato a Milano nel Museo dell'Ottocento della Villa Reale (o Villa Belgiojoso Bonaparte). La versione preliminare, invece, è esposta sempre a Milano presso la Pinacoteca di Brera. A rendere celebre il dipinto contribuì anche il film Novecento di Bernardo Bertolucci.
Messaggi del 04/02/2021
Post n°518 pubblicato il 04 Febbraio 2021 da AngeloQuaranta
La vera storia dell’impresa dei Mille. La strage di Bronte: Nino Bixio fucila cinque innocenti per ingraziarsi gli inglesi. Nella strage di Bronte gli elementi segnati dall’ingiustizia e dalla prepotenza sono tanti. Ci sono gli inglesi, per la precisione gli eredi di Orazio Nelson, che si mettono sotto i piedi gli usi civici. Ci sono gli agricoltori ridotti alla fame. Ci sono le false promesse di Garibaldi. C’è un delinquente incallito che scatena la rivolta e scompare. E c’è soprattutto Nino Bixio, che era il più delinquente di tutti, degno rappresentante dell’Italia appena nata… di Giuseppe Scianò Stato d’assedio a Bronte, tassa di guerra e… fucilazioni d’innocenti. Massacrate quindici persone al grido di «Viva Garibaldi!». A Bronte, il 31 luglio 1860, era esplosa una violenta sommossa che si sarebbe conclusa il 5 agosto con il massacro di 15 persone, fra cui donne e bambini, in un contesto di violenze, saccheggi, devastazioni ed incendi mai visti in quella cittadina. Quella vicenda tragica fu ben descritta dallo scrittore siciliano Giovanni Verga, che si guardò bene, tuttavia, dall’indicarne i veri responsabili ed i veri esecutori. Anche perché la sommossa ed il massacro si erano svolte al grido di «Viva Garibaldi!», di «Viva la libertà!» e di «Viva l’Italia!». Anche i nomi di alcuni protagonisti verrà alterato. Il tutto è contenuto nella novella «La Libertà» che il Verga ebbe il coraggio di scrivere soltanto dopo venti anni dai fatti narrati. Per capire bene la storia, occorre fare una premessa. Per aggregare volontari alla propria impresa e per far intendere all’opinione pubblica internazionale che in Sicilia è già divampata una inarrestabile rivoluzione contro Francesco II Re delle Due Sicilie ed a favore di Vittorio Emanuele di Savoia (che qui nessuno conosceva) e dell’annessione della Sicilia al Regno Sabaudo, gli agenti Inglesi, gli agitatori ed i propagandisti locali, presentabili e no, della invasione garibaldina avevano (fin da prima dello sbarco) incoraggiato bande, banditi, sbandati e picciotti di mafia a compiere qualsiasi tipo di nefandezze, purché i rispettivi reati apparissero come atti rivoluzionari. Il che era molto facile, perché le truppe Duosiciliane erano state fatte ritirare dagli alti ufficiali Borbonici traditori. ![]() I 16 trucidati dai rivoltosi
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