Creato da ridersdecasada il 06/02/2008

RIDERS de CASADA

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Incidenti: "per le due ruote un 

Post n°59 pubblicato il 28 Maggio 2008 da ridersdecasada
 
Foto di ridersdecasada

Inaccettabile pedaggio di vite Umane"

Nuova ricerca dell'European Transport Safety Council che dimostra come l'Italia sia il Paese più pericoloso d'Europa per viaggiare in moto o scooter!


Nuova tegola per i motociclisti e gli scooteristi italiani: gli incidenti stradali nei quali muoiono motociclisti sono in calo in gran parte d'Europa, ma non in Italia, dove negli ultimi anni sono cresciuti di quasi il 4%, contro un decremento tra i 27 dell'1,5%. E' questa la tesi dell'European Transport Safety Council (Etsc), un organismo indipendente che studia le cause e cerca risposte "all'inaccettabile e persistente pedaggio di vite umane pagato sulle strade".

Il nome della ricerca è tutto un programma: "Motociclisti vulnerabili" e punta il dito sulla carenza normativa legata a mille fattori. Una ricerca, va detto, sulla quale sono sostanzialmente d'accordo sia l'ACEM, The Motorcycle Industry in Europe, che la FIM, Federazione Internazionale del Motociclismo.

Secondo lo studio Etsc oltre il 70% degli incidenti è causato dal fatto che i conducenti di altri veicoli non hanno visto la moto, da qui l'importanza delle luci sempre accese sulle due ruote e dei sistemi che le tengono comunque accese durante la guida. "I risultati attesi - spiega la ricerca sono molto incoraggianti, se ci si basa sulla esperienza delle auto che in alcuni Paesi devono avere le luci sempre accese: sono calati del 15% gli incidenti con biciclette e del 10% quelli con i pedoni".

"Le nuove norme per la sicurezza dei motociclisti - ha spiegato però Jacques Compagne, direttore dell'Acem, la federazione dei costruttori di due ruote europei - devono tenere in considerazione l'articolazione di questo mercato, che produce mezzi che vanno da meno di 50cc a oltre 1.300. E' un mercato molto diversificato al quale non sono applicabili uniformemente tutte le stesse norme. Gli standard di sicurezza devono essere adeguati alle diverse motorizzazioni".

Per questo, ad esempio Compagne ha dei dubbi sulla proposta di Etsc dell'Abs obbligatorio, "pensiamo piuttosto a imporre i sistemi di frenata "più avanzati", ma non tutti i mezzi possono avere l'Abs, è anche una questione di costi".

In tutti i casi, Abs o no, una cosa è certa: la gente non sa frenare se è vero che nei casi di emergenza i motociclisti "riescono ad usare in media solo il 56% della potenza frenante a disposizione del mezzo". E qui si torna al vecchio problema della preparazione alla guida. Non è un caso che l'Etsc proponga in primo luogo una migliore formazione per gli utenti delle strade. Fra le altre proposte anche l'abbigliamento da moto, da rendere obbligatorio fuori città. E quella di migliorare la manutenzione delle strade, in particolare delle curve, eliminare gli oggetti e gli ostacoli sui bordi delle strade, come i cartelloni pubblicitari.

E se queste proposte sembrano eccessive, uno sguardo ai numeri degli incidenti dei motociclisti chiariscono ogni dubbio: sono il 20% del totale, ed anche se il trend è in calo il tributo di 6.200 morti registrati nel 2006 è straordinariamente alto, se si considera che rappresenta il 16% dei morti ma solo il 2% dei chilometri percorsi sulle strade.

"La prima causa degli incidenti è l'errore umano - afferma la ricerca citando uno studio della Commissione europea -, il 37% delle volte per colpa del motociclista e per il 50% dei conduttori di altri veicoli. Il restante 13% è imputabile alle condizioni della strada, al maltempo o a incidenti meccanici".

Come dicevamo oltre il 70% degli incidenti causati da guidatori di auto o camion è dovuto al fatto che i guidatori non hanno visto la moto, anche se, e questo è significativo, questa percentuale cala se il guidatore è anche un motociclista. Lo studio sottolinea poi l'importanza del casco "calzato nel 90% dei casi di incidente, ma che nel 9% delle fatalità schizza via al momento dell'urto, spesso perché non è ben legato". I numeri insomma parlano chiaro: le principali cause di incidenti sono causati da auto che non danno la precedenza alle moto (46%), o da auto che fanno svolte a sinistra (26%), conversioni a "U" (9%).

In città è poi caratteristico un tipo di collisione, quella
laterale: in Italia sono il 60% di quelle che accadono nelle aree urbane. In particolare i guidatori di scooter rischiano ferite alla testa, che avvengono nel 24% dei casi, contro il 20% registrato per i guidatori di moto. La maggior parte delle ferite è però alle gambe, il 70% in totale.

 

di VINCENZO BORGOMEO (28 maggio 2008)

 
 
 

Se la moto è femmina

Post n°58 pubblicato il 28 Maggio 2008 da ridersdecasada
 

Invadono i corsi di guida.
Fondano associazioni e hanno idee molto precise sulle due ruote.
Sono le oltre duecentomila motocicliste italiane che oggi rivendicano con forza una propria identità
 
 
"Guido la moto da più di dieci anni, eppure, ogni volta che arrivo in un posto e scendo dalla sella, mi sento chiedere puntualmente: 'è arrivata qui con quella moto da sola?', come se le donne non sapessero guidare motociclette".
Anna ha 36 anni, nella vita di tutti i giorni lavora in un negozio, e appena può monta sulla sua moto e va a spasso dove è possibile. Ci tiene a precisare che non corre, ma viaggia. Solo in Italia ci sono quasi duecentomila donne come Anna, un numero quintuplicato in soli tre anni. Centaure che rivendicano oggi un'identità (e un connubio con le due ruote) tutta al femminile. Dopo aver letteralmente invaso anche i corsi di guida per moto di grossa cilindrata, le donne italiane si sono "ufficializzate".

Già nel 2002 era nata l'associazione Motodilei, costola di Terradilei, altro gruppo femminile ma dedicato alla vita biologica, naturista ed ecologica. Oggi il grande salto: si è costituita da pochissimo WIMA Italia, rappresentanza di casa nostra della originaria WIMA World. Il gruppo madre ormai è quasi "nonna": fondato nel 1950 in America, attualmente conta filiali in 18 paesi nel mondo, oggi 19 con la cellula orvietana. Sì, perché è ad Orvieto la culla della neonata WIMA, e sempre ad Orvieto si terrà il primo grande raduno italiano delle signore con moto al seguito.

 "Tornando da Borculo, in Olanda -spiega Alessia Di Matteo, fondatrice di Motodilei e poi di WIMA Italia - dove dal primo al 7 agosto si è tenuto un raduno mondiale delle donne motocicliste, ho pensato che nessun posto poteva essere meglio di Orvieto". Il motivo è che l'Umbria e Toscana sono le regioni che vantano il maggior numero di centaure, in proporzione alla popolazione. Non è un caso che il 5 settembre scorso a Magione, in provincia di Perugia, si sia conclusa la quinta gara italiana per il trofeo italiano Donne motocicliste. A guadagnarsi il titolo di donne più veloci d'Italia sono state Maria Catalano, palermitana, 32 anni, studentessa, che in sella alla sua Yamaha R6 ha vinto la categoria "carenate fino a 650 cc"; Simona Zaccardi, trentenne romana, cha vinto il primo posto della categoria "over 650 cc" con una Yamaha R1; Annalisa Picariello, 33 anni, di Milano, ha portato la sua Honda Hornet 600 davanti a tutte nella categoria "naked fino a 650 cc". Umbra, invece, Giulia Nicoletti, l'esordiente più veloce della categoria "carenate": pasticcera, 25 anni, in sella ad un'Honda Cbr 600.

Difficile tracciare un indentikit della motoclista. Non appartiene ad una sola categoria professionale (ci sono studentesse, impiegate, libere professioniste), e il 91 per cento ha un'età che va dai 20 ai 39 anni. Macinano dai quattromila ai diecimila chilometri l'anno, il 24 per cento usa la moto anche in città, il 37,5 per cento quasi esclusivamente nei week end, il 20 per cento ci fa lunghi viaggi e, sorpresa, il 3 per cento gareggia in pista e fuoristrada. E' una passione che le donne non tengono più nascosta, e che vince pregiudizi e paure. Paola Furlan, presidente del portale di donne centaure: "Una donna che guida una moto viene giudicata un maschiaccio, oppure un'amazzone dalle doti ultraterrene". E proprio per smentire questi luoghi comuni il suo portale organizza, dal 24 al 26 settembre prossimo ad Albereto di Montescudo vicino a Rimini, il corso Officina e cucina, uno stage di due giorni dove si cucina, si mangia e si impara a trattare con la moto, oltre che con i fornelli. Tanto per affermare, ancora una volta, che non si perde nulla dell'identità femminile se si sale in sella ad una moto.

 Le signore che amano le due ruote hanno, inoltre, gusti ben precisi. Su un mercato che ha visto aumentare del 2 per cento circa, tra 2002 e 2003, le vendite di media e grossa cilindrata, le donne motocicliste scelgono e comprano italiano. E' la Ducati, infatti, ad aver piazzato un prodotto invadibile: è la Monster 620 una delle moto più ambite dal gentil sesso italiano. Il 67 per cento dei clienti Ducati sono donne, come sono donne le maggiori frequentatrici dei corsi che la casa produttrice mette a disposizione. A seguire, queste sono le marche preferite: Honda, Yamaha, Bmw, Suzuki, Harley Davidson. In netto calo tra le donne, invece, l'acquisto dei motorini di cilindrata 50, una scelta evidentemente indotta dalla necessità (traffico, città caotiche, parcheggi difficili) piuttosto che dal piacere di guidare due ruote.

Di molto femminile c'è più che altro l'amore e la cura (a volte quasi maniacale) che la motociclista mette nel dresscode da moto. Obbligatoria, sensuale e anche colorata: è la tuta di pelle che ogni motociclista, che si ritiene tale, ammette di avere nel proprio armadio. E se la signora al volante fosse animalista, ci sono tute resistenti, in tessuti ecologici di finta pelle o di stoffa anti urto, imbottita nei punti giusti. E il casco? Una volta nemico della messa in piega, ora è diventato un accessorio su cui le donne si sbizzarriscono. Integrale, jet, con orecchiette di peluche applicate, con decalcomanie o stile pilota aereo, le signore lo trattano non come una costrizione, ma come tante cose nella vita delle donne: se proprio deve essere usato che almeno sia come piace a noi.

di Monica Maggi dall'Espresso

 
 
 

Altra Vittima per una "Buca sull'asfalto"

Post n°57 pubblicato il 26 Maggio 2008 da ridersdecasada
 
Foto di ridersdecasada

Nuoro: muore un centauro a pochi
metri da casa

Giuseppe Pintori, 22 anni, stava rientrando a pranzo quando ha perso il controllo della sua moto ed è finito su un palo.
Forse l'alta velocità e una "BUCA" le cause dell'incidente.
Ha perso il controllo forse a causa dell’alta velocità ed è finito contro un palo della luce.
È successo questo pomeriggio a Nuoro, dove Giuseppe Pintori, un motociclista di 22 anni, è morto lungo un tratto di strada che lo portava a casa, dove viveva con i genitori.
Una strada che conosceva a menadito e che aveva percorso tantissime volte in sella della sua Suzuki 600.
L'incidente è avvenuto attorno alle 14.45. Il giovane, che rientrava a casa a pranzo, ha perso il controllo della moto ed è salito dapprima sul marciapiede. Sbalzato dalla Suzuki, ha colpito con violenza il palo, mentre la moto è scivolata per circa 35 metri sull'asfalto di via Badu e Carros, nel quartiere di Città Giardino.
I soccorritori del 118 hanno potuto soltanto constatare il decesso: il giovane era morto sul colpo. Sul posto sono intervenuti i vigili urbani e la polizia stradale di Nuoro, che ha effettuato i rilievi.
Non sono state riscontrate tracce di frenata. La presenza di una buca sull'asfalto vicino al punto in cui Pintori è uscito di strada potrebbe spiegare l'incidente, assieme alla velocità elevata.

dal quotidiano: "l'Unione Sarda" 24 maggio 2008

 
 
 

...In Moto Per Beneficenza

Post n°56 pubblicato il 18 Maggio 2008 da ridersdecasada
 
Foto di ridersdecasada

MOTORAID by andre4x4


..........Clicca sulle immagini per avere
tutte le informazioni del viaggio

Clicca sull'immagine.....


Sanremo - Andrea Carrà il 5 giugno partirà da Genova in moto per raggiungere l'Islanda in solitaria e grazie al patrocinio della Diocesi di Ventimiglia e Sanremo e all'appoggio di Riviera 24
raccoglierà i fondi per l'istituto di carità per anziani di Arma di Taggia

Donazioni per


Ospedale di Carità ONLUS (Arma di Taggia - Imperia)


Coordinate Bancarie:

Cin X
ABI 06175
CAB 49090
C/C 683280
IBAN IT17 X061 7549 0900 0000 0683 280


Andrea Carrà, 2 figli, 45 anni, avventuriero, fotografo, amante delle 2 ruote e dei viaggi che sfidano la natura, il 5 giugno alle ore 9.00 partirà da Genova con destinazione Svizzera per giungere poi il 10 giugno in Islanda e rientrare in Italia il 23 giugno dopo aver affrontato con la sua Bmw Gs 1200 r 7000 Km dei quali è Andrea stesso ad affermare che: "circa 1000 km saranno piste nel mezzo del nulla... dove paesaggi lunari e deserti di sabbia lavica faranno da cornice al mio passaggio".

ICELANDER 2008 EXPEDITION - PARTE 1

ICELANDER EXPEDITION   -   POST SUCCESSIVO

 
 
 

Post N° 55

Post n°55 pubblicato il 16 Maggio 2008 da ridersdecasada
 

 
 
 

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