Creato da rigel2_rm il 29/03/2010

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Tradizioni e simbolismi nelle Piante di Natale.

Post n°136 pubblicato il 18 Dicembre 2010 da rigel2_rm

 

Si può dire che non v'è Natale senza abeti o altre piante simbolo del Natale, presenti in abbondanza presso vivai, fioristi, supermercati...e poi nelle nostre case...

La selva, gli alberi, la vegetazione in genere, venivano identificati nelle religioni arcaiche come densi di significati sacri.

L’abete, il vischio, l’agrifoglio, trovano dunque la loro origine simbolica di piante legate alle festività del Natale e del Capodanno nelle antiche religioni pagane.

Simbolo per eccellenza del Natale è l'Abete. In genere l'albero di Natale in Italia è un peccio (Picea abies) detto anche abete rosso; mentre nell'Europa Centrale e nei Paesi nordici è comune l'uso di abeti (Abies alba o Abies nordmanniana); più raramente si usano pini o altre conifere sempreverdi, ma possono essere usati anche altri tipi di albero, come ad esempio Magnolia grandiflora.

 

 

 

Nel mondo moderno ha una grande diffusione (certamente preponderante nel mondo occidentale) l'uso di alberi artificiali. Oltre a risultare pratici ed economici, gli alberi artificiali garantiscono la salvezza di molti esemplari reali e possono essere l'unica soluzione per coloro che soffrono di allergia alle conifere. Esistono alberi artificiali di tutte le dimensioni, da quelli con proporzioni realistiche a quelli "da tavolo", di poche decine di centimetri d'altezza.

L'immagine dell'albero come simbolo del rinnovarsi della vita è un tradizionale tema pagano, presente sia nel mondo antico che medioevale e, probabilmente, in seguito assimilato dal Cristianesimo. L'abete, essendo conifera sempreverde, facilmente richiama il perpetuarsi della vita anche in inverno. Presso molti popoli, in particolare gli Indoeuropei, l'Albero Cosmico rappresenta la manifestazione divina del cosmo. Ne sono esempi l'albero Cosmico indiano il puro, il Brahman. Tutti i mondi riposano in lui (Katha - Upanishad VI, 1), lo Yggdrasil germanico, il veterotestamentario Albero della Vita (Genesi 2 ,3). Molti commentatori cristiani lo identificarono con Gesù Cristo. Tra di loro Beda il Venerabile che scrisse nella sua opera "Libri quator in principium Genesis " (II 1, p.47): " Figura anche di un mistero spirituale, cioè del nostro Dio e Signore Gesù Cristo. Di lui è detto, nella lode della Sapienza:" È l’albero della vita per coloro che l’afferrano " (Proverbi, 3, 18).

 


 

La derivazione dell'uso moderno da queste tradizioni, tuttavia, non è stato provato con certezza. Sicuramente esso risale almeno alla Germania del XVI secolo. Ingeborg Weber-Keller (professore di etnologia a Marburgo) ha identificato, fra i primi riferimenti storici alla tradizione, una cronaca di Brema del 1570, secondo cui un albero veniva decorato con mele, noci, datteri e fiori di carta. La città di Riga è fra quelle che si proclamano sedi del primo albero di Natale della storia (vi si trova una targa scritta in otto lingue, secondo cui il "primo albero di capodanno" fu addobbato nella città nel 1510).

Il teologo luterano Oscar Cullmann sostiene che l'albero di Natale accoglie, certamente, i miti de l'albero, simbolo del rinnovarsi della vita, delle antiche genti europee (e asiatiche e amerindi ecc.), ma direttamente esso trae la sua origine dagli alberi innalzati, e ornati di frutti e altri cristiani simboli, davanti alle cattedrali: durante queste cerimonie, quasi liturgiche, si metteva in scena episodi biblici, come il Genesiaco racconto dell'antro della vita Oscar Cullmann.

Precedentemente a questa prima apparizione "ufficiale" dell'albero di Natale si può però trovare anche un gioco religioso medioevale celebrato proprio in Germania il 24 dicembre, il "gioco di Adamo e di Eva" (Adam und Eva Spiele), in cui venivano riempite le piazze e le chiese di alberi di frutta e simboli dell'abbondanza per ricreare l'immagine del Paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti da abeti poiché quest'ultimi avevano una profonda valenza "magica" per il popolo. Avevano specialmente il dono di essere sempreverdi, dono che secondo la tradizione gli venne dato proprio dallo stesso Gesù come ringraziamento per averlo protetto mentre era inseguito da nemici. Non a caso, sempre in Germania, l'abete era anche il posto in cui venivano posati i bambini portati dalla cicogna.

L'usanza, originariamente intesa come legata alla vita pubblica, entrò nelle case nel XVII secolo ed agli inizi del secolo successivo era già pratica comune in tutte le città della Renania. L'uso di candele per addobbare i rami dell'albero è attestato già nel XVIII secolo.

Per molto tempo, la tradizione dell'albero di Natale rimase tipica delle regioni a nord del Reno. I cattolici la consideravano un uso protestante. Furono gli ufficiali prussiani, dopo il Congresso di Vienna, a contribuire alla sua diffusione negli anni successivi. A Vienna l'albero di Natale apparve nel 1816, per volere della principessa Henrietta von Nassau-Weilburg, ed in Francia nel 1840, introdotto dalla duchessa di Orléans.

A tutt'oggi, la tradizione dell'albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, è sentita in modo particolare nell'Europa di lingua tedesca (si veda per esempio l'usanza dei mercatini di Natale), sebbene sia ormai universalmente accettata anche nel mondo cattolico (che spesso lo affianca al tradizionale presepe). A riprova di questo sta anche la tradizione, introdotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II, di allestire un grande albero di Natale nel luogo cuore del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma.

 

Nei primi anni del novecento gli alberi di Natale hanno conosciuto un momento di grande diffusione, diventando gradualmente quasi immancabili nelle case dei cittadini sia europei che nordamericani, e venendo a rappresentare il simbolo del Natale probabilmente più comune a livello planetario. Nel dopoguerra il fenomeno ha acquisito una dimensione commerciale e consumistica senza precedenti, che ha fatto dell'albero di Natale un potenziale status symbol e ha dato luogo, insieme alle tradizioni correlate, alla nascita di una vera e propria industria dell'addobbo natalizio.

Anche il Vischio viene utilizzato durante le feste di natale. Considerato magico già in tempi lontani da Plinio il Vecchio e ritenuto dai Celti indice di immortalità, in quanto si favoleggiava che spuntasse là dov'era caduta una folgore, segno della discesa divina,ma considerato anche oggi in grado di proteggere dal malefici e sortilegi e di favorire il raggiungimento dei propri obiettivi.

 


I druidi, la classe colta dei culti celtici, credevano che il vischio migliore e più sacro fosse quello che cresceva sui rovi. Seguivano particolari norme per raccoglierlo, infatti i rametti verdi-giallastri con le bacche bianche cenere venivano raccolti in un giorno particolare: il sesto giorno di una nuova lunazione. I sacerdoti lo raccoglievano dalle querce sacre, recidendolo con un prezioso falcetto d'oro.
Con il vischio così raccolto si preparavano pozioni capaci di guarire la sterilità e ogni altro male. La tradizione del vischio è stata facilmente adottata nella festa natalizia.
Il vischio è considerato un buon portafortuna anche dagli innamorati se si baciano sotto un ramoscello.
L'usanza di baciarsi sotto il vischio è relativa ai poteri magici di fecondità della pianta.

 Anche l'usanza di decorare la casa con ramoscelli di pungitopo e di agrifoglio è una delle più antiche e gioiose tradizioni natalizie. Si credeva che le foglie acuminate e pungenti come armi di difesa avessero il potere di scacciare gli spiriti maligni. Oggi si tiene volentieri in casa un ramo di agrifoglio; il fatto che sia una pianta sempreverde, é promessa di vita perenne e le sue bacche rosse esprimono gioia ed esultanza.Perciò l'agrifoglio si accompagna bene alla letizia che circonda la nascita di Gesù, alle campane festose, alle risa dei bambini, alle melodie. I rami di agrifoglio hanno una loro storia. I romani usavano regalarlo agli sposi novelli in segno di augurio e di simpatia. Quando invasero la Britannia, essi stupirono di notare che l'agrifoglio era considerato pianta sacra. I Druidi, sacerdoti di quel paese, credevano che l'agrifoglio proteggesse dai disagi dell'inverno e che un grosso ramo di questa pianta, scagliato contro una belva in procinto di assalire l'uomo, avesse il potere di ammansirla, così come aveva il potere di rendere docile un cane rabbioso.

 

Quando Colombo scoprì l'America, trovò che gli indiani tenevano in gran conto le piante di agrifoglio; se ne fregiavano come di un distintivo di coraggio durante le battaglie; ne piantavano arbusti davanti alle capanne per tenere lontano gli spiriti maligni, bevevano decotti di foglie e di bacche per acquistare forza. Alcune tribù adoperavano il legno bianco e duro dell'agrifoglio per foggiare le impugnature delle loro armi.

Comunque anche oggi il maté, la più diffusa bevanda dell'America meridionale, é preparata con foglie di agrifoglio; ha proprietà stimolanti perché contiene caffeina in quantità superiore a quella del caffé. Quanto alle bacche rosse, esse sono uno dei cibi preferiti dal pettirosso, l'uccellino che la leggenda dice cercò di alleviare le sofferenze di Gesù sulla croce, beccando le spine della dolorosa corona, tanto da avere il petto arrossato dal sangue divino.

 

Grande posto tra le piante natalizie occupa, anche se soltanto da alcuni decenni, la stella di Natale, botanicamente Euphorbia Pulcherrima o anche Poinsettia.

 

Le stelle di Natale sono piante sempreverdi, provenienti dal Messico, e proprio da questo lontano paese arriva la leggenda da cui sembra nascere la tradizione dell'utilizzo come regalo natalizio: nella notte di Natale un tempo si usava portare in chiesa, per la messa, un piccolo regalo per Gesù Bambino, tra i molti convenuti c'era una piccola bambina, tanto povera da non aver portato niente in dono; un amico le disse che, essendo lei tanto povera, Gesù avrebbe accettato qualsiasi cosa come regalo. Quindi la bimba raccolse da terra un ramoscello da un cespuglio selvatico, mentre si avvicinava alla chiesa le foglie della pianta si tinsero di rosso in modo da diventare uno sfarzoso mazzo di fiori, dono degno di un re, e da allora le poinsettie si colorano vivacemente all'approssimarsi del Natale.
 

La rosa di Natale, conosciuta con il nome botanico di Elleboro, (Helleborus) ha dei bellissimi fiori bianchi che rallegrano l'Inverno.
Sboccia in dicembre, sotto il manto nevoso, accontentandosi dei pochi raggi di sole che illuminano i boschi. Raggiunge il massimo della fioritura proprio nei giorni di Natale e gli ultimi fioriscono in Quaresima.
Per questa ragione si sono ispirate alla rosa di Natale numerose leggende cristiane, quasi tutte nordiche.

 

Si narra che mentre i Re Magi offrivano i loro preziosi doni nella stalla di Betlemme, una pastorella se ne stava piangente in disparte, addolorata per non avere neppure un fiore da offrire al Bambino. Così un angelo, che a quella vista si impietosì, mostrò alla piccola dei fiori candidi che erano appena sbocciati sotto la neve. Da allora questi fiori vennero chiamate anche Rose di Natale.
Un'altra leggenda tedesca, originaria di un villaggio dell'Alsazia, racconta che la piccola rosa senza spine fiorì improvvisamente nel momento in cui nacque Gesù Bambino.

Le leggende che ricollegano le piante natalizie a simboli antichi sicuramente derivano anche dal fatto che tutte queste piante, a partire dall'abete, sono di aspetto molto gradevole anche in pieno inverno; quando gli alberi sono spogli e la gran parte dei fiori sono ormai secchi, queste piante sono sfarzosamente colorate, o portano bacche, o hanno foglie lucide e brillanti, che le rendono adatte per decorazioni e regali.

 Dal web.

 

 

 

 

 
 
 
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La Corte di cassazione con la sentenza n. 8824 della Quinta sezione penale depositata il 7 marzo 2011, ha condannato chi, utilizzando un nickname su un forum online diffondeva ingiurie, in forma anonima, nei confronti di altre persone.

L'indirizzo Ip ha inchiodato l'autore della diffamazione, confermando che la traccia digitale permette l'identificazione senza dubbi.

commissariato di P.S. online:

 

 

 

 

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