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Finchè le stelle saranno in cielo: romanzo "favolistico" sulla Shoah

Post n°5946 pubblicato il 23 Marzo 2013 da romolor
 
Foto di romolor

Finché le Stelle saranno in Cielo di Kristin Harmel ha il merito di aver riproposto alcune tematiche della Shoah ( ai più del tutto sconosciute) al grande pubblico internazionale .
Ma anche il demerito , prevalente, di avere trasformato le vicende dei reduci ebrei dell'Olocausto in una soap opera ( talvolta davvero esagerata) a base di melassa e retorica.
Il romanzo, ambientato in America e che ha per protagonista una donna ancora giovane che gestisce un negozio di pasticceria, si dipana attorno alla figura di Rose, la capostipite. Costei, affetta da Alzheimer, fa una serie di rivelazioni sul suo passato, da lei nascosto ai discendenti.
Apprezzabile la descrizione della malattia , con precisi riferimenti a ciò che i pazienti dimenticano velocemente o recuperano altrettanto rapidamente, in un alternarsi di fasi-stallo che rendono i ricordi remoti ben vividi e quelli recenti invece spesso nebulosi.
Ma tutto affonda nelle tipiche ambientazioni dei best seller di consumo, con lentezze esasperanti e il rapporto tra Hope , la pasticcera e la figlia dodicenne, dominato dalla tipica conflittualità madre-- figlia. Le figure maschili fanno da sfondo, da quella di un gagliardo pretendente di Hope, guarda caso anch'egli ebreo ed esperto di Shoah e i parenti "riesumati" in Europa , quasi centenari e magicamente scampati alla Shoah , poi ritrovati da Hope con un provvidenziale viaggio a Parigi.
Davvero tutto troppo inverosimile e favolistico.
La frase migliore è quella pronunciata da Rose: sono ebrea, cristiana ma anche musulmana. La donna si riferisce al suo essere scampata allo sterminio dopo essersi finta cristiana( come a molti perseguitati accadde)con la variante di essere stata ospitata e soccorsa in una moschea da musulmani, dai quali imparò le ricette di alcuni dolci, poi riproposte nella sua pasticceria.
Un romanzo che è piaciuto molto alle donne per il classico happy end e per l'identificazione con le figure femminili. E c'è anche la madre di Hope, figlia di Rose, un po' troppo "allegra" con gli uomini e provvidenzialmente fatta scomparire con una malattia.
Romolo Ricapito

 
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