Pezzi di vetro
Pezzi di vetro - sulla sabbia bagnata - come emozioni frantumate che ormai non tagliano più…
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Piero Calamandrei fu tra gli illustri italiani che parteciparono alla stesura della Costituzione della Repubblica Italiana. Laureato in Giurisprudenza all'Università di Pisa a 23 anni (nel 1912!), nel 1915 fu nominato professore di procedura civile all'Università di Messina. Negli anni insegnò nelle Università di Modena, Reggio Emilia, Siena e Firenze, dove tenne la cattedra di diritto processuale civile.
Fu, insieme ad altri giuristi italiani, uno dei redattori del codice di procedura civile del 1942, in parte in vigore ancora oggi. Nel 1925 aderì al Manifesto degli intellettuali antifascisti.
Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli venne chiesta dal Rettore del tempo.
Fu nominato Rettore dell'Università di Firenze il 26 luglio 1943.
Nel 1947 il comandante tedesco Albert Kesselring fu processato e condannato a morte per i numerosi eccidi che l'esercito nazista aveva eseguito in Italia sotto i suoi ordini (come le Fosse Ardeatine e la Strage di Marzabotto). Successivamente la condanna venne tramutata in ergastolo; ma nel 1952 Kesselring venne rilasciato per le sue presunte gravi condizioni di salute. In realtà, una volta tornato in Germania, il nazista rimase in vita e libero per altri 8 anni dove venne venerato negli ambienti neonazisti della Baviera.
In quegli anni Kesselring sostenne di non essere affatto pentito di ciò che aveva fatto durante i mesi in cui comandò le truppe tedesche in Italia, e dichiarò addirittura che gli italiani - per il bene che secondo lui aveva fatto loro - avrebbero dovuto erigergli un monumento.
Piero Calamandrei, in risposta a quelle balorde affermazioni, scrisse una celebre epigrafe, dedicata a Tancredi Duccio Galimberti, il cui testo venne posto sotto una "Lapide ad ignominia" di Kesselring stesso, deposta dal Comune di Cuneo.
Sono parole di un'intensità lacerante, che raccontano la forza di un vero italiano e il sentimento d'amore verso la patria.
Di seguito riporto il testo.
Lapide ad ignominia
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio,
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità,
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono,
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
- più duro d'ogni macigno -
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade, se vorrai tornare,
ai nostri posti ci ritroverai,
morti e vivi collo stesso impegno,
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
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