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« La Juve svela il museo, ...Conte e il rinnovo, ques... »

Finale Coppa Italia 2011-2012: Napoli - Juventus 2-0

Post n°893 pubblicato il 21 Maggio 2012 da resistenzabianconera
 

Grazie lo stesso ragazzi

Juventus (3-5-2): Storari, Barzagli, Bonucci, Caceres, Lichtsteiner(23' st Pepe), Vidal, Pirlo, Marchisio, Estigarribia, Borriello (27' st Quagliarella), Del Piero (23' st Vucinic). (13 Manninger, 24 Giaccherini, 32 Matri, 34 Marrone). All.: Conte
Napoli (3-5-2): De Sanctis, Campagnaro, Cannavaro, Aronica, Maggio, Dzemaili, Inler, Hamsik (41' st Dossena), Zuniga, Lavezzi 6.5 (27' st Pandev), Cavani (48' st Britos). (83 Rosati, 2 Grava, 16 Vargas, 21 Fernandez). All.: Mazzarri
Arbitro: Brighi di Cesena
Reti: 18' st Cavani (rigore), 38' st Hamsik
NOTE: Angoli: 5-4 per la Juve. Recupero: 1' e 5'. Espulso: Quagliarella rosso diretto per fallo su Aronica. Ammoniti: Marchisio, Dzemaili, Cannavaro e Storari per gioco scorretto; Borriello per proteste; De Sanctis per gioco non regolamentare. Spettatori: 60mila

L’accoppiata scudetto Coppa Italia non riesce alla Juventus, punita all’Olimpico di Roma da un rigore di Cavani e da un contropiede di Hamsik, ma uscita comunque a testa altissima da una partita   dura, combattuta e a tratti anche dominata. Resta il rammarico per il double sfumato, ma rimane la consapevolezza di aver disputato un’annata eccezionale e di avere gettato solidissime basi per un futuro ancora più roseo.

La gara dell’Olimpico è subito vivace e il Napoli si dimostra avversario di rango dopo neanche due minuti, quanto Campagnaro se ne va sulla destra e crossa per Zuniga che schiaccia di testa, trovando la smanacciata di Storari.

Nel primo quarto d’ora il pressing degli uomini di Mazzarri è feroce e portato molto alto e la manovra bianconera fa fatica a svilupparsi. Al contrario Lavezzi è bravo a muoversi tra le linee e le sue sgroppate non sono semplici da fermare.

Non appena il Napoli rallenta però, la Juve viene fuori e prova a pungere, prima con un destro di Marchisio dal limite ribattuta da De Sanctis, poi con una sventola di Vidal che colpisce in pieno Aronica.

Pirlo gode di ben poca libertà, anche perché è sempre seguito da uno tra Hamsik, Cavani e Lavezzi, Marchisio è guardato a vista da Inler, mentre Vidal è in moto perpetuo. Il cileno è tra i più attivi, recupera palloni su palloni e non si tira indietro se ci sono da usare le maniere forti.

Il suo carattere è la sintesi di quello della Juve, che dopo aver lasciato sfogare il Napoli e stretto i denti nella prima parte di gara, con il passare dei minuti prende il controllo della gara. Il sinistro di Borriello al 39’ potrebbe premiare gli sforzi dei bianconeri, ma termina a lato di un soffio.

Poco dopo è Marchisio ad avere il pallone buono e il tiro avrebbe probabilmente miglior sorte se Claudio non venisse travolto in area da Aronica. Brighi lascia correre...

La punizione di Del Piero e la respinta da De Sanctis chiudono il primo tempo. La discesa di Dzemaili sulla sinistra e il suo insidioso cross basso aprono la ripresa. E, proprio come in avvio di gara, il Napoli sembra più vivace. La Juve riesce a prendere campo, ma al 18’ concede troppo spazio a Lavezzi che entra in area e viene toccato da Storari. Birghi indica il dischetto e Cavani trasforma.

Cinque minuti e Conte cambia: Alessandro Del Piero termina la sua ultima partita in bianconero lasciando il posto a Vucinc, mentre Pepe rileva Lichsteiner.

Presto diventa un assedio: Bonucci cerca la volé dal limite e De Sancits toglie il pallone dall’angolino e poco dopo Pepe semina il panico in area. Il suo  sinistro viene toccato da Quagliarella, appena entrato al posto di Borriello, ma De Sanctis è ancora pronto.

In campo ora c’è solo una squadra, la Juve ci mette l’anima, ma manca lucidità. Il Napoli si difende con ordine e riparte in contropiede. E con Hamsik colpisce di nuovo. 

I bianconeri cercano di riaprire la gara, lottano fino all’ultimo secondo, ma rimasti in 10 per l’espulsione di Quagliarella  e con poco a tempo a disposizione, non riescono nell’impresa.

La Coppa va al Napoli, l’imbattibilità bianconera termina proprio nell’ultima partita della stagione. Una stagione che rimane comunque straordinaria e per la quale Conte e i suoi ragazzi meritano solo applausi.

L'ultima notte di Del Piero tra lotta e proteste: "Adesso mio fratello dovrà trovarmi una squadra"

La notte, l’ultima, di Alex comincia fra Vidal ed Estegarribia: la foto ufficiale della Juve in mezzo al campo apre il duello finale. Passano sessantotto minuti e la storia bianconera si accomoda in panchina: Del Piero saluta quando il Napoli è in vantaggio e la finale sta sfuggendo via. «Cosa mi porto dietro di questi diciannove anni? Tutto, ma - così il capitano adesso fatemi andare in vacanza, solo staccando la spina dal campionato e dalla Coppa Italia potrò metabolizzare che è finita. Con la Juve, non con il calcio...».

Alex avrebbe voluto scrivere un’ultima tappa dal colore diverso. Invece... «Abbiamo mancato la ciliegina, ma ci siamo portati a casa la torta. Quando sono uscito per Vucinic ho pensato soltanto al fatto che eravamo sotto di un gol. Mi chiedete se andrò negli Stati Uniti o a Dubai? Io in questi giorni ho avuto in testa soltanto il finale di stagione, adesso - sorride Del Piero - sarà mio fratello e manager a lavorare duramente...».

Pinturicchio, ieri sera, ha occupato le zolle del prato amiche da una vita, Borriello si è mosso al suo fianco, Pirlo ha provato ad innescarlo. La prima volta che Del Piero si fa vivo cade dopo poco meno di venti minuti, quando Campagnaro si oppone con i parastinchi ad un colpo da calcetto del capitano. La curva, la Sud, canta il suo nome nel cuore del primo tempo, mentre Alex è in lotta con il Napoli e battibecca con il fischietto di Brighi. E’ nervoso, a tratti fin troppo, il Dieci. Lo è perché, ai suoi occhi, Campagnaro (sempre lui), Aronica e Paolo Cannavaro gli tolgono il fiato non senza spingerlo, urtarlo, colpirlo duro. A metà della prima parte della contesa, ecco un pallonetto con Aronica messo fuori giri: punizione, il popolo della Juve si tappa la bocca, Del Piero lamenta un tocco con la mano (inesistente) del Matador Cavani.

La notte, l’ultima, di Alex va avanti a strappi. Il Napoli lo teme, anzi, teme la sua voglia di lasciare il segno: lo sa Mazzarri, lo sanno i tacchetti di Campagnaro, Aronica, Paolo Cannavaro. C’è un momento in cui la parte bianconera della Capitale si ferma: mancano pochi secondi all’intervallo, Pirlo è ai margini del campo toccandosi il ginocchio, via libera ad Alex per la punizione dal limite. Verdetto? Stavolta la barriera è beffata, ma non i guantoni di De Sanctis che si aprono e respingono la velenosa parabola del Dieci.

Del Piero è al centro del ring. Oggi come ieri: il capitano parla, alla squadra e con gli ufficiali di gara. Parla e prova a spiegare all’arbitro e al quarto uomo perchè su Marchisio c’era un rigore forse non grande come una casa, ma c’era. Così mostra il replay, così mostrano le mani del presidente della Fiat John Elkann, pronte a mimare dalla tribuna la scivolata del «Matador» Cavani non sul pallone, ma sulla sagoma del centrocampista bianconero. Si riparte, Alex è fermato in fuorigioco, dubbio. Si riparte e il Dieci si ritrova ad un niente dal suo popolo perché c’è un calcio d’angolo da calciare: Del Piero ondeggia le mani, le alza e le abbassa e la curva saltella. Poi, Lavezzi, il rigore e Cavani che fa centro. E, Alex? Fra la sua rabbia e la panchina restano pochi attimi e il capitano li vive in difesa della truppa: il bersaglio è ancora Brighi, il direttore di gara.

Il resto è la luce che si spegne su una carriera bianconera lunga una vita, professionale e fatta di passione. Del Piero esce, il minuto è il numero ventitrè del secondo tempo. Entra Vucinic, il capitano si accomoda su una poltroncina blu e guarda: il suo campo, il suo pallone, i compagni. Stavolta niente giro di campo come per il saluto, in casa, di sette giorni prima, nel pomeriggio di Juve-Atalanta. Stavolta c’è da recuperare una sfida senza ritorno. L’ultima.

La prima volta di Conte "Perdere mi brucia"
Sconfitto dopo 42 partite: «Meritiamo i complimenti.
Del Piero? Lo ringrazio per quel che ha dato in campo e fuori"

La fine dell’imbattibilità alla partita numero 43 della stagione lo ha mandato fuori giri e Antonio Conte non fa nulla per nasconderlo: «Mi brucia perdere e quando succede preferisco stare tranquillo e fare decompressione dentro il mio stanzino».

L’allenatore della Juve campione d’Italia risponde così quando è chiamato a parlare dell’ultima uscita di Del Piero. In quell’attimo non riesce a focalizzare l’attenzione sulla domanda sul capitano, perché la sconfitta ancora lo acceca. Poi capisce che sfuggire ai ringraziamenti ad Alex sarebbe poco elegante, così si cala sul tema: «A Del Piero non ho detto niente, non mi piace perdere - continua a ripetere - ma ho grandissimo rispetto di questi ragazzi e a loro va il mio grazie. Ad Alex riservo un ringraziamento speciale, per quello che mi ha dato in campo e fuori. Complimenti anche al Napoli, se li merita, anche se mi aspetto che in generale ci si ricordi di farli anche a noi». Non è aria di frasi al miele e l’uomo della rinascita juventina non si tiene.

Alla finale di Coppa Italia è arrivato passando per giorni non propriamente tranquilli. Conte è stato scaraventato al centro di una vicenda, quella del calcioscommesse, che lui stesso, (non) commentando le accuse piovute dal super pentito Filippo Carobbio, ha voluto definire «il nulla». I tifosi juventini non possono essere un giudice imparziale, quando si parla di un idolo come il tecnico, ma l’attestato che scrivono su c a r t a e d espongono nella curva a loro riservata non può passare inosservato: «Giù le mani da Conte». L’allenatore dovrà presentarsi davanti al procuratore federale Palazzi ai primi di giugno per chiarire la propria posizione: di fronte alle telecamere ha sempre ostentato una certa tranquillità, altra cosa è credere che la questione lo possa lasciare indifferente.

Ma a fargli perdere la pazienza è stato il risultato venuto dal campo, nella notte in cui gli è sfuggito il «double» nell’anno d’esordio sulla panchina bianconera. La sfida personale con Mazzarri, in fondo, si è giocata sulle punte: il numero 10 della Juve da una parte, Cavani e Lavezzi dall’altra, in mezzo i due tecnici. Storie diametralmente opposte, durante la stagione come nella notte dell’Olimpico: Conte richiama il suo capitano dopo che Cavani ha mandato in visibilio Mazzarri e il popolo napoletano. L’allenatore bianconero suggella in modo diverso il rapporto con Del Piero: l’ha centellinato per tutto l’anno e nella sera dell’addio l’ha tolto dalla mischia appena le cose si sono complicate.

Altra questione, quella tra il condottiero azzurro e i suoi attaccanti: su di loro si è aggrappato da quando siede sulla panchina del Napoli e non ha mai smesso di farlo. La loro incidenza non è venuta meno, come il rapporto di fiducia, anche ora che i due sono al centro delle voci di mercato.

In settimana Mazzarri incontrerà De Laurentiis: smaltita la festa, è in agenda il summit per il futuro. Il toscano (che un anno fa fu uno dei candidati proprio alla panchina della Juve, prima che il patron lo bloccasse) è intenzionato ad onorare l’ultimo anno di contratto: «D’ora in poi mi andranno bene accordi annuali, li mio scade nel 2013 e intendo onorarlo». Il toscano vorrà comunque vederci chiaro sui programmi dei partenopei: con chi verrà rimpiazzato Lavezzi? E Cavani, anche lui, partirà? Con l’Olimpico che canta «O surdato ’nnammurato», mentre il Napoli alza la coppa, certi ragionamenti non vengono bene. Tra qualche giorno probabilmente avranno tutti le idee più chiare.

 
 
 
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