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Confederation Cup 2013: Italia - Giappone 4-3

Post n°1017 pubblicato il 20 Giugno 2013 da resistenzabianconera

L’Italia soffre ma vince con Giovinco: è semifinale

ITALIA (4-3-2-1): Buffon 7; Maggio 5 (15’ st Abate 5,5), Barzagli 6, Chiellini 6,5, De Sciglio 5; De Rossi 7, Pirlo 5, Montolivo 5; Aquilani 5 (30’ pt Giovinco 6,5), Giaccherini 6,5 (22’ st Marchisio 6,5); Balotelli 6,5. ct Prandelli 5,5 

GIAPPONE (4-2-3-1): Kawashima 6; Uchida 5,5 (28’ st Sakai 6), Yoshida 5, Konno 6, Nagatomo 6,5; Hasebe 6 /46’ st Nakamura), Endo 6,5; Okazaki 7, Honda 6,5, Kagawa 7; Maeda 6,5 (32’ st Havenaar sv) ct Zaccheroni 7 

 Arbitro: Abal 5 

Reti: pt Honda su rigore, 33’ Kagawa, 41’ De Rossi. st 5’ autogol di Uchida, 7’Balotelli su rigore, 24’ Okazawa, 41’ Giovinco 

Ammoniti: Buffon, De Rossi, Hasebe 

Spettatori: 35 mila circa 

Di risultati ingannevoli ne abbiamo visti tanti. Il 4-3 dell’Italia sul Giappone entra nella lista dei top ten perché se c’era una squadra che meritava la vittoria per quantita e qualità di gioco era quella asiatica, che ha subito da Giovinco il gol del 4-3 quando da mezz’ora stava martellando la difesa italiana con un pericolo dopo l’altro. Appena prima di subire la quarta rete, la squadra di Zaccheroni aveva colpito il palo e la traversa nella stessa azione e poi ancora un palo, con gli azzurri messi all’angolo.  

L’Italia va in semifinale e vince dopo 13 anni la seconda partita di una grande competizione (l’ultima fu con il Belgio agli Europei del 2000) ma il giudizio non è positivo. Tolta la parte centrale del match con la rimonta da 0-2 a 3-2, la Nazionale è stata dominata dalla velocità e dall’intraprendenza dei giapponesi senza saper imporre il gioco, il palleggio, la personalità. Immaginiamo che in Italia, chi era rimasto in attesa fino a mezzanotte dopo 10’si fosse pentito di non essere andato a letto. Anche gli azzurri dormivano e giocava soltanto il Giappone con una facilità quasi irridente. Questa volta Prandelli non può raccontare che l’Italia era impiombata dal superlavoro come a Praga o sfasata dal fuso come contro Haiti: al massimo potevano incidere le mattinate in spiaggia a Barra de Tijuca ma non crediamo neppure a questa versione dolcevitesca perchè quando c’è stata la scossa, sul finire del primo tempo, i giocatori hanno reagito. Insomma non abbiamo spiegazioni da proporre al lungo blackout che si è concluso quando il Giappone era già sul 2-0, forse discutibile per come era arrivato ma meritatissimo nella sostanza. Di certo, non funzionavano i due cambiamenti apportati da Prandelli alla formazione che aveva battuto il Messico. Aquilani era più abbattuto di Marchisio, Maggio faceva rimpiamgere Abate, lasciando spazio a Kagawa, a Nagatomo, insomma a chiunque infilasse la sua zona. Ci sono due questioni da porre. 

La prima è che non si può insistere su una squadra con cinque centrocampisti veri, lasciando a Balotelli l’onere esclusivo dell’attacco: se il ct pensa di utilizzare due trequartisti, devono esserlo veramente e non dei mediani arrangiati nel ruolo. Con l’ingresso di Giovinco al posto di Aquilani sono cresciuti gli sbocchi in attacco e lo juventino è stato anche sfortunato nel colpire il palo al 45’, sul 2-1. Inoltre bisogna che i centrocampisti, di già che ci sono, lavorino. Per mezz’ora la superiorità netta dei giapponesi era dovuta in parte alla loro brilantezza asservita a un gioco che Zaccheroni ha saputo costruire con grande bravura ed equilibrio tattico. Ma contribuiva l’atteggiamento di gente che non ne azzeccava una nel far gioco e mostrava uha mollezza bizantina nel lanciarsi sulla palla, sempre due attimi dopo gli avversari.  

Male Montolivo, a vagare per il prato Giaccherini, impreciso Pirlo, fuori tempo De Rossi. In un paio di volte si vedevano i giapponesi attaccare in cinque e gli italiani a difendere in tre senza nessuno che rientrasse a coprire in aiuto a quel poveraccio di Chiellini, che fino al raddoppio di Kagawa, giocava quasi da solo contro tutti. Il Giappone impegnava Buffon al 5’ sul colpo di testa di Maeda, poi al 17 sul tiro di Kagawa e arrivava al vantaggio su un rigore molto generoso per l’entrata di Buffon in tackle su Maeda. A tutti è sembrato che il portiere toccasse prima la palla, l’arbitro argentino no. Va detto che è la terza partita consecutiva che l’Italia concede il penalty e la seconda in cui la condanna la leggerezza di un difensore: Barzagli con il Messico, un frastornato De Sciglio con il Giappone. Soltanto il raddoppio di Kagawa, in mezzo a un nugolo di azzurri paralizzati scuoteva l’Italia. Il pubblico brasiliano sbeffeggiava gli italiani, i giapponesi li irridevano con il torello.  

Un po’ troppo da sopportare. C’era uno scatto di orgoglio, il gioco superava appena la sufficienza ma almeno si vedeva la Nazionale mettere pressione e alla rete di testa di De Rossi sul calcio d’angolo di Pirlo, al religiosissimo Prandelli scappava un’imprecazione. Forse la partita stava cambiando. L’avvio di ripresa lo confermava. Prima l’autogol di Uchida che anticipava Balotelli (bravo Giaccherini a levare la palla a Yoshida a fondo campo) poi il rigore concesso per un mani di Hasebe (inesistente) ribaltavano la situazione. Segnava Balotelli che anche nei momenti bui aveva cercato qualche spunto. Sembrava che l’Italia avesse trovato gli anticorpi per andare a vincere. Invece ci sarebbe stato ancora moltissimo da soffrire, dopo il pareggio di Okazawa.

 
 
 
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