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Messaggi del 20/09/2022

 

La daga insanguinata (10 capitolo)

Post n°2971 pubblicato il 20 Settembre 2022 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi indaga sulle uccisioni di alcune donne, il filo che gli lega è oltre che essere prostitute e anche l'arma del delitto, sempre la stessa. 

A dar manforte vi è il suo amico maresciallo Rimaudo, anche lui coinvolto nelle indagini nella sua città Savona e che l'ha portato fino a Torino. Una ragazza che fa la vita si salva grazie all'intervento di un amico, che sotto consiglio del commissario agli sfruttatori, chiedeva di controllare eventuali clienti che davano in escandescenza. Purtroppo l'assalitore riesce a scappare. La ragazza dice che chi l'ha contattata per il prezzo delle prestazioni parlava in un italiano ridicolo. Non ha saputo dire nulla dell'aggressore salvo che le poche parole che diceva erano incomprensibili, quasi gutturali. Nel frattempo un soldato tedesco viene ucciso, è l'attendente del maggiore delle SS Luwz, la vittima si chiama Wisel. Secondo il medico legale l'arma è la stessa delle uccisioni delle prostitute. Berardi con Tirdi vanno alla casa di appuntamento di Madame Giselle, che dista a pochi isolati da dove è stato trovato il corpo del tedesco. Intuisce che la tenutaria sta mentendo e mentre sta uscendo riceve un biglietto da una delle ragazze. Sopra vi è il nome di una di loro che non era presente. I due decidono di andarla a trovare. Berardi lotta contro il tempo, il colonello Kross ha concesso 24 ore di tempo per trovare l'assassino dopo di che fucilerà dieci detenuti presi a caso. La ragazza, interrogata dal commissario rivela che era l'amante dell'attendente, e che quella sera è uscita per andare all'appuntamento con un cliente su ordine di Madame Gisell. Quando Wisel l'ha vista gli ha urlato di scappare e di tornare nel bordello. Riferisce che non ha visto uccidere il suo amante ma lo ha sentito discutere in tedesco. Nel frattempo Perino ha fatto vedere la fotografia del tedesco alla ragazza scampata all'aggressione e lo riconsce è Wisel. Purtroppo per Berardi manca l'arma del delitto per incastrare l'assassino, allora concepisce un piano molto pericoloso. 

 

 

 

“Capisci perché ti voglio lasciare fuori? La stessa cosa vale per Tirdi e Perino. L’unico a rischiare devo essere io e ti chiedo un favore, vai da Maria e portala lontano da Torino dove non possono trovarla”.

Nel volto di Ettore si notava il contrasto tra il rimanermi accanto e l’obbedire a ciò che gli chiedevo.

“Va bene Marco, vado a prendere Maria al negozio, non credo che sia conveniente portarla dai tuoi amici a Viù”.

“Ci ho pensato meglio di no, hanno già una testimone che potrebbe servirci contro Luwz”.

“C’è un tenente che conosco, presta servizio a Novara, mi deve alcuni favori”.

“Grazie Ettore, partite immediatamente, mi farò vivo io quando tutto sarà finito”.

“Mi raccomando Marco, fai molta attenzione lo sai che i crucchi non scherzano, specialmente le SS”.

Il piano che avevo in mente era semplicemente andare nella camera dove alloggiava il maggiore e cercare l’arma del delitto. In fondo che ci voleva entrare in un albergo sorvegliato dalle SS?

Ma il fato aveva deciso di entrare in gioco. A volte è capitato nel corso delle mie indagini, non so se è perché ho dei santi protettori oppure no, sta di fatto che un’ora dopo aver dato le disposizioni a Ettore e ai miei collaboratori, ecco entrare un collega che accompagna un signore anziano.

“Prego si segga signor...?”.

“Buongiorno commissario, mi chiamo Pagliai, ho chiesto all’entrata e mi hanno accompagnato da lei. In questa busta di carta ho trovato questa cosa...”.

“Mi faccia vedere”.

Apro la busta e all’interno vi sono dei fogli di giornale. Li tiro fuori e sento che sono pesanti come se avviluppassero qualche cosa.

Rimango stupito quando vedo il contenuto, è un coltello di grande dimensioni, tutto insanguinato.

“Dove l’ha trovato signor Pagliai?’”.

“Io e mia moglie abbiamo un piccolo orto dalle parti di Piazza Carducci, stavamo raccogliendo la verdura quando noto qualcosa vicino alla pianta delle mele.

Mi avvicino e vedo questo coltello, anche se per la verità mi sembra grande per essere un coltello. Noto che la lama è sporca di sangue, sono spaventato non so cosa fare e chiamo la moglie. Lei mi dice di portarvelo e così ho fatto”.

Chiamo la scientifica per rilevare le impronte, in capo a poco mi consegnano il responso: ci sono e anche nitide.

“Bravo signor Pagliai ha fatto benissimo, ringrazi anche sua moglie da parte mia”.

Rileggo il referto di Stresi sugli omicidi delle donne e dell’attendente di Luwz e capisco di avere in mano l’arma dei delitti.

Rimetto l’oggetto nella busta e vado dal questore con essa.

“Berardi, allora ci sono novità?”.

“Si, signor questore, non credo di sbagliare ma ho qui dentro l’arma dei delitti”.

“Delitti?”.

“Si, è la stessa che ha ucciso le due donne e il tedesco, ma non solo. Ne sono più che sicuro”.

“Ci sono impronte sul manico?”.

“Si e abbastanza nitide, evidentemente l’assassino nell’ultimo delitto non ha fatto in tempo ad indossare i guanti”.

“Lei crede che sia…?”.

“Ne sono più che sicuro che quest’arma sia del maggiore Luwz”.

Il questore mi guarda senza proferire parola, sta riflettendo sul da farsi e lo capisco benissimo, con i nazisti bisogna andarci cauti se poi sono appoggiati in tutto e per tutto dal prefetto.

“Bene Berardi, convocherò il colonello Kross e il prefetto”.

“Aggiunga alla lista anche il sospettato Luwz, io mi farò stilare il rapporto dal maresciallo Rimaudo sulle morti delle donne in Liguria”.

“Hanno a che fare con il maggiore?”.

“Ne sono convinto, il tutto indica che sia lui l’assassino e il suo attendente il complice”.

Esco dall’ufficio e chiamo Ettore, è a Novara con Maria, gli racconto della piega presa dall’indagine e mi fa sapere che torna subito a Torino. Io nel frattempo ho avvertito Tirdi e Perino che il mio strampalato piano non lo attuerò più, facendogli tirare un bel respiro di sollievo.

“Meno male commissario, se possiamo dirlo in tutta franchezza era una follia totale”.

 “Lo so ragazzi, ma se il destino non ci avesse dato una mano che potevo fare? Non me la sentivo di fare condannare a morte dieci innocenti, almeno non per un delitto che non avevano commesso”.

“E ora che succederà?” mi domanda Perino.

“Ho chiesto al questore di convocare Kross e il suo maggiore assieme al prefetto. Io per contro ho chiamato Ettore, appena saprò l’ora della convocazione andate a prendere la ragazza scampata all’assassino e la portate qui. E’ una testimone importante, convochiamo anche la Lenzi che si trova a Viù dai miei amici, chissà che vedendo Luwz non lo riconosca, forza ora andate!”.

La convocazione del questore è per le nove di sera, non rimane molto tempo per salvare i condannati.

“Lei non si arrende mai vero Berardi? Far perdere tempo prezioso sia a me che ai nostri alleati…su vediamo cosa si è inventato questa volta”.

La voce del prefetto era come sempre sferzante e arrogante ma lasciai perdere, ora erano altre le cose urgenti.

“Bene signori, colonello, maggiore…come sapete sto indagando sulla morte dell’attendente Hans Wisel. Ebbene colonello Kross, ora le domando, vuole veramente sapere chi è l’assassino di un suo soldato o preferisce soprassedere?”.

“Cosa vuol dire herr commissario?”.

“Che so chi è l’assassino e non solo di Wisel ma anche di diverse donne. Donne uccise non solo qui a Torino ma anche in Liguria. Il qui presente maresciallo dell’arma dei carabinieri vi saprà spiegare meglio i delitti avvenuti dalle sua parti, prego Ettore a te la parola”.

Rimaudo spiegò in breve cosa fosse accaduto e di come tutte le tracce lo portavano da noi: “Ogni delitto avvenuto collimava con il passaggio del battaglione del maggiore Luwz e questo non poteva essere un caso. Alcuni testimoni asserivano di avere visto un’auto di colore nero andare via a tutta velocità dal luogo del delitto. Certo un auto nero è un po’ vaga come prova, ma uno dei testimoni asserisce di avere sentito parlare ad alta voce in tedesco”.

Kross mi guardava mentre Luwz era impassibile, assieme a loro vi era anche un loro soldato che traduceva in tedesco le parole dette da noi.

“Posso domandare gentilmente al colonello cos’è quell’arma bianca che porta alla cintura?”.

“Non capisco la sua curiosità ma rispondo subito, questa è essere una daga SS, ogni ufficiale appartenente a questo gruppo ne ha una”.

(Continua)

 

 

 

 
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