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Messaggi del 16/09/2022

 

La daga insanguinata (8 capitolo)

Post n°2968 pubblicato il 16 Settembre 2022 da paperino61to

Riassunto: Il commissario Berardi e il suo amico maresciallo dei carabinieri Rimaudo indagano su degli omicidi di prostitute. I fatti di sangue partano da Savona e conducono il maresciallo a Torino. L'ultimo tentativo dell'assassino fallisce grazie alla prontezza di riflessi della ragazza e dell'intervento di un uomo che sorvegliava i clienti della prostituta come aveva chiesto il commissario. Nel frattempo il prefetto con aspre parole ordina categoricamente a Berardi di non perdere tempo sugli omicidi, quel tipo di donne non meritano giustizia. Nel frattempo un soldato tedesco viene ritrovato ucciso, è Hans Wisel attendente delle SS. il dottor Stresi non esclude che l'arma del delitto sia identico a quello che ha ucciso le prostitute. 

 

 

“Potrebbe essere ma solo dopo l’autopsia posso esserne sicuro, ora vada e mi lasci lavorare…sono curioso di sapere se la razza superiore è davvero diversa da noi!”.

Dico a Tirdi di scattare una fotografia della vittima e di incominciare a sentire se ci sono testimoni.

“Qualcuno avrà sentito, vedo che ci sono diverse case in questo tratto di strada”.

Come sovente accade di testimoni non ce ne sono, e quei pochissimi che parlano sono reticenti a raccontare, è tutto un “forse, mi sembrava, non sono certo”.

Passa poco tempo che vengo convocato dal questore, assieme a lui c’è il prefetto e il colonello Kross.

“Si segga commissario”.

“Lei sa perché è stato convocato?”.

“Non perdiamo tempo in giochini infantili. Berardi, lei è nei guai, non ha saputo, ripeto non ha saputo mantenere la protezione che avevo chiesto nei confronti dei nostri alleati. Cosa ha dire in merito?”.

“Nulla, semplicemente che faccio il mio lavoro da poliziotto, ovvero indago! Come farò esattamente per l’attendente del maggiore Luwz”.

“Sappiamo già chi è stato, è inutile che indaghi!”.

“Potrebbe dirmelo così non starei a perdere tempo”.

“Berardi, non faccia lo spiritoso! Sono stati i comunisti, quelli che vogliono fare insorgere la popolazione contro di noi e i nostri alleati. Lei deve trovarli, ha capito? Altrimenti…”.

“Altrimenti cosa signor prefetto?”.

“Commissario quello che il prefetto vuole dire, è che se non trova i colpevoli o il colpevole, applicheremo la nostra giustizia…la giustizia del Reich!”, a parlare era il colonello Kross.

“Capisco, se non erro è quella di prendere dieci uomini o donne per ogni vostro soldato ucciso e fucilarli senza prendervi la briga di sapere se sono innocenti oppure no, giusto colonello?”.

Il tedesco mi guarda con astio, poi si rivolge al prefetto che mi concede ventiquattrore di tempo per portargli chi ha ucciso il soldato Wisel.

“Ha sentito commissario? Se lei è convinto che non sono stati i suoi amici si dia da fare!”.

Guardo il prefetto, vorrei dirgliene quattro ma evito, esco dall’ufficio respirando a pieni polmoni. Dieci innocenti rischiano di essere fucilati solo perché un dannato nazista applica la legge del taglione.

“Perino, fai un paio di fotografie del militare ucciso poi…ascolta la prostituta che si è salvata dal maniaco, non ha detto che una persona le ha parlato in un italiano approssimativo, che sembrava straniero?”.

“Si, se non ricordo male si…vuole che gli mostri la foto?”.

“Non sarebbe una cattiva idea, mettiti in contatto con lei, ti do l’indirizzo ma non farti seguire mi raccomando, chiama Tirdi per favore”.

“Mi dica commissario? Ha bisogno di me?”.

“Si, appena abbiamo la foto del morto andiamo a trovare la nostra cara Alfonsina”.

“Commissario, ma sa cosa rischia? Non mi ha detto che il prefetto l’ha minacciata in merito alla visita dell’altra volta?”.

Spiego a Tirdi che se non riusciamo a trovare in tempo l’assassino, dieci persone verranno condannate a morte e dato che il tedesco è stato ucciso a pochi passi dalla casa di appuntamento magari qualche ragazza che lavora lì lo ha visto.

“Commissario, vorrei dire che piacere rivederla ma non è affatto così”.

“Alfonsina, chiama le tue ragazze, devo mostrare loro una fotografia”.

Una decina di minuti le ragazze si presentano nella sala di aspetto, domando se ci sono tutte. Per loro risponde la maitresse: “Si, sono tutti qui i miei angeli. Mostri la fotografia commissario…spero sia una cosa veloce, sa devono lavorare, i clienti non aspettano i comodi altrui!”.

 “Riconoscete questa persona? Magari è un vostro cliente…osservatolo bene per favore, è importante”.

La foto passa di mano in mano, nessuna di loro lo riconosce, solo un paio bisbigliano sottovoce. Domando loro di alzare la voce, ma interviene Alfonsina che le impedisce di parlare.

“Ne siete sicure? Ci sono dieci vite in ballo, dieci persone verranno fucilate per l’omicidio di questa persona, dieci innocenti”.

“Se li fucilano è perché sono in galera e in galera non ci soggiornano gli innocenti”.

“Hai ragione Alfonsina, non ci sono innocenti in galera, ma purtroppo non ci sono neanche persone come te. Tirdi, mostra la foto alla signora, è l’unica che non l’ha ancora vista”.

La donna osserva la fotografia, impercettibilmente le labbra si contraggono in una smorfia e gli occhi semichiusi come a non volere vedere la foto della vittima.

“Mai visto…chi è?”.

“E’ un militare tedesco ucciso a pochi passi da questa casa, e non so perché, ma sento che te e le tue ragazze state mentendo. Attenzione Alfonsina che se scopro che è così, tu ti ritrovi alle Nuove e per Dio, ti giuro che butterò personalmente via la chiave della cella, andiamo Tirdi…un’ultima cosa cara Madame Giselle come vuoi farti chiamare, è inutile che provi a chiamare il tuo amico in prefettura…come avrai notato certi consigli del tuo amichetto non sto neanche ad ascoltarli figurarsi a prenderli in considerazione”.

 

“Ora che si fa commissario?”

Stavo per rispondere quando una voce mi chiama, proviene dal primo piano, alla finestra ci sono un paio di ragazze, le stesse che bisbigliavano sottovoce.

“Commissario, legga questo biglietto e per amor di dio non dica che gliele abbiamo dato noi, arrivederci!”.

Raccolgo il biglietto e lo metto in tasca.

Saliamo in auto e leggo quello che la ragazza mi ha scritto.

“Tra noi mancava Giulia Lenzi, abita in via Lombroso 34, lei lo conosceva quello della foto”.

“Andiamo a trovare questa donna, vai Tirdi”.

Bussiamo alla porta e una voce femminile ci domanda chi siamo.

“Polizia, apra per favore dobbiamo parlarle, non abbia timore”.

Passano alcuni minuti prima che la porta si apra. La ragazza è sui vent’anni ed è molto graziosa.

“Prego entrate, ma non capisco, è Madame Giselle che vi manda?”.

“Per nulla, anzi lei non sa che siamo qui e rimarrà un segreto mi creda. Voglio mostrarle una fotografia”.

Poso sul tavolo metto la fotografia, la ragazza nel vederla impallidisce.

“Conosce quest’uomo Giulia? Lo osservi bene è molto importante, dalla sua risposta dipende la vita di dieci persone”.

La donna balbetta, capisco che ha paura.

“Senta, mi è giunta voce che lei lo conosceva bene, perché ha paura a parlarne?”.

(Continua)

 

 
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