Creato da simona.bua il 16/02/2010

ENDOMETRIOSI

Istruzioni di massima

 

 

Biologia :prima cellula artificiale

Post n°14 pubblicato il 21 Maggio 2010 da simona.bua

Impresa del team di Craig Venter

E' stata sviluppata in laboratorio la prima cellula artificiale, controllata da un patrimonio genetico sintetico. L'impresa, di grande valore scientifico, è firmata da un gruppo di ricercatori statunitensi guidati da Craig Venter, lo scienziato che ha "sfidato" il Progetto genoma nella corsa al sequenziamento del nostro Dna, arrivando per primo. La scoperta è un importante passo avanti vero la vita artificiale, che da oggi è più vicina.

 

L'equipe di Venter in passato aveva già sintetizzato chimicamente il genoma di un batterio e ne aveva trapiantato il patrimonio genetico in un altro. Ora ha messo insieme i due metodi per creare quella che gli stessi ricercatori hanno definito una "cellula artificiale", nonostante solo il suo Dna sia artificiale.

Si tratta della "prima cellula sintetica mai creata, totalmente derivata da un cromosoma sintetico, costruita con quattro bottiglie di composti chimici su un sintetizzatore a partire da informazioni eleborate al computer", spiega un entusiasta Venter. "Una cellula che cambia la definizione di ciò che si intende per vita... Questa è la prima specie auto-replicante esistente sul pianeta Terra il cui padre è un computer", aggiunge lo studioso. "Riteniamo che rappresenti un importante passo avanti, sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista filosofico - sottolinea Venter -. Certamente ha cambiato le mie opinioni per quanto riguarda le definizioni di ciò che è la vita, e di come la vita si manifesta".

Gli scienziati puntano adesso a "disegnare" alghe salva-ambiente in grado di catturare anidride carbonica e stanno lavorando a nuovi metodi per velocizzare la produzione di vaccini. Secondo Venter, le potenzialità d'applicazione dei risultati ottenuti sono enormi. Si potrebbero ottenere nuove sostanze chimiche, ingredienti alimentari, strumenti per la pulizia delle acque. La cellula artificiale, sottolinea, "è uno strumento davvero potente per provare a far fare alla biologia quello che vogliamo".

"Si tratta letteralmente di un punto di svolta nel rapporto tra l'uomo e la natura", ha detto il biologo molecolare Richard Ebright della Rutgers University. Con questa conquista è ora possibile concepire un mondo in cui nuovi batteri, e successivamente anche nuovi piante e animali, verranno concepiti su un computer e poi realizzati e cresciuti in un laboratorio.

In termini di rapporto dell'uomo con la natura - commenta l'autorevole settimanale britannico Economist - potrebbe essere per il XXI secolo quello che la bomba atomica è stata per il XX. Nel breve periodo si può già immaginare che la biologia sintetica contribuirà a produrre medicinali migliori, raccolti più consistenti e carburanti meno inquinanti. Nel lungo periodo, i limiti saranno la fantasia e l'etica. Ci vorrà molto tempo prima che si arrivi a progettare della forme di vita su un computer portatile ma, scrive l'Economist, è inevitabile che prima o poi succeda. Per due motivi: la straordinaria rapidità, e il calo dei costi nell'analizzare le sequenze di Dna e nell'ottenere Dna sintetico.

http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo482085.shtml

 
 
 

Endometriosi tra le cause Bisfenolo A

Post n°13 pubblicato il 12 Aprile 2010 da simona.bua

(ANSA) - ROMA, 8 APR - L'endometriosi puo' insorgere se l'embrione viene 'contaminato' nelle prime settimane da un componente della plastica di uso quotidiano.

Si tratta del bisfenolo A. A dimostrare una delle cause della malattia invalidante, di cui soffrono 3 milioni di donne in Italia, e' stato uno studio tutto italiano condotto dal professor Giulio Signorile con la Fondazione Italiana Endometriosi. Lo studio e' stato presentato a Roma al convegno internazionale sulla patologia.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/04/08/visualizza_new.html_1760670539.html

ROMA

Plastica nemica delle donne. C’è infatti una componente di materiali plastici di uso comune, il Bisfenolo A, tra le cause scatenanti dell’endometriosi, una malattia che colpisce 3 milioni di italiane e in due casi su cinque porta all’infertilità.

Il bisfenolo A e sostanze simili (la “famiglia” degli interferenti endocrini), se somministrati nel primo periodo di gravidanza, infatti, provocano la malattia. È la scoperta tutta italiana, realizzata da un gruppo di scienziati di diversi atenei guidati da Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione italiana endometriosi (Fie), e presentata a Roma nel corso del congresso internazionale “Interferenti endocrini: endometriosi e infertilità”.

«La scoperta consiste - spiega Signorile - nell’aver riprodotto l’endometriosi nel modello animale, somministrando ad un gruppo di topi femmine un interferente endocrino (Bisfenolo A). Nella prole nata da queste madri si è riscontrato, nel 30% dei casi, la presenza di endometriosi nel tessuto adiposo periuterino (ovvero al di fuori dell’utero), mentre nel gruppo di controllo non trattato con Bisfenolo A è stato riscontrato un solo caso di endometriosi nella prole femminile (5%). Questo studio ha dimostrato per la prima volta al mondo la presenza dell’endometriosi nei topi e che gli interferenti endocrini agiscono come fattore epigenetico».

Il ministero per le Pari opportunità, insieme alla Fondazione, all’Inps e all’Inail, ha detto il ministro Mara Carfagna nel suo messaggio inviato al congresso, «è in prima linea nella lotta all’endometriosi che in Italia colpisce un numero veramente elevato di donne, il 30% di quelle in età fertile. L’obiettivo è quello di non abbassare mai la guardia su una patologia che è ancora sottovalutata, è causa di infertilità per le donne che ne soffrono ed è anche parzialmente invalidante con conseguenti riflessi negativi nella vita privata, sociale e lavorativa. Una malattia di genere che può dare origini a discriminazioni per le donne. Discriminazioni che dobbiamo abbattere, a tutti i costi».

L’endometriosi può provocare infertilità, forte dolore pelvico, cicli mestruali molto dolorosi, difficoltà nei rapporti di coppia e persistente stanchezza fisica. È di difficile diagnosi perché si manifesta con quegli stessi sintomi che insorgono generalmente nel periodo mestruale. Disagi gravi che si traducono in un costo sociale di circa 6 miliardi di euro l’anno in Italia e 30 miliardi in Europa, anche per congedi lavorativi legati alla patologia.

Nel nostro Paese, in particolare, la degenza media di ricovero è pari a 4,6 giorni e il costo rimborsato alle Regioni dal Servizio sanitario nazionale è di soli 2.773,80 euro per paziente. Tra le conseguenze del ritardo diagnostico, che in Europa si attesta in media sui 9 anni, c’è l’infertilità e, negli ultimi stadi, l’asportazione di parte dell’intestino o danni all’apparato urinario.

Una malattia che incide negativamente anche sulla nostra economia e che, con oltre 33 milioni di giornate lavorative perse e 128 milioni di euro per l’acquisto di farmaci, costa al nostro Sistema sanitario nazionale 182 milioni di euro all’anno, 54 dei quali per il solo trattamento chirurgico.
http://www3.lastampa.it/scienza/sezioni/news/articolo/lstp/183242/

 

Endometriosi:
sotto accusa il bisfenolo, componente della plastica

Il bisfenolo A, sostanza chimica presente nella maggior parte delle materie plastiche, è una delle cause scatenanti dell`endometriosi, malattia tipicamente femminile - dalla causa ancora sconosciuta - che interessa 3 milioni di italiane e causa infertilità nel 40% dei casi. Dalla scoperta, effettuata da un gruppo di studiosi di diverse università italiane guidati da Pietro Giulio Signorile (nella foto), presidente della Federazione Italiana Endometriosi (FIE), e presentata a Roma nel corso del congresso "Interferenti endocrini: endometriosi e infertilità" emerge, in particolare, che l`endometriosi si sviluppa nei feti femminili già nel pancione se durante la gravidanza la futura mamma viene esposta al bisfenolo A e ad altri inquinanti ambientali.
L`endometriosi è una malattia che interessa l`endometrio, il tessuto che riveste l`interno dell`utero, dalla causa ancora sconosciuta. Interessa 150 milioni di donne in tutto il mondo, di cui 3 milioni in Italia, per una spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale di 126 milioni di euro all`anno. Definita "silenziosa" perché poco conosciuta e perché i sintomi che la caratterizzano sono molto simili ai dolori mestruali, e quindi spesso vengono considerati  "normali", si manifesta con dolore pelvico intenso, irregolarità intestinali con alternanza di stitichezza e diarrea, pancia gonfia, rapporti sessuali dolorosi e stanchezza fisica, e nel 40% dei casi causa infertilità.
La ricerca di Signorile e colleghi compie un passo in avanti nella comprensione delle cause che scatenano la patologia. "Abbiamo capito che l`origine dell`endometriosi ha una correlazione con diversi inquinanti ambientali (interferenti endocrini), tra cui, in particolare, il bisfenolo A, utilizzato per la produzione di diversi tipi di materiali plastici". L`intuizione nasce dalla scoperta della formazione di tessuto endometriosico nei feti umani alla sedicesima settimana di gestazione, "il che ci ha fatto intuire che la malattia ha un`origine embriogenetica - spiega il presidente FIE -. Abbiamo allora lavorato su modelli animali per capire se alcuni fattori di inquinamento ambientale, come il bisfenolo A e la diossina, potessero influenzare lo sviluppo della patologia negli embrioni".
Due gruppi di topoline incinte sono state sottoposte ai fattori inquinanti, mentre un terzo gruppo è stato utilizzato come gruppo di controllo. "Alla fine dello studio abbiamo rilevato che il 30% dei topini partoriti dalle topoline che erano state sottoposte a inquinamento ha sviluppato la malattia, contro il 5% del gruppo di controllo, mettendo in evidenza una correlazione tra gli inquinanti e lo sviluppo della patologia".
Se il bisfenolo A - così come altri agenti inquinanti simili - vengono somministrati nel primo periodo della gravidanza, quindi, possono causare l`endometriosi. L`embrione, infatti, spiega Singorile, "è estremamente sensibile a queste sostanze, così come molto sensibili sono anche il feto e il neonato. Il bambino lo è meno, e l`adulto ancor meno, per questo si deve fare attenzione soprattutto alle prime fasi della gravidanza - proteggendo soprattutto determinate categorie di lavoratrici esposte a certi inquinanti - e fin quando il bambino è piccolo".
Le prime testimonianze della malattia risalgono al 1600, "ma solo nell`ultimo secolo si comincia a parlare dell`endometriosi come malattia". La diagnosi prevede un protocollo basato su esami per immagini, esami del sangue e sulla valutazione sintomatologica "che non deve essere trascurata e sottovalutata - spiega Signorile -. Troppo spesso le ragazze che lamentano mal di pancia piuttosto forti vengono mandate dallo psicologo perché si pensa che siano dolori, in qualche modo, frutto di suggestione". Quanto alla prevenzione primaria  "non si può far nulla, purtroppo - spiega Signorile -. Importante è invece la `prevenzione secondaria`, che si può fare attraverso una buona informazione per far conoscere meglio la malattia".

di Miriam Cesta (08/04/2010)

 http://salute24.ilsole24ore.com/articles/7068-endometriosi-sotto-accusa-il-bisfenolo-componente-della-plastica?refresh_ce

 
 
 

Ancora sul vascular endothelial growth factor

Post n°12 pubblicato il 29 Marzo 2010 da simona.bua

V.E.G.F. e malattie infiammatorie croniche intestinali

E' stato pubblicato sull'autorevole rivista scientifica Gastroenterology il risultato di uno studio condotto dal team del Centro di Ricerca per le Malattie infiammatorie croniche intestinali di Fondazione Humanitas per la Ricerca, diretto dal dottor Silvio Danese, sull'angiogenesi nelle malattie infiammatorie intestinali (IBD), morbo di Crohn e rettocolite ulcerosa. Lo studio dimostra il ruolo chiave di una particolare proteina, VEGF, nel modulare la risposta infiammatoria intestinale nei pazienti affetti da IBD.

Fino a 10 anni fa le cure per queste malattie invalidanti erano poche, e i pazienti andavano incontro a ripetuti interventi chirurgici. Oggi invece farmaci diversi permettono di tenere sotto controllo l'infiammazione: grazie alla ricerca, che negli ultimi anni ha compiuto importanti progressi e ha aperto la strada a prospettive terapeutiche innovative.
“Questo studio, in particolare - spiega il dottor Danese- dimostra per la prima volta la duplice funzione di VEGF, uno dei fattori di crescita dell'endotelio vascolare, ossia le proteine che  regolano l'angiogenesi”


L'angiogenesi, ovvero il meccanismo per cui il nostro organismo produce costantemente nuovi vasi sanguigni, è un fenomeno che comincia a livello embrionale, prosegue durante il nostro sviluppo e si ripete costantemente per contribuire al ricambio fisiologico dei tessuti e alla riparazione di quelli danneggiati. In un nostro studio precedente, pubblicato su Gastroenterology, proprio la formazione di nuovi vasi sanguigni era stata identificata come componente dell'infiammazione intestinale, che rende disponibili un maggior numero di sostanze nutritizie ai globuli bianchi responsabili del danno infiammatorio.
In quest'ultimo studio invece ci siamo concentrati su una molecola chiave dell'angiogenesi, VEGF appunto, riscontrando che non solo è presente in considerevoli quantità in entrambe le forme di malattie infiammatorie intestinali, ma che ha anche un'azione pro-infiammatoria, in quanto promuove favorisce il recruitment dei globuli bianchi nell'intestino.
I risultati di questa ricerca, dunque, aprono una nuova strada per la cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali: la messa a punto di farmaci in grado di bloccare questa particolare proteina. Inibire la sua funzione, infatti consente al tempo stesso di bloccare l'angiogenesi e il reclutamento dei globuli bianchi nell'intestino".
Un'ulteriore conferma, questa, della validità degli studi sull'angiogenesi, che negli ultimi anni hanno portato alla messa a punto di soluzioni terapeutiche rivelatesi utili in combinazione con altre cure in diversi settori come l'oncologia e che potrebbero applicarsi anche alle IBD .

http://www.humanitasalute.it/index.php/dossier/4838-vegf-la-protiena-che-regola-linfiammazione-e-langiogenesi

V.E.G.F. e colangiocarcinoma

I risultati dello studio potrebbero aprire nuovi fronti sulla fisiopatologia e terapia del colangiocarcinoma. Qualora, infatti si dimostrasse che il colangiocarcinoma è una neoplasia la cui crescita e’ sensibile al VEGF si aprirebbe lo stesso scenario descritto per diversi tumori (colon, mammella, polmone, etc.) dove l’utizzo di terapia con gli antagonisti del VEGF e’ ormai piu’ che promettente. Dato che risultati preliminari della nostra unità operativa dimostrano una forte positività immunoistochimica per VEGF nelle cellule di colangiocarcinoma, la prospettiva che il colangiocarcinoma possa rappresentare una neoplasia VEGF-sensibile è ben fondata.

http://www.ricercaitaliana.it/prin/unita_op-2006068958_002.htm

V.E.G.F. ed endometriosi

......interessante notare che le concentrazioni di VEGF nel liquido peritoneale nelle pazienti affette da endometriosi si correlano significativamente con lo stadio della malattia.....

http://www.ricercaitaliana.it/prin/dettaglio_completo_prin-20073TXRCB.htm

 

 
 
 

Ormoni ed alimentazione nell' endometriosi II

Post n°11 pubblicato il 19 Marzo 2010 da simona.bua

Pane , pasta , riso, frutta, legumi ed ortaggi : consumo giornaliero consigliato.

Gruppo del latte e derivati:yogurt, latte, latticini e formaggi. La funzione principale di questi alimenti è fornire calcio all’organismo in forma altamente biodisponibile. Le proteine presenti in questi alimenti sono di elevato valore biologico. Inoltre sono presenti vitamine, specialmente vit B2  e vit A. Consumo settimanale consigliato.

 Gruppo carne pesce e uova: questi alimenti contengono proteine di elevato valore biologico e oligoelementi (zinco,rame e ferro altamente biodisponibile) vit. Del gruppo B (in particolare vit B12). In questo gruppo sono inclusi i legumi secchi (fagioli, ceci, piselli e lenticchie) che oltre a fornire buone quantità di fibra (piuttosto scarsa nella nostra alimentazione) forniscono nutrienti essenziali all’organismo. Consumo settimanale consigliato.

La quantita’ di proteine da consumare giornalmente è dell’ordine di 1g /proteina per kg di peso corporeo ideale . Secondo un’indagine condotta all’INRAN (Istituto Nazionale della Nutrizione) la popolazione italiana assume quotidianamente un eccesso di proteine pari al  61% oltre al normale fabbisogno. I due terzi  di queste proteine sono di origine animale, soprattutto derivate da consumo di carne. Questo eccesso proteico espone a tumori, malattie cardiovascolari, cataratta, malattie dell’apparato respiratorio malattie dell’apparato digerente e osteoporosi. In uno studio di Parazzini del 2004 pubblicato su Human Reproduction (purtroppo non c’è molto in letteratura) viene sottolineato come le donne che consumano molte proteine di origine animale, attraverso  carni rosse a scapito di frutta e verdura, hanno un rischio maggiore di sviluppare endometriosi.Ecco perchè è molto importante consumare più proteine di origine vegetale, meglio se in associazione con cereali .Infatti i legumi sono ricchi in aminoacidi essenziali come lisina, treonina, valina e triptofano (presenti in scarse quantità nel mais, riso e grano) mentre nei cereali troviamo discrete quantità di aminoacidi solforati (scarsi nei legumi). Quindi l’associazione legumi+cereali mette a disposizione dell’organismo un pool bilanciato di proteine di elevato valore biologico. Le associazioni consigliate sono polenta e lenticchie, pasta e fagioli o pasta e ceci, riso e piselli.

In questi ultimi anni va molto di moda la soia. Vorrei ricordare che i benefici legati al consumo di soia derivano dal fagiolo di soia intero,  consumato come tale e non da quell’enorme quantità di prodotti a base di soia che l’industria mette a disposizione del consumatore nei quali la concentrazione di fitoestrogeni e principi antiossidanti dopo i vari processi di lavorazione  è nulla. Ad esempio: cotolette, crocchette, spezzatini, olio e latte o yogurt di soia non hanno particolari benefici sul nostro organismo. Inoltre, per quanto riguarda consumo di soia e prevenzione dei tumori, la correlazione esiste solo per chi consuma questa leguminosa dall’ infanzia.

http://associazioneendometriosi.splinder.com/post/20774946/endometriosi+e+alimentazione

 

 
 
 

VEGF e biologia molecolare

Post n°10 pubblicato il 19 Marzo 2010 da simona.bua
 

Il VEGF è una proteina solubile in grado di attivare un insieme di processi funzionali volti alla formazione di nuovi vasi sanguigni a partire da quelli esistenti (neoangiogenesi).

In qualsiasi tipo di processo angiogenetico si ha l’attivazione delle cellule endoteliali (ossia di quelle cellule che compongono i tessuti della superficie interna dei vasi sanguigni) che a seguito di una forte carenza, o addirittura in totale assenza di ossigeno , iniziano a rilasciare diversi fattori in grado di mediare segnali cellulari vitali per l’organismo.

Uno dei fattori in questione è una proteina solubile chiamata VEGF, il Fattore di Crescita Endoteliale, che viene espresso in tessuti differenti quali il cervello, il fegato, il rene e la milza, ed è stato ritrovato anche nell’ovaio, nell’utero e nella fase proliferativa della cicatrizzazione di una ferita.

Il Fattore di Crescita Endoteliale è fondamentale sia nella regolazione dell’angiogenesi fisiologica che di quella patologica, poiché viene prodotto anche dalle cellule neoplastiche di alcuni tipi di tumore, quando si trovano in stato di forte ipossia.

IL VEGF esiste in diverse isoforme (composte da 206, 189, 165 e 121 amminoacidi). La specie molecolare predominante è VEGF165 che si presenta come una glicoproteina, una proteina, cioè, alla quale sono attaccati dei residui zuccherini che le permettono l’adesione ai recettori di membrana.

Il VEGF provoca l’aumento della permeabilità vascolare, il rilascio di proteasi, enzimi in grado di “tagliare” le proteine, importanti per l’invasione cellulare e il rimodellamento dei tessuti. È anche in grado di prevenire l’apoptosi, cioè il suicidio programmato, di diversi tipi cellulari.

La ricerca di Giacca e dei suoi collaboratori si basa sulla terapia genica. Il gene responsabile della produzione di VEGF è stato inserito su un vettore virale AAV (virus adeno-associato) e iniettato nel muscolo cardiaco infartuato di un cane. Dopo pochi giorni si è osservato un miglioramento significativo della contrattilità cardiaca che ha continuato a progredire significativamente per le prime quattro settimane.

Altri esperimenti sull’angiogenesi hanno evidenziato che l’espressione del VEGF165 sul nomale muscolo scheletrico del topo porta anche alla formazione di un numero notevole di cellule muscolari che mostrano un nucleo centrale, un segno ampiamente riconosciuto come indicatore di rigenerazione muscolare. Questo avviene soprattutto in topi che hanno subito un danno indotto, nei quali si evidenzia la formazione di capillari e di piccole arteriole.

Questi risultati fanno bene sperare: il ripristino della circolazione sanguigna nelle aree infartuate e la rigenerazione della massa muscolare cardiaca sono due aspetti fondamentali del recupero della funzionalità del cuore malato.

La capacità angiogenetica del fattore potrebbe però avere un risvolto molto meno positivo.

Goldmann, un medico dell’inizio del secolo scorso, fu il primo a descrivere in un lavoro pionieristico del 1907, la formazione di nuovi vasi sanguigni durante lo sviluppo di un tumore: “I normali vasi sanguigni di un organo, in cui si sta sviluppando il tumore, sono disturbati da una crescita caotica, si verificano dilatazione e spiralizzazione dei vasi interessati, crescita di capillari e nuova formazione di vasi, particolarmente quelli limitrofi”.
Intorno al 1970 si stabili definitivamente che l’instaurarsi di una microcircolazione agevola la crescita della massa tumorale.

Se il fattore di crescita stimola la formazione di vasi sanguigni, potrebbe di conseguenza agevolare la crescita del tumore. Ma è proprio così?

La risposta non è definitiva, ma recenti risultati sperimentali sembrano sconfermare quest’ipotesi. Iniettando VEGF (sempre veicolato da un virus AAV) in un tumore, si è ottenuta inaspettatamente una diminuzione della massa. Resta ancora da capire quale sia il meccanismo che porta alla regressione del tumore.

http://www.globo.trieste.it/ar/04/vegf.htm

 
 
 
 

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