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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

« Susannela bandiera »

Vincent

Post n°177 pubblicato il 12 Marzo 2011 da simurgh2
 
Tag: poesia

T'imbratti di ruvidità come spesse corde trainano
lungo le alzaie una chiatta che traghetta
Eppure una vaga pietà si muove incredula
tra le ombre dei pioppi sull'acqua cadono
scivolando silenziosa nelle tue arterie odono
Pensarsi immobili dentro una notte tagliente
che pur la morte esalta gravida, da partoriente
per fendere il guscio che imprigiona se pur protegge
Ti compaiono le mani ed un guanto è come il cuore
che solo tu sai indossare ed è fatica immane
dar per sempre ad altri
Forgi allora un  universo intero per dissuadere
l'accogliente solitudine che par te amare
dove temi che nessuno voglia o possa con te abitare
Non ti addormentare dentro un armadio credendo sia un ventre
Correndo via non temere l'abbraccio della selva
disse l'orco alla bambina prima che s'inoltrasse nello scuro
ma non sapeva che avevi imparato ad orientarti con le stelle
La bambina aveva con sè un fucile pensando di dover tornare


 

VINCENT - Una poesia di Tim Burton

Vincent è il primo cortometraggio di tim burton e narra la storia di un bambino di 7 anni che sogna di essere Vincent Price (un famoso attore di film orror, di cui qui la voce recitante) e cosi fantastica su una vita di solitudini ed orrori. Trame improbabili abitate dagli incubi invischianti che gli faranno costruire un mondo suo in cui inorridito rifuggire


Vincent Malloy è un bravo bambino,
ha sette anni ed è assai perbenino,
per la sua età ha virtù assai rare
ma a Vincent Price vuol somigliare.

Ha un gatto, un cane ed una sorella
ma vuole soltanto una vita più bella.
In orridi antri, per meglio sognare,
con rettili e topi vorrebbe abitare.

Con loro vivrebbe incredibili orrori
sentendosi preda di ghiacci sudori,
vagare vorrebbe, in tenebra oscura
sfidando pericoli senza paura.

Con larghi sorrisi accoglie la zia
né mai vorrebbe lasciarla andar via,
immagina infatti, con grande piacere,
di farne una statua per il museo delle cere.

Sevizia ogni giorno il suo cane Abercrombie
sperando di trarne un orribile zombie,
col qual poter nella nebbia vagare
per fare poi strage di vittime ignare.

Non vuole soltanto incuter paura,
adora egualmente lettura e pittura.
Pinocchi e fatine non legge però,
lui adora soltanto i racconti di Poe.

Una notte, leggendo alla fievole luce
fece un sobbalzo a una storia 'sì truce,
la giovane moglie che tanto adorava
giaceva ancor viva nella sua bara.

Con impeto folle si mise a scavare,
quell'orrido dubbio voleva fugare,
ma ciò che scavava scoprì che in realtà
era solo l'aiola che amava mammà.

In camera chiuso si ritrovò
e d'esser recluso si immaginò,
il solo conforto in tanto dolore
era il ritratto del grande suo amore.

Mentre languiva, angosciato e disfatto
la madre arrivò e lo colse sul fatto,
disse: "se vuoi puoi andare a giocare
fuori c'è il sole, ti devi svagare".

Tentò di parlare ma gli mancò il fiato
la triste prigione lo aveva fiaccato,
scrisse: "son vittima di una magia,
da questa torre non potrò mai andar via".

La madre rispose: "ma che prigioniero,
via dalla testa questo sciocco pensiero,
non sei Vincent Price, sei Vincent Malloy,
dovrai pur comprenderlo no? prima o poi

non sei né pazzo né tormentato,
la vita non ti ha ancora neanche sfiorato,
sei solo un bambino di sette anni
vai a divertirti e abbandona gli affanni!".

La mamma calmata la stanza lasciò
e Vincent distrutto al mur si appoggiò,
fu allora che tutto si mise a tremare
e dalla pazzia si lasciò trasportare.

Udì Abercrombie il suo cane latrare
sentì sua moglie dalla tomba chiamare
orrende cose la donna chiedeva
e con mani scheletriche si protendeva.

L'orrore suo esplose in risata assordante
che in breve divenne un urlo agghiacciante,
in preda a follia alla porta arrivò
ma lì senza vita, al suol si accasciò.

Con flebile voce il ragazzo citò
le parole del corvo di Edgar Allan Poe:
"L'anima mia da quell'ombra laggiù
non si solleverà mai più,
mai più...mai più".

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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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