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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

Invidio il vento

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ALMOST BLUE-CHET BAKER

 

 

"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi di Luglio 2012

Nastassja Kinski - Paris Texas

Post n°471 pubblicato il 19 Luglio 2012 da simurgh2
 

Sam Shepard devo ricordarmelo. Il film l'ha scritto lui assieme a Wenders.
Devo ricordarmelo per un libro suo che ho letto: "Il grande sogno" 

Paris - Texas ; Per me questo film è un'icona. Come pure la sound track del film. Un pezzo di Ry Cooder

E' perchè ho letto questo trafiletto domenica

Per Wim Wenders la bellezza è una Nastassja Kinski con un golfino rosa che si volta di scatto e che si prende cura di qualcuno dopo lunghe introspezioni.

Quello sguardo gonfio di imperdonabile malizia

 

Verso la fine del film, Nastassja Kinski recita con gli occhi.
Ad un certo punto una lacrima scivola tra il rimmel e si perde in un mare che ritorna.
E pare essere tutto in un'onda
ed è oRda quella che ti sommerge.
(La traduzione del dialogo l'ho messa nei commenti)

Come reduce da un lutto, ricompare, morto sia pur vivo, dentro a lei attraverso schegge di vetro dell'amnesia, un'ametista nera il  dolore, la perdita, pezzi di vita, che anche lei ha perso, incendiato, buttato via. Era necessario l'odio per salvarsi allora. La compassione ora , per sè. per l'altro. Questo è il nome di quella lacrima  che riflette la faccia di lui, Trevis dove si coglie il rigor mortis, la dissoluzione emotiva, dopo tanto amore. Perchè? Perchè un cosi desolato deserto nel cuore?.

Lo specchio che li divide
metafora dell'inganno e della menzogna
L'ìimmagine che riflette
Jane-Nastassja non si riconosce
Il riflesso di sè
specchia l'inverso
come pure l'oltre e l'attraverso

Cosi pure le parole, le voci che le nominano
sono come specchi che riflettono dell'altro
qualcosa che non coincide, ingannano e seducono. 

Come crollassero interi canyon e tutte le insegne al neon lungo la statale. Trevis dopo anni ricompare. Lei chiusa nel suo inferno, pensando ad una salvezza, una redenzione, non sa che fare. Lui torna dopo quattro anni di infiniti passi nel deserto in cerca di Paris-Texas, dove è stato concepito.
Nascita e morte si congiungono molte volte nella vita, ingravidando ere, stagioni, giorni. Dietro uno specchio che divide in uno squallido peep show di solitudini e perversioni, si parlano. Lei è la sua ex moglie. Lei non sa chi parla da dietro lo specchio. Lui gli racconta una storia, lei ascolta. Quando dice di un camper, lei capisce. E adesso? Lui è tornato. L'ha ritrovata, dopo anni. Hanno un bambino che è stato affidato agli zii. Sono due fuggiaschi. Lui gli riporta quel bambino, che entrambi avevano abbandonato, per poi ripartire, senza salvezza ne redenzione.
Jane non può uscire da sola da quella trappola
Irreparabile Cosi Trevis la salva 

  

La sequenza, metamorfosi espressive impressionabile

"Ben presto lei venne nervosa", racconta Travis.
Lei comincia a tirarsi su i capelli, a grattarsi il collo.
Qualcosa dentro le dice che è una storia che assomiglia alla sua.
"Ogni sera era una scenata nel camper.." 
Lei capisce 

La vita si divincola, metamorfosi produce sempre nuove forme che sei costretto a perseguire, ad accogliere, a sfuggire.

Quello è il punto in cui tutto torna.
Quella lacrima è la densa consistenza del fallimento, del rammarico, della nostalgia 

"L'amore ti fa perdere. Basta uno sguardo e tutto è smarrito. Un colpo d'occhi, come in una roulette russa, e lasci tutto. A volte è un incubo, a volte è un sogno, ma rimane sempre e comunque un'indelebile esperienza psicologica infernale e paradisiaca. Un ennesimo dedalo pieno di finte strade, dove o ci si perde o ci si orienta come meglio si può."

Chi sceglie la vita, per Wenders, è sempre un eroe, anche se ha paura, se piange, se urla, se prega. È un eroe perché è vittima di qualcosa di più grande di lui. Del suo corpo, della sua vita, della sua storia o di chi lo ha fatto crescere. 

"Quanti fili dispersi da annodare
perchè tutto si compia" (1)

Quanti?

 

(1) Giovanni Raboni 

Nei commenti metto il racconto che Travis fa a Jane

 
 
 

DANS LE NOIR DU TEMPS

Post n°470 pubblicato il 16 Luglio 2012 da simurgh2
 

 

NELLA NOTTE DEI TEMPI (1)

Godard, epifanie volatili degli ultimi minuti. Gli ultimi minuti del tempo, gli ultimi minuti della gioventù, di un amore ecc. Pare sempre manchi qualcosa, che qualcosa sia stato strappato. L'attenzione, in fondo vien rivolta maggiormente a ciò che non esiste.
Tante volte viviamo dentro quelli che potrebbero essere e, a volte sono, gli ultimi minuti di qualcosa. 

 

 

 

DANS LE NOIR
DU TEMPS

 

Perché è buio nella notte?
Chiede una voce femminile

Un uomo, davanti ad un fuoco risponde.
E' la voce di Godard.

"Forse questo mondo manca di luminosità.
Gli servirebbe una torcia per illuminarlo.
Guidare qualcosa di lontano e portare qualcosa di nuovo
Sopratutto di fronte alla folla.
Penso sempre che questo sia necessario"

* * *

In realtà voleva dire

Forse l’universo, una volta era giovane come te.
Tutto il cielo era tutto in fiamme.
Mentre il mondo cresceva, cresceva piu lontano
Quando guardo il cielo tra le stelle
vedo soltanto ciò che è scomparso

Percè è buio nella notte? dico io

C'è un buco vuoto nella gravità
dentro un buio gravido
Dentro quel buco va a finire ogni buio
Tranne quello che ognuno tiene dentro di sè
Ma questo è un altro discorso


Ogni buio poi, tanto riprende il suo giro,
dal bordo della notte, dalla periferia delle ore.
C'è prima uno schianto, lo senti,
cade dentro ma non ne senti il tonfo.
(Qualcuno ha detto si sentiva un tanfo)
Poi c'è una visione, poi senti un canto. 
Il buio è l'amore coniugale dell'abisso.
La dove si incontrano pianeti ed astri;
a strapiombo, ma loro non lo temono l'abisso. 
Cosi il sole e la luna se ci son nuvole
si incontrano dietro là:
Il buio è la loro camera, come fanno mamma e papà. 
Ma loro stanno bene attenti che non cada qualcosa dal comodino. 

E' questo che si deve raccontare ai bambini 

 

Cosi che possa fare meno paura
Che sembri più dolce il conto finale
Che possa sembrare eterno e meno banale
Che possa stupire e, nel sospiro il bambino trasale. 


"E' cosi facile alla luce il riscatto" 

 
 
 

Non è vero niente

Post n°469 pubblicato il 15 Luglio 2012 da simurgh2

 

Sembrava fosse caduta cosi, 
dentro la stanza
gonfia di luce com'era. 
Una luna 

prima dentro un cerchio
squaqquarava sopra il tappeto,
sul geco, sulla scatoletta di legno
sul divano e si spandeva sul pavimento
e sul libro di Istambul che, credevo bagnasse tutto,
sulle sigarette, sui biscotti, sulla peperonata sopra il tavolo 
su di me colava dai piedi risalendo
in cerca del foro che ho sulla nuca
Una luce grossa e tonda che si lasciava andare.
Lei chiuse la finestra ma, ormai
era dentro

 

Una luce notturna, piena di poiane e alghe. 
Si sfilò la sottana corta e le calze
e dalla luce molle si levarono in volo aironi
sorrise nel suo abbandono di carni 
Aveva sul petto il tintinnare di monetine
immunizzò la paura di ogni mutamento
assorbendo tutto dentro il suo cerchio
Si mise a mugolare una canzone
senza dire delle parole, solo mmm mmmmh.
Per poterla poi cantare all'incontrario 

 


E noi eravamo li in piedi, esterefatti
Ci tenevamo la mano, ascoltando quel suono
che era d'acqua che frusciava sulla riva
e sembrava quello dell'orologio ad acqua sulla piazza 
Ci guardammo negli occhi
e lei mi ha detto che non era vero.
Non era vero che eravamo venuti a vivere sulla terra.
mi ha detto, non è vero.
Andiamo a letto. E da la voliamo via
se mi dai la mano, voliamo via
Faccio la danza e scompariamo. 
Cosi voleva fare.
Non è vero niente
che staremo qua a vivere 
Torniamo dentro al cerchio
Vieni

 

 
 
 

Non lasciate i figli a casa

Post n°467 pubblicato il 01 Luglio 2012 da simurgh2
 

Era la poesia scelta da "Internazionale" sul numero di ieri

Non lasciate i figli a casa

 

Non lasciate i figli a casa a smussare l'ironia degli spigoli
a relazionarsi con la tranquillità degli angoli
a impossessarsi del buio
a scegliere sul divano le pietre di paragone
a fare la guardia alle finestre del giardino
a terrorizzare le facce dentro gli specchi dei bagni
a lavarsi le mani per ogni giorno che passa
non lasciate i figli a casa a riordinare i cassetti 
dove sistemare i cattivi maestri
a chiamarti papà quando sono stanchi
a muoversi in equilibrio sopra un filo di vento
quando le foglie si staccano
e pesano sulla loro immaginazione
Non lasciare i figli a casa a capire da soli
il perché di questo cadere naturale, senza una spiegazione

(Andrea de Alberti)

Piacerebbe anche a me di scriverne cosi. E' al suo secondo libro: "Solo buone notizie". Nel primo ("Basta che io non ci sia") era un figlio, nel secondo un padre. Dice che"La scrittura non è cambiata in questi anni, forse si è solamente sollevata a pelo d'acqua, diventando meno melmosa e complicata."
Quel fatto di essere "melmosi" ecco, quella sarebbe la mia materia: melmosa e complicata. Mi vien naturale. Secondo me, la melma e il complicato è la materia del poeta. Dovevo fare un figlio anch'io. E allora vedevi. " diventando padre hai bisogno di rimpicciolire il mondo per proteggere la tua creatura ", dice. Poi penso al bambino che ci teniamo dentro. In qualche modo siamo tutti padri. Bambino- Adulto - Genitore. I tre stati dell'io, secondo la psicologia transazionale. Quel bambino, il dialogo incessante che sostiene con le altre componenti di quel che sono, queste "transazioni" che, in parte si rivelano anche nei post, nel gioco d'invenzione, nella poesia, nel sogno infantile ecco, forse è anche questo uno dei modi di dargli voce, di non lasciarlo a casa da solo, di prendersi cura. 

Scopro che De Alberti ama molto Raffaello Baldini e la poesia in dialetto. Lui scopre che Baldini è, come lui figlio di osti. E cosi siamo in tre, intanto, di figli di osti. Che sia per quello?

Nursery Cryme (Criminal song)
 

Uno dei pochi video che azzecco in tema.
Peter Gabriel è proprio un ragazzino. La canzone è una rivisitazione macabra di giochi innocenti. Filastrocche per bambini, ninne nanne, dove ryme viene sostituito da cryme. Teste mozzate e bambini assassini. Non aprite i coperchi dei carillon. Potreste trovarvi nel corpo di un adulto ma con la mente del bambino che cerca poi di sedurre Cintya, una bambina.

Autismi 

Troppo incomprendibile
indecifrabile a doverne dar conto.
Quali insospettabili vie, 
del silenzio,la grammatica.
Non lasciateci soli, a dover capire
quel che infine neanche vien detto.
Solo voci che parlavano
per domandare, per proibire, 
per comandare.
E cosi il bambino
stava decidendo di non rispondere più.
Fu cosi che scelse il silenzio.
L'esercizio dellla minor resistenza.
Lasciando che il tempo scorresse
non suo, indifferente
Preservato da quell'innocenza
stando fuori dal tempo.
Non lasciateci soli a dover capire
ciò che neanche vien detto.
Non dire più niente. 
"Basta che io non ci sia"
in questo incontro mai avvenuto.
Non lasciateci soli
ad imposessarci del buio. 

(simurgh)

Ne avevo messo un'altra poesia sua quà, in un post. "L'amore al tempo dell'Aulin"

 

 
 
 
 

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SAINKTO NAMTCHYLAK

 

I LIBRI SUL COMODINO

-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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